venerdì, ottobre 30, 2020

Qual è il vino che preferisco


Almeno una volta ogni enoqualcosa se l'è sentito chiedere: qual è il vino che preferisci? Io, che quando dico cosa faccio nella vita dico "faccio l'assaggiatore di vino", normalmente ottengo quella domanda come prima reazione. Ogni volta mi invento una risposta nebulosa, del tipo è il prossimo che assaggerò, è quello che non assaggerò mai. Il fatto è che non ho una risposta a quella domanda. Sono curioso e volubile nei gusti, oggi mi piace una cosa domani un'altra. Dipende dall'umore, che più del cibo per me determina l'abbinamento. 

Anche se, in effetti. Ultimamente mi succede un fatto.

Mi pare di aver sviluppato, per la prima volta, una possibile risposta alla domanda. Credo proprio di avere una generica preferenza per le rifermentazioni naturali. Che sono quei vini frizzanti ottenuti dalla presa di spuma in bottiglia - un po' come il metodo classico, ma senza il degorgement, cioè col fondo. Ormai quando vedo una produzione di qualsiasi vitigno che vada a formare un qualche tipo di rifermentato naturale, tac, lo voglio. Non è sempre una bevuta perfetta (la formula della perfezione enoica non esiste) ma quasi sempre va a finire che mi piace. Come mai? Ci sono diversi motivi.

1. Sono vini antichi però moderni. Sono la prima forma arcaica di bollicine, e ora sono diventati la modernità. Strano, vero? Questo paradosso spaziotemporale mi diverte assai.

2. Sono bevute allegre e spensierate. E lo sa il cielo quanto gli enoqualcosa hanno bisogno di prendersi una pausa dalle formule rituali come "colore giallo paglierino scarico, naso di mela e banana, in bocca fresco e sapido".

3. Stanno bene su tutto come il blu. Sono turboversatili in abbinamento, probabilmente anche per quel che dicevo al punto due.

Ormai per me è un riflesso condizionato, mi versano una bollicina torbida e opalescente e dico "benissimo". L'ultima volta era domenica scorsa, seduto all'aperto in un'osteria piacentina, l'oste arriva al tavolo con un vino così, che abbiamo prosciugato in un attimo. 

Così veloci che manco ho fatto la foto, ecco, per dire quanto m'è piaciuto. Quindi a titolo di esempio qui sotto metto un rifermentato che vendo - non serve dire che mi piace. La foto in alto, idem.




mercoledì, ottobre 21, 2020

Birre di Franconia e difetti. Un laboratorio con Simone Cantoni


Ed ora qualcosa di completamente diverso. Ho seguito un interessante laboratorio sui difetti riferibili alle birre di Franconia, tenuto da Simone Cantoni a Genova, al pub del cuore (Scurreria). L'argomento, declinato a quel modo, pare un po' tremendo, ma in realtà è stato un lavoro di studio alquanto interessante, reso anche facile dall'abilità del relatore.

Si è parlato di difetti pur avendo nel bicchiere birre non esattamente difettate, ma semmai contrassegnate dal carattere rustico della birra fràncone - non è stato un assaggio di birre didattiche (cioè cattive), ma un viaggio attraverso i possibili difetti che, tra un'olfazione e un sorso, potevano essere descritti attraverso quegli elementi di carattere. Queste le birre che hanno accompagnato il lab:

1. Hofmann Gräfenberg Helles, 4,9% vol
2. Pfister Schwarzer Keller, 4,9% vol
3. Elch-Bräu Dunkel, 5,1% vol
4. Knoblach Stammberg Bock, 7% vol

Ecco il (lungo) estratto video, in due parti. Mettetevi comodi, possibilmente con una birra fràncone nel bicchiere. 





Per sapere qualcosa in più sulle birre di Franconia, consiglio questa lettura.