tag:blogger.com,1999:blog-83383152024-03-19T00:09:54.199+01:00Diario enotecarioQuesto è un blog enoico.
Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha
carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è
interessante. E <b>non</b> è industriale.Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.comBlogger925125tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-47230805660836287892024-02-22T13:23:00.000+01:002024-02-22T13:23:13.132+01:00Report, quello di adesso, 2024<p>Perché scrivere l'ennesimo wall of text quando c'è già chi se la sbriga meglio, e pure velocemente? Allora tanto vale <a href="https://www.ernestogentili.it/opinioni/ce-report-e-report/" target="_blank">linkare Ernesto Gentili</a>, che dice tutto quel che va detto sulla nuova puntata di Report dedicata, con modi sommari, alla nostra bevanda del cuore. Giusto una citazione:<br /><br /><i>"Dopo aver sentito definire WineandSiena come uno degli eventi
più importanti del panorama nazionale e aver scoperto, bontà loro, che
ci sono perfino due produttori (uno scovato in Abruzzo e uno in Veneto)
dall’animo puro, qualche dubbio che ci stiano prendendo in giro può
anche sorgere".</i></p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-89100197228119234802023-11-03T11:09:00.000+01:002023-11-03T11:09:00.490+01:00Di Fornovo, fiere, fastidi, e un libro (fondamentale)<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEbYNWl2hlp-lKCE2kArsGLaLEa9lDeDs2llSUIoEgniws1ddCZtlggwBUFiEOliwqiSA8RKTJEbt-cmKv1pIXRfVFl__P2P5aAdG-NTYWUh2zTyTjbK5BCBehuDzwjvR5NjSkwL5q2dgiDXc_0VtIBcQHxUCdBjpMF-HWgrP4D0dgvEMaGhNH/s3852/fornovo.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3852" data-original-width="3840" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEbYNWl2hlp-lKCE2kArsGLaLEa9lDeDs2llSUIoEgniws1ddCZtlggwBUFiEOliwqiSA8RKTJEbt-cmKv1pIXRfVFl__P2P5aAdG-NTYWUh2zTyTjbK5BCBehuDzwjvR5NjSkwL5q2dgiDXc_0VtIBcQHxUCdBjpMF-HWgrP4D0dgvEMaGhNH/w399-h400/fornovo.jpeg" width="399" /></a></div><br />Sono partito per Fornovo avendo in testa questo passaggio, tratto dall'opera più fondamentale recente sul vino (<a href="https://www.ibs.it/epistenologia-vino-come-filosofia-nuova-libro-nicola-perullo/e/9788857576992" target="_blank">Epistenologia</a>, cioè).<br /><br />«Esco dall’ennesima fiera del vino, vivo vitale naturale indipendente nudo critico resistente e corsaro, con consueto disagio e un gran mal di testa. Non sono i solfiti, certo che no, e poi tanti vini che ho amato son qua, gli irregolari e scomposti. Non è questo, non ti agitare: non ho cambiato gusti rispetto al precedente viaggio. È piuttosto il chiacchiericcio costante da indulgenze plenarie, tutta quella polvere che l’ambulare continuo da un banco a un altro, da un “prova questo” a quest’altro solleva, insieme alle solite baggianate sulle annate e le frasi fatte che le accompagnano. Tutto questo mi procura un po’ di fastidio, ma sono io, non è certo colpa del vino. Abbiamo conosciuto dei vecchietti siciliani un po’ persi e sperduti per la prima volta evidentemente portati a Milano perché ora il loro “prodotto” si vende. Mi piace il loro vino ma non per quel misero assaggio al banchetto, dosi talmente omeopatiche che sembra di essere in quel film di Antonioni dove si gioca a tennis senza pallina; mi è piaciuto perché mi piacciono loro, e questo non è un surrogato rispetto al piacere del vino. Anzi, ormai sono questi gli aspetti del vino che noto: quella frase “conta solo quel che è dentro il bicchiere” – qualcuno ancora lo dice, e con supponenza, come se rivelasse una verità persino profonda – non vuol dire nulla. Non c’è nulla solo dentro il bicchiere, perché quel che è dentro è sempre anche fuori. Nemmeno dal rigoroso punto di vista delle ricerche sul percepire: perché gustare, come ormai sanno tutti, è multi- e cross-sensoriale.<br />Poi una volta che esco m’infastidisco anche di me che ho provato fastidio»<br /><br />Insomma ero malmostoso, preventivamente. Ma poi quell'ultimo passaggio, "mi infastidisco anche di me che ho provato fastidio", per me arriva a proposito, siccome mi ci specchio dentro da un pezzo.<p></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWSRHqCFsgrMLnZPXrcIxGlgVzh8RFYQ3mx0Zo9j5VyCPFqc2TFluWpkJAnWWCm06bwMMq7L8m_24pN52JheaMuAUYat6aO7FV8wc3sEilMhVF3Q2izIqPqag9Cghh5WfbXpZl401Tm882W5JjeJ2hQajWkeIgPY6Cax7lj_uw_6ZlISoIazaQ/s4780/rain.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4780" data-original-width="3840" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWSRHqCFsgrMLnZPXrcIxGlgVzh8RFYQ3mx0Zo9j5VyCPFqc2TFluWpkJAnWWCm06bwMMq7L8m_24pN52JheaMuAUYat6aO7FV8wc3sEilMhVF3Q2izIqPqag9Cghh5WfbXpZl401Tm882W5JjeJ2hQajWkeIgPY6Cax7lj_uw_6ZlISoIazaQ/w321-h400/rain.jpeg" width="321" /></a><i><br />A Fornovo pioveva (ma che notizia è, del resto)</i></div><p>Fatto sta che ho improvvisato qualcosa per evitare il fastidio. Questa <a href="https://vinidivignaioli.com/" target="_blank">edizione di Fornovo</a> era per me più libertaria del solito, non avevo mappe o desideri. Così in mezzo ai molti produttori notissimi, con folle di assaggiatori al tavolo, ho scelto sempre i tavoli dove il produttore meno noto, o proprio sconosciuto, era da solo, mezzo triste mezzo assonnato. Ecco, ho fatto una raffica di assaggi così. E sono stati quasi tutti assaggi molto interessanti, al punto che pure essendo partito per Fornovo pensando "non mi serve nulla" adesso ho tre o quattro nomi che considero con favore. Forse questa formula destrutturata si rivela ideale, ma comunque Fornovo non ha deluso nemmeno quest'anno.<br /><br />Sconosciuti a me, sconosciuti al mondo come lo frequento, il mondo digitale, internet, la conoscenza condivisa. Che nel frattempo è diventata cosa? Pure quella vittima di una forma di <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Enshittification" target="_blank">enshittification</a>, ovvero: alcune cose cambiano, ma inevitabilmente in peggio. Potrei fare qualcosa in proposito per rimediare, uno di quei post riassuntivi di nomi, aziende, assaggi, schede, punteggi. Ma ci sono due problemi: ho detto che ho scelto in via preventiva produttori depressi e abbandonati, ora che figura ci faccio ad elencarli? Ma soprattutto: siccome non possiamo non dirci perulliani, cioè seguaci della filosofia di tanto autore, che smonta <a href="https://www.intravino.com/grande-notizia/epistenologia-di-nicola-perullo-un-libro-che-non-lascia-scampo/" target="_blank">senza scampo</a> chi fa il mestiere del redattore di schede (io, tra l'altro!), come si fa? <br /><br />Ciò è fastidioso, no? E ovviamente m’infastidisco anche di me che ho provato fastidio.</p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-44312576767791581362023-10-18T13:58:00.001+02:002023-10-18T14:00:23.866+02:00Due assaggi della domenica e si scopre che <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXpunYOY7c5g5LjusOYs7LnG4UzTzxdWyD-W9FxgcKz9yx7t_GsSPpV5aYjUC7bkFh7OQ9sGDaH2q1nmKlnFs9iBBCrfhP2jNCRTUg18RMe2_PW9KTBsbebJRAwM8wPjBWIsgM5-4lgia1bnn5KLAJYac2A6OlwB-8ArcmpmIo6GsIgTU3Njd3/s1569/total.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1041" data-original-width="1569" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXpunYOY7c5g5LjusOYs7LnG4UzTzxdWyD-W9FxgcKz9yx7t_GsSPpV5aYjUC7bkFh7OQ9sGDaH2q1nmKlnFs9iBBCrfhP2jNCRTUg18RMe2_PW9KTBsbebJRAwM8wPjBWIsgM5-4lgia1bnn5KLAJYac2A6OlwB-8ArcmpmIo6GsIgTU3Njd3/w400-h265/total.jpg" width="400" /></a></div><p><br />Quando arriva domenica metto da parte qualche assaggio della festa, e riservo a quel giorno bevute che immagino più divertenti. Anche se come sempre quando apro una bottiglia di vino non so mai davvero cosa mi aspetta, come la scatola di cioccolatini di Forrest Gump. C'è un'idea di massima, spesso delle aspettative, che finiscono sempre per intralciare l'assaggio, o ti deludono o resti sorpreso, ma appunto non sai mai.<br /><br />Ecco il <b>Rosso di Montalcino 2022</b> di <a href="http://www.tiezzivini.it/#vini" target="_blank">Tiezzi</a>: produttore molto stimato per il lungo cursus honorum, per aver fatto cose grandiose col sangiovese a Montalcino su due piccoli vigneti, il Poggio Cerrino e Vigna Soccorso. Dunque mi aspettavo la sangiovesitudine e la montalcinità (non saprei come dire meglio) in fondo a quel bicchiere. Aspettative molto soddisfatte: il Rosso subito ha un naso truculento di sangue e macelleria, poi si quieta piano verso il mentolato (un naso di erba aromatica, verde, direi) e il frutto. Bocca super salda, tannino davvero squillante, sorso dritto e verticale, come a dire di grande soddisfazione, nel complesso un vino che mi piace perché non rinuncia al carattere ruvido e nello stesso tempo è appagante, sul finale risulta confortevole a dispetto delle premesse e del quadro generale. Ma come ci riesce? Beh, ci riesce. Il genere di assaggio che vorrei rifare il giorno dopo.</p><p style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9bFJ2C6fFZ0iYaFwKpnVO79iOi3oQ8-fvQoqdm4vOvdKffLcQ6TTS68TJyd4OiLDsGiqMtWSvHEBNIAOlmTwdQEqBg4GkAgb-XXeoc4oqGBvXE4UjJc-Pa2lMtsYJJiVh8_q2Fqm8ayphme4B07D9Iy0fKzn-dPbZEcKTAbNlxiHjQoLdPrxf/s1024/b_r.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9bFJ2C6fFZ0iYaFwKpnVO79iOi3oQ8-fvQoqdm4vOvdKffLcQ6TTS68TJyd4OiLDsGiqMtWSvHEBNIAOlmTwdQEqBg4GkAgb-XXeoc4oqGBvXE4UjJc-Pa2lMtsYJJiVh8_q2Fqm8ayphme4B07D9Iy0fKzn-dPbZEcKTAbNlxiHjQoLdPrxf/w300-h400/b_r.jpeg" width="300" /> </a></p><p style="text-align: center;"><i>E una retro etichetta non ce la vuoi mettere? </i><br /></p><p><br />Nel relax del fine pranzo risento il <a href="https://www.ronmillonario.com/millonario-15-reserva-especial-spirit-drink/" target="_blank">Rum Millionario</a> <b>15 Reserva Especial</b>, solera, che viene dal Perù. Posso ripetere quel che ho detto lì per lì: non me lo ricordavo così buono. Assaggio che supera le aspettative quindi, perché io guardo spesso al Rum (quello nello stile dolcione, perlomeno) come a una bevuta un po' appesantita dalla zuccherosità, tant'è che il Rum migliore è quello che riesce a maneggiare la botta mielosa alternandola ad altro - ma a cosa? Qui c'era in effetti un alcol pulito, l'invecchiamento col metodo solera lo ha asciugato, la bocca era sollecitata ma non stuccata di dolcezza lasciva. Caspita, mi dico da solo, bravo Millionario, bel lavoro. Ancora adesso non so come mai non lo ricordassi così bene, serviva proprio il ripasso della lezione.<br /><br />Ora mi devo studiare qualcosa di nuovo per la prossima domenica, vediamo che mi invento.<br /></p><br />Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-62369487730613765022023-10-10T12:05:00.007+02:002023-10-10T12:42:00.352+02:00Brut Tradition Vorin-Jumel. Le basi, proprio<p>Qualche considerazione dopo l'assaggio del nuovo Champagne Brut Tradition di Voirin-Jumel. Nuovo in quanto c'è stato un piccolo cambiamento nelle percentuali delle uve dell'assemblaggio, ora predomina il pinot nero col 61%, il restante è chardonnay. Fino a un paio d'anni fa era cinquanta-e-cinquanta. Essendo arrivato fresco fresco, potevo esimermi dall'assaggiare subito, curioso come sono? Non potevo. </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzy5e4rU41POpteTfk2V9ltFPMPsGxnXNF2F9geGr_LDj5z9KgkjXVNR0dNpDb-AxlJPEPon1K2g1uyq4gMerF_0Gin8O76GPLsyPnoZFz2As0CYagNcMAua_pvwApW9719I0qd00ern_sD_vmtaUB7p2i8bL3z5GiRJ9vRkyxz8i2sg7MyFPI/s5120/Brut%20Tradition.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5120" data-original-width="3840" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzy5e4rU41POpteTfk2V9ltFPMPsGxnXNF2F9geGr_LDj5z9KgkjXVNR0dNpDb-AxlJPEPon1K2g1uyq4gMerF_0Gin8O76GPLsyPnoZFz2As0CYagNcMAua_pvwApW9719I0qd00ern_sD_vmtaUB7p2i8bL3z5GiRJ9vRkyxz8i2sg7MyFPI/w300-h400/Brut%20Tradition.jpeg" width="300" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Direttamente dalla mia galleria personale </i><br /></div><p>Quindi ecco: il pinot nero prevale quanto basta, senza strafare, cioè non esagera in potenza ma fa il suo bel lavoro, conferisce una certa fierezza. Lo chardonnay segue a ruota, in secondo piano ma certo non dimesso, col suo corredo di crema pasticcera, insomma un po' di delicatesse che serve a completare il quadro. La retro etichetta è del genere parecchio esplicativo, ci tiene a dire tra l'altro che la cuvée in questione è essenzialmente figlia della vendemmia 2020, e fa bene siccome è una bellissima annata, col tradizionale saldo di vini di riserva. <br /><br />Questo è il genere di Champagne-base che praticamente ogni maison ha nel suo listino, in un certo senso è il vino che rappresenta lo stile e le capacità appunto basiche di chi produce. Per me i <i>brut tradition</i> (spesso si chiamano tutti così) sono assai significativi, perché definiscono la champagnitudine (esiste 'sta parola? Boh) in maniera essenziale: eccolo qui, lo Champagne. Un po' come quando metti alla prova lo chef chiedendogli di fare la pasta al burro: vediamo un po' quanto sei bravo. E succede che quello ti stupisce tirando fuori un gran piatto, fatto di semplici materie prime di alto livello, e classe nell'esecuzione.</p><p style="text-align: center;"><img border="0" data-original-height="618" data-original-width="577" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEKYgVkBeAMhibw02xG5B_Me_uVl3m9Fe2yDW2AMstjOTvGpCJGiF162bZEL9K_Faj4NdZseinLFBjUzVFr8NDH_-Djgf4HUS5gIL3K-PYoj4CfIBpRhte8iVqFACHeOr7r4JmsqQRx4InckZXympnbPTa0aoLDYo-JQ5stSgJLCVwLOQGpDwC/w374-h400/retro.png" width="374" /><br /><i>La retro in tutta la sua dettagliata spiegazione</i><br /></p><p>Ma questo brut tradition, si diceva: bello e godevole, profuma di agrume e pan brioche, in bocca ha la vena salata tipica del genere, con quel dosaggio zuccherino che non è né poco né tanto, ma è in grado di sedurre le masse. Nuovamente, questa è la missione delle cuvée basiche, essere facili senza tradire la verve della tipologia. E farsi bere con voluttà. Il tradition di Voirin non mi delude nemmeno stavolta col piccolo cambiamento nel dosaggio. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio. In quanto scelto da me.</p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-65331284482500726562023-07-07T10:23:00.002+02:002023-07-11T16:41:29.358+02:00Com'è fatto un produttore di vino<p>Oggi ho mandato un mail ad un vigneron che mi fornisce cose buone. L'indirizzo mail solito ha un autorisponditore, ed ecco la risposta:</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRAxmvtZ_zyOY5WdhSEQTfQilVwmiNClqS6Ns7wkKXPHKh5rm1sC8vAcggDIheLhGMkDC4zSDagjJDmjx11vwVXCon_VgtaiTbmCDOCCmKV4sxZfz9QXaAvcPh0nfLvAmhpg1sZ1Cj5rMyC7OY4miJw5QzTARbyBhzjnBQkGRFZdgCDr9z3wbK/s695/v.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="374" data-original-width="695" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRAxmvtZ_zyOY5WdhSEQTfQilVwmiNClqS6Ns7wkKXPHKh5rm1sC8vAcggDIheLhGMkDC4zSDagjJDmjx11vwVXCon_VgtaiTbmCDOCCmKV4sxZfz9QXaAvcPh0nfLvAmhpg1sZ1Cj5rMyC7OY4miJw5QzTARbyBhzjnBQkGRFZdgCDr9z3wbK/w400-h215/v.png" width="400" /></a></div><br /><p>Tradotto liberamente: ciao ma ho avuto una bimba, la seconda (la famiglia cresce!) quindi fino ad agosto ho il mio da fare, parlane con mia sorella o col cantiniere (seguono email relativi). </p><p>Ecco, quando si parla, molto, di differenza tra produzione artigianale e produzione industriale, io ci mettere pure questo, come distinguo: il vignaiolo (vignaiola, in questo caso) artigianale è un umano, al quale capitano felicemente cose umane, quindi regolati di conseguenza, aspetta un attimo, parlane con chi mi sostituisce perché adesso non posso. Questo, spero sia chiaro, è alquanto meraviglioso, è l'essenza dell'avere a che fare con umani, e non con misteriose SpA, o gente che in vigna ci va per sport, se ci va. E again spero sia chiaro, questa enoteca sceglie pervicacemente fornitori della prima specie.</p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-55572476766800026582023-06-09T14:32:00.002+02:002023-06-10T09:52:04.448+02:00Di ritorno da Pantelleria, assaggi e cogitazioni laterali<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgaTocMrz-uAOkk3QC2ifvtCkPWaH7RjeC9TYOiklqJRJeSqEoS8_d9_pyh5Wbi117J__OUBE0j2hxJ5OXrmo1qMeNFEs9CmUfEe-5mpdE-A1NR0E5veuZhvHNWBO4-5CqRxzdaUeJGDe81KZctjZqzJUEGJ4V1Fy5en1aw86xJrQdecsPHw/s1536/main.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1152" data-original-width="1536" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgaTocMrz-uAOkk3QC2ifvtCkPWaH7RjeC9TYOiklqJRJeSqEoS8_d9_pyh5Wbi117J__OUBE0j2hxJ5OXrmo1qMeNFEs9CmUfEe-5mpdE-A1NR0E5veuZhvHNWBO4-5CqRxzdaUeJGDe81KZctjZqzJUEGJ4V1Fy5en1aw86xJrQdecsPHw/w400-h300/main.jpeg" width="400" /></a></div><br />Pantelleria è una terra aspra. Distante, ai confini meridionali dell'Europa, spazzata da un vento impietoso che non a caso è all'origine del suo nome arabo. Terreno vulcanico, ovunque la lava spunta con le sue lame di pietra nera e affilata. Isola senza spiagge, circondata da scogli inaccessibili fatti della stessa lava che scartavetra le estremità degli umani, i quali pensando di essere al mare cercano un punto dove, chessò, fare un tuffo. Molto meglio fare camminate in mezzo a quella natura, meglio il trekking. Le strade sono spesso strettissime e inerpicate, ricordano le <i>single track road</i> viste in Scozia, quando preghi di non trovare nessuno in direzione opposta, perché non sapresti dove accostare. Ma così hai la scusa buona per percorrere quelle strade molto lentamente, per goderti i paesaggi spettacolari tutto intorno. Nei pochi giorni in cui ho pilotato la vettura noleggiata, ho tenuto praticamente sempre la seconda marcia. La terza quasi mai. La quarta e la quinta sono praticamente inutili. <p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVfclIpsuWfrBrx1_Z4xkbRTTENOGH89d37zQkFOMgnmpcQnLgqHTTFD4h3Zn9XEOsujR1ItNotH3qGK0NeVqZviq38qicqw6-hnuaYTr6JmaGiAX9xJJPLrgewFmgKwANxAS845xgObJu18xEZWbnHSYj7KnhlQgpskuOWSEQp4icqMjBkQ/s1536/vigneto.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1152" data-original-width="1536" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVfclIpsuWfrBrx1_Z4xkbRTTENOGH89d37zQkFOMgnmpcQnLgqHTTFD4h3Zn9XEOsujR1ItNotH3qGK0NeVqZviq38qicqw6-hnuaYTr6JmaGiAX9xJJPLrgewFmgKwANxAS845xgObJu18xEZWbnHSYj7KnhlQgpskuOWSEQp4icqMjBkQ/s320/vigneto.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Il vigneto pantesco (di Pantelleria, cioè) è fatto così.</i></div><p>Pantelleria è una terra estrema e difficile, le piante della vite sono alberelli infossati a proteggersi dal vento, e sono un bel disagio da vendemmiare, là in basso. Questa terra dove l'uomo ha dovuto creare residenze, i dammusi, fatti di mura spessissime a proteggersi dal caldo che diciamo africano per amore dell'iperbole ma qui lo è davvero, siccome siamo davanti all'Africa, questa terra durissima produce uno dei vini più dolci, flessuosi, accoglienti, confortevoli e deliziosi del globo. </p><p>Il Passito di Pantelleria sembra la reazione opposta al suo contesto, quasi a contraddire le premesse. Qui sostanzialmente c'è un'unica uva, il moscato di Alessandria o moscatellone o zibibbo, clone diverso dal piemontese moscato bianco di Canelli. Vinificato come vino secco, senza alcun residuo zuccherino, ha l'aromaticità gradevole del vitigno con un carattere spiccato e, questo sì, direi territoriale, indomito. Nella versione passita tocca il suo vertice, come dicevo pare un negativo fotografico di quella terra.</p><p>La situazione produttiva enologica a Pantelleria non è dissimile da quella del resto del mondo: esiste un artigianato encomiabile che propone passiti da tuffo al cuore, struggenti e sensazionali. Esiste anche qualche tipo di <i>industria</i> che fa numeri ed è certamente più pittoresca e turistica, diciamo. Nelle loro cantine si trovano più facilmente etichette disponibili e milanesi imbruttiti. I vini della prima categoria sono eternamente introvabili, e pure la visita in cantina è meno agevole ("venite pure ma vino non ce n'è"). Lascio al mio lettore indovinare quello che piace a me. A questo proposito, ecco un paio di assaggi.<br /><br /><b>Salvatore Murana</b><br />Produttore storico, amato, stimato, rispettato. Vini inappuntabili e densi non solo nella struttura della dolcezza, ma anche densi di suggestioni e richiami. Murana ha diverse versioni del suo passito, Martingana imperativo e solenne, Mueggen una pietra miliare, Turbé apparentemente più delicato. Gadì è la versione secca della stessa uva, salino e ampio. Il "Creato" è raro e prezioso, ora si beve il 1983 (non è un refuso) perché affina per decenni, letteralmente. Ho provato a chiedere il suo prezzo, e alla risposta ("costa come un biglietto aereo per Pantelleria") non ho ritenuto di fare altre domande. Certo, che meraviglioso privilegio averlo nel bicchiere, con quel colore brunito e il finale interminabile. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQWAly-C5qNw4tWAmfaoBVhGLZg0MKgags13hyLXeBUU4ooaFrmHuBfcYDFh8pZGhDNenCQSsmb04bq2GvrP2gj-iR5Lol0UWror5rN5JMIWCu6Et686LMfqrHyhtOsKe8xq4T_RXjZxvBcrFPMFQUS_c-jU6IP84wnEP9f4RRPhNQ7-KvRA/s1536/Murana_assaggi.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="1152" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQWAly-C5qNw4tWAmfaoBVhGLZg0MKgags13hyLXeBUU4ooaFrmHuBfcYDFh8pZGhDNenCQSsmb04bq2GvrP2gj-iR5Lol0UWror5rN5JMIWCu6Et686LMfqrHyhtOsKe8xq4T_RXjZxvBcrFPMFQUS_c-jU6IP84wnEP9f4RRPhNQ7-KvRA/s320/Murana_assaggi.jpg" width="240" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Gli assaggi da Murana.</i></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC2NnWmgz3C01FfEoSkputBRE3wQAu9ittio9C4a7h3DWaK1iYy5SOe8yAbgv87nXOjO8NxOb3q6GXAtb6x98IIh2ahru1LjDEidi3Eq6kHqz_fQrWZ_2HoM6Dd2FDmEWU4-g98UtHpwIw9axki6DPGJolGMT-LAu3rqBlWnCBSeJhC6qOoQ/s1536/Murana_vigna.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /><img border="0" data-original-height="1152" data-original-width="1536" height="251" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC2NnWmgz3C01FfEoSkputBRE3wQAu9ittio9C4a7h3DWaK1iYy5SOe8yAbgv87nXOjO8NxOb3q6GXAtb6x98IIh2ahru1LjDEidi3Eq6kHqz_fQrWZ_2HoM6Dd2FDmEWU4-g98UtHpwIw9axki6DPGJolGMT-LAu3rqBlWnCBSeJhC6qOoQ/w335-h251/Murana_vigna.jpg" width="335" /></a></div></blockquote><div style="text-align: center;"><i>I vigneti intorno.<br /><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmoGhHS_GUtafuOYRfjcFhzI5JgbUECROA8sZXSD-YnawnNF4PkrQTXLudHMLvJwhaSk2qnwcT6FaMHb4Q3BoIng-QfD5gTa2daXjvd04u_c5Yi5g5RTlGs94r0DycfW2mw9lI7OodXKDyh32f5GZYiDfsbpceQa8EcTLRXefYAieHR30EkA/s1536/Murana_giardino%20pantesco.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1152" data-original-width="1536" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmoGhHS_GUtafuOYRfjcFhzI5JgbUECROA8sZXSD-YnawnNF4PkrQTXLudHMLvJwhaSk2qnwcT6FaMHb4Q3BoIng-QfD5gTa2daXjvd04u_c5Yi5g5RTlGs94r0DycfW2mw9lI7OodXKDyh32f5GZYiDfsbpceQa8EcTLRXefYAieHR30EkA/s320/Murana_giardino%20pantesco.jpg" width="320" /></a></div></div></blockquote><div style="text-align: center;"><i>Da Murana è visitabile, tra l'altro, il giardino pantesco: costruzione circolare a proteggere, di solito, una pianta di agrume, che senza il riparo non potrebbe crescere.<br /><br /></i></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiS8AudpTDKiQPmfLFdlu-sicVrDBLkiGtX3ocBjBkH9919Arf9RuC0XhxPASjdYyZ7JZsiPuYssZ44a-rFETws3Cx6qce0otCc4r3rYObVWbI2ebK_x7-9Cgkwzve8wqs5e-jpGFWjeQS4bgRQZMBn1Bm4NSEPxyr9RVZY8LEnGm7zPTeAiQ/s1536/Murana_creato.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="1152" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiS8AudpTDKiQPmfLFdlu-sicVrDBLkiGtX3ocBjBkH9919Arf9RuC0XhxPASjdYyZ7JZsiPuYssZ44a-rFETws3Cx6qce0otCc4r3rYObVWbI2ebK_x7-9Cgkwzve8wqs5e-jpGFWjeQS4bgRQZMBn1Bm4NSEPxyr9RVZY8LEnGm7zPTeAiQ/s320/Murana_creato.jpg" width="240" /></a></div><i>La retro etichetta del Creato racconta già molto.<br /><br /></i></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEis-NSsnGArghb1zBGpaYiqQc0YuCh5tH0YiZivE5-L2cQDprYuO6Cko5AaGndCCiZxCbPK4F1hMjUj_EsC0av6IZ904mv2LqGsUEvf5SsECvX53uG4stom_fUbEcQJGPE6qVMkKpF9WrLTDnEHZLGpkND-hleAGxisffJMyL_hjxHEGQ_Ggg/s1536/Murana_mueggen.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="1152" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEis-NSsnGArghb1zBGpaYiqQc0YuCh5tH0YiZivE5-L2cQDprYuO6Cko5AaGndCCiZxCbPK4F1hMjUj_EsC0av6IZ904mv2LqGsUEvf5SsECvX53uG4stom_fUbEcQJGPE6qVMkKpF9WrLTDnEHZLGpkND-hleAGxisffJMyL_hjxHEGQ_Ggg/s320/Murana_mueggen.jpg" width="240" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Mueggen ha un equilibrio perfetto tra frutta essiccata e note marine.</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><b>Salvatore Ferrandes</b><br />Ci vuole un po' di fortuna, nel caso di Ferrandes: per trovarlo, anche geograficamente intendo, e trovarlo disponibile perché gli impegni che ha sono numerosi, il lavoro in vigna per esempio. E comunque è un altro produttore che, dati i numeri, ha scarsissimo vino disponibile - abbiamo prenotato qualcosa, abbiamo incrociato le dita, ora speriamo. Il suo passito ha una tensione dolce struggente, tiene impegnato l'assaggiatore per mezz'ore col naso infilato nel bicchiere perché ogni olfazione è un nuovo riconoscimento, una nuance inedita. In bocca pressoché infinito. <br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjteicyMAEKD3LU33ko-2xAIPlD4U1sJ_JXXcoYv0nnJ2MTc222SKKPYBhoEGMmgCQtXXe_zX0olCT2o94RGH-pmAeIpXqqWDUy9gqOGjo4wtY-SuPNcc992qrmgRia9D7rNLaEJ2bw08GKPzXhgjAEYBX1NNlGH7YBYMdAIXNorrMIjCdZ6Q/s1536/Ferrandes_road.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1152" data-original-width="1536" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjteicyMAEKD3LU33ko-2xAIPlD4U1sJ_JXXcoYv0nnJ2MTc222SKKPYBhoEGMmgCQtXXe_zX0olCT2o94RGH-pmAeIpXqqWDUy9gqOGjo4wtY-SuPNcc992qrmgRia9D7rNLaEJ2bw08GKPzXhgjAEYBX1NNlGH7YBYMdAIXNorrMIjCdZ6Q/s320/Ferrandes_road.jpg" width="320" /></a></div><i>La strada per arrivare da Ferrandes è una cosa così.<br /></i><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihiiC2Ia5dBcbEhcks19nP-dDp-B5WWZ7EG_fehcfyfBVpdCfx6ref2N7GHwgfhY-UYvUWq4YbQdnJC-9NppOlOgSxUUhkv8Ku9_iM7sHNW7ymLBpK-2j8y5C4i2MsQIdv2KJVFKrOdAsJ0efj5Z9X-aQVcGiWxIeqUoo6L_8JzE4YQ9mAtA/s1536/Ferrandes.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="1152" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihiiC2Ia5dBcbEhcks19nP-dDp-B5WWZ7EG_fehcfyfBVpdCfx6ref2N7GHwgfhY-UYvUWq4YbQdnJC-9NppOlOgSxUUhkv8Ku9_iM7sHNW7ymLBpK-2j8y5C4i2MsQIdv2KJVFKrOdAsJ0efj5Z9X-aQVcGiWxIeqUoo6L_8JzE4YQ9mAtA/s320/Ferrandes.jpeg" width="240" /></a></div><i>Assaggio di grande intensità, definitivamente.</i></div><div style="text-align: center;"><i><br /></i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhctXdAteRdNqeWg-p4qLKPBXitBnmctPXTXaOxuyrOvb36rx9pR731n_uIhuj8Frkqz1QCeTDb0KSV_4u0dRNJeQTJWMgqMOJf4LDOR6LizH5WWEqRZBDSbwraSyQnaoGTBlbQijddyEcIlEevqUAzA4rLT7fU-_lbI7PRV10cuSvTHviQlQ/s1536/Ferrandes_cantina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="1152" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhctXdAteRdNqeWg-p4qLKPBXitBnmctPXTXaOxuyrOvb36rx9pR731n_uIhuj8Frkqz1QCeTDb0KSV_4u0dRNJeQTJWMgqMOJf4LDOR6LizH5WWEqRZBDSbwraSyQnaoGTBlbQijddyEcIlEevqUAzA4rLT7fU-_lbI7PRV10cuSvTHviQlQ/s320/Ferrandes_cantina.jpg" width="240" /></a></div><i>La (micro) cantina di Ferrandes, solo acciaio, niente legno.</i><i><br /><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhegBaIHySf3V97sjl010n2RzDE6hYYfovvWQMb8m7ixaomXxf3hyjMWgMeA2XNfgx2-LAbvX9GyEJ9P5qHcpdu3Og5rqFKTF-OIb7HNH4EdNdYBU3DlM3Uv3AqibzLRX1eKggBFjINQo-F8Ltm4tn7IWNjCxe3Qrq7liBdCk9lhQeZLCnbLw/s1536/uvapassa.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="1152" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhegBaIHySf3V97sjl010n2RzDE6hYYfovvWQMb8m7ixaomXxf3hyjMWgMeA2XNfgx2-LAbvX9GyEJ9P5qHcpdu3Og5rqFKTF-OIb7HNH4EdNdYBU3DlM3Uv3AqibzLRX1eKggBFjINQo-F8Ltm4tn7IWNjCxe3Qrq7liBdCk9lhQeZLCnbLw/s320/uvapassa.jpg" width="240" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>L'uva appassita, peraltro buonissima.</i></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b>E gli altri che non nomino</b></div><div style="text-align: left;">Nei miei giri per cantine naturalmente ho visitato anche il fashion e il decadente, poi c'è quello che non risponde al telefono e quello che non risponde alla mail, tutti questi non li nomino essenzialmente perché non ho voglia di grane. Io comunque consiglio, nei preparativi delle visite di cantina, di infilare sempre un produttore che potrei definire industriale, o modaiolo, quello che ha sempre vino e ha la struttura fatta apposta per accogliere l'enoturista: è un tipo di conoscenza utile, didattica, spesso costoro hanno numerosi meriti, consentono la visione ampia e soprattutto consentono di fare la scelta finale, viste tutte le opzioni.</div>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-12221122064242477902023-04-01T11:27:00.001+02:002023-04-01T11:27:34.329+02:00Aspettati l'inaspettato<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmxYZdoWhJ2UYtZ8M7QjDk5gumwMC-rCHS_p5GuPRVZgQEHruSAfPI2XojcnsUCRUrizdKITHt8zH7WxcD0xH-L7hPcaaME9Hg_KlIO4pxjS6vJXvUzVaPT1Cn78ui0J4WLC5KkeAhn31u37a1Hugl2YuRtq0LKoHl4-6D-ixLMy_dsRQK1g/s5120/dolc.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5120" data-original-width="3840" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmxYZdoWhJ2UYtZ8M7QjDk5gumwMC-rCHS_p5GuPRVZgQEHruSAfPI2XojcnsUCRUrizdKITHt8zH7WxcD0xH-L7hPcaaME9Hg_KlIO4pxjS6vJXvUzVaPT1Cn78ui0J4WLC5KkeAhn31u37a1Hugl2YuRtq0LKoHl4-6D-ixLMy_dsRQK1g/w300-h400/dolc.jpg" width="300" /></a></div><br />In questi giorni ho scaricato tra le altre cose il Dolcetto d'Alba 2022 di Francesco Principiano. Produttore di formidabili nebbiolo e Barolo in Monforte, Principiano riesce a stupire pure con cose solo apparentemente piccole, come questo dolcetto.<p></p><p>La denominazione del dolcetto è vasta e varia: Ovada, Alba, Dogliani, Acqui, Asti, e altre che dimentico perché sono troppissime. Io sono un fan di Ovada, per molteplici motivi che hanno a che fare col chilometro zero (praticamente Ovada è entroterra di Genova) e col fatto che lì la mia famiglia aveva vigneti, lo scorso millennio, e io facevo vendemmie e lavori connessi. Senza dire che molti Dolcetto di Ovada sono buoni come il pane - e a questo proposito ultimamente da un ovadese fatto assaggi molto interessanti, ma questo è un altro discorso, e un altro post.</p><p>Il Dolcetto d'Alba di Principiano, dicevo. Si conosce bene, nel nostro giro, la triste storia del dolcetto albese: volentieri espiantato per far posto al nebbiolo che è più figo e, ops, remunerativo, sta diventando raro (quello buono). Anche per questo ho preso al volo l'occasione di aggiungere il dolcetto agli altri rossi del produttore. E adesso scusate, mi faccio i complimenti da solo, ho fatto proprio bene: che meraviglia nel bicchiere. Floreale di violetta come da accademia dell'assaggio, frutti neri fitti, bocca succosissima e viva, tannini e un po' di agrume rosso su quel finale così langarolo, ruvido con simpatia. Un po' non te lo aspetti, ma vedi? Bisogna aspettarsi l'inaspettato. </p><p><i>A voler dare punteggi io direi 87/100, in enoteca circa 11 euro, roba da prenderne a casse, ecco.</i></p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-89357887872848534222023-01-11T09:54:00.001+01:002023-01-11T09:54:46.031+01:00Intelligenza naturale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpLvAQW10p481ouqsw9nRckYndH0RIfVFv6rP5qbX_P0G9fGZeFhoeyA1Y4bOixM_XEYw02XUgNip2sa-aGsQVtfxgLPCgUgZVfSYLj-8GJzLXfiYdNRaOBK2fLnC7E74MoMWFpbwR6UOv4WwHtmrI9GtOZ2doMnIFGy8cBp9Xm4ZhZdeLew/s646/chat.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="362" data-original-width="646" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpLvAQW10p481ouqsw9nRckYndH0RIfVFv6rP5qbX_P0G9fGZeFhoeyA1Y4bOixM_XEYw02XUgNip2sa-aGsQVtfxgLPCgUgZVfSYLj-8GJzLXfiYdNRaOBK2fLnC7E74MoMWFpbwR6UOv4WwHtmrI9GtOZ2doMnIFGy8cBp9Xm4ZhZdeLew/w400-h224/chat.png" width="400" /></a></div><p>Probabilmente sapete già cosa sia <a href="https://chat.openai.com/chat" target="_blank">Chat GPT</a>, la miglior versione di intelligenza artificiale in grado di elaborare testi e semplicemente chattare sulla qualsiasi. Oggi ci siamo intrattenuti in una simpatica conversazione, e il risultato, direi, non è niente male.</p><p>"Il vino naturale è un tipo di vino che viene prodotto senza l'utilizzo di additivi artificiali o conservanti e con il minimo intervento possibile durante il processo di produzione. La fermentazione avviene generalmente con lieviti presenti naturalmente sull'uva, senza l'aggiunta di lieviti selezionati in laboratorio. Inoltre, tali vini spesso non vengono filtrati o chiarificati prima dell'imbottigliamento".</p><p><i>Con Chat GPT si accede facilmente con l'account Google, per chi non ha voglia di ulteriori login. E con il robot uso modi educati, perché quando Skynet prenderà il potere si ricorderà che sono una personcina a modo, e non mi sterminerà.</i></p><p> </p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-74397851768016947922022-12-10T10:48:00.001+01:002022-12-10T10:50:28.110+01:00Aprire in caso di panettone<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYuyazCoxjG85n5g3pFx0SSC5QwrLsXkUb_rThczdEPkH7vQkboQ-9bk7AMEDc5K5BF6uV6NQi2V0xKIXF7Ca6bYLKFMy-jNxw1OMz2KQKBtWYNkjUMexN5qpuTa1S7HzsxGShZ4YkdCD-V6jWSglmod9met6a6_HD2JORA0MUDqDUEm5nbg/s1536/malvasiadonati.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1152" data-original-width="1536" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYuyazCoxjG85n5g3pFx0SSC5QwrLsXkUb_rThczdEPkH7vQkboQ-9bk7AMEDc5K5BF6uV6NQi2V0xKIXF7Ca6bYLKFMy-jNxw1OMz2KQKBtWYNkjUMexN5qpuTa1S7HzsxGShZ4YkdCD-V6jWSglmod9met6a6_HD2JORA0MUDqDUEm5nbg/w400-h300/malvasiadonati.jpg" width="400" /></a></div><br />Nel campionato molto <i>stagionale</i> del vino da panettone, questo assaggio recente della Malvasia dolce di Camillo Donati sale agilmente sul podio. Annata 2017, quindi un po' di stratificazione, e dolcezza suadente, mielosa senza stanchezza. La rifermentazione naturale in bottiglia le dà un'effervescenza pimpante, adatta ad abbinarsi al lievitato butirroso di un panettone ricco. Attenzione solo al momento della stappatura, perché il tappo (metallico) libera una gran quantità di effervescenza - tenete il bicchiere molto vicino, non si sa mai. E soprattutto, sprecarne anche una goccia sarebbe un vero peccato. In enoteca sta sui venti euro, ed è arrivato il momento: aprire in caso di panettone, ma provata pure su formaggi appena stagionati, una delizia.<p></p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-28352302279088933532022-12-06T10:18:00.000+01:002022-12-06T10:18:14.946+01:00Com'è fatto un critico enologico<p>Se ve la siete persa, <a href="https://www.millevigne.it/articoli-rivista/la-critica-enologica-in-italia-negli-ultimi-trentanni/" target="_blank">questa è la (necessariamente lunga) descrizione dell'oggetto</a>, ad opera di Fabio Rizzari. Contiene, tra l'altro: <br /><br /><i>«Il buon critico è colui che per prima cosa cerca i pregi in un vino. E poi, nel caso, è costretto a registrarne i difetti. L’attitudine giusta è quindi di apertura, per così dire di solidarietà pregiudiziale verso l’oggetto della propria valutazione. Una postura fondamentale per qualsiasi critico – letterario, musicale, cinematografico, d’arte, eccetera -, senza la quale perfino la poesia del sommo Dante può risultare incomprensibile o perfino ridicola. Il cattivo critico, all’opposto, è invece colui che per prima cosa si dispone a cercare il pelo nell’uovo. A sciorinare un elenco di mancanze, vere o presunte, in un certo vino: questo qui ha avuto problemi di malolattica, quest’altro viene da una cattiva presa di legno, quest’altro ancora ha un alcol troppo elevato, e via andare. Credendo così di dimostrare, a se stesso e ai suoi lettori, la sua grande competenza. “A me non la si fa”, è il sottotesto, nemmeno tanto nascosto.
Il cattivo critico è uno dei problemi maggiori della letteratura di settore».</i></p><p>Dello stesso autore a me piace ricordare sempre <a href="https://www.intravino.com/grande-notizia/le-parole-del-vino-di-fabio-rizzari-dicono-tutto-quel-che-ce-da-dire-e-da-non-dire/" target="_blank">un'altra citazione</a>, che può essere utile associata allo stesso discorso, che è: </p><p><i>«</i><i>Il giudizio di gusto espone più di altri al ridicolo potenziale, e rivela più di altri la nostra fragilità. Chi accetta di correre questo rischio ha un atteggiamento più rilassato e libero, non ostile verso gli altri</i><i>».</i></p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-8859688994892702662022-10-20T12:21:00.000+02:002022-10-20T12:21:13.797+02:00S'adatt Laluce 2013, i suoi annetti se li porta bene<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9ZVrZybCNkmgK16LSbg62z4x9CsDASSUIZouDPuWh7ktucXqVyV3iGWG5okLCFm-clscx5wBh3A9Kg1_Gz4mgGVK8HvTdyfdgMLMv6nMpoI5VWs6dVXbtgEwJZJZ5Hzr_1KdZ3A_XezT6zN4U7mqV8rEE_CHU3JFnCBDCi0tKPYdDUWgE_g/s1094/sadatt.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1094" data-original-width="1010" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9ZVrZybCNkmgK16LSbg62z4x9CsDASSUIZouDPuWh7ktucXqVyV3iGWG5okLCFm-clscx5wBh3A9Kg1_Gz4mgGVK8HvTdyfdgMLMv6nMpoI5VWs6dVXbtgEwJZJZ5Hzr_1KdZ3A_XezT6zN4U7mqV8rEE_CHU3JFnCBDCi0tKPYdDUWgE_g/w369-h400/sadatt.jpg" width="369" /></a></div><br />Gli acquisti nella mia enoteca funzionano circa nel seguente modo: se conosco un produttore e ho già apprezzato i suoi vini, di solito non ho bisogno di assaggi preliminari. Lo compro e basta. Serve naturalmente una frequentazione lunga, e comunque tra un acquisto e l'altro, che riconferma il fornitore, ci sono fiere e vari eventi utili per risentire che ha combinato nel frattempo il nostro produttore. Comunque sia, certi acquisti sono tecnicamente riordini, li faccio in automatico, diciamo che mi fido.<p></p><p>Giorni fa è tornato sugli scaffali un produttore della zona del Vulture, cioè Basilicata, del quale ho una buona opinione dovuta appunto al tempo: è da un po' che lo conosco. Era anche molto tempo che non vendevo quei vini ma l'acquisto l'ho (ri)fatto senza troppi pensieri.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ86IfzDylceCSilGfwAFSFQhWKMjHQXSUHVt5Ft96VHBLbJpXsNaYa_mNoBmVLZ8sBpxarOWnZcT-ZgG78ml217lsC9WDLrTW6pow8IF6AKLYOsaHuevN5qNlOurkx5smHZArS40h2bm51ka9XdiHRaTnWtq2cViFm7f02Bf9pGErq3VO9A/s1536/retro.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="1152" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ86IfzDylceCSilGfwAFSFQhWKMjHQXSUHVt5Ft96VHBLbJpXsNaYa_mNoBmVLZ8sBpxarOWnZcT-ZgG78ml217lsC9WDLrTW6pow8IF6AKLYOsaHuevN5qNlOurkx5smHZArS40h2bm51ka9XdiHRaTnWtq2cViFm7f02Bf9pGErq3VO9A/w300-h400/retro.jpg" width="300" /></a></div><i><div style="text-align: center;"><i>È proprio 2013, sì</i></div></i><p>Scaricando la mercanzia noto che il <i>rosso base</i> dell'azienda proviene da un'annata risalente, 2013 nientemeno - e la cosa un po' mi sorprende: e come mai mi consegni un vino così âgée? (Pensavo tra me e me. Che uno potrebbe dire: ma non controlli le annate quando ordini? E io risponderei: ma no, io mi fido. E poi i produttori sono dei creativi, sono degli artisti, lasciali fare).</p><p>Faccio l'assaggiatore da quando Noè si è arenato, e ancora non ho trovato un modo per valutare un vino finché sta dentro una bottiglia chiusa: bisogna necessariamente aprirla e versare il contenuto nel bicchiere. Se qualcuno sa come fare in un altro modo me lo dica una buona volta, che sarebbe anche un risparmio. Quindi insomma non c'era altro sistema, e così stamattina apriamo <b>S'adatt Aglianico del Vulture 2013 di Michele Laluce</b>. Sul sito c'è una <a href="https://www.vinilaluce.com/it/prodotto/sadatt" target="_blank">presentazione serissima</a> con tanto di "scheda di autocertificazione" che dimostra l'italico amore per le formule legalesi e un po' bizantine. Ma vabbe', è utile: un aglianico in purezza, solo botte d'acciaio, il resto lo vedete. Quindi orsù assaggiamolo.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhh2HbLcdNLoVJKgua8UpFjeD8BRDqXOWH7hmMrKb2VMQgfceY5Pe4v8ff2twk1w2bMV4HsMuvo1hYYnEKCfhghecE4UeoMk9ksGBKIcUDNOwM78axvoYwRmvyXzBkt5RuS0Hanflmb7sd1m7z0RCKPN7RcFXqqw3VUlW52lRMmddk65xqTA/s885/sadatt.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="885" data-original-width="767" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhh2HbLcdNLoVJKgua8UpFjeD8BRDqXOWH7hmMrKb2VMQgfceY5Pe4v8ff2twk1w2bMV4HsMuvo1hYYnEKCfhghecE4UeoMk9ksGBKIcUDNOwM78axvoYwRmvyXzBkt5RuS0Hanflmb7sd1m7z0RCKPN7RcFXqqw3VUlW52lRMmddk65xqTA/w346-h400/sadatt.png" width="346" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Quando uno dice "scheda esaustiva"</i></div><p><b>Colore</b> di buona profondità, quasi cupo se non fosse per una maggiore trasparenza ai bordi che lo rende più luminoso. Classico rubino fitto con tendenza al granata solo lieve, insomma giovanile alla vista, non gli daresti tutti 'sti anni.</p><p><b>Al naso</b> parte pianissimo: come se faticasse ad aprirsi, all'inizio ci sono funghi secchi e terra bagnata. Lascio il bicchiere a prendere aria e dopo cinque minuti comincia la danza, diventa cangiante, assume un tono speziato tipo pepe e poi foglia di tabacco. Resta sottile, direi giocato sull'eleganza. <br /><i>Peraltro: a mezz'ora dall'apertura diventa ematico, cioè odora di sangue e macelleria che detto così pare orribile e invece vi assicuro che è una mezza figata. E la chiudo qui perché coi riconoscimenti olfattivi di mezz'ora in mezz'ora cambia, quindi dovrei editare il post per i prossimi giorni e non sta bene.</i></p><p><b>In bocca</b> invece attacca quasi duro, i tannini ci sono pure se non feroci e menomale, è alquanto imperioso, come a darsi un tono. Occupa il palato e dura un bel po', in generale il quadro è quello di un rosso mordace, serio e deciso, gli manca l'allungo ma la verve dell'aglianico c'è tutta, e nuovamente si beve un rosso <i>pronto</i> ma, direi, distante dalla fase in cui lo definiremmo <i>maturo</i>. Curiosamente ha un tono salato, in definitiva esibisce durezze più che mollezze, mi fa pensare ad un vino che ha necessariamente bisogno di stare a tavola, assieme a robe succose e succulente, penso alle costine di maiale, al ragù, o a formaggi di media stagionatura dove la dolcezza residua chiama un vino così, un po' impetuoso nel suo tono salino.</p><p><b>Considerazioni finali</b>: questo è l'aglianico e questo è il Vulture, verrebbe da dire, qui (a volte) si bevono rossi screanzati, ruvidi, contadini nel senso nobile. È una bevuta piacevole, soprattutto mi interessa vedere che un rosso del 2013 è in una fase evolutiva interessante, che consente una bevuta nobilitata dalla stratificazione - anzi, viene da pensare che lo stesso rosso solo di cinque anni più giovane sarebbe stato molto meno armonico. Si fissa su un punteggio di <b>84/100</b>, penalizzato solo da quel naso riottoso, poco incline ad asfaltare immediatamente l'assaggiatore con frutti e fruttoni (che tanto ci piacciono, e che ci posso fare). Consideriamo anche che parliamo di un <i>vino base</i> come dissi, espressione ùrenda per definire il primo vino aziendale, che <b>in enoteca costa 13,80 euro</b> - ma siccome ora sta aperto, e mi va di farlo conoscere, ci facciamo una bella promozione con sconto 10% e vualà, esce a 12 euri. </p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-41536679512844337542022-09-30T18:39:00.002+02:002022-09-30T18:39:19.602+02:00Tappo a vite tutta la vita<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizT5atbCu_J6S9_NUNGGHJX_fgoaft8I5n6wjmenlsbbQjwP0zvBeEysJ4JsobgOMw1PKHtHF02q4-kMMH9fm2DzhW2v7PTPE_x0m-KmMpVzeEkR-hsrqi5lu3OU5jB6hi97xbXz4zcCng4-KKd6TU--4Frj6_lYhzT5f1fXbMTwC4cbNnNg/s1536/v.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1152" data-original-width="1536" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizT5atbCu_J6S9_NUNGGHJX_fgoaft8I5n6wjmenlsbbQjwP0zvBeEysJ4JsobgOMw1PKHtHF02q4-kMMH9fm2DzhW2v7PTPE_x0m-KmMpVzeEkR-hsrqi5lu3OU5jB6hi97xbXz4zcCng4-KKd6TU--4Frj6_lYhzT5f1fXbMTwC4cbNnNg/w400-h300/v.jpg" width="400" /></a></div><br />In <a href="https://www.ernestogentili.it/opinioni/sogno-di-fine-estate/" target="_blank">questo post Ernesto Gentili</a> ritorna su un tema mai abbastanza insistito, l'utilità del tappo a vite per avere vini esenti da imperfezioni, anche minime, che il sughero non riesce a garantire. E per dirlo con la forza che il concetto merita, Gentili aggiunge che:<p></p><p>«<i>più il vino costa più t’incazzi se non risponde alle attese per colpa del tappo.
E allora vorrei il tappo a vite sui vini “TOP”, non su bianchi, rosati e rossi d’annata. In fondo così si salvaguarderebbe la produzione del sughero e anche l’intelligenza dei consumatori. È l’ora di smetterla di appellarsi al magico rito della stappatura, di usare i sommelier solo per fargli annusare i tappi (possono fare ben altro) o di affermare che il pubblico non è ancora pronto per questo cambiamento. Basta, per favore!</i>»</p><p>Proprio così, col punto esclamativo: sarebbe ora davvero. <i>In the picture </i>lassù, alcuni vini col tappo a vite che ho in vendita, sempre troppo pochi secondo me.</p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-25377273092740000862022-09-21T11:36:00.003+02:002022-09-21T16:59:36.327+02:00Correlazioni spurie ma non troppo: nebbiolo e pinot nero<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYxqCtpYQ9Mgt97QSQDlHlcpOtYmcScb4zcS2pIslp-9Gn7yRouH6ium7q3dI-ymnP-iVhyTOtHUczfNLeDPkeLsrwqwS8cEFHlEgkyFIFGNo-1YVGi0Ghtzg88Tp5JWppGUyjDHzTiRUrs8CpfBYmWvPo05GjH1i11g7rgFyOgPl08CxfkA/s1500/corr.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1500" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYxqCtpYQ9Mgt97QSQDlHlcpOtYmcScb4zcS2pIslp-9Gn7yRouH6ium7q3dI-ymnP-iVhyTOtHUczfNLeDPkeLsrwqwS8cEFHlEgkyFIFGNo-1YVGi0Ghtzg88Tp5JWppGUyjDHzTiRUrs8CpfBYmWvPo05GjH1i11g7rgFyOgPl08CxfkA/w400-h266/corr.jpg" width="400" /></a></div><br />Negli ultimi giorni ho fatto due assaggi ravvicinati, il solito sistema del prelievo di scaffale ("vediamo un po' com'è") per verificare se quel che ho in vendita, per così dire, mantiene le promesse. Posto che sì, modestamente, il livello qualitativo delle due etichette in questione era più che eccellente, questo raffronto mi ha fatto ripensare ad un tipo di correlazione tra i due vitigni utilizzati, nebbiolo e pinot nero, che tendo a comparare volentieri, pure se queste uve generano vini ben diversi tra loro - al punto che questa correlazione si potrebbe definire spuria, cioè infondata, ma siccome questo sentimento ce l'ho da sempre, così senza vergogna, ora ne parlo. E a che servono i blog se non per narrare i fatti propri, ancorché poco gloriosi?<p></p><p><b>1. Langhe Nebbiolo 2020 Rivella, azienda Montestefano</b></p><p>Nel comune di Barbaresco c'è questa specie di culto per il vigneto Montestefano, che genera nebbioli formidabili e severi. Rivella ha vigneto solo in Montestefano, quindi produce due vini, e basta: il Barbaresco, e il Langhe Nebbiolo, una specie di <i>second vin</i> come direbbero a Bordeaux - tuttavia questo nebbiolo è secondo a nessuno. Già dal colore: la sua trasparenza è pura accademia del nebbiolo. I profumi sono segnati da ampiezza e finezza, c'è tanta materia, dalla terra bagnata al tartufo al pepe e potrei continuare, fino al rabarbaro e alla menta ma meglio che ci dia un taglio, tutto però accennato, leggiadro, tipo un soffio leggero. La bocca ha saldezza, entra sul palato con determinazione nebbiolesca, tannini e polpa. Fa un anno di legno grande, che non lo doma manco un po': ottimo adesso, chissà che diventa tra qualche anno. <br /><i>Prezzo in enoteca, 37 euro.</i></p><p><b>2 - Bourgogne Cuvée Gravel 2019, Claude e Catherine Maréchal</b></p><p>Borgogna, Côte d’Or, pinot nero: ho la vostra attenzione con poche parole, già lo immagino. Questo Bourgogne declinato in maniera inappuntabile nel suo terroir d'elezione conferma e supera ogni aspettativa: bello il colore nitido, profondo, al naso esibisce frutta nera, fiori. In bocca ha una morbidezza di frutto irresistibile, svelando una capacità di abbinamento spiazzante: bevuto assieme a tortilla con chili di carne e fagioli (la signora ha una cucina creativa) segna l'abbinamento più funambolico e trionfale della mia carriera recente. La speziatura e la sapidità della preparazione ha trovato nella morbidezza del frutto e nella bevibilità inarrestabile del vino un match sorprendente. <br /><i>Prezzo in enoteca, 37,90 euro.</i></p><p>Dove sta la correlazione? Certi nebbiolo, certi pinot nero, condividono grandezza e facilità di beva. È il genere di elemento gustativo che per me rende un vino grandioso: mettere assieme la profondità gustativa di grande soddisfazione con la leggerezza, l'apparente distacco. Alcune uve riescono bene in questo: nebbiolo, pinot nero. Nelle mani del produttore giusto, e questo lo diamo per scontato.</p><div><br /></div>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-90986161208220766142022-08-02T17:32:00.002+02:002022-08-03T12:32:25.021+02:00Rossese di Dolceacqua, se 50 anni vi sembrano pochi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnSPcvwWqWozAx7IptPwFGTRdfmjqq3vId4eJBPbQEYEvXFuJmK3LdnD2MXzXhu1MAmaV5tpqtzR6g9PZIJcoYnWFIxprzyv8sPtE7OWFSEX-6s_kW-Ts1qa9CVOpjujC9U9i9OiE2DYydE9_QzDmVgIB7bGIkzrnh19k8g4cM23m3G39fpA/s2048/iobevodolc.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnSPcvwWqWozAx7IptPwFGTRdfmjqq3vId4eJBPbQEYEvXFuJmK3LdnD2MXzXhu1MAmaV5tpqtzR6g9PZIJcoYnWFIxprzyv8sPtE7OWFSEX-6s_kW-Ts1qa9CVOpjujC9U9i9OiE2DYydE9_QzDmVgIB7bGIkzrnh19k8g4cM23m3G39fpA/w300-h400/iobevodolc.jpg" width="300" /></a></div><br />Il penultimo fine settimana di luglio 2022 me lo ricorderò per il caldo africano, come molti di voi, e per la ricorrenza festosa dei 50 anni dalla DOC del Rossese di Dolceacqua. Il 22, 23 e 24 luglio nonostante la calura torrida (s'è capito che faceva caldo?) nell'ameno paesino della Val Nervia ci sono state una <a href="https://www.visitdolceacqua.it/rossesedolceacqua50/" target="_blank">serie di iniziative</a> (cene, convegni, spettacoli, banchi di assaggio) che hanno degnamente ripercorso un periodo storico apparentemente lungo, ma comunque parziale: il Rossese a Dolceacqua è un fatto ancora più risalente dell'età della sua DOC. Questi racconti, narrazioni, storytelling - fatemi essere contemporaneo - hanno accompagnato queste giornate, assieme ai numerosi assaggi, quindi insomma non ci si lagna anzi grazie ai produttori di Dolceacqua che mi hanno invitato, manco fossi un influencer che danza su TikTok. E come direbbe pseudo Dante: per trattar del ben che vi trovai, dirò delle cose che vi ho scorte. <div><br /></div><div><b>Lo stato di molti assaggi (ad una cena) </b></div><div>Si dice sempre, non si pratica mai abbastanza: il vino si valuta a tavola. Per dirla bene, chi sa e chi ricorda cita Sangiorgi, "il vino è il ministro della tavola". Abbinato a preparazioni local estreme (tipo capra e fagioli), oppure a piatti delicati, il Dolceacqua dimostra una versatilità di abbinamento che non è facile trovare in altre denominazioni. A questo aggiungo che i numerosi assaggi hanno da subito presentato produttori altrettanto numerosi accomunati - e questo secondo me è rilevante - da livelli qualitativi costantemente alti, e vale pure per etichette meno note: per fare un semplice esempio, Maixei è una realtà cooperativa che produce tra l'altro Dolceacqua, e pure la cantina sociale non sfigura, anzi, mette nel bicchiere un rosso convincente, succoso, con la tensione e leggiadria tipica. Se mi passate il momento sciovinista, se sei enofilo e sei ligure non puoi che essere contento di verificare tutto questo. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg77UFOFi5vV-58NeOqJxXQLanG2UgG7EcrKjjVE2v5v9NiqXUx1mOXC6vWiv8a-nX0P0HTNyI7iJBdfbofgi10hy1ZSi_R9neu-4XzbgDjmW1iZIINbTv5mnvDGgmarB9sosrimdGlzvfaHCun2QWNbIKRqstfalX93s89JfKhKx88Gv-iug/s2048/convegno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg77UFOFi5vV-58NeOqJxXQLanG2UgG7EcrKjjVE2v5v9NiqXUx1mOXC6vWiv8a-nX0P0HTNyI7iJBdfbofgi10hy1ZSi_R9neu-4XzbgDjmW1iZIINbTv5mnvDGgmarB9sosrimdGlzvfaHCun2QWNbIKRqstfalX93s89JfKhKx88Gv-iug/s320/convegno.jpg" width="320" /></a></div><i><div style="text-align: center;"><i>La sala del convegno</i></div></i><div><br /></div><div><b>"No, il dibattito no!" (Pseudo Nanni Moretti) </b></div><div>“Il Rossese di Dolceacqua: ieri, oggi, domani” - Conferenza presso la sede dell’ex Comunità Montana, recita il programma di domenica mattina. Uno cita Nanni Moretti per un fatto politico, siccome la conferenza ha visto, purtroppo, una folta apparizione di personalità politiche regionali e nazionali, sulle quali chi scrive dovrebbe evitare di mugugnare per non apparire il solito guastafeste. Ma siccome io non so bene evitare questa, diciamo, funzione, devo dire: era meglio farne a meno. E non mi riferisco ai sindaci, che sono comunque rappresentanti politici che col territorio, per la loro funzione specifica, hanno a che fare. Mi riferisco ai capataz che hanno infarcito lunghe prolusioni di supercazzole come "fare sistema" e altre vacuità. Soprattutto, hanno evocato concetti difficili da maneggiare, come un supposto salvifico enoturismo di massa che, credetemi, collide con una DOC prodotta in quantità omeopatiche, su un territorio ristretto, in una regione in cui le infrastrutture che dovrebbero veicolare queste masse sono patetiche: sulla qualità disastrosa delle autostrade liguri c'è una vasta letteratura che spazia tra la fantascienza e il surreale, ma niente: si deve per forza indicare negli spostamenti massivi un tipo di veicolo promozionale decente, lasciando fuori dal discorso un'altra parolina, <i>sostenibilità</i>, che potrà essere utilizzata comunque in altri ambiti, con voluttuosa abbondanza. Vabbè, arrivati a questo punto della lagna uno dice "ma parliamo di vino che è meglio", ed in effetti la conferenza ha avuto pure momenti di notevole interesse, per esempio quando Matteo Gallello (autore su <a href="https://porthos.it/" target="_blank">Porthos</a>, <a href="https://www.verticale.wine/" target="_blank">Verticale</a>) ha parlato della versatilità di abbinamento del Rossese di Dolceacqua di cui sopra: dalla cucina locale, alle preparazioni semplici fino a quelle più complesse, citando anche cucine orientali e/o etniche. <br />Per chi lo desidera, ed è dotato di spirito di sacrificio, <a href="https://www.youtube.com/watch?v=hiT9DuG68ZU" target="_blank">ho caricato su Youtube il video intero della conferenza</a>, peraltro scippato dalla pagina Instagram degli organizzatori ma io continuo a preferire YT, sono antico.</div><div><br /></div><div><b>Ma parliamo di vino che è meglio</b> </div><div>Nel pomeriggio di domenica, sul tardi quando il calore era meno africano, in piazza a Dolceacqua c'erano un bel po' di tavoli di assaggio, con un buon numero di produttori, qualcuno anche poco noto e a me sconosciuto. È il genere di dettaglio che aumenta il mio interesse. Dopo aver assaggiato tutti, modestamente, potrei fare, anziché una lunga serie di appunti di degu, una specie di stato generale del Dolceacqua, sotto forma di classifica. Nel senso che: c'è un nocciolo duro di produttori, sempre quelli, che per me rappresentano l'eccellenza. Diciamo i primi cinque della classifica. C'è il gruppo degli inseguitori, altri cinque, che stanno facendo un ottimo lavoro. C'è un terzo gruppo, di nuovi, giovani, outsider, troppo piccoli per uscire dall'area produttiva, che lo stesso mi facevano dire ad ogni assaggio: ma che bravo, questo. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUlHv3Ko4DhU-V3FgTdlKZijU62vI_1CjcVlDu2t6bfIji5f4MDLIFq4lIOPFTbyVb4LnpD_n4SGygzTpSfI1p1tOFfo0AMIjejIjBvLaeUiU87tvCmQ8eqflGh_PPls3D4gGZZl0uQcfEXa_ByiwewCrPXMCaXeOZfYWMgpXZwk20Hzl9bg/s2048/banchi%201.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUlHv3Ko4DhU-V3FgTdlKZijU62vI_1CjcVlDu2t6bfIji5f4MDLIFq4lIOPFTbyVb4LnpD_n4SGygzTpSfI1p1tOFfo0AMIjejIjBvLaeUiU87tvCmQ8eqflGh_PPls3D4gGZZl0uQcfEXa_ByiwewCrPXMCaXeOZfYWMgpXZwk20Hzl9bg/s320/banchi%201.jpg" width="320" /></a></div><i><div style="text-align: center;"><i>L'allestimento in piazza/1<br /><br /></i></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvekCV3w-0kAJphCruj71Gre0RB-KTrCUmPTtwbd5iANGO2z_Yfb_rNfBXQ0qmQgIy_csuT11GgqIwDFGb425U6kJnGaahcurjdqVGM0eKykuZbli1tevenOOTN2-4PNErp2_hq6umyqVDKzFzjj5Zfrcu1riDRkVJhEEKSZKWro-ZSXFwFA/s2048/banchi%202.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvekCV3w-0kAJphCruj71Gre0RB-KTrCUmPTtwbd5iANGO2z_Yfb_rNfBXQ0qmQgIy_csuT11GgqIwDFGb425U6kJnGaahcurjdqVGM0eKykuZbli1tevenOOTN2-4PNErp2_hq6umyqVDKzFzjj5Zfrcu1riDRkVJhEEKSZKWro-ZSXFwFA/s320/banchi%202.jpg" width="320" /></a></div>L'allestimento in piazza/2<br /><i><br /></i></div></i><div><br /></div><div><b>I soliti bravi </b></div><div>Terre Bianche aveva il Dolceacqua classico 2021 che è riuscito, cosa per me alquanto strabiliante, a superare (forse) il mitico 2020 che venne prodotto usando anche le uve dei cru. Veramente un assaggio notevolissimo. Maccario Dringenberg forse non serve nemmeno presentarla, è una specie di rassicurante certezza. Non esiste una <a href="https://www.intravino.com/grande-notizia/menzioni-geografiche-aggiuntive-del-rossese-di-dolceacqua-nomeranze/" target="_blank">nomeranza</a> di quest'azienda che mostri mai anche un vago cedimento, l'esecuzione è perennemente precisa e giocata su quel mix di nettezza e fisicità che definisce questa DOC unica e desiderabile. Ka' Manciné è tra i miei preferiti perché - nel fare vini pur diversi dai primi due citati - è capace di inserire un profilo di personalità unicissimo che si ritrova nel bicchiere: un rosso zergo, appena burbero, e ugualmente succoso, dalla bevuta invitante. Lo stesso discorso si potrebbe fare per Testalonga Perrino, azienda stracult per la risalenza produttiva (il signor Nino Perrino ha cominciato a far vino ben prima della DOC) e stracult al cubo per la difficoltà a trovare in giro quest'etichetta, prodotta in quantità sempre troppo basse rispetto alla richiesta. Il vino peraltro ha una tensione tutta sua, più terra che frutto, e poi carne e sangue. Da bersi nella maturità, meglio, e del resto il banco di assaggio gestito da Erica Perrino ha consentito di sentire annate un po' indietro, e che festa, difatti. Tenuta Anfosso continua a dare prove notevolissime col Poggio Pini, ma in realtà era sufficiente l'assaggio dell'ultima annata del suo Rossese classico per avere subito la misura di un produttore arrivato, nel senso buono del termine intendo, cioè affidabile. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuMFP6LIZ6Tqu863D4264wkpg7AWSqFSJsbeeFAHI5Xf1x1s-p8n9LHFkeTc0MCpn7jOPu4dbCU3ojCcO9k2i-b8p1WQmy2IdbdKVTBRaCavNVPY9x6frL933YowwmWdDtBIGVx3wu4CowtANLHUvNnjtBU8K83-vMVlfkeQM83pnecyXXdQ/s2048/anfosso.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuMFP6LIZ6Tqu863D4264wkpg7AWSqFSJsbeeFAHI5Xf1x1s-p8n9LHFkeTc0MCpn7jOPu4dbCU3ojCcO9k2i-b8p1WQmy2IdbdKVTBRaCavNVPY9x6frL933YowwmWdDtBIGVx3wu4CowtANLHUvNnjtBU8K83-vMVlfkeQM83pnecyXXdQ/s320/anfosso.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Anfosso e le sue etichette<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW8JjW4OHDckqzVV_4a-2ekZ0XugH0o9SecixiQWkqEozh-eNQI1kcT9je4A6FTXy4khAFBLPFzUjkfUtfFQh5kK9zmghy1BkbtN4SVgGl4PGsRFl3KHr8W__f8tdliELYqPavTLfX3PvK8jUjMkSXpbRRtXPPKR30x_RduItfJrgsR_LnUw/s2048/perrino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW8JjW4OHDckqzVV_4a-2ekZ0XugH0o9SecixiQWkqEozh-eNQI1kcT9je4A6FTXy4khAFBLPFzUjkfUtfFQh5kK9zmghy1BkbtN4SVgGl4PGsRFl3KHr8W__f8tdliELYqPavTLfX3PvK8jUjMkSXpbRRtXPPKR30x_RduItfJrgsR_LnUw/s320/perrino.jpg" width="320" /></a></div>Quello che restava di Perrino, alla fine<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPhIUYqj4BdLpYv3L1fQikoEMACQl_b79oLm0B6XlYArckbpvJJhJkV2Ra1AvA1bAuVD83sgdlU7MmkIrM4M4X_2rVHCEmsPhAscahKqbnoE7to95o537N9aGjpC6sM5rHx0rF4z0J0MZqRoylUnUUZI0EngAZDE0nlhlMjf-SwPCHOjSisw/s2048/giovanna.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPhIUYqj4BdLpYv3L1fQikoEMACQl_b79oLm0B6XlYArckbpvJJhJkV2Ra1AvA1bAuVD83sgdlU7MmkIrM4M4X_2rVHCEmsPhAscahKqbnoE7to95o537N9aGjpC6sM5rHx0rF4z0J0MZqRoylUnUUZI0EngAZDE0nlhlMjf-SwPCHOjSisw/s320/giovanna.jpg" width="240" /></a></div>Giovanna Maccario e un magnum di Sette Cammini<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></i></div><div><b>Gli inseguitori</b></div><div>Qui devo andare un po' più veloce se no mi esce fuori Guerra e Pace (e inevitabilmente qualcuno lo devo tagliare) ma ci sono alcuni produttori che stanno mettendo in giro delle vere delizie, ogni anno che passa un po' di più. Applausi quindi per Mauro Zino con un Superiore Peverelli 2019 dritto e serissimo. Oppure Roberto Rondelli che con Arenaria 2021 prosegue nel segnare la via per la definizione del suo Rossese, coerente. Un altro 2021 memorabile, e piacevolissimo, è quello di Foresti, altro produttore che sta crescendo a ritmo sostenuto. E Gajaudo col Luvaira 2019, scusate il cru pazzesco verrebbe da dire, pure ben giocato col legno che qui a Dolceacqua pare sempre un'arma a doppio taglio. In coda ri-cito Maixei, esemplare cantina sociale che con cose come il Barbadirame Superiore 2019 mi fa pensare che, quando anche la cooperazione esprime risultati così alti, ebbene vuol dire che la denominazione intera ha raggiunto livelli encomiabili. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrrNccLGYgUTJSjM3MxbuOAaBhxyfPZhgIMHhXh2yBVX3qnfFufy1yM1ELGAo86Lwle59kdFbn0f8PWvq540t348pd9QGGfHNHgUImBxhFfj8v3w8l0ysPzNLM-52xz955XY51sHu_564SnpPr_YjL1hcQkA64CirVZG6FdYL8pfQgLuREUQ/s2048/peverelli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrrNccLGYgUTJSjM3MxbuOAaBhxyfPZhgIMHhXh2yBVX3qnfFufy1yM1ELGAo86Lwle59kdFbn0f8PWvq540t348pd9QGGfHNHgUImBxhFfj8v3w8l0ysPzNLM-52xz955XY51sHu_564SnpPr_YjL1hcQkA64CirVZG6FdYL8pfQgLuREUQ/s320/peverelli.jpg" width="240" /></a></div><i><div style="text-align: center;"><i>Il Peverelli di Mauro Zino<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhc-nvvkiYuOM3D4gD1_ZYfr-dyc4P6szdnc8WtHFPaV4KFfBfKjI01KIZuVz_BFCI_OqJcrjem6F_MBsgQJOGgVryJOB06NJV_rtgZ-4XIjyE5Db-7Cny0eFTlZzajEciMg3R8fSIO47tN6TCpZUk42vDzbU-S0_BqLv4y3KY1sIpZmOdPkA/s2048/arenaria.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhc-nvvkiYuOM3D4gD1_ZYfr-dyc4P6szdnc8WtHFPaV4KFfBfKjI01KIZuVz_BFCI_OqJcrjem6F_MBsgQJOGgVryJOB06NJV_rtgZ-4XIjyE5Db-7Cny0eFTlZzajEciMg3R8fSIO47tN6TCpZUk42vDzbU-S0_BqLv4y3KY1sIpZmOdPkA/s320/arenaria.jpg" width="240" /></a></div>Arenaria by Roberto Rondelli<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWh_dV70P-r863YrwSLm_rSYwKmo0VVDW-IiDVQbVy0lzIkaZxs5dyQ5WQ30kxpNrXt8K6t_2zebTMWL60oLJ_IczXqlmZOH3g1BoYFoRMZ26zQ86Noqts8SYyJtrnL1fUMzEpJpGicwtJsAe0nSmn5FCan-lCq5xCa_klQXfdZ-6lDsyT2A/s2048/gajaudo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWh_dV70P-r863YrwSLm_rSYwKmo0VVDW-IiDVQbVy0lzIkaZxs5dyQ5WQ30kxpNrXt8K6t_2zebTMWL60oLJ_IczXqlmZOH3g1BoYFoRMZ26zQ86Noqts8SYyJtrnL1fUMzEpJpGicwtJsAe0nSmn5FCan-lCq5xCa_klQXfdZ-6lDsyT2A/s320/gajaudo.jpg" width="240" /></a></div>"Luvaira", fa sempre piacere leggere questa nomeranza<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgP5XNsGdp932ayqo-vZ8e7c3YNn_rbHSMjPe4jTmTwuIycyBMHbj1mFMo9W1pVlrlz4QakAbVBxJROzv3Si0fKFc2poC-zbT-orEjtqDVw4rysBENC3DVIO38-dUM8l0CbpGTZwjb5KDMd7Kt_H26g3IYM_V8TtA2NriRWQK11NRI3g8hd1w/s2048/barbadirame.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgP5XNsGdp932ayqo-vZ8e7c3YNn_rbHSMjPe4jTmTwuIycyBMHbj1mFMo9W1pVlrlz4QakAbVBxJROzv3Si0fKFc2poC-zbT-orEjtqDVw4rysBENC3DVIO38-dUM8l0CbpGTZwjb5KDMd7Kt_H26g3IYM_V8TtA2NriRWQK11NRI3g8hd1w/s320/barbadirame.jpg" width="240" /></a></div>La bella etichetta di Maixei</i></div></i><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Attenti a quelli là </b></div><div>Adesso vi piazzo un paio di nomi, poi fate voi. Azienda Agricola Caldi, ettari tipo uno o due, assaggiato Superiore 2020 e Classico 2021, da comprare al volo. Piccolo problema: vino non ce n'è, quel poco è venduto localmente ad aficionados (e qui ometto gli improperi dell'enotecaro). Ascari col Dolceacqua 2021 promette benissimo, considerando che è poco più che un giovane esordiente, quindi again da tenere d'occhio. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPzZqF6ysrix5eq5lzdoqIJ7eV_efDbNj_mEoh8YFlGeObpjnG77FhPf7S_BL4BrypLqClEcq37SVNbMBLIJwYeYY_d4BM7aiuE84xr6HhnC1YQESdYWng9yLAhXmtKrXpNtfbX5uiAzwMO2HWDdzK-PkgyeTKF2i6knH9JY8OeMbMyHcNsg/s2048/caldi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPzZqF6ysrix5eq5lzdoqIJ7eV_efDbNj_mEoh8YFlGeObpjnG77FhPf7S_BL4BrypLqClEcq37SVNbMBLIJwYeYY_d4BM7aiuE84xr6HhnC1YQESdYWng9yLAhXmtKrXpNtfbX5uiAzwMO2HWDdzK-PkgyeTKF2i6knH9JY8OeMbMyHcNsg/s320/caldi.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Le etichette molto classiche di Caldi<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhl1sjriFcdoY4iPeMjzB12Gtg53Vi9v2bVYmd_0XsdlFmFQmexKcAD3CEN7A7pMcnMtTS1hhQQU8WtWBAr6YpmQWfWyT6-j3LB6Evb6awomP_nqQtR00MBeLBmpurwL0B6byClrIJGzK08aZ-jzoC-RFt_zFt3dXgNuPhHXnaeOBulqFVK4Q/s2048/ascari.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhl1sjriFcdoY4iPeMjzB12Gtg53Vi9v2bVYmd_0XsdlFmFQmexKcAD3CEN7A7pMcnMtTS1hhQQU8WtWBAr6YpmQWfWyT6-j3LB6Evb6awomP_nqQtR00MBeLBmpurwL0B6byClrIJGzK08aZ-jzoC-RFt_zFt3dXgNuPhHXnaeOBulqFVK4Q/s320/ascari.jpg" width="240" /></a></div>Ed ecco il giovane promettente</i></div><br /></div><div><br /></div><div><b>Gran finale, in giro per vigne</b></div><div>Lunedì mattina, camminata per Posaù e Luvaira in compagnia di Giovanna Maccario. Potrei ripetere che faceva caldo anzi caldissimo, ma arrivati lassù c'era chi, come il signor Dringenberg, in vigna ci stava lavorando, e allora che faccio: mi lamento, io, che facevo il turista? Del resto vedere quei cru storicissimi e prestigiosi con la guida di Giovanna è stato un fatto glorioso - che in fondo non era nemmeno così caldo, a ripensarci. Come direbbero quelli bravi, ora facciamo parlare le immagini, e da Dolceacqua è (quasi) tutto.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioFeIPrVQaxWwEI8ba6YAkYr6AbCkKHaIjMEql8-zOddDPH9XN02jYy6g8t8KFwHAqjmA9GA2LKLrwpImTbdMwBpFRiq-sSraZxalzGYCt_TfpzjljJxp2-g2W6VO0lUlN-aGLwsfuR0A742i0NVqhASQmcZVyEWV4RnGO9n1JFMWWtLn3Kw/s2048/vigne.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioFeIPrVQaxWwEI8ba6YAkYr6AbCkKHaIjMEql8-zOddDPH9XN02jYy6g8t8KFwHAqjmA9GA2LKLrwpImTbdMwBpFRiq-sSraZxalzGYCt_TfpzjljJxp2-g2W6VO0lUlN-aGLwsfuR0A742i0NVqhASQmcZVyEWV4RnGO9n1JFMWWtLn3Kw/s320/vigne.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Il mare è là dietro<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKLPWCTOK54mfoAL6RU1xl6oashzx3kUD-qj3yIXv7PMtTqw-iKNxV8UQjG_eKDr06IiBHPKUTyRAmdNXvq802VLcuE4DAOsft9p-VUvgDXYVu6TqVfdjyI2JjbILxe7Qw83JkiA8rqrenMlNfSAoKpAiMhbHP7ariOe0q0vaJ9U7WpmkgpQ/s2048/terrazze.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKLPWCTOK54mfoAL6RU1xl6oashzx3kUD-qj3yIXv7PMtTqw-iKNxV8UQjG_eKDr06IiBHPKUTyRAmdNXvq802VLcuE4DAOsft9p-VUvgDXYVu6TqVfdjyI2JjbILxe7Qw83JkiA8rqrenMlNfSAoKpAiMhbHP7ariOe0q0vaJ9U7WpmkgpQ/s320/terrazze.jpg" width="320" /></a></div>I terrazzamenti con la pietra a secco<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSgf5tKL3FzYn9A3rFF_Im_9rb-4tsb3SnJUhmTxVDv7NCBnYB2Mk5FJ0lLoB9rZ59kk_6EZ8JJCwsNQ5xKRtAcXQI7ydozsq22DcFBpkuXpZdkSKZcsIZaa7IBST8znqbI51gr_z7LcsGkGSxFLEFUwhjhQ5B8-Q9xzPbmlO0Ctcf0Mj38w/s2048/terrazze%202.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSgf5tKL3FzYn9A3rFF_Im_9rb-4tsb3SnJUhmTxVDv7NCBnYB2Mk5FJ0lLoB9rZ59kk_6EZ8JJCwsNQ5xKRtAcXQI7ydozsq22DcFBpkuXpZdkSKZcsIZaa7IBST8znqbI51gr_z7LcsGkGSxFLEFUwhjhQ5B8-Q9xzPbmlO0Ctcf0Mj38w/s320/terrazze%202.jpg" width="240" /></a></div>Altri terrazzamenti tra i filari<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjk9jx6QXRqCv56Z-nvmNO72NBhd0376mCcuxykTOltP1UaYK2ZppMgOszrOm8h-giHYLdZTQGOwUJRqT08LFkYd-QxGKPuCMH9qGPmIuqzgRV7OAE9Tes2gx2z74yxxCybYJ_SNjVqxnqv6A-Zgon4tA2iKxD0lV7J0LgEqbYdeLtXkEfpPA/s2048/siccita.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjk9jx6QXRqCv56Z-nvmNO72NBhd0376mCcuxykTOltP1UaYK2ZppMgOszrOm8h-giHYLdZTQGOwUJRqT08LFkYd-QxGKPuCMH9qGPmIuqzgRV7OAE9Tes2gx2z74yxxCybYJ_SNjVqxnqv6A-Zgon4tA2iKxD0lV7J0LgEqbYdeLtXkEfpPA/s320/siccita.jpg" width="240" /></a></div>Alcune piante che soffrono la siccità: quest'anno altrove l'azienda ha irrigato a goccia</i></div></div>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-72230568054196960682022-05-12T11:55:00.000+02:002022-05-12T11:55:59.321+02:00Della lenta fine di Facebook (sempre troppo lenta)<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTMDYLjSvUyj7x-tgwtsKIO6sJBwyQWD44fEDcw61xKbu7_DFYPxH2qLViqXy2o5bnd_5vTVY9h3VCoYtqqmT7iOb7AY5g7Is7PlsfTi-xSTo5TjWOqcu4WBItwxazmQG7xnQ3XRTZKvzIrZfl63V8cCrSbCydAAvdHY1U-WQMbW8SAGqDLQ/s1785/ma_cos.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1785" data-original-width="1073" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTMDYLjSvUyj7x-tgwtsKIO6sJBwyQWD44fEDcw61xKbu7_DFYPxH2qLViqXy2o5bnd_5vTVY9h3VCoYtqqmT7iOb7AY5g7Is7PlsfTi-xSTo5TjWOqcu4WBItwxazmQG7xnQ3XRTZKvzIrZfl63V8cCrSbCydAAvdHY1U-WQMbW8SAGqDLQ/w240-h400/ma_cos.jpg" width="240" /></a></div><br />La mia aziendina, come ogni aziendina che si rispetti, ha una pagina Facebook. Non ne sono molto contento. Potrei parlare per ore della cattiva qualità di quel social network - non che gli altri siano meglio, ma Facebook è ormai da tempo il peggio del peggio. E nemmeno mi dilungo sul perché, basterebbe leggere (o ricordare) le mille vicende al limite dell'intollerabile, dall'uso degli algoritmi che tendono a far uscire fuori il peggio delle discussioni a <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Cambridge_Analytica" target="_blank">Cambridge Analytica</a>, oppure le pubblicità demenziali. Fatto sta che, per quanto riguarda il mio profilo personale, l'ho abbandonato da tempo e con notevole piacere, quel che forse avete letto in giro è vero: se mollate Facebook guadagnerete tempo e salute mentale. E' anche il mio consiglio, adesso, e voi vedete un po'.<p></p><p>Comunque, mi ostino a tenere aperta la pagina dell'enoteca. Oggi ho provato a sponsorizzare un contenuto (dicono che la pubblicità sia l'anima del commercio) ma Facebook, o meglio Meta come dice di chiamarsi adesso (e pure qui glissiamo) mi ha presentato alcuni messaggi surreali come da immagine. A parte la "probabile violazione della normativa" relativa alla promozione di prodotti alcolici (e scusate, io avrei una legalissima enoteca), spicca l'assurdo "problema con il metodo di pagamento" per il quale avrei un insoluto di euro zero. Ma...</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZOVQdsw_5ApYzKwYecMVxXbKxOd9PRDK3tXzuvqQhV1mKYjeKhVrV5gf4yjGnQJmt6I1-qkdWK9_jMPZbQZAryk44DWx4Tdi3w0sKvcLJAUgKuFnLAdpGCWHKJ4IpUTx3n2s8xtfgn7yUDb0219UdoeSZUhsLWA3NdedjjnaNVv-yTMKqkw/s1029/lol.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="425" data-original-width="1029" height="165" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZOVQdsw_5ApYzKwYecMVxXbKxOd9PRDK3tXzuvqQhV1mKYjeKhVrV5gf4yjGnQJmt6I1-qkdWK9_jMPZbQZAryk44DWx4Tdi3w0sKvcLJAUgKuFnLAdpGCWHKJ4IpUTx3n2s8xtfgn7yUDb0219UdoeSZUhsLWA3NdedjjnaNVv-yTMKqkw/w400-h165/lol.jpg" width="400" /></a></div><br /><p>Ho provato a risolvere il problema e, ancora, mi sono scontrato con un buffo muro di gomma di autorisponditori che scrivono qualcosa come "non stiamo dietro a tutte le lamentele, vedi un po' nelle FAQ come cavartela". Comunque prova e riprova, forse l'ho spuntata. </p><p>Poi per caso oggi leggo <a href="https://www.wittgenstein.it/2011/09/19/schiavi-di-facebook/" target="_blank">questo post di Wittgenstein</a> (leggetelo, è divertente). Narra simili vicende di intoppi e casini vari. Ma la cosa più allegra è che si tratta di un post del 2011.</p><p>Ora, essendo io un utente anziano della rete, posso dire di aver visto iniziare, e finire più o meno drasticamente, svariati luoghi virtuali. Se vi dico che quando ho cominciato a usare Internet non c'era ancora Google, ho reso l'idea. Ebbene, non so quando Facebook smetterà una volta per tutte di essere un luogo di rilievo, ma è già tardi adesso. </p><p><i>Non condividerò questo post su Facebook, per qualche tipo di residua coerenza. E ugualmente, presto o tardi, ma è meglio presto, la mia aziendina chiuderà quella pagina.</i></p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-54820668331658648062022-05-02T16:21:00.003+02:002022-05-02T16:43:47.936+02:00Corsi e ricorsi: il mio prossimo corso di degustazione inizia tra poco<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDsbO4Is9xUihoDs6e-CmmChXfVAr651dKOYvDiCF_B3BCITZGo3Iz5Btome24k05lxsdpANGLHDbbWvxTP-XYbNBoff-FHPdf2sDnCQmL8o3osKVj82kJriVRMKkWF9oMXYpzAB8jul38YJsvHxVhInd7Lyv1jhOHN_-adZclSfdaKefB2w/s874/il-piacere-del-vino.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="874" data-original-width="626" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDsbO4Is9xUihoDs6e-CmmChXfVAr651dKOYvDiCF_B3BCITZGo3Iz5Btome24k05lxsdpANGLHDbbWvxTP-XYbNBoff-FHPdf2sDnCQmL8o3osKVj82kJriVRMKkWF9oMXYpzAB8jul38YJsvHxVhInd7Lyv1jhOHN_-adZclSfdaKefB2w/w286-h400/il-piacere-del-vino.jpg" width="286" /></a></div><br />Se io fossi attento all'ottimizzazione dei motori di ricerca dovrei titolare "Corso di degustazione in enoteca" e basta, ma siccome mi piace troppo essere zuzzurellone, si gioca con le parole.<p></p><p>Il prossimo corso che organizzo in enoteca è così: abbastanza divertente. <b>Si impara ad assaggiare il vino</b>, come veri professionisti, ma (giuro) non ci si annoia. Quindi ecco la notizia: dal prossimo martedì 24 maggio, per cinque martedì di seguito, ore 20,30, vi porto nel meraviglioso mondo della tecnica d'assaggio. Sono aperte le iscrizioni, e il costo complessivo è di euro 250. Nel prezzo è compreso un set da sei bicchieri da degustazione, un libro di testo (molto bello) "Il piacere del vino" edito da Slow Food, e attestato finale di partecipazione. La sede del corso è presso l'enoteca, Via Donizetti 92R a Genova, con posti limitati (massimo 12 partecipanti). E questo è il programma dettagliato:</p><p><b>Martedì 24 maggio. </b>Prima serata: full immersion di tecnica d’assaggio: analisi visiva – olfattiva – gustativa. Prime nozioni di tecnica, uso del bicchiere, e analisi sensoriale. Si assaggiano 4 vini alla cieca, cioè senza sapere cosa assaggiate. Un bianco fresco fruttato, uno maturo, e due rossi nello stesso modo.</p><p><b>Martedì 31 maggio. </b>Seconda serata: ripasso della tecnica d’assaggio sulle tre fasi complessive. Un po’ di storia: il modernismo degli anni novanta, l’affermazione del vino naturale. Riflessioni sui cambiamenti nella percezione del gusto. Nuovamente 4 vini in cieca, sempre 2 bianchi + 2 rossi. </p><p><b>Martedì 7 giugno</b>. Terza serata: ultimo ripasso sulla tecnica, approfondimenti su abbinamenti, cantina personale, il vino a tavola. Capitolo sui difetti: quali, come riconoscerli. Regioni vitivinicole. 4 vini in cieca, tutti con bollicine.</p><p><b>Martedì 14 giugno.</b> Quarta serata: il corsista ha sviluppato la capacità critica, quindi spazio all’assaggio, che sarà un po’ più difficile in quanto costituisce un primo test degli strumenti finora in possesso. I vini speciali, spumanti, etc. Regioni vitivinicole/2. 4 vini in cieca, tutti dello stesso colore.</p><p><b>Martedì 21 giugno.</b> Quinta serata: prosegue la serie di assaggi impegnativi, riepilogo definitivo. Il concetto di maturità e affinamento, il ruolo del tempo. 6 vini in cieca, 3 bianchi e 3 rossi, in diverse fasi di maturità.</p><p>Per iscriversi: <a href="mailto:fiorenzosartore@gmail.com">email</a>, oppure una telefonata in stile old economy allo 010 6531544, ma anche 347 5566554 (pure Watsapp, vabbé).</p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-64322312424039446232022-04-19T11:06:00.000+02:002022-04-19T11:06:24.518+02:00Sul vino naturale, e sulla tecnica d'assaggio<p>Il mondo del vino naturale è stato spazzato dall'ennesimo venticello di bufera sorto dopo le dichiarazioni del <a href="https://www.viniveri.net/" target="_blank">Consorzio ViniVeri</a> riportate da <a href="https://www.intravino.com/primo-piano/i-molti-spunti-che-offre-il-nuovo-manifesto-di-viniveri/" target="_blank">Jacopo su Intravino</a>. Alle osservazioni di Jacopo si aggiunge <a href="https://vinoestoria.wordpress.com/2022/04/19/ancora-sul-vino-vero-o-naturale-le-luci-e-le-ombre-di-un-nuovo-manifesto-di-nicola-perullo/" target="_blank">Pietro, che sul suo blog ospita l'intervento di Nicola Perullo</a>. Letture lunghe, ma ci sta, quando si spacca il capello in quattro si abbonda parecchio nel descrivere i perché e i percome. Per quanto mi riguarda, a parte la personalissima pensata "era ora", direi anche (scusate) "io l'avevo detto". Comunque, trovate il tempo di leggere tutto, perché a mio modo di vedere si segna una svolta nel dibattito.<br /><br />C'è poi, per me, una doppia utilità, visto che mi appresto a mettere su il solito mini-corso di tecnica d'assaggio dedicato ai clienti dell'enoteca. Oggi, se si parla di educazione al gusto, è davvero necessario avere chiaro quanto l'avvento del vino naturale abbia sovvertito la liturgia dell'assaggio - e pure qui, potrei dire: era ora.</p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-52605702659345123202022-03-03T10:59:00.000+01:002022-03-03T10:59:54.357+01:00E stavolta si chiude per un mesetto almeno<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgsTt7V72LMbJsohzuxLiqC9pvN8mVSLxS_7o8SwyF9tR2-rUiML2LZGkgP_70apadGw1xGUgyiTkKI0Pfrkx1vJAkrbfxeDjZ9i9AJbl59LethX7VD8yu7nhEXl4pJk9Nck7Kei2yLwnagzynzSxcOvKmAzZ6FGRwKEPOMlTBZ193kSq7WfA=s5120" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3840" data-original-width="5120" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgsTt7V72LMbJsohzuxLiqC9pvN8mVSLxS_7o8SwyF9tR2-rUiML2LZGkgP_70apadGw1xGUgyiTkKI0Pfrkx1vJAkrbfxeDjZ9i9AJbl59LethX7VD8yu7nhEXl4pJk9Nck7Kei2yLwnagzynzSxcOvKmAzZ6FGRwKEPOMlTBZ193kSq7WfA=w400-h300" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>Chi l'avrebbe mai detto che avrei appeso un cartello così verboso, tanto lungo che pare un post? Però ci tocca, siccome martedì 8 marzo si parte per una simpatica operazione di protesi totale del ginocchio, in quel di Novara, nientemeno (un posto più lontano non c'era, per questo scalcinato SSN). Quindi ecco la comunicazione di servizio: <b>da martedì 8 marzo l'enoteca è chiusa</b>, e riapre boh, non so esattamente quando: tra ricoveri e riabilitazione ci vorrà almeno un mese. <p></p><p>Si tratta di una cosa che rimandavo da molto, conseguenza peraltro di un vecchio incidente al mio ginocchio destro - anzi, siccome i blog hanno memoria perenne (mica come quella fetenzia di Facebook) <a href="https://vinotecaonline.blogspot.com/2005/12/la-vita-quello-che-ti-capita-mentre.html" target="_blank">questo è il post che narrava l'evento traggico</a> (due gi), che in definitiva è all'origine dei fatti odierni. </p><p><b>Domani, che è venerdì 4 marzo, sarò già assente per visite preliminari. Ultimo giorno in cui resto aperto è sabato 5 marzo</b>, a bottega io stappo qualcosa, semmai chi passa beve con me. Resta la posta elettronica e Whatsapp per comunicazioni veloci, e ci si rivede, prima o poi.</p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-86137630141932810872022-02-26T11:28:00.003+01:002022-02-26T11:28:52.916+01:00Cose da leggere, proprio oggi<blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><p style="text-align: left;">"Niente sarà più come prima nell’Antropocene. Nemmeno la vigna che ho davanti agli occhi. Nemmeno i vini che ne verranno fuori. Non ci sarà alcun grand-cru classé a poter resistere a questa sovversione e qualunque idea di un terroir immobile, cristallizzata dentro disciplinari, pensata per la protezione di vitigni o parcelle indifendibili, è destinata a franare. Con buona pace di ogni sovranità immaginata dentro ai muretti a secco dei clos".</p></blockquote><p style="text-align: left;"><i>L'ha scritto Corrado Dottori (e dovrei aggiungere: ovviamente), in un post che si intitola <a href="http://ladistesa.blogspot.com/2022/02/la-guerra-in-ucraina-vista-da-una-vigna.html" target="_blank">La guerra in Ucraina vista da una vigna</a>.</i></p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-84636733860376632812022-01-18T10:54:00.001+01:002022-01-18T10:55:53.901+01:00Si fa presto a dire nebbiolo<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjvgRtyxocyKSsK9ppGccmsAjD-w5j1VXhsjkXO9je7VRTvg9BGmUHHWZruTmMdEHh_g0MQVtR5xIcNSoVHn2RkC2KwP3U9NrjbN1bYsU-W08kJ5BuQD-9QhTW8u44-1wMnExMF0A0Dwsx500jJaAvi4m7nzEfm1Ejo8WtowpYD67doRxGD2Q=s697" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="523" data-original-width="697" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjvgRtyxocyKSsK9ppGccmsAjD-w5j1VXhsjkXO9je7VRTvg9BGmUHHWZruTmMdEHh_g0MQVtR5xIcNSoVHn2RkC2KwP3U9NrjbN1bYsU-W08kJ5BuQD-9QhTW8u44-1wMnExMF0A0Dwsx500jJaAvi4m7nzEfm1Ejo8WtowpYD67doRxGD2Q=w400-h300" width="400" /></a></div><br />E' martedì, si torna dalla gita aziendale per vigneti del fine settimana. Domenica e lunedì sono trascorsi veloci, tra una cantina e l'altra, e questa volta la meta era la Langa dei Barolo e Barbaresco. E' stato un ripasso molto utile, anche, per ridefinire un concetto probabilmente mai abbastanza ripetuto: il terroir fa la differenza. E non mi riferisco tanto al generico concetto di territorio langhetto, quanto proprio alle microzone, quello che in termine tecnico si chiama Menzione Geografica Aggiuntiva e in Francia si chiama cru, cioè il nome della vigna, della micro particella che a parità di vitigno (si parla di nebbiolo) ogni volta è in grado di restituire un vino profondamente diverso a seconda della particella.<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEisI0zgg7Xfmj_md-ogbJz1PEba9mbbKWKbcpQcMurkS05JHGYsAq6JQzFMuw_EqeIs3hFrH8qcl3dRRh2NDuV0yRebawCyA6vTJ-hlU3pEZNy285V3O6-6RuQW59uidAg_mlHagjMAhQyVIVgJyJAQhp8I5f9JO40Pup5HXmUSXNIGVLGedQ=s697" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="523" data-original-width="697" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEisI0zgg7Xfmj_md-ogbJz1PEba9mbbKWKbcpQcMurkS05JHGYsAq6JQzFMuw_EqeIs3hFrH8qcl3dRRh2NDuV0yRebawCyA6vTJ-hlU3pEZNy285V3O6-6RuQW59uidAg_mlHagjMAhQyVIVgJyJAQhp8I5f9JO40Pup5HXmUSXNIGVLGedQ=w400-h300" width="400" /></a></div><i><div style="text-align: center;"><i>Gli assaggi con Francesco Principiano, in cantina</i></div></i><p>In effetti si fa presto a dire nebbiolo - come quando uno entra in enoteca e dice: dammi un nebbiolo. Certo, quale? Come lo preferisci? Fresco e giovanile, scattante e beverino, o magari complesso e austero? Perché basta poco, bastano poche centinaia di metri e un versante, una riva, con una diversa esposizione e suolo: tutti fattori che generano vini molto distanti tra loro, nella percezione e nell'assaggio. Poi certamente influisce lo stile del produttore, cioè il progetto di vino che il produttore ha in mente, e che assieme al terroir compone quel che versiamo nel bicchiere.</p><p>A questo proposito basta confrontare due vini con stessa denominazione e annata, da due vigne diverse, ed ecco fatto: due vini totalmente differenti, e comunque notevolissimi, in ragione dell'assaggio. Quindi cominciamo il tour.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjpvz7e5rweQM71Ekrt19ylhJyfaPry_JVAg-ORrJnpX2ZZP0wOuCG3AunFwKLhVgR7chnjvmnZKqRRRQnjRcvZMU0SMxi_oygra-Q1LMjxKZ2-Kufg3PpFpw3QWLciTI1sUZ8ydKERaf8G2JoIAF8UXxhrxv31b56CXQd1i3pJhtdTnqEbLA=s523" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="523" data-original-width="392" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjpvz7e5rweQM71Ekrt19ylhJyfaPry_JVAg-ORrJnpX2ZZP0wOuCG3AunFwKLhVgR7chnjvmnZKqRRRQnjRcvZMU0SMxi_oygra-Q1LMjxKZ2-Kufg3PpFpw3QWLciTI1sUZ8ydKERaf8G2JoIAF8UXxhrxv31b56CXQd1i3pJhtdTnqEbLA=w300-h400" width="300" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Le due etichette di nebbiolo Principiano</i></div><p><b>Langhe Nebbiolo 2020, Giuseppe Principiano<br /></b>Siamo nel comune di Monforte, area Barolo, e questo nebbiolo è in sostanza il vino cadetto dei poderosi Barolo aziendali. Ha esattamente la tensione e il vigore di quell'uva, di quel terroir, esibisce un bel tannino fiero e quella specie di immediata soddisfazione che ti fa dire: eccolo qui, il nebbiolo da Barolo. Solo affinamento in acciaio, ora al naso ha un floreale molto invitante e un'eleganza nobile, compassata. In enoteca costa 14 euro (ma è una specie di offerta momentanea, direi di accorrere, ecco).</p><p><i>Da Principiano assaggerò anche la versione affinata in legno dello stesso nebbiolo, vendemmia 2018 - qui la maturità ha aggiunto ulteriore complessità e finezza. Si tratta di una curiosa versione dedicata, precisa il produttore, quasi esclusivamente al mercato straniero. Manco a dirlo, ne ho voluto un po' per me, e in enoteca cosa sui venti euro. </i></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjMUUZLYDilhDBo_riMJ1_XCF5vs79NM3z0Bn3anXtXOUBtBnRmBu1JrrTY8JvnVhsCySHt7OXh-AKaGIlZqXdKmw8qdiQy-9fT_rcKmQZKtvIypcvkoy20QQhaPQs7w52cXQ-vGWnXnG3PvunV5JTQTTJ_kaOnTyDEA2u83ubvPdvlP7dIIQ=s775" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="581" data-original-width="775" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjMUUZLYDilhDBo_riMJ1_XCF5vs79NM3z0Bn3anXtXOUBtBnRmBu1JrrTY8JvnVhsCySHt7OXh-AKaGIlZqXdKmw8qdiQy-9fT_rcKmQZKtvIypcvkoy20QQhaPQs7w52cXQ-vGWnXnG3PvunV5JTQTTJ_kaOnTyDEA2u83ubvPdvlP7dIIQ=w400-h300" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Il vigneto Montestefano, fuori dalla cantina di Teobaldo Rivella</i></div><p></p><p><b>Langhe Nebbiolo 2020, Serafino Rivella</b><br />Di Rivella <a href="https://www.intravino.com/assaggi/il-barbaresco-montestefano-1987-di-baldo-rivella-e-ancora-un-ragazzo/" target="_blank">scrissi annorum fa su Intravino</a>. Qui ci troviamo nel comune di Barbaresco e soprattutto siamo in pieno cru Montestefano, uno dei vigneti storici dell'area, famoso per dare nebbioli possenti, profondi, dalla longevità pazzesca. Otto mesi di legno grande per un rosso quasi cupo nella sua austerità, forse è la suggestione dell'assaggio ma ci trovi la terra che sa di tartufo, i capperi, la menta, e la frutta nera arriva dopo un bel po' - e in bocca è solenne, maestoso, ha la grazia voluminosa dei grandi. Il prezzo in enoteca, 34 euro, riflette la microproduzione (due ettari in totale) e comunque lo stellare livello di artigianalità che è tipico di questo produttore cult.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh1Ws4DkKMVlqvqes50x279aIOpgH2O4XPojA6wu9VROOFj7dpj3p-odWyBwQB6i43cYCWpKAQX05RaRRDjjNQVw5kazGG37MgcP3KBu3EjUV_T-a_VMYisD0OSrQpL5nRUqZ3cQdbsGRNL1C3pNp_6acl11u83VtQaqZmYqfxDXQRnnoxyOA=s697" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="523" data-original-width="697" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh1Ws4DkKMVlqvqes50x279aIOpgH2O4XPojA6wu9VROOFj7dpj3p-odWyBwQB6i43cYCWpKAQX05RaRRDjjNQVw5kazGG37MgcP3KBu3EjUV_T-a_VMYisD0OSrQpL5nRUqZ3cQdbsGRNL1C3pNp_6acl11u83VtQaqZmYqfxDXQRnnoxyOA=w400-h300" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Piccoli produttori, piccole cantine: quella di Rivella, per esempio</i></div><p>In conclusioni vini molto diversi, anche nei prezzi come si vede, ma tutti molto adatti a rappresentare le infinite sfumature di qualità che può raggiungere questo vitigno. Si torna a casa con la percezione precisa di aver solo sfiorato questa complessità, e col desiderio di tornare, per studiare ancora un po'. </p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-21869917215160133982021-11-25T10:09:00.003+01:002021-11-25T10:09:48.544+01:00La solitaLa solita, bella e profonda, riflessione sul vino - naturale ed altro - di <a href="https://ladistesa.blogspot.com/2021/11/appunti-sparsi-noi-la-vendemmia-2021-i.html" target="_blank">Corrado Dottori</a>. "Solita" si fa per dire, ad averne di osservatori così. Dove si legge tra l'altro:<div><br /></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: left;">"Eppure oggi l'esplosione stile supernova del "naturale" e il suo enorme successo mi sembrano in gran parte una rappresentazione già vista, vecchia. Con tutte le sue narrazioni, i suoi selfie, le sue forzature, le sue bottiglie feticcio, i suoi influencer, il suo circo e i suoi circoli e le sue falsità belle e buone. Proprio nel momento in cui i nodi della catastrofe ecologica che ci circonda vengono definitivamente al pettine, proprio quel mondo, il nostro mondo, balbetta parole come "sostenibilità" e "biodinamica" ma in fondo in fondo è del tutto silente. E politicamente ininfluente". </div></blockquote>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-91430898206408442892021-11-23T09:56:00.000+01:002021-11-23T09:56:19.197+01:00Life hacking: come aprire le bottiglie vecchissime (à la Mario Pojer)<p>Questa tecnica di apertura di bottiglie ultra arcaiche richiede, peraltro, un caminetto e una pinza da fabbro (da qualche parte ne abbiamo tutti una) ma - scherzi a parte - è straordinariamente efficace. Se non altro, notevole da vedere quindi ecco Super Mario all'opera.</p>
<iframe width="453" height="280" src="https://www.youtube.com/embed/rvPJne82Ikw" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen></iframe>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-69394490246970626512021-11-03T13:46:00.000+01:002021-11-03T13:46:14.649+01:00Si sta come d'autunno le fiere del vino<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiy8ocU5R5DUSnX8mWrTFIr5mJonN68glG6gWRRSy4w51xfpl7Bcuf0ofz4_5V-mJpnwdHL5GPtj83pjz_ql06UlAvcDyFBR592nrJX7gW8ZFjQ4n7otTW8PPaS_clMHMX0DGjk/s599/vdv.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="443" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiy8ocU5R5DUSnX8mWrTFIr5mJonN68glG6gWRRSy4w51xfpl7Bcuf0ofz4_5V-mJpnwdHL5GPtj83pjz_ql06UlAvcDyFBR592nrJX7gW8ZFjQ4n7otTW8PPaS_clMHMX0DGjk/w296-h400/vdv.png" width="296" /></a></div><br />Il ritorno alla normalità passa per il ritorno alle fiere vinose. Già dissi che mi mancano, e ora rieccole, che si fa? Ci si lamenta che piove, che il posteggio è difficile, che non ti danno l'accredito? Ma ci mancherebbe. Va tutto benissimo, anzi.<p></p><p>E' tornata Fornovo, la fiera denominata <a href="https://vinidivignaioli.com/" target="_blank">Vini di Vignaioli</a>, ma conosciuta ovunque come <i>Fornovo</i> e basta. Ora però si tiene a Varano de' Melegari, nei dintorni, quindi non sappiamo più come chiamarla. Essendo conservatori continuiamo tutti a dire <i>ci vediamo a Fornovo, ma in quell'altro paese, comesichiama</i>. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVQRgzSeH21Gja4JbamaTNl7ihTB2jpWgj0RF2DGgshVgLqMUE_u6O2ErnjQXk53CTfr0JztfEqhRZ7GrhDEA-s4NCkYCBu3awSbI7OpuCi_c3ioG_C4EqWNS8w76QzK5H4-bH/s802/ops.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="434" data-original-width="802" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVQRgzSeH21Gja4JbamaTNl7ihTB2jpWgj0RF2DGgshVgLqMUE_u6O2ErnjQXk53CTfr0JztfEqhRZ7GrhDEA-s4NCkYCBu3awSbI7OpuCi_c3ioG_C4EqWNS8w76QzK5H4-bH/w400-h216/ops.png" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Il distanziamento era migliorabile, ma che ci vuoi fare.</i></div><p>Nuova location decente, tempo ùrendo, da quelle parti quando non piove c'è freddo e/o la nebbia. Ma appunto, è bello ritornare ai grandi classici.</p><p>Gli assaggi sono stati interessanti, alcuni anche molto piacevoli, essendo quello il giro dei vini naturali la percentuale è sempre: 20% buoni, 80% non li capisco. A voi ggiovani invece piacciono così, brettati e volatili, che ci possiamo fare? Passerà pure 'sta moda del "facciamoci del male", per come la vedo siamo nel mezzo di una nuova forma di standardizzazione del gusto: colore opaco, nota acetica, mela acerba, qualche strano tannino, giudizio finale "boh". (E questa era la descrizione standard di un assaggio bianco).</p><p>Peraltro c'erano cose buonerrime. Afferro gli appunti e trascrivo a caso, tra parentesi i punteggi tanto per fare il bastian contrario.</p><p><b>Cascina Boccaccio</b> ha centrato di nuovo il suo succoso Celso Zero (88), dolcetto con una breve macerazione carbonica che enfatizza il frutto (bella sta descrizione tecnica, eh?). </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKYXSg7JKu75vuxTJKAMQQVLg-zl5FOlPa6fC5hwypVzW2Whfb2_rohzPilTKOefveDjE77XqLd_xhGlO8f2PfHKGVau0YDY4sp_NmYDNaFvCWNB6V1MAL3Je0Pjz0cqyBYM23/s768/ovadesi.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="425" data-original-width="768" height="177" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKYXSg7JKu75vuxTJKAMQQVLg-zl5FOlPa6fC5hwypVzW2Whfb2_rohzPilTKOefveDjE77XqLd_xhGlO8f2PfHKGVau0YDY4sp_NmYDNaFvCWNB6V1MAL3Je0Pjz0cqyBYM23/s320/ovadesi.png" width="320" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Ah, questi ovadesi, quanto ci piacciono.</i></div><p><b>Podere Borselli</b> mi ha fatto conoscere Ostro, un bel vermentino 2016, (apperò) pieno di frutta bianca e in bocca personale, morbido eppure fresco (87). <b>Cascina Corte </b>molto sugli scudi con quasi tutto, il migliore è forse il Dogliani Superiore 2017, potente, stratificato e austero (87+), e belle le cose in anfora. Anche <b>Andrea Occhipinti</b> ha messo in fila solo cose encomiabili, il mio preferito resta Alea Viva 2020, naso di rose e spezie, bocca saettante (88+). Tra i primi della classe (ri)spicca <b>Marco Sara</b>, l'assaggio del suo Erba Alta 2016 (89) è stato tra i top dei top, naso mooolto (con tre o) complesso, bocca suadente e vivida. Altro meritevole è <b>Sedilesu</b> che traccia la linea di definizione del concetto cannonau, tutti molto buoni, e centra il primato con un incredibile Perda Pinta 2019 (89) che a dispetto di una gradazione alcolica esorbitante, 17°, è un bianco che vola altissimo, aitante come uno sparviero sardo (ci sono gli sparvieri in Sardegna? Non so). </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWAFHdXixnSJ26GRB5hfXKT1SPCP9FlNmY3MsH6Ux3jKfQ80neTC4BSEcYia-B6syZydxkYGUShpHicej_2xQh2EMXvqTQ0Ylv1VnzAmmVPku62WnjtFzolVXIuiTP3-iszyT-/s643/marra.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="397" data-original-width="643" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWAFHdXixnSJ26GRB5hfXKT1SPCP9FlNmY3MsH6Ux3jKfQ80neTC4BSEcYia-B6syZydxkYGUShpHicej_2xQh2EMXvqTQ0Ylv1VnzAmmVPku62WnjtFzolVXIuiTP3-iszyT-/w400-h248/marra.png" width="400" /></a></div><i><div style="text-align: center;"><i>Pure le etichette di Francesco Marra erano piene di stile.</i></div></i><p><b>Francesco Marra</b> aveva due spettacolari rosati da primitivo e negroamaro (87+ tutti e due), nonché due rossi dalle stesse uve, di una precisione encomiabile - e non solo, erano pure una delizia. Salto ogni recensione di <b>Stefano Amerighi</b> semplicemente perché la perfezione esecutiva del suo syrah cortonese non è più una notizia da annorum.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLBbqDpMIy_1xggyAoFDa8wjaSxNROI3vnNBvYq72-lrV5stscCYf-2aMne0jjfCAfn3dHWTvDWQQyX6_VtFsINq0Y5dRLQysSkR-JLXKqWhE3cbtxB1Hb56bc3qpYs3x-xMCd/s511/amerighi.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="511" data-original-width="406" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLBbqDpMIy_1xggyAoFDa8wjaSxNROI3vnNBvYq72-lrV5stscCYf-2aMne0jjfCAfn3dHWTvDWQQyX6_VtFsINq0Y5dRLQysSkR-JLXKqWhE3cbtxB1Hb56bc3qpYs3x-xMCd/w318-h400/amerighi.png" width="318" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Notizie che non lo erano.</i></div><p>E direi che ci possiamo fermare qui, che sennò si fa lunga. E siccome le fiere ricominciano davvero, pure qui si prepara qualcosa, torna <a href="https://www.vinnatur.org/events/vinnatur-genova-2021/" target="_blank">Vin Natur a Genova</a>, i prossimi 21 e 22 novembre: ci si (ri)vede là.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSlMdbQr3Q7e9Zq3jPpCJx_xJ1mfNyQVVk_FDYbMo8B4IesTYAqf7TuAkPzmbWp1dyzZ8L8WmqCRorPPhjPIW7do4d7IXTlraU6wnwa2cirxAedP1e3UXagsh8gghIX0TngLZx/s1599/vinatur.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1599" data-original-width="1131" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSlMdbQr3Q7e9Zq3jPpCJx_xJ1mfNyQVVk_FDYbMo8B4IesTYAqf7TuAkPzmbWp1dyzZ8L8WmqCRorPPhjPIW7do4d7IXTlraU6wnwa2cirxAedP1e3UXagsh8gghIX0TngLZx/w452-h640/vinatur.jpeg" width="452" /></a></div><br /><p><br /></p><div><br /></div>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-83801440716443548572021-10-16T18:41:00.000+02:002021-10-16T18:41:15.980+02:00Il sauvignon friulano di Ferlat sfugge ad ogni tentativo di incasellamento<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMS5mQ67Ba-OiRboU2hLfMYx1P5LgPsSExZ1hGJDH4uCrdRAJLOVbKuJxjuXYS2MI3QjHmZsNMSAU03qzzjdzlMHxlO2YBp5ZdsAOdxz_Dpyd4yQcTrLLkwXnFd02ccj2njjko/s1050/Ferlat.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1050" data-original-width="880" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMS5mQ67Ba-OiRboU2hLfMYx1P5LgPsSExZ1hGJDH4uCrdRAJLOVbKuJxjuXYS2MI3QjHmZsNMSAU03qzzjdzlMHxlO2YBp5ZdsAOdxz_Dpyd4yQcTrLLkwXnFd02ccj2njjko/w335-h400/Ferlat.jpeg" width="335" /></a></div><br />Il titolo contiene già il post quindi chiudiamola qua.<p></p><p>Eh no, era uno scherzo, che, ci eravate cascati? E invece ecco, svolgimento: in enoteca mi piace aprire bottiglie a random, soprattutto tra i nuovi arrivi, e assaggiare coi clienti. Fossi uno serio direi <i>free tasting</i> per la <i>customer satisfaction</i>. Oggi è toccato al <b>Sauvignon Venezia Giulia 2019 di Ferlat</b>. L'ho acquistato sull'onda del ricordo, nel senso che ricordavo assaggi di quel produttore in un tempo un po' troppo remoto - per cui urgeva il ripassino.</p><p>Quando apri un sauvignon giovane hai qualche legittima aspettativa, pensi di trovare un bianco secco, dritto e acido, col tradizionale corredo aromatico un po' esorbitante e sparato di foglia di pomodoro. In un certo senso lo speravo, perché è il tipo di assaggio ludico da cliente del sabato mattina ("dai che ci facciamo l'aperitivo già che sei qui").</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1mhwwNpa7CMBnihEBh8iu1IkVAXWW8UyEI26LHzP06RKP4diDfJLoGZWMCWoP_CwchkjiLJsJXDvBZxkivwFpmC2AgNOf9bf8n1A0ChMpEcOodC5Ai44GqIrEhZs5bWeEy-F4/s882/retro.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="641" data-original-width="882" height="291" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1mhwwNpa7CMBnihEBh8iu1IkVAXWW8UyEI26LHzP06RKP4diDfJLoGZWMCWoP_CwchkjiLJsJXDvBZxkivwFpmC2AgNOf9bf8n1A0ChMpEcOodC5Ai44GqIrEhZs5bWeEy-F4/w400-h291/retro.jpeg" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><i>Più che una retro etichetta, un'etichetta bislunga</i></div><p>E invece, tac, lui (quel sauvignon) ci ha fatto la sorpresona: niente di tutto quello. Anzi, ora che è pomeriggio tardi e in enoteca è passata un po' di clientela, tutti ci siamo chiesti: ma che razza di sauvignon è? Niente pirazine aromatiche che fanno i fuochi artificiali, ma piuttosto la frutta a pasta gialla, tipo pesca molto matura, anzi succo di frutta alla pesca su base alcolica. In bocca poi ti lascia stupefatto: va be' vena acida, ma anche tono morbido, tipo (quasi, ma non credo, lo dico per dare l'idea) residuo zuccherino. E poi siccome non ne vuole sapere di incasellarsi in nessun modo, finisce con un amarino tipo mandorla. Ma che diav? Hai l'impressione di aver bevuto un cocktail alla frutta tropicale però buono, ecco, spiazzante. A fine giornata ne ho un po' nel bicchiere, ogni tanto ci ripasso su il naso e ci trovo altre sensazioni. Nessuna facilmente incasellabile. Bravo Ferlat.<br /><br /><i>Il <a href="http://www.ferlatvini.it/" target="_blank">sito di Ferlat</a> al momento è in costruzione. Comunque: produttore molto naturale, cinque ettari a Cormons (Gorizia). Prezzo sui 18 euri.</i></p><p><br /></p>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8338315.post-19879819666371863392021-10-06T11:19:00.003+02:002021-10-06T11:22:20.018+02:00Etna Rosso e vini montanari, nel senso buono del termine<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgl6IhlHF39QZ8ZC7ak37wfEr8D1tg3ziB6dsj3IgLOa3sn1C2WDh3JiCa9rXO2lsrieG9aOME70P0QqMjNpisvRMGcrCpdUO5I_o9IlCH937jYyo_hOjVhI6hwl6BJnPqqLaqm/s1024/ripiddu.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgl6IhlHF39QZ8ZC7ak37wfEr8D1tg3ziB6dsj3IgLOa3sn1C2WDh3JiCa9rXO2lsrieG9aOME70P0QqMjNpisvRMGcrCpdUO5I_o9IlCH937jYyo_hOjVhI6hwl6BJnPqqLaqm/w300-h400/ripiddu.jpg" width="300" /></a></div><br />In generale funziona così: io vendo quel che mi piace. Se qualcosa mi piace lo compro e lo propongo ai clientes, punto e basta - tutto sommato, è uno schema semplice. Poi, siccome sappiamo che il vino diviene, cambia e muta nella sostanza gustativa, serve fare quel che si chiama "prelievo di scaffale" (chi legge 'sto blog sa che è un classico), per vedere a che punto siamo con quella famosa evoluzione.<p></p><p>A volte serve, a volte no, a volte basta il feedback del cliente: "oh ma era proprio buono, sai?", anzi quando c'è quel tipo di conferma finisce che io rimando la verifica, vuol dire che l'impressione iniziale era corretta, e tutto sta andando per il verso giusto.</p><p>Poi succede anche che non ti accontenti del feedback. Il <b>Ripiddu 2017 di Filippo Grasso</b>, rosso etneo a base di nerello mascalese e nerello mantellato, è una specie di abbonato alla recensione favorevole, ma era troppo tempo che non lo riaprivo. Quindi eccolo qui, nel bicchiere. E devo dire: perché ho rimandato tanto? Questo rosso mi conquista ogni volta.<br /><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9FEAdDZuWucd09pHmJjVA-5yD9jC01hlC8Daf3J6kobCiboH0kFzVDKqYn8IppTT7qOmof3lKF7vwJxdPdh_uNNZ4ovvAslhxd9ACDfmTTSJxEBxsDuUnoUmBvnVxjhm1aNlk/s1024/retro.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9FEAdDZuWucd09pHmJjVA-5yD9jC01hlC8Daf3J6kobCiboH0kFzVDKqYn8IppTT7qOmof3lKF7vwJxdPdh_uNNZ4ovvAslhxd9ACDfmTTSJxEBxsDuUnoUmBvnVxjhm1aNlk/w400-h300/retro.jpg" width="400" /></a><br /><i>La retro etichetta qui ha un bel po' di cose da dire</i></div><p>Lassù sulle pendici dell'Etna i vini sono montanari, sono vini di altitudine, hanno niente a che fare con un'idea retrò di vino meridionale. Ripiddu è tutto questo: un sorso fresco, teso, elegante, il naso mescola spezie e fiori, la frutta ora è accennata. In bocca l'astringenza tannica è quasi dolce, tanto è ben bilanciata. Chiude lungo, ha classe e stile, come recita la retro etichetta ha un che di austero, e insomma da solo spiega bene perché l'area dell'Etna oggi produce alcuni tra i più formidabili vini che si possano assaggiare. Che alla fine penso: accidenti a me, troppo tempo ho rimandato questo prelievo di scaffale.<br /><br /><i><a href="http://filippograsso.it/index.php/chi-siamo" target="_blank">Qui trovate un po' di informazioni sul produttore.</a></i></p><div><br /></div>Fiorenzohttp://www.blogger.com/profile/08821941920664034508noreply@blogger.com0