giovedì, febbraio 17, 2005

I miei occhi han visto cose.


La cantina di Bartolo Mascarello, piccola abbastanza da stare nell'obiettivo del mio amato smartphone.
Non ci sono barrique, definitivamente.

martedì, febbraio 15, 2005

Niente proibizionismi.


Da un bel po' si discute in rete di un sito canadese che vende basi per produrre in casa il vino. Non mi dilunghero' sulle caratteristiche della bevanda che si ottiene con questo demenziale sistema, chi lo desidera lo verifica leggendo la loro homepage in inglese. Vi basti sapere che funziona cosi': voi comprate un wine kit, cioe' una melma pseudoenoica, e poi aggiungete acqua.

Quello che vale la pena dire, qui, e' l'uso che fanno senza grossi problemi di termini come Chianti, Barolo o Valpolicella (ma non mancano le denominazioni francesi) ad indicare le caratteristiche del prodotto ottenuto dalla miscelazione delle loro basi. Tutto questo con buona pace del fatto che, almeno in via teorica, solo chi risiende nella Docg Chianti (tanto per fare un esempio) avrebbe titolo di denominare cosi' il Chianti; senza dire che il Chianti e' un vino, e non e' quella roba gabellata da costoro.
E invece i nostri canadesi si sono tranquillamente messi in tasca il termine Chianti e lo usano come gli pare. Naturalmente chi-di-dovere ha gia' detto che cosi' non va, e' illegale, eccetera; staremo a vedere. Tuttavia, nel leggere delle reazioni a questa cosa difficilmente qualificabile, tutte volte alla censura, ho avuto una piccola perplessita'.

La sostanza sarebbe: bisogna farli chiudere, bisogna impedirgli di usare le denominazioni. Ora, per sacrosanta che sia questa richiesta, il mio spirito antiproibizionista e' venuto fuori.
Quasi quasi, mi piacerebbe che li lasciassero fare.
Voglio dire, non dovrebbe esserci gara: quale consumatore minimamente sveglio potrebbe cadere in confusione? E, peggio: se esiste qualcuno cosi' sprovveduto da pensare che il Barolo sia quella cosa che si ottiene mescolando un wine kit con acqua, beh, verrebbe voglia di lasciarglielo credere. Per sadismo, intendo.
Qui non si tratta di tutelare consumatori raggirabili, ma il buon nome di molte importanti aree produttive (non solo italiane, come dicevo). E pero' il buon nome del Chianti si tutela da solo, giacche' il Chianti e' unico. E non ci sono dubbi in proposito, per un utente con un minimo di competenza: Il Chianti si fa li', e basta, e nel modo che si sa. Niente proibizionismi, lascateli fare. Magari ottenete che si scriva, sui box che vendono "questa roba si chiama Chianti ma non ha nulla a che vedere con l'omonimo vino italiano".

Che poi, umorismo involontario, leggete cosa scrivono sotto l'immagine a corredo del box, qua sopra: "not exactly as shown" cioe' a dire, la scatola che comprate non e' proprio come la vedete. Questi non riescono ad essere sicuri della forma, figuratevi della sostanza.