giovedì, dicembre 31, 2009

Liveblogging

Ore 19.15, ancora a bottega. Mi godo gli ultimi clienti ritardatari, i più sperduti, i più bisognosi di un enotecaro comprensivo. Alcuni non sanno bene cosa desiderano: "vorrei..." - ed io: "uno spumante?". "Sì!!".
Pure indovino.
Be', auguri.

sabato, dicembre 19, 2009

Due assaggi due

E adesso nevica pure. Come se non bastasse il tracollo dell'economia occidentale - che è la vera cosa memorabile di questa fine decennio - ci si mette pure la neve a tenere i clientes alla larga. Non è un buon motivo per darsi all'alcol (non esiste un buon motivo) ma in questo caso certamente aiuta.

Cominciamo dalla bollicina rosé del momento, in enoteca: Voirin-Jumel. Ecco uno Champagne rosé come non te lo aspetti. Non è per niente fighetto, scordatevi i toni olfattivi da ribes; qua pare che il pinot noir addizionato per generare questo bizzarro cromatismo da ginger tiri fuori nuance aromatiche baldanzose, spiazzanti, cripto-minerali. In apertura sembra riottoso poi concede effluvi di carne, macelleria (!). Spiazzante, sorprendente, pure un bel po' difficile. Sicuramente non ecumenico (pazienza, non si può piacere a tutti). In bocca continua con qualche durezza, probabilmente un po' di affinamento in vetro lo renderà più cauto e conciliante. Per ora esagera e percuote la papilla senza ritegno. Vogliamo trovarci un difetto? La lunghezza; non si allunga. Però, però, quel naso così irrituale! Lo perdono per quello. 79/100.

E ieri sera, ho riaperto il Rosso di Montalcino 2007 di San Lorenzo. Oh, ma quanto è buono questo Rosso? E' perfino difficile descriverlo, perché ti escono parolacce tipo "vibrante", "profondo", "setoso" - insomma tutto quel vocabolario da assaggiatore serio che non basta a rendere onore a questo sangiovese ilcinese. Poi i Rosso di Montalcino nel mio cuore enofilo stanno sostituendo i Chianti - e ti credo, almeno lì a Montalcino il sangiovese non s'immischia coi cabernet (quasi mai, via). E i Chianti, invece... mah. Ma non è di questo che volevo parlare. Dicevo, il Rosso di San Lorenzo: è perfino meno rustico/bizzoso di come lo ricordavo, ha aggiustato i tannini ed ora sembra un campione di equilibrio e armonia. Sarà la fase evolutiva, immagino. E poi questa cioccolatosità discreta, spalmata e lunga. Bella storia. Per me, un 85/100. Ebbene sì.

domenica, dicembre 13, 2009

Il menù oggi prevede: Chianti farlocco


Non vorrei dire "noi l'avevamo detto" ma - indovina? - noi l'avevamo detto. E dico "noi" perché eravamo un bel numero. Ora che va in scena l'ennesimo tarocco sul Chianti, nessuno è sorpreso. E' tutto molto triste.

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mercoledì, dicembre 09, 2009

Brivido francese


E oggi abbiamo questa coppia di clienti, eleganti e proprio belli. Ma soprattutto abbiamo la signora, che parlando con lui rivela inequivocabilmente la sua origine: è francese. L'accento, il modo in cui arrota la erre, non c'è dubbio, la provenienza è quella. Il brivido arriva quando ti chiedono uno Champagne. Ecco, vendere Champagne ad un francese, l'enotecaro è già nel marasma. Oltretutto sono il genere di clienti poco loquaci, accennano ad un loro amico a cui piacciono le bollicine rosate, e così vorrebbero acquistare un rosé. Ma sono vaghi e quasi reticenti. I clienti più difficili, quelli che non parlano. Infatti l'enotecaro si figura d'avere in bottega un master of wine, perché comunque io ho una specie di pregiudizio favorevole sui francesi, me li figuro enofili al cubo. Insomma, timore reverenziale.
Attacco a descrivere le maison con le quali lavoro cercando disperatamente di non sbagliare gli accenti: maison, récoltant, cuvée, grand cru. Io che il francese non lo afferro. Speriamo bene.
Finalmente parla lui, e arriva il soccorso: ricorda a lei come si chiama quella bollicina rosata che piace tanto all'amico: Mateus.
Improvvisamente il cielo si rischiara, e la salivazione si normalizza. Ce la posso fare.

domenica, dicembre 06, 2009

Rende l'idea


Il "percorso umano" salta gli anni intorno ai quaranta. Non serve dire cosa beviamo, lì.

mercoledì, dicembre 02, 2009

Ewine Secure Pack: funziona

La foto che vedete ritrae alcuni lavori in corso in enoteca stamattina: sto preparando una spedizione per un cliente. Da qualche giorno adopero gli imballi EWSP, che hanno mandato in pensione i vecchi pacconi di polistirolo. Bene, dopo qualche giorno di prova, siam pronti per la recenza alternativa (non la solita etichetta, oggi recensisco pacchi): questo sistema di imballo mi pare notevolmente efficace.
Innanzitutto: pochissimo ingombro. Gli imballi, piegati prima dell'uso, sono assai più razionali del polistirolo che, per una pari capacità, richiederebbe un hangar. Invece 250 imballi da tre, richiusi, occupano un'area pari a quella di un bancale. Quindi, molto razionale. Gli imballi sono facili da montare, soprattutto i due elementi interni che costituiscono l'invenzione vera e propria si incastrano veloci, bastano un paio di tentativi e la pratica arriva immediatamente.
Il cartone è di buona qualità, solido, perfino un po' pesante, trasmette una sensazione di forza e affidabilità. Benché molto rigido non ha parti taglienti (tagliarsi con gli imballi è un classico natalizio), e reca in esterno la scritta "vetro, fragile" (evviva, ci voleva tanto?). Il cartone esterno è comunque liscio, e questo facilita la presa del nastro da pacchi e delle buste adesive in cui inserire i documenti di trasporto; un cartone troppo poroso favorisce il distacco degli elementi adesivi.
Ed infine, la parte più importante: le bottiglie, con questo sistema, non si rompono. Ho già svariate consegne in corso, e zero problemi. Un po' presto per trarre bilanci, ma il sistema funziona davvero. Ho venduto alcuni pezzi di imballo ad un collega (ebbene sì, faccio pure questo genere di servizi) ad un prezzo di 2,50 euri a scatola (più IVA) e questo m'ha spiegato che costano pure poco, rispetto a simili in vendita alle Poste. Evvai. Si apre un nuovo business, le scatole vuote: zero seccature con l'etilometro, finalmente.