venerdì, gennaio 30, 2009

Disinformazia e damnatio memoriae


Questo post ha una stesura travagliata. Prima, il mio feed reader recitava:
"causa intentata da un ex collaboratore di Slow Food al Gambero Rosso".
Dopo, però, è stato corretto:
"causa in corso tra un ex collaboratore di Slow Food e il Gambero Rosso"
tuttavia meriterebbe una versione definitiva:
"causa intentata ad un ex collaboratore di Slow Food dal GR".
Volendo procedere nelle migliorìe, poi, si potrebbe abbandonare il malmostoso termine "ex collaboratore di Slow Food" per sostituirlo col suo nome e cognome, tanto per salvarlo da questa maldestra damnatio memoriae: Sandro Sangiorgi, direttoRE di Porthos.

giovedì, gennaio 29, 2009

La jena inside

Sul lungomare c'è il sole. Il sole è basso e inonda le vetrine. Nella vetrina della pasticceria wine bar (ormai sono tutti wine bar, pure le farmacie) ci sono tante bottiglie di vino allineate in piedi ad arrostire; è Beaujolais Nouveau (in offerta, manco a dirlo). Al semaforo, fermo, ci sono io, sul cavallo d'acciaio, che guardo e rido. Gli altri motociclisti fermi non hanno capito perché, ma tu lo capisci. Alla fine mi sento un po' jena; ma non sono pentito.

mercoledì, gennaio 28, 2009

Fenomenologia della bollicina decontestualizzata

Questo post doveva essere scritto ad ottobre o novembre, ma è rimasto appiccicato alla tastiera ed esce adesso; parla di Champagne, ed avrei fatto meglio ad editarlo prima di Capodanno, per essere minimamente corporate, visto che parla dello Champagne ultimamente importato (Voirin-Jumel). Eh sì, perché qui non ci accontentiamo mai, e ce la tiriamo pure da importatori. Anche solo per la libidine di rispondere, al cliente che domanda "scusi, qui avete Champagne?" - "Mah, veramente, io lo Champagne lo importo". E invece il post esce ora, in doppia controtendenza vista la deflazione, la stagflazione, e il conseguente crollo della Civiltà Occidentale. Ma ari-citerò Napoleone: lo Champagne ti premia nel trionfo e ti consola nella sconfitta.

Voirin-Jumel è un récoltant, cioè uno di quei produttori che vinifica esclusivamente uve di proprietà; ha 11 ettari in area particolarmente vocata, è una maison familiare, sono pure simpatici; in definitiva soddisfa molti dei prerequisiti che amo (scusate, ma ultimamente indulgo in un delirio autocitazionista). Tra le proposte aziendali ho selezionato il Brut 1er Cru ed il Millesime 2004. Sono due cuvée notevolmente differenti tra di loro: e difatti sono molto diversi i motivi che mi entusiasmano, a riguardo.

Partiamo dal Brut 1er Cru: si tratta di un vino meno ecumenico e piacione rispetto agli standard che ho proposto ultimamente; al naso annuncia un attacco salino/minerale di carattere, ha spessore, non ammicca in nessun modo. In bocca procede coerente, è affilato, si pianta sui bordi della lingua con qualche autorevolezza. Probabilmente non è per tutti, ma non è allineato, e soprattutto rifugge dalla aborrita banalità che credo sia uno dei peggiori difetti di qualsiasi vino. In questa fase, merita 86/100 (e costa 32 euri, in enoteca).

Il Millesime 2004 è, semplicemente, un altro mondo. Voirin ha profuso in questa cuvée uno sforzo insolito per un piccolo produttore francese: ha, cioè, curato la forma della bottiglia e dell'etichetta, pure in modo efficace; bella l'etichetta dorata, piccola, e bella la serigrafia sul vetro - mentre il Brut di cui sopra ha del tutto in spregio questo aspetto fatuo, quasi volesse dimostrare superiore distacco da tali garrule cose; e difatti esibisce con orgoglio l'orrenda etichetta aziendale. Il Millesime invece mira in alto; il naso ti spiazza quasi, la prima volta, tanto è concettuoso e fitto di frutta bianca e fiori, perfino sopra le righe; i toni butirrosi dello chardonnay sono sovrastati da una aromaticità quasi aliena; il dosaggio (cioè la pratica di ricolmatura dopo la sboccatura) deve essere stato generoso di zucchero, perché questa cuvée si allarga in bocca con lo smaccato desiderio di piacere ad ogni costo, magari deludendo l'utente smaliziato, ma accendendo d'entusiasmo il restante uditorio dei miei clienti (i feedback sono ottimi); del resto, cari colleghi enosnob, ricordatevi che noi siamo schiacciante minoranza. Il mondo attende di essere rieducato, come diceva Pol Pot. Comunque: il punteggio del secondo, per motivi diversissimi, è identico al primo: 86/100 (ma il prezzo è di 44 euri).

A questo punto è lecito chiedersi come mai vini sostanzialmente uguali sul piano del punteggio centesimale abbiano prezzi diversi. Verrebbe da rispondere: benvenuti nel mondo del vino di qualità, dove questa incongruenza è la norma, e non l'eccezione. Qui la differenza di prezzi è giustificabile essenzialmente in ragione della lavorazione più lunga, in termini di tempo, richiesta dal millesimato; la veste più elegante, inoltre, ha un suo costo; a questo proposito sono comprensibili le obiezioni di quanti potrebbero trovare irrilevante tale dettaglio estetico; ma gli stessi sarebbero sorpresi nel vedere quante clientesse impellicciate, in enoteca, mi hanno snobbato il Brut 1er Cru per colpa dell'etichetta: "con un'etichetta così non lo regalo certo al dottore" - e per me, una coltellata nel costato sarebbe stata meno dolorosa.

venerdì, gennaio 23, 2009

Senza guida

La chiacchiera enoica del momento è: le guide hanno perso valore. Soprattutto la guida per definizione è in picchiata libera. Per quelli come me, che hanno qualche genere di ammirazione verso il caro vecchio carrozzone targato GR (Gambero Rosso) è, diciamolo francamente, una bella delusione. Basta leggere le motivazioni della sentenza "Sangiorgi VS. Gambero & Slow Food" dove, tra l'altro, si riporta che "le dichiarazioni rilasciate dal Sangiorgi nel contesto dell'intervista televisiva [...] risultano corrispondenti ai fatti storici". Come si ricorderà, il gruppo Gambero Rosso, e Slow Food, avevano querelato Sangiorgi perché questo bel tomo aveva raccontato di recensioni forzatamente favorevoli ad un produttore "amico" di chi edita la guida.

Il fatto è che l'intero GR mi pare in avvitamento. Anni fa il mio immodesto blogghe parlava del Gambero come di un editore in grado di usare la rete con buone capacità, e largo anticipo sui tempi. Oggi? La nuova, misterica proprietà ha notevoli problemi, e nel frattempo trascura ogni genere di conversazione in rete; smette di linkare quell'aggregatore che chiamava "social space"; dopo il discutibile restyling della homepage, permangono online schegge della vecchia; e poi i blog: senza quello del fondatore, non sembrano aver chiaro cosa significhi usare questo mezzo di comunicazione, affidando Kelablu ad un redattore anonimo; anche se sull'intestazione ancora si legge "scritto da Massimo Bernardi" (decidetevi, ragazzi). Velo pietoso, poi, sul Forum, ameno posticino privo di qualsiasi forma di amministrazione.

Insomma, triste momento. La perdita di credibilità di editori importanti, in questo settore, è una specie di danno generalizzato; qualche giorno fa, scherzando con Luciano Pira , di Schiavenza, gli chiedevo se rimanesse qualche bottiglia del suo Barolo Broglio 2004 (trebicchierato). Eravamo in cantina, e gli è bastato indicarmi le pile di casse intonse: "ce n'è quanto vuoi". A parte la solita crisi, mi chiedo se le vendite di trebicchierati siano rallentate pure da questa diminuita autorevolezza.

E questo mi sembra il Gambero, ora. Mentre Slow Food (a cui auguro ogni fortuna) per me si identifica, essenzialmente, come lo sponsor di Eataly, e tanti saluti. Dio è morto, Marx è morto, e pure io sono senza guida. Tocca citare Totò: "arrangiatevi".

giovedì, gennaio 22, 2009

Sotto col lavoro

Tra le campionature da valutare oggi apro un rosso dolce, da uve passite. La tipologia ha notevole appeal in ragione dei possibili abbinamenti: oltre la pasticceria, i rossi passiti (e ancor più quelli liquorosi, fortificati) consentono di approcciare validamente le preparazioni a base cacao, altrimenti difficili da accostare ai vini dolci più tradizionali; un abbinamento tipicamente disastroso è appunto il Moscato d'Asti sul cioccolato.
In uno degli ultimi tour tra le nevi perenni di Langa (ma quanto è nevicato quest'anno?) sono tornato dal mio barberista d'Asti di riferimento, Cascina Garitina, del quale già vendo il potentissimo (e modernista) Nizza Superiore Neuvsent, e il giuggioloso Brachetto d'Acqui. Ma, come dicevo, all'ultima visita Gianluca mi annuncia: novità, rosso passito a base barbera, sul genere Recioto di Valpolicella (ullallà), prégasi assaggiare. Eccome no, siam qui apposta. La mezza bottiglia era in ufficio da qualche giorno ormai; e siccome pochi vini consentono d'esser libati così, senza pretese, via da pranzi e cene come i vini dolci, sotto col lavoro: visto, si assaggi.

Il colore ha la cupezza giusta, che t'aspetti da uve appassite; il bordo è brillantemente violaceo, e il vino si preannuncia giovanile, non pronto; è un 2006, benché l'annata non sia in etichetta (come di norma, per i vini da tavola). Nel bicchiere rotea lento, glicerinoso; il naso annuncia fichi secchi, datteri, e poi anche la composta di frutta (more, prugne, notevole ampiezza). Un naso così marmellatoso suggerisce, da solo, un abbinamento: sembra una versione liquida delle marmellate modaiole da formaggi. In bocca la potente dolcezza è quasi ostacolata dall'acidità tagliente della barbera; ha quel tono dolce-vinoso-ammostato di certi prelievi di botte, ma nobilitato dalla sfericità, dalla complessità del passito. Un bel vino da chiacchiere, e come dicevo da formaggi con decisa stagionatura. Un 84/100, promosso per un prossimo acquisto; la bottiglia da mezzo litro, in enoteca, costerà sui venticinque euri.
Rugiada (vabbe', nome migliorabile)
Vino da Tavola Rosso, prodotto con uve appassite
Azienda Agricola Cascina Garitina di Gianluca Morino
Via Gianola, 20 14040 - Castel Boglione (AL)
tel. +39 0141 762162

mercoledì, gennaio 21, 2009

Shyness is nice


Citazione: "la timidezza è carina, e la timidezza può impedirti di fare cose che vorresti". Sì, dev'essere per timidezza, se navigando su Porthos il filmato su Youtube che presenta l'ultimo numero è nascosto, te lo devi andare a cercare. Deve essere la timidezza che gli fa intitolare il relativo canale Youtube a "zaratesaudente" (what?) anziché strillare: hey, siamo quelli di Porthos e vorremmo diventare due-punto-zero pure noi. La timidezza va bene, ma nel frattempo ecco qua l'opera filmica:



[Il post poteva pure intitolarsi "L'organo ufficiale/2" ma sono timido anche io]
[Bonus link: la citazione deriva da qui]

lunedì, gennaio 19, 2009

A Barolo o Bardolino, guida piano

Le città del vino, senza più ICI, temono il crack finanziario; anzi, dice che:
"Per scongiurare questa inevitabile sorte, ai comuni, per sopravvivere, non resta che finanziarsi attraverso multe, autovelox e gli oneri provenienti da nuove edificazioni".

sabato, gennaio 17, 2009

Anvedi questi, anvedi


Mentre il prossimo Vinitaly snobberà il bloggume e blandirà solo i Giornalisti Iscritti Al Sacro Ordine, il prossimo Terroir Vino (Genova, 15 giugno, se lo segni, signora) recita quanto segue:
"I giornalisti e i pubblicisti regolarmente iscritti all'ordine i collaboratori di testate web e di blog riconosciuti nel settore Wine & Food, possono richiedere l'accredito a Terroir Vino, ricevere l'invito all'indirizzo indicato ed accedere così liberamente alla manifestazione in qualità di operatori dell'informazione. Giornalisti e blogger provenienti da fuori Liguria o da fuori Italia, possono richiedere di alloggiare in strutture convenzionate (fino ad esaurimento disponibilità)".
Uno a zero per noi. Ecco.

venerdì, gennaio 16, 2009

Avrò mica gufato


Sublime sbrodolamento da autocitazione; il capture quassopra viene da questo post; il verbo shuttare, inutile che cerchi, non esiste, è l'improbabile italianizzazione di to shut (chiudere). E comunque, come allora: hai presente il boomerang?

[Update: ah, no aspetta! Dice che mercoledì 21 va in onda il nuovo Kelablù!]

giovedì, gennaio 15, 2009

Molteplici usi di un blog: regolamento di conti, e annunci lavorativi


Per qualche specie di maledizione, sembra che in precisi periodi dell'anno ricorrano sempre gli stessi discorsi; per esempio, dopo le feste natalizie qui a bottega tocca imprecare con il corriere, la cui unica mission pare consistere nel frantumare pervicacemente il contenuto delle mie spedizioni; per dirne una, sono riusciti a rompere per la seconda volta consecutiva il contenuto di una spedizione allo stesso destinatario; e la seconda spedizione era specificamente dovuta alla rottura della prima. Quindi, oggi facciamo qualcosa di totalmente diverso rispetto a quanto già scritto.

Il sottoscritto s'è definitivamente scassato i gioielli riproduttivi del suo corriere. Quindi, usa il suo amato blogghe per il seguente annuncio: cerco un nuovo corriere; se tu che leggi sei in grado di portare a destinazione un pacco contenente vetro (ovviamente pluri-imballato) senza farlo a pezzi, contattami.

martedì, gennaio 13, 2009

Comunicare stanca

Dev'essere una vitaccia fare il vignaiolo e dover raccontare quel che si fa (o si è) all'universo mondo. Ci sono svariate strade percorribili: puoi tirare fuori duecentocinquanta euri per un giornalista freelance quel-che-è, oppure fai come il simpatico Paolo Caorsi di Collina del Sole: un bel giorno ha preso la telecamera, s'è loggato su Youtube, e ha cominciato a raccontare un po' di sé. D'accordo, il lavoro di Paolo è spettacolarmente naïf, ma vuoi mettere che risparmio?
Nel mezzo ci stanno certamente molte altre soluzioni, ma di questo vi parlerò prima o poi. E comunque, voglio minimo minimo duecento euri (son bottegaio, faccio i saldi meglio di altri).





[I vini di Collina del Sole sono acquistabili online, e così tagliamo fuori gli inutilissimi enotecari. Non ho ancora assaggiato nulla dell'azienda, ma appunto, siamo in zona disintermediazione: lavorate pure un po' voi, e che diamine].

sabato, gennaio 03, 2009

Anno nuovo, sassi vecchi

Lesson one: quando è giusto bloggare? Quando ne hai voglia, tempo, modo ed ispirazione. Mancando qualcuno dei suddetti componenti ti ritrovi ad iniziare l'anno con qualche arretrato, oppure con qualche sasso nella scarpa che non hai ben bene scutulato via. Orbene, provvediamo.

1. Io te l'avevo detto.
Io te l'avevo detto, ed ora lo ripeto: siamo in questo business per il delizioso effetto che l'alcol ha sulle femmine.

2. Sto aspettando.
La terribile vicenda delle pseudobottiglie di spumante (in realtà acqua colorata e vari additivi) che ha per target l'infanzia mi scatena l'indignodromo più acuto. Gianna Ferretti ha il lodevolissimo merito di aver già-scritto-tutto quel che necessitava. Il mio personale contributo al dibattito è unicamente il commento che ho inserito in uno dei post, e che qui amorevolmente ripropongo, allorquando l'azienda in questione ha (anonimamente) chiosato in questi termini:
Nel caso dovessero perseguire azioni denigratorie infondate vertenti al boicottaggio del prodotto, l’azienda, si vedrà costretta ad adire le vie legali per tutelare, nelle sedi opportune, i propri diritti.
Ed ecco il mio commento:

Tre domandine all’estensore del commento qui riproposto.
1. Cosa ne pensa dell’anonimato in rete? Posto che la mia personalissima opinione è che chiunque possa lecitamente scrivere qualsiasi cosa anonimamente, giacché vale ciò che si dice piuttosto che altro, rilevo che un’azienda, spesso critica nei confronti della comunicazione dal basso quando anonima, non abbia trovato opportuno firmarsi con nome e cognome.
2. L’estensore di cui sopra ha mai letto, oppure ha mai sentito parlare, di una cosa che si chiama cluetrain manifesto?
3. In caso di risposta affermativa alla domanda numero due: che opinione ha, in proposito.

Ebbene, le domande attendono ancora una risposta. Sto aspettando.

3. Raccomandami questo.
Ogni portatore sano di partita Iva sa che l'arrivo di una raccomandata A/R solitamente significa grane. Questa primavera, per dire, il mio mai abbastanza bistrattato corriere mi informò con raccomandata che si trovava (suo malgrado) costretto a modificare i termini contrattuali riferiti ai prezzi, causa l'aumento dei carburanti. Ora, dato che la stagflazione nella quale ci tuffiamo determina l'effetto opposto, attendo fremente la comunicazione contraria: magari senza la raccomandata, basterebbe un email.