domenica, dicembre 31, 2006

Polpettone di fine anno


No, non sta diventando un blog di ricette. Il polpettone che sporziono e' altra cosa, il solito riciclo degli avanzi, senza pretese d'essere esaustivo (e chi ci riesce mai). Si fa ordine in magazzino, diciamo.

Rete e blogghitudine.
Credo che questo luogo (la rete) sia il migliore dei mondi possibili, in termini di comunicazione. E paradossalmente non e' perche' gli internauti due-punto-zero siano piu' bravi, rispetto ai canali informativi ufficiali. Semmai perche' mi sembra tecnicamente impossibile fare peggio di loro; e' impossibile essere piu' improbabili dei signori mainstream. Da queste parti ci si autobilancia e ridiscute nemmeno quotidianamente; direi ogni secondo. Pure se non mancano gli scazzi: per restare nel nostro orticello enoico, da queste parti si puo' scrivere tutto e il contrario di tutto, ma attenti a non pestare i piedi a lorsignori. Se dici che una certa reclame di un certo vino in brik fa pena, rischi la querela.
Ecco, parliamone. Querelare il blogger e', semplicemente, senza senso. La formula del blog e' la seguente: io scrivo, esprimo un'opinione; tu leggi, non sei d'accordo, inserisci un commento (magari pure aspro, duro) e motivi la tua contrarieta'. Loro, tutti gli altri, leggono e si fanno un'idea. E' chiaro? Avviene tutto facilmente ed in tempo reale. Tuttavia, qualcuno ritiene meglio usare il vetusto sistema giudiziario; che prevede, se qualcuno non lo sa, che il blogger cancelli il post, oppure che la polizia postale apponga qualche genere di lucchetto al sito (ùrendo, nemmeno voglio pensarci). Effettivamente, e' molto meglio questo, che scendere da cavallo e confrontarsi con la plebe, no? Qua sotto, la plebe si sta facendo un'idea sempre piu' precisa di lorsignori.

Vino e dintorni.
Io non mi sorprendo mai abbastanza, riguardo alle infinite possibilita' di discussione che genera una bottiglia di vino. Dico discussione intendendo dibattito, dialettica, chiacchiera in liberta', e poi opinioni, punti di vista, quindi visioni del mondo, via via fino all'etica, alla politica e alla trascendenza dell'anima passando per l'esistenza della vita su altri pianeti. Insomma, da questa celebrata bottiglia di vino non sai mai che esce, quando la stappi, che se ti lasci prendere la mano esageri mica poco, e ottieni che chi ancora non fa parte del nostro mondo meraviglioso solleva tutte e due le sopracciglia e ti gira le spalle perplesso. Messaggio per costoro: non fatelo, restate con noi, siamo assai meno peggio di quel che sembriamo. Alcuni sono pure simpatici. Enofili, ci chiamano. Dai, restate.

Capodanno? Ah, gia', e' Capodanno.
Questo blog e' denatalizzato e decapodannizzato. Non ci sono babbi natale appesi, stelle filanti e presepi; questo per dire che se qui non si fanno auguri di buon anno e altre robe rituali del periodo, non e' dovuto al fatto che io sono inurbano. Appartengo alla schiera degli insensibili all'evento; come e' noto, nessuno e' perfetto. Cio' detto, scio', andate a festeggiare; ci si rivede, piu' belli e piu' superbi che pria.

sabato, dicembre 30, 2006

Happy new web 2.0

Se volete avere un'idea di cosa possa essere il web 2.0, eccovi il comandante Kirk in persona che vi augura buon anno. E se non avete mai sentito parlare di web 2.0, non e' grave, ce la farete benissimo.
Se siete iscritti all'ordine dei giornalisti, invece, eh...


venerdì, dicembre 29, 2006

Esibire il vino


Ci sono prodotti iperqualitativi che compriamo senza pensare tanto al prezzo, anche e soprattutto perche' si possono esibire. Telefono cellulare, auto, griffe di moda: qualsiasi esempio va bene. Il vino (ed il cibo) di qualita' si prestano assai meno all'esercizio dell'esibizione, quindi il consumo di questi beni soffre, almeno un po', di questo seccante gap.
Tuttavia, io ho un geniale cliente che ha risolto il problema. Quando compra in enoteca, normalmente si fa accompagnare da qualche amico; acquista cose di un certo rilievo, vini o distillati, e' curioso e competente, pure senza spendere follie; si limita ad acquistare, in presenza di sbaccaliti amici eno-neanderthaliani bottiglie da dieci-quindici euri; gli astanti, scossi dall'apprendere che esiste altro rispetto al tetra brik, lo guardano ammirati. Si, costui e' davvero geniale.

[Post trasversalmente ispirato da quest'altro post del Papero Giallo]

mercoledì, dicembre 27, 2006

Luoghi comuni, free download


In questa trita vicenda del vino siciliano "mafioso", il Don Patrone, irrita davvero ritrovare il solito luogo comune siciliani-mafiosi. Se i tedeschi si fossero spremuti solo un po' di piu' le meningi, ce ne sarebbero molti di piu', e piu' interessanti. Ho qui qualche suggerimento pronto, per i prossimi taroccatori di vino italiano.

Belìn della Valpolcevera. Inutile chiedersi il significato del delicato ètimo; si tratta di un bianco del genovesato leggero d'alcol (dieci gradi alcolici, grazie a robuste dosi di mosto concentrato) ideale accompagnamento della focaccia; essendo genovese, e' pensato espressamente per i tirchi, e difatti costa un euro la bottiglia.

Sole della Padania. Rosso prodotto nella regione omonima (che non si visualizza con Google Maps, in quanto Google e' giudo-masso-pluto-pippo-qualchecosa). Ottenuto esclusivamente da vigne di pianura che producono circa cinquecento quintali per ettaro, data la grande produttivita' e' smerciato solo in bag-in-box da venti litri. Un po' scomodo ma conveniente.

Gianduiotto Rose'. Pallido rosato dell'hinterland torinese, dove le brume e l'inquinamento non lasciano filtrare i raggi solari e l'uva, di conseguenza, non raggiunge mai la maturazione. Si ottiene cosi' un rosato emaciato ed inconsistente. Caratteristica la bottiglia, a forma di Fiat Punto.

Sghei Brut. Finalmente la risposta italiana allo champagne: tràttasi di banale prosecco trevigiano, ma in bottiglia di platino punteggiata di Swarowsky; l'etichetta e' una banconota da cento euro, a ribadire il concetto che i veneti navigano tutti nell'oro. Si compra solo da Christie's, sui duemila euri.

Ch'aggia fa' del Vesuvio. In etichetta e' ritratto un sonnolento Pulcinella con le dita di una mano a carciofo; rosso che richiede tempo per essere bevuto, molto tempo, va aspettato, e che e', mica avete fretta, aspettate ancora un po', ci vuole il suo tempo...

Sassu Spessu del Gennargentu. Vinone sardo, sassoso, duro come la pietra, pesante, roccioso; naturalmente sull'etichetta e' ritratto un bel nuraghe; per svecchiare un po' l'immagine, comunque, da una finestra del nuraghe fa capolino, sorridente, Briatore.

martedì, dicembre 26, 2006

Il mondo si divide in due categorie


Il mondo si divide in due categorie: gli enosnob e tutti gli altri. Quelli della seconda categoria, al pranzo di Natale, si rallegrano ad avere il parente enotecaro e si godono vinoni giuggiolosi come il Geremia di Rocca di Montegrossi; quelli della prima categoria bofonchiano di legno, colore troppo cupo (e il sangiovese che non deve essere colorato, e il territorio toscano che non si ritrova, bla bla bla).
Quelli della prima categoria si divertono pochissimo.

venerdì, dicembre 22, 2006

Le parole sono importanti


L'odierno angolo del buonumore e' gentilmente offerto, via fax, dal mio corriere. Le parole sono importanti, quindi prestate attenzione alle parole scelte per comunicarmi qualcosa.
Oggetto: spedizione numero blablabla. Anomalia riscontrata: MANCANZA TOTALE.
Con la presente siamo spiacenti di doverVi comunicare che la spedizione e' stata oggetto dell'anomalia di cui sopra.
Ora, non so voi, ma io ho riso per mezz'ora dopo questo fax. Capisco che i corrieri, in questo periodo, siano tutti in acido. Ma questa formulazione ampollosa del concetto altrimenti riassumibile in "caspita, ho perso il tuo pacco" e' da standing ovation. Invece che guardare serenamente in faccia alla realta' (siamo sottosopra e perdiamo le cose) hanno preferito evocare un'anomalia (come dire, e' un evento anomalo, un ufo, viene da un'altra dimensione, mica dipende da noi) e conseguentemente, puff, il pacco non c'e' piu'. Oibo'.
Quindi, ringraziamo il corriere umorista afflitto dai poltergeist, di cui come al solito non faremo il nome. Ma solo il cognome: Tnt.

giovedì, dicembre 21, 2006

Ed ora, qualcosa di veramente esplosivo


Scusate, siamo troppo indaffarati per partecipare al vino dei blogger #3. Siamo cosi' storditi dal daffare che usiamo il plurale majestatis.
Tuttavia, se dovessimo segnalare uno spumante per la simpatica kermesse, indicheremmo quello di Bin Laden: "authorities in northern Peru this week uncovered a case of sparkling wine labeled "Bin Laden Champagne" that illegal local brewers hoped to sell at Christmas fairs for $1 a bottle".
[Via Vinography]

mercoledì, dicembre 20, 2006

A che punto e' il Natale

La domanda da scoramento e': come sta andando questo Natale. Varianti: come credi che andra' il Natale; la gente, compra? E ancora: rispetto all'anno scorso? Due anni fa? Mi fai un grafico?
E via cosi'.

Si capisce bene il perche'. Per ogni bottega le vendite natalizie servono a rifinanziarti stabilmente, almeno fino a febbraio; dopodiche' per la tua banca torni ad essere il cialtrone che eri. Ma fino a febbraio ti fanno dei grandi sorrisi. Colleghi, venditori, fornitori, il postino e sconosciuti passanti, tutti si (mi) interrogano.
Per farla breve: va come sempre.
Dati Nielsen alla mano, il consumo di alimenti qualitativi e' appannaggio di, circa, un 20% di consumatori. Quindi, al momento, le masse si accalcano (solo) ai caselli autostradali prossimi ai centri commerciali; scendendo nello specifico della mia citta', ricordo all'universo mondo che da queste parti la popolazione e' diminuita di un quinto negli ultimi vent'anni (ma e' aumentato il traffico, e cio' francamente mi perplime). Infine, circa il 70% dei genovesi vive di pensione.
Quindi, a voler veicolare iperqualita', da queste parti, non e' propriamente una pacchia.
Come sempre, per salvarsi la vita e' necessario considerare il lato comico (o grottesco? Meglio grottesco) della cosa.
Gli aneddoti si sprecano. Io ne ho visto cose, come dice quel tale: manager del terziario avanzato, lussureggianti nell'Audi aziendale, annunciare solenni: "quest'anno regaliamo Champagne: Berlucchi".
Ora, lo so che non sta bene dileggiare il consumatore inesperto; vi giuro, non e' mia intenzione. E poi lo dico sempre, non vige l'obbligo legale della competenza enoica.
Pero'.
Sei un manager dallo stipendio di giada, giri il mondo, la tua cravatta costa quanto il mio salotto. E allora, perche' profferisci frasi come "Champagne Berlucchi"?

domenica, dicembre 17, 2006

Avanzi domenicali (ritagli e frattaglie di post inutilizzati) #4


1. Mappiamoci.
Il giochino di sbirciare vigne e cantine via Google Maps, avviato da Tom Wark, (qui, e qui, per esempio) mi sta contagiando. Nella foto, il castello di Serralunga.

2. Plastifichiamoci.
A proposito degli australiani e dei loro irrituali contenitori per vino: questa roba, che dovrebbe essere meglio del vetro, e' certamente deja-vu, ma ha un vantaggio innegabile: resiste a pressioni fino a 75 chili. Sia chiaro che se finiremo per scegliere simili soluzioni, sara' per colpa dei nostri scellerati corrieri.

3. Ricodifichiamoci.
Un po' sono contento. Se scribacchiare di DOCG inaffidabili e' servito a gettare un sasso (sassolino) nello stagno (pozzanghera), magari ha avuto qualche senso. Aristide dice quello che molti pensano, questo sistema di certificazioni andrebbe sovvertito. Naturalmente della cosa si parla tra noi quattro gatti (miao), naturalmente questo dibattito e' ignorato dai carrozzoni del tipo Supremo Consesso Di tutela Inviolabile Della Chiatigianitudine (hanno tutti nomi un po' cosi'). Capisco che i gatti che leggono questo blog sono due (ce li sogniamo, quattro) -- ma pure con tutti gli altri che ne hanno parlato, e che diamine, e nemmeno uno di lorsignori che si senta in dovere di intervenire? Va tutto bene cosi', allora? Avanti adagio Titanic, tranquilli, quello e' un cubetto di ghiaccio caduto da un secchiello.

4. Ricombiniamoci.
Un po' sono contento. Fa piacere leggere commenti cosi': "Internet, in un Paese libero a democrazia compiuta (ma lo è davvero ?) come l’Italia, ha davvero bisogno di regole, codici, limitazioni ? E questa legittima tutela delle persone e della correttezza dell’espressione non può portare, alla lunga, a forme di controllo che pregiudichino quella libertà di espressione, quel libero e democratico accesso all’espressione che Internet garantisce ?" -- fa piacere perche' Franco Ziliani non ha certo idee politiche sul genere del libertario anarco-insurrezionalista tipo chi scrive (e dubito che si risentira' se lo sottolineo). Questa trasversalita' di vedute coincidenti, con l'aria che tira (querele, censure, filtri ed altri obbrobri) mi pare una gran cosa.

sabato, dicembre 16, 2006

Drastico

Questa la dedico al comunale che passando per la mia via m'ha multato l'insegna, in quanto irregolare (be', effettivamente lo e', uff).
Ma come ha fatto a notarla? Se passi di qui devi stare attento all'asfalto tipo Beirut, mica alle insegne. Eh, ma quello che si occupa di asfalto e' un altro ufficio, immagino.
Si, questa e' per te.

venerdì, dicembre 15, 2006

Surprise


Nell'orgia dei corrieri clacsonanti, oggi e' arrivato un pacco per me.
Sorpresa piacevole: mi mandano un po' di vino. Saro' autoreferenziale (solo un po', eh), ma chi regala vino ha la mia simpatia!
Mille grazie, Susanna!

mercoledì, dicembre 13, 2006

Una risata ci salvera'


[Post della notte prima]
Siccome a quest'ora sono a bottega ad aumentare il Pil, mi son voluto prendere due minuti di relax per scorrere qualche notiziola. Nel rileggere per la (circa) milionesima volta che "poco vino e birra fa bene" sono stato colto da una potentissima crisi di sonno. Sarei crollato sulla tastiera, ma una frase m'ha salvato: "il vino [...] riduce il rischio di morte per qualunque causa". Oh, c'e' scritto proprio qualunque.
Ho riso per circa dieci minuti.

[Update del mattino dopo]
No, aspettate, ci abbiamo ripensato, il vino e' il killer silenzioso: "l’alcol provoca ogni anno in Italia la morte di oltre 20 mila persone". Oggi non l'ho ancora detto che l'informazione mainstream e' lievemente schizofrenica, no? Lo dico ora.

Il vino sulla tavola (di Mendeleev)


[Via A scuola di bugie]
"Dopo aver ripetuto circa 55 volte la differenza tra elementi e composti (gli elementi sono quelli della Tavola Periodica, non ci si può sbagliare), qualcuno è stato capace di scrivere nel compito in classe che il vino è un elemento. Con buona pace di Mendeleev, che in tanti anni di ricerche non si accorse che nella sua Tavola mancava il vino, simbolo atomico Vi. Io aggiungerei anche il tarallo, simbolo Ta. Perchè la scuola ormai è questo: qualcosa che finisce (e comincia) a tarallucci e vino".

lunedì, dicembre 11, 2006

Vino dei Blogger #2 - Ricapitolando

Va bene, ufficialmente, mi sento in colpa. Ho trascinato la community nel gorgo, son pentito; che pure dovevo aspettarmelo. Siccome la mission era a rischio date le premesse: trovare un Chianti da hard discount, al prezzo piu' basso possibile, sotto i due euri.

Al momento avremmo un vincitore: Marco che ha trovato un Chianti da € 1,79, e si guadagna con cio' il diritto alla scelta del prossimo topic. Nel suo Chianti rileva esserci "acqua oligominerale-style". Pero' non sembra distrutto dall'esperienza, menomale; addirittura 67/100, ammappala che generoso. Glissiamo sulla fantasiosita' del nome Corte alle Mura, sul quale gia' s'e' detto.
Max, alla pari di Aristide, merita la palma dell'esotico, riesce a trovare un Chianti (lo stesso identico!) imbottigliato ad Ora in Trentino. Quando si dice essere global. Comunque, tra tutti sembra il meno traumatizzato:"certo abbiamo assaggiato di peggio".
Aristide invece non si contenta di uno, ma ben due ne prova. Per pochi eurocent non soffia il primato a Marco (ma sopravvivera' all'onta, credo) e alla fine raddoppia l'insoddisfazione, visto che consiglia i lettori di rivolgersi ai Nas per approfondimenti. Conclude: "non credo che questi due vini, entrambi mediocri, abbiano alcunchè di tipico o che richiamino alla memoria un Chianti. Non credo che li userei nemmeno per impieghi gastronomici di base".
Roberto non va oltre i 62/100 per il suo Chianti, inevitabilmente Poggio qualchecosa, Felice, ma certo. Sottolinea un aspetto che, a mio modo di vedere, e' centrale nel nostro giochino (un po' Masoch, va be'). Dice: "da un vino proveniente da una delle più famose aree vinicole del mondo (a Docg) esigo ben altro".
Luca riesce a trovare un Chianti (Poggio Gherardo, ma dai, un altro Poggio Qualchecosa) dotato di una persistenza "pari a circa un millisecondo". Beh, e' un record pure questo, no?
Gia' scrissi del post di Francesco, del quale resta la tranciante valutazione finale "veramente imbevibile". Argh.

Bene, a parte le considerazioni gia' espresse, quel che resta del "gioco" e' la sensazione, netta, che una Docg prestigiosa puo' esprimere vini inqualificabili.

Quando usci' la Docg del Brachetto d'Acqui, ricordo, dissi che l'acronimo andava letto come Da Oggi Ci Guadagno, siccome i produttori ne approfittarono per aumentare i prezzi. Ma e' vero che pure la qualita' ebbe un incremento. In Chianti pare che le cose siano andate diversamente.

Downunder


C'e' qualcosa di encomiabile nel vedere cosa non s'inventano i winemaker del nuovo mondo, per sovvertire i rituali del vino. Dimenticatevi i cavatappi, dimenticatevi il silicone, il tappo a vite e le nostalgie da sughero. Dimenticatevi pure i calici Riedel. Hardy mette in vendita la bottiglia all-in-one, sviti il bicchiere che fa da tappo, e opla', servi il vino.
Ancor piu' encomiabile e' il fervore che ci mette la global marketing manager di Hardy nell'annunciare il prodigio: "crediamo che la nuova tecnologia abbia il potere di ridefinire il modo in cui nel mondo intero si berra' il vino". E basta.

domenica, dicembre 10, 2006

Avanzi domenicali (ritagli e frattaglie di post inutilizzati) #3


Piu' export per Totti.
Pare che ci sia il boom dell'export vinicolo negli USA. Perche' il nostro prodotto e' buono? No. Perche' siamo bravi a comunicarlo? Neppure. E' perche' abbiamo vinto i mondiali di calcio: "e' quanto stima la Coldiretti sulla base di un'analisi dei dati dell'Italian Food & Wine Institute nei primi nove mesi del 2006". Ah, bastava cosi' poco? Pero' poi aggiunge pure: "la produzione italiana garantita per l'assenza di trucioli ha saldamente conquistato la leadership nei confronti dei concorrenti australiani dove queste pratiche sono invece ammesse". Nooo! Vuoi vedere che quei rompitasche chipsfree avevano qualche mezza ragione? Qualcuno dia la ferale notizia ai benaltristi.

Dove voleva andare a parare.
Insomma, dove voleva andare a parare il bloggarolo con questa storia del Chianti a due euri? Alla fine conta sapere questo. Leggendo il commento di tale Livia al post di Roberto, mi sono avvicinato all'obbiettivo. Dice: "non ci passo neanche più nei reparti vini, rimango troppo male". Ecco, ci siamo; quando transito per gli scaffali adibiti ad enoteca del mio amato (cough, cough) supermercato, guardo le etichette presenti e penso: ma questi, scelgono ogni referenza con lo stesso gusto scellerato con cui scelgono il vino? Pure la carne, pure, che so, gli alimenti per l'infanzia? Ah, andiamo bene.

Potrei pure sbagliare, ma...
Il mondo vitivinicolo e' in subbuglio per colpa della bozza di riforma dell'Organizzazione comune di mercato (Ocm) del settore. Hanno le loro ottime ragioni. Il consigliere regionale piemontese di RC Dalmasso ha detto che la riforma "va nella direzione di rafforzare esclusivamente le grandi multinazionali". Humm, potrei pure sbagliare, ma secondo me ci ha preso. Tipo al 99,99 per cento.

sabato, dicembre 09, 2006

The Internet

Anno 1990: la Cbs annuncia un servizio su un curioso fenomeno in crescita, si chiama The Internet.
La visione e' commovente per diversi motivi; per esempio, per quanti possono oggi dire "io c'ero". Oppure per chi e' un fan di modernariato informatico. Per non dire di chi trovera' interessante che, tra le prime conoscenze condivise, ci fossero cooking tips.
A me la lacrimuccia e' sgorgata sentendo che "per circa duecento dollari l'anno, ci si connette ad una rete mondiale di computer". Si, io ricordo con commozione le bollette Sip a meta' degli anni novanta, oltre cinquecentomila lire a bimestre.

venerdì, dicembre 08, 2006

Tu chiamalo, se vuoi, Chianti

E fu vino dei blogger numero due. Si assaggia un Chianti hard (very hard) discount.
Chianti 2005 Ponte ai Massi, Euri 1,99. Imbottigliato da C.S.C. Soc. Coop. Agricola, a Madonnino in provincia di Grosseto. Prima annotazione: chi diamine sarebbe l'imbottigliatore? La scritta si trova in retroetichetta, a caratteri minuscoli, ed e' un fumosissimo acronimo dal quale si intuirebbe una cantina cooperativa (o sociale), che presumibilmente ha un nome ma che si guarda bene dal presentarsi; ti basti l'acronimo.

E' un po' come se io, declinando le mie generalita', mi presentassi come F.S. Enotcr. Ge.
Eh? Che ha detto?

In compenso il nome di fantasia, Ponte Ai Massi, e' sparato in etichetta bello grosso; ho una cattiva notizia, quasi certamente non esiste un ponte e nemmeno i massi, tràttasi di immaginifica panzana. Potevano scrivere pure, che so, Rocca Al Balzo, Torre al Giumbolo, Puffo al Prispolo, che tanto va tutto bene. Le panzane sono consentite, mentre la tracciabilita' e' una roba per pochi rompiscatole.
Sempre in retroetichetta, leggiamo: vitigni sangiovese e canaiolo - vino di corpo da non invecchiare (ma dai?) - vino indicato con arrosti e selvaggina. Nota: sul minuscolo tappo di sughero si legge: Vini di Qualita'. Ah, be', se lo dice il tappo...

Colore rosso rubino di buona intensita', tradisce una lievissima opalescenza all'unghia.
Naso che all'inizio apre con una irritante nota riduttiva, ma presto si autoelimina, per lasciare posto ad una fastidiosa nota di cantina sporca, un vinoso sgradevole che insiste senza nessun riconoscimento ne' fruttato, ne' floreale. E' paradossale la deprimente tenuita' del corredo aromatico, che si rivela un pregio, altrimenti veicolerebbe in maggior misura sensazioni sgradevoli.
In Bocca esibisce una mediocrita' francamente sconfortante, dominata com'e' dalla durezza acida amara, senza alcuna persistenza. E pure qui viene da pensare: menomale che non persiste.
Voto finale: 60/100

Considerazione accessorie (ma nemmeno poi troppo). Adesso vediamo se ci riesco io, a cacciarmi in un loop benaltrista.
Qui la questione, difatti, e' altra. Lo sappiamo gia': la denominazione di origine controllata serve solo a indicare l'origine del vino, non certo che il vino sia buono. Certo e' che il consumatore medio, a bottega, mi chiede un DOC pensando che sia meglio di un IGT ("che roba e' l'iggittì?") e comunque pensando che sia assai meglio di qualsiasi vino da tavola. E io, ogni volta, riattacco con la favola: "c'era una volta, tanto tempo fa, un vino che si chiamava Sassicaia...".
Poi ci sarebbe la nota incongruenza del DOCG: quella gi finale, che sta a dire "garantita", sembra messa lì apposta per risaltare il fatto che nella semplice DOC, ahem, manca la garanzia: "come, e questo, non me lo garantisce?". E via cosi'.
Ma appunto, tranquilli: dire DOCG non serve, neppure lui, a dire che e' buono. Come facciamo a qualificare in etichetta il livello di un vino? Il metodo ci sarebbe, i cugini francesi ce l'hanno spiegato da qualche secolo, basterebbe indicare il livello di cru (le parcelle dei vigneti migliori). Ma qui al massimo riusciamo a recepire la normativa che consente la rincorsa verso il basso (giuro che non evochero' l'innominabile) mentre ogni tentativo di qualificare il prodotto, pure in etichetta, e' semplicemente frustrato.
Correre a peggiorarci: si.
Cercare di qualificarci: hum, vediamo, il dottore e' fuori stanza, ripassi.
Eccolo qua il problema, alla fine. A che servono le commissioni di assaggio per concedere DOC e DOCG? Dal momento che queste sembrano puramente espressioni geografiche, tantovale lasciare l'incombenza delle attribuzioni al catasto.

Per tornare al vino in questione: che senso ha che una roba cosi' si chiami Chianti? A voler infierire, dal disciplinare del Chianti si legge: " I vini a denominazione di origine controllata e garantita “Chianti”, all’atto dell’immissione al consumo, devono rispondere alle seguenti caratteristiche: [...] odore: intensamente vinoso, talvolta con profumo di mammola e con più pronunziato carattere di finezza nella fase di invecchiamento..."
Chissa' dove l'hanno sentita, la finezza e la mammola, qui.

giovedì, dicembre 07, 2006

Tutti dentro


"Un “sommelier” per testare la droga. Arrestate venti persone nel barese". L'operazione della Dda e dell'Arma di Bari si chiamava proprio cosi', sommelier. Questo, siccome il prodotto andava testato, prima della messa in vendita; e ovviamente, da esperti. Si conferma che il fattore umano, nell'assaggio, e' insostituibile.
Pero', fossi un big boss dell'Ais, un po' mi adonterei. E che diamine.

mercoledì, dicembre 06, 2006

Meglio di Beautiful

Avevo appena detto che in questo periodo ho assai daffare per trovare il tempo per il mio amato bloggume, si? Infatti sono al terzo post, per quest'oggi. Meraviglie di un mondo denso di contraddizioni.
Solo per segnalare che, in qualche modo, si mette la parola fine alla vicenda Ais-Duemilavini-Bibenda, gia' largamente al di la' del commentabile. Citando Ricci: "ognuno poi è libero di fare ciò che vuole". Ma certo; pure io.

[Grazie Marco per la segnalazione]

Sotto col lavoro

Francesco (e Copertina75) hanno dato il via alle danze. Non sembrano felicissimi, pazienza. A breve la mia rece.

Contrappasso


[Ci risiamo, torna dicembre e l'enotecaro blogga pochissimo, costretto com'e' a fare l'enotecaro. Fosse per me, farei il bloggarolo a tempo pieno. Chissa' se pagano bene]

Il contrappasso della kermesse: ierisera, a Milano, albergo sciccoso foderato di vipz sciccosi alla presentazione dei nuovi Dom Ruinart, il blanc de blancs ed il rose'. Si passa dal centro sociale occupato al fighettodromo senza soluzione di continuita'; si dice che il mondo e' bello in quanto vario: da qui, direi che e' proprio bellissimo. Tutti e due i mondi comunicano il vino, parlano della stessa roba insomma. Usando lingue diverse. Ha un certo fascino, direi.

Poche note sui vini, se non per dire che il Dom Rose' 1990 rappresenta una specie di pietra miliare, un parametro di riferimento: frutta rossa a profusione e freschezza commovente. Prezzo? Inguardabile. Ma non e' destinato ai kompagni dei centri sociali, si sa. Il posizionamento e' altro.

domenica, dicembre 03, 2006

Avanzi domenicali (ritagli e frattaglie di post inutilizzati) #2


1. Casco obbligatorio.
I motociclisti un po' aged come me ricordano con mestizia i primi mesi del 1987: introduzione del casco obbligatorio. Non era solo il desiderio di preservare i motociclisti, era piu' che altro l'esigenza di contenere i costi sociali, e piu' precisamente i costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale; una contusione costa meno di una testa rotta, e fu casco obbligatorio. Da allora le cose vanno peggiorando, quindi coerentemente oggi si tassano gli stili di vita che hanno costi sociali maggiori, tipo essere sovrappeso, tipo consumare alcol. Quindi, tasse specifiche.
Ci sono altri stili di vita che creano problemi, o verosimilmente li creeranno. A voi indovinare i prossimi proibizionismi. Quanto a me, vorrei scappare sul pianeta Zorg.

2. Pero' fa bene, forse benissimo.
Sempre quei simpaticoni de Il Giornale, tra un polonio e l'altro, riprendono la notiziola dei procianidi. Speriamo ardentemente che abbiano ragione, si sa mai che ci detraggano una tassa.

3. Anzi no, fa malissimo.
Appassire le uve in celle termoregolate, anziche' all'aperto. A Pantelleria si sperimenta una roba che lascia perplesso il purista (che e', dopo i chips arrivano i forni?) -- ma siccome serve a evitare le terrificanti ocratossine, ci facciamo andare bene pure questa.

sabato, dicembre 02, 2006

Tutti a squola

"Le scuole, fin da quelle elementari, dovrebbero insegnare a conoscere e ad apprezzare il vino. Lo afferma un rapporto parlamentare pubblicato ieri, che chiede il lancio di una campagna nazionale di educazione, anche per aiutare il settore vitivinicolo in crisi".
Tranquilli, non si parla di parlamentari italiani, maddai. Sono i francesi, sa va sans dire. [Letto pure su BBC News].

Che poi, il nostro ministro della pubblica istruzione ha gia' il suo bel daffare.

giovedì, novembre 30, 2006

Procyanidins (what?)


Leggete il China Daily? No? Male. Vi perdete notizie come questa: "Ricercatori del Queen Mary's School of Medicine and Dentistry di Londra hanno identificato un ingrediente chiave, nei vini rossi, che protegge contro i disturbi cardiaci". Dimentichiamoci il resveratrolo, qui si parla di "oligomeric procyanidins". Faccio una rapida ricerca, e vedo che ne parla Bbc News, Washington Post, insomma, una roba seria. I ricercatori avrebbero ristretto l'area di maggiore "produttività" della (a me) ignota sostanza nel sud della Francia, ed in Sardegna.

E, udite udite: "The researchers believe the way that wines are made is the key. In traditional wine making, said Professor Corder, grapes have a three to four week fermentation period, allowing for full extraction of the chemical from the skin and the seed".
I tradizionalisti vivono piu' a lungo. Argh.

martedì, novembre 28, 2006

Assaggiatori cercasi #1

[Il manifesto di assaggiatori cercasi e' affisso qui ]

Segnarsi la data: il prossimo 7 dicembre, giovedì, ore 21, qui a bottega si aprono un po' di Champagne del mio attuale vigneron del cuore, freschi di import. Ma pure altre cosine. Quelli tra voi, assaggiatori o sedicenti tali, desiderosi di partecipare all'assaggio (rigorosamente gratuito) possono battere un colpo via email, telefono o piccione viaggiatore. I posti sono pochini, una decina al massimo, chi presto arriva eccetera eccetera.
Accorri numeroso (e se dotato di bicchieri per assaggio, avrai la mia sempiterna gratitudine).

domenica, novembre 26, 2006

Avanzi domenicali (ritagli e frattaglie di post inutilizzati)


1. Marketing involontario
Puoi spendere cifroni in investimenti pubblicitari, tipo l'Asti. Oppure affidarti alla fortuna; magari contando sul fatto che il prodotto non e' niente male: "con nuovo film Bond vendite vermut secco alle stelle - La catena di supermercati Tesco ha registrato un aumento record del 65% nelle vendite". [link]

2. Fuori il titolista
In questo articolo e' contenuta, in versione zippata, la summa numerica del globo enoico, una roba che piacerebbe pure a Bacca. Citazione:
Il mercato del vino italiano è molto polverizzato (810.000 le aziende produttrici italiane, di cui 110.000 produttrici di vini Doc, 35 i vini Docg, 343 i Doc, 117 Igt); la produzione italiana di vino è di 53,6 milioni di ettolitri pari al 33% di quella europea e al 21% di quella mondiale; la superficie vitata mondiale è di 7,9 milioni di ettari di cui: 59% Europa (10% Italia), 22% Asia, 12% America, 5% Africa, 2% Oceania; la superficie di territorio italiano destinato ad uva da vino, nel 2006 è stata di 700.000 ettari contro i 970.000 ettari del 1990 e i 1.200 ettari del 1980; le vigne, per il 72%, sono di proprietari con 2 ettari di vigneto, il 18% ha tra i 2 e i 5 ettari, solo l'8% ha più di 5 ettari; il 67% del terreno vitato produce uve per vini da tavola, il 17% uve per vini Doc, il 16% uve per vini Doc e da tavola; i consumatori italiani stabili di vino sono 24 milioni; negli ultimi 5 anni sono state lanciate 1300 nuovi prodotti per un totale di 4.550 etichette con predisposizione a produrre vini di maggiore qualità e pregio; il canale Gdo rappresenta il 65% del mercato di acquisto del vino; l'Italia ha una grossa opportunità per i vigneti autoctoni che sono oltre 350 per più di 450 vini.
Se siete arrivati fino a questo punto senza crollare addormentati, complimentatevi col relatore: Lamberto Gancia, la cui relazione e' definita, ovviamente, vivace.

3. Il vino delle donne
Qualunque cosa sia, se ne parla; qui, per esempio. Mai che si facciano convegni sul vino degli uomini, e che diamine, questo e' sessismo. Ari-citazione:
Donne produttrici, enotecarie ed enologhe, che hanno portato una ventata di grazia e creatività in un ambiente fino a ieri unicamente maschile. E' previsto un lunch con degustazione, con la partecipazione di enologhe che racconteranno per l'appunto i vini delle donne, rappresentati da ben 200 etichette.
Devo ricordarmi di indagare su queste ben 200 etichette.

giovedì, novembre 23, 2006

Dum Romae consulitur


[Scusate il latinismo, e' piu' forte di me. Comunque c'e' sempre Wikipedia a salvarci]

Forse vi sara' sfuggito che, secondo Wine Spectator, il miglior vino italiano nella lista dei Top 100 e' italiano: il Brunello 2001 di Casanova di Neri.
La falange dei tradizionalisti, qui da noi, non s'e' fatta aspettare e ha sbertucciato la scelta di WS: quel Brunello, difatti, e' profondamente a-territoriale, e' stipicizzato, e' un pacioso barricone, denso cupo e fruttato; non c'entra quasi nulla, di fatto, col sangiovese di Montalcino. Il mio tradizionalista di riferimento e' Franco Ziliani, e questo e' il suo salace commento.

Ci sarebbe materia per un dibattitone degno della defunta rubrica peperossiana de Il Rosso e il Nero. Oggi transitavo per l'amato blog di Tom Wark, e leggevo questo post a commento della stessa vicenda: letto e riletto, letti pure i siti linkati, ma da nessuna parte ho trovato la parolina magica: territorio. Oibo', non sara' mica che la cosa del territorio, per questi rozzi americani, non significa quasi nulla? Vuoi vedere che questi privilegiano indiscriminatamente la piacevolezza sulla tipicita' territoriale?

Per la verita', tra gli aspetti della vicenda meritevoli di attenzione c'e', secondo Tom, la reperibilita' del prodotto: dato il piazzamento in classifica, il Brunello di Casanova di Neri pare gia' una chimera introvabile.
Cita a questo proposito le disavventure di un enotecaro di sua conoscenza, che ora e' sommerso dalle richieste di quel Brunello: "the messages on his answering machine offered just about everything short of sexual favors in exchange for the #1 wine".
Mentre a Roma si discute, a Sagunto son disposti a (quasi) qualsiasi cosa, per quel Brunello.

martedì, novembre 21, 2006

Scusate se mi scappa

Scusate se mi scappa di citarmi addosso.
Leggendo Sandro Sangiorgi, nelle sue ultime miniature, dice: "oggi lo sport preferito dei critici, degli osservatori e dei consumatori improvvisati redattori di schede è cercare la mineralità". Immodestamente, s'e' accesa la lampadina; ue', cosa mi ricorda? Ah, si, questo: "se avessi un euro per ogni volta che ho sentito formulare il termine minerale durante questi quattro giorni, non avrei bisogno di lavorare, mai più".

[Cio' detto, leggetevi tutta la miniatura, che e' una roba assai seria ed interessante. In piu', non perdetevi l'editoriale]

lunedì, novembre 20, 2006

Critical wine: appunti sparsi [seconda parte]

Il dibattito
Stamattina [foto] dibattito sul tema: "OCM vino, l’Europa del truciolo di legno". Sottotitolo: il mercato globale che “uccide” il Particolare, come opporsi alla direttiva Cee.
A riprova che i benaltristi hanno ragione, i chips sembrano poca cosa a confronto con certa legislazione comunitaria che vorrebbe (esempio) prepensionare i produttori, pur di consentire reimpianti che vanno, giocoforza, a favore della produzione industriale. Anche qui, oggi, tira un'aria da "siamo piccoli, stiamo sparendo". Presa la parola, illustro le iniziative della blogpalla enoica italiana, da ChipsFree.it in giu', senza scordare la Wine Blog Association. Qualche approvazione, qualche mugugno, qualche benaltrismo. Alla fine credo di aver fatto passare il concetto che la comunicazione dal basso e' possibile, non difficile, poco costosa e comunque una delle poche vie d'uscita in un mondo che legifera a favore della grossa produzione, ignorando le dinamiche dei piccoli vigneron.

Assaggi
Come promesso, ecco qualche assaggio meritevole.
Su tutti, il ricordo del Dogliani Docg di Eraldo Revelli; come forse si sa, questa neonata Docg identifica la versione superiore di questo dolcetto, la cui Doc permane per la gioia di chi tra doc e docg non si raccapezza piu'. Amen. Il Dogliani e' bello ruvido, tannico e possente; longevo, da aspettare.
[Azienda Agricola Eraldo Revelli - Loc. Pianbosco 29 a Belvedere Langhe - Farigliano (CN) - Tel. 0173797154]

Inedito l'Aleatico secco proposto dall'Azienda Agricola Daglio, nei colli tortonesi; e' un rosso aromatico, floreale (rosa), con tannini saldi ed un colore delicato, quasi lieve. Bene pure il loro barbera.
[Azienda Agricola Daglio - Via Montale Celli 10 - 1050 Costa Vescovato (AL) Tel. 0131 838262]

Cascina Sant'Ubaldo propone un bel Dolcetto d'Acqui affinato in legno piccolo e messo in vendita dopo tre anni, adesso si beve il 2003. Rossone di gran struttura e naso complesso, maturo. Da provare pure il loro Brachetto secco.
[Cascina Sant'Ubaldo - regione Batti, 26 - 15011 Acqui Terme Fraz. Moirano (AL) - Tel. 0144 311546]

Molto bene il Dolcetto d'Alba "cru" di Raine': concentrato, succulento, possente, da riprovare.
[Azienda Agricola Raine' - Via Brantegna, 7 - 12050 Montelupo Albese (CN) - Tel. 0173 617227]


Aldrighetti in Valpolicella ha presentato un piacevole Recioto rosso dolce; meno convincente il suo Amarone.
[Aldrighetti azienda Agricola - Via del Muratore, 3 - Valgatara, Marano Valpolicella (VR) - Tel. 045 7701199]

Infine, una curiosa e assai piacevole Barbera passita dall'Azienda Agricola Maria Bortolotti, sui colli bolognesi.
[Az. Agr. Maria Bortolotti - Via S. Martino, 1 - 40069 Zola Predosa (BO) - Tel. 051 756763]

domenica, novembre 19, 2006

Critical wine: appunti sparsi [prima parte]


La location
Bisogna spiegare cos'e' un Centro Sociale Occupato. Buridda e' la vecchia sede della facolta' di Economia e Commercio di Genova, ed in effetti l'ultima volta che sono entrato qui e' stato per la laurea di mio fratello. Lo stabile e' rimasto cadente come allora, come una vera sede universitaria e' a pezzi, con i tubi innocenti a reggere le scale e l'unica novita' e' data dai disegni con gli spray, e locandine militanti ovunque. Sembra la location per film sul genere Paz, o Lavorare con lentezza. E' appena il caso di far notare che questo non e' il solito villone frequentato dal fighettodromo enoico di successo (tipo Merano, per dire). Qui ci stanno i proletari della vigna, un po' di sfigati e, essenzialmente, i contadini. In mezzo agli sfigati mi sento benone, entro.

L'organizzazione
Arrivando presto, dieci di mattina, non c'e' nessuno. Pagato il modesto fee d'ingresso (sei euro) ottengo un bicchiere ed un timbro su una mano, che consentira' di uscire e rientrare nel corso della giornata. Ai tavoli appena approntati non c'e ressa, e dire che i tavoli sono spartani e' un eufemismo. Tra le aule del secondo piano si dipana una specie di camminamento tra gli espositori, in un ambiente che, come descritto, e' tra il cadente e l'improvvisato; tutto comunica frugalita', piu' che understatement. Trovo che mi piace, ma ammetto con me stesso che quel che mi piace di piu' e' questo stacco formale rispetto a qualunque altra rassegna io abbia mai visto. Certo, sorrido ripensando a questa kermesse formato socialismo reale; qui il massimo del vippume concesso e' stato incrociare i genitori di Carlo Giuliani. Alla fine si tratta di forma; la sostanza e' che gli spazi sono ampi e c'e' una notevole facilita' ad affrontare tutto il lavoro d'assaggio senza stress; tra l'altro, nemmeno uno degli espositori che se la tiri e dica "il prodotto e' esaurito". Al contrario, tutti molto gentili, qualcuno timido e quasi impacciato: zero pierre, cento per cento contadini. Piu' giro piu' mi convinco di avere a che fare con una specie di proletariato enoico, che non conosce architetti per la ristrutturazione della cantina, ne' esperti di marketing. Per qualcuno di loro siamo nel 1950. Negli stanzoni fa freddo, non c'e' riscaldamento, ed i vini si assaggiano tutti a temperatura di cantina. Ripenso agli amici che lamentavano il caldo di Merano (settanta euro di biglietto; ma dentro c'era la creme, mica pizza e fichi).

I vini
Tempo di mettere a posto qualche appunto, prossimamente diro' cosa ho trovato valido. Bisogna, qui, ripetere una cosa un po' déjà vu circa questo genere di produzioni. Benche' i bio fossero pochi, la folla di artigiani presenti ha fornito, per una notevole maggioranza, una prova non eccelsa. Troppe le puzze, troppi i colori improbabili, troppe disarmonie. I vini, come gli altri prodotti della terra presenti, erano messi in vendita a prezzi non propriamente bassissimi. Un vermentino ligure interessante costava comunque sopra i sette euro, a riprova del fatto che i miracoli riescono solo alla Lidl. Oppure i kompagni produttori sono dei furbacchioni, ma mi sentirei di escluderlo.

[Fine della prima puntata]

sabato, novembre 18, 2006

Memento


Oggi, domani e dopodomani a Genova c'e' Critical Wine. Al centro sociale Buridda; io ci transito domani e, sperabilmente, pure lunedi'. Tra l'altro, e' pure possibile acquistare direttamente dai produttori ai banchetti d'assaggio, sia vino sia altri prodotti degli espositori: salumi, formaggi, verdure.

Ieri al telefono narravo la cosa ad un amico: vado a comprare la verdura al centro sociale.
Ripensandoci, spero di non avere i telefoni sotto controllo.

venerdì, novembre 17, 2006

Vino dei Blogger #2

Ci risiamo: e' di nuovo tempo di Vino dei Blogger. Questa volta tocca a me scegliere il topic e, come anticipato, faccio tesoro delle mie ultime peregrinazioni tra gli scaffali della GDO. Nei supermercati, soprattutto nei canali hard discount, càpita di vedere prezzi incredibilmente bassi. Càpita di vedere, pure, prezzi incredibilmente bassi riferiti a certe DOCG tradizionalmente identificate con il meglio della produzione enoica nazionale: Barolo, Barbaresco, Chianti. Ora, vedere il mio amato Chianti a cifre sui due euro la bottiglia, diciamolo, innesca una certa curiosita'. Che si assaggi, quindi, e non in solitudine; i coscritti della precedente edizione sono stati: Imbottigliato all'origine, Marketing del Vino, Wino-QuintoMiglio, Aristide, Esalazioni Etiliche (sia Rob che Alessandro), The Wine Blog, Alice e il Vino, TigullioVino, Maisazi. L'invito e' rivolto a loro, ma pure a chiunque voglia aiutarci nell'oneroso incarico.

La mission per il vino dei blogger #2 e' quindi: Chianti da hard discount. E metto pure in palio un premio, vince la possibilita' di scegliere il prossimo topic chi trova il prezzo piu' basso. Via con gli acquisti, e pronti a redigere le vostre rece per il prossimo 10 dicembre. Il mio acquisto lo vedete quassu', e' costato 1,99 euro, e ancora non l'ho assaggiato. Come si dice, quando succedera' voi sarete i primi a saperlo.

In realta', lo ammetto, qui coltiviamo qualche piccola ambizione: innescare un dibattito, ebbene si. Mi chiedo, e chiedo a lorsignori, comemai si trovino, oggi, cosi' tante Docg a prezzi, francamente, non comprensibili. Costo del vetro, imballo, trasporto, ricarichi: qualcosa non quadra. Se ne riparla.

martedì, novembre 14, 2006

Momenti strutturali

Ci sono parole che mi piacciono e di cui abuso. Ultimamente mi piace usare il verbo comunicare. Poi mi piace il termine strutturale. Crisi strutturale, problema strutturale, difetti strutturali, e via strutturalizzando.

Telefonata vera.
Impiegata - salve, qui e' il Corriere Pinco, domani dobbiamo consegnare un bancale della Ditta Pallino all'enoteca...
Enotecaro - ok, no problem, a che ora venite?
Impiegata - tarda mattinata, verso le undici.
Enotecaro - se volete, possiamo fare pure piu' tardi. Intorno all'una qui non c'e' traffico e si fa tutto con calma. Se poi volete fare per le due non c'e' problema, vi aspetto, dica pure che...
Impiegata - io sono un'impiegata, non la faccio mica io la consegna.
Enotecaro - [sfoderando il tono allegro da venditore piacione] ma ceeerto, se gentilmente lascia un appunto al corriere, cosi' io...
Impiegata - guardi che qui abbiamo piu' di trecento corrieri.
Enotecaro - [proseguendo nel tono allegro] ma no, certamente, ma tra di voi comunicate, vi parlate, si? Veda se puo'...
Impiegata - e c'e' il contrassegno, che fa, accetta?
Enotecaro - ma certo, naturalmente. Buongiorno.
Impiegata - [clic].

Ma certo che accetto, accetto qualsiasi cosa, che altro dovrei fare se non accettare questi corrieri strutturalmente incapaci di fare i corrieri? O tempora, o mores.

domenica, novembre 12, 2006

Chips Free vive (e lotta con noi)


Ma perche' diamine mi ostino a parlarte di questi chips? Ormai e' chiaro che il problema e' ben altro. I benaltristi hanno preso il sopravvento nel dibattito, per spiazzare noi rompiscatole che non ci rassegniamo a questo trucchetto da tre palle e un soldo. Lo hanno fatto senza indicare con chiarezza cosa sia questo ben altro, a meno che non si prenda per buono un tipico elenco benaltrista sul genere indicato nel neonato blog di Stefano Berti: "i consorzi di controllo sulle DOC, la burocrazia sempre più pesante, i balzelli che paghiamo per controlli inutili, un difficile accesso al credito per gli investimenti, la lentezza nei pagamenti da parte di ristoratori ed enotecari, i rapporti con gli agenti, gli strani indirizzi dei piani di sviluppo regionali, etc". Questi sono tutti problemi impellenti e condivisibili. Meno condivisibile e' il conseguente "finiamola di perder tempo con 'sti chips".

Eppure.
Fermo restando (mi ripeto) che e' vero, uno dei problemi centrali del mondo enoico sono questi cialtroni di enotecari che non pagano le fatture, continuo a pensare che il progetto aristidiano di Chips Free sia una roba encomiabile. Sara' che e' visionario, sara' che e' molto web 2.0, ma io non mi stanco di sponsorizzarlo. I punti della questione sono gia' stati validamente elencati sul blog di Aristide, quindi vi rimando a quelle letture per un approfondimento.

Da parte mia, semplicemente, cerco di favorire la causa. Avendo a che fare spesso con produttori, indico loro la retta via (cioe' l'autocertificazione via ChipsFree.it) anche se, ogni tanto, si incontra qualche ostacolo.
Le aziende che mi dicono "ehm veramente, io, i chips li uso da tempo" cominciano a spuntare come funghi. Si prospetta una curiosa situazione, del genere "tutti lo fanno, nessuno lo dice" che in definitiva significa una sola cosa: lasciateci lavorare, al consumatore va bene cosi', ma comunque non deve saperlo.
Fornire comunicazione, possibilita' di scelta, conoscenza, tutto questo sembra precluso. Sotto questo aspetto, e' vero, il problema e' ben altro.

sabato, novembre 11, 2006

C'e' del buono in Danimarca

[Arriva il WE, l'OT incombe]

Da noi si ingegnano col telelaser, col controllo della velocita' media nei tratti in galleria, tutto pur di spillare quattrini agli automobilisti. Altrove ottengono il risultato con mezzi diversi, migliori. Ah, perche' non sono nato altrove?

[Update. YouTube sux. Il video sta qui, e in circa mille altri siti. Bravi YouTube, bravi]

venerdì, novembre 10, 2006

Vino dei Blogger #1


Dunque, l'ho fatto, ho eseguito il lavoretto.
Il vino dei blogger numero uno doveva essere un autoctono, sotto i cinque euri. Aime', ho sbudgettato di cinquanta centesimi, come da scontrino; spero mi perdonerete. Il fatto e' che volevo una (un?) lumassina, autoctono bianco locale, e girando per supermercati ho faticato un po'; vero e' che non sono passato alla Coop-sei-tu, siccome la locale Coop ha sempre code paurose, con una sola cassa aperta su trecento e la cassiera che discute ad alta voce con le colleghe sfaccendate di scazzi sindacali. Tutto questo mentre l'altoparlante ti urla addosso, per mezz'ora di coda, che fighi che sono quelli della Coop. Insomma, comprato altrove.

Lumassina Colline Savonesi IGT, imbottigliato da Aziende Agricole (al plurale, sono una moltitudine) Vigna le Gagge, di Alinovi, nelle proprie cantine di Finale Ligure. Niente annata, ahinoi, si tratta di un Igt quindi l'annata ve la immaginate. Per il resto, se cerchi su Google Alinovi e Lumassina, ottieni zero risultati; invidiabile posizionamento.
Tappo siliconico ma color sughero, genere "tento disperatamente di sembrare sughero". Nel bicchiere ha un colore giallo paglierino carico, non brillantissimo. Vendemmia risalente? Appena aperto ha un naso caratteristicamente siliconico: sprigiona tutti quegli aromi che non e' riuscito a darti negli ultimi anni, come dicesse: oh, finalmente, si esce da 'sta bottiglia! Sciupùn olfattivo di mele e banane, poi dopo due minuti, shhh, silenzio, non esce piu' (quasi) niente. Eccetto un bel sentore di erba tagliata, il caro vecchio fieno.

E' a questo punto del test che pensi: ma chi me l'ha fatto fa'. Ma orsu', procediamo. Beviamo l'amaro calice, e mai frase fatta fu piu' profetica.

In bocca potrebbe essere pure piacevole, se non fosse per questo amarore finale, questa nota amara insistente e soverchiante. Cribbio, ma quanto dura? Qui P.A.I. sta per Persistenza Amara Intensa. L'acidita' latita, e menomale, che la durezza e' gia' notevole. Ma non essendoci corpo (11 gradi) ne' morbidezza, addio armonia. Punteggio finale, 65/100 (manica larga).

Considerazioni finali. Probabilmente la colpa e' mia, che mi son voluto incaponire a cercare un autoctono ligure. Sui cinque euri qui notoriamente circolano schifezze; probabilmente vitigni d'altre regioni, sulla stessa cifra, danno maggiori soddisfazioni (immagino, che so, un Soave).

Arrivati a questo punto, intendo perversamente vendicarmi.
Siccome tocca a me indicare a lorsignori il prossimo Vino dei Blogger, avrei un'idea.
Nei giorni scorsi la locale GDO hard (molto hard) pubblicizzava un rosso da tavola a 50 (dìcesi cinquanta) centesimi la bottiglia; l'ho cercato senza successo, per le varie Lidl et similia; nella ricerca ho pero' avuto modo di scorgere, su questi scaffali, tra le molte nefandezze svariati Chianti Docg a due-tre euri. Da qui parte la prossima sfida.
Si tratta di trovare il Chianti Docg (bottiglia 0,75, of course) che costi meno. Vince chi trova il prezzo piu' hard. Bello eh? La cosa e' densa di significati. Se ne riparla a meta' dicembre, per ora sotto col lavoro!

Abbinamenti (diciamo)


Transito su due-post-due che decidono di abbinare alla sconfitta di Bush un vino. E' condivisibile: un evento lieto richiede il nostro amato nettare. Terry preferisce un cab Napa (e' territoriale). Maggie opta per le bollicine, pure quelle Usa: un rose', per giunta, brava ragazza. Pure io andrei per le bubbles.

[Thanx Beppe Grillo per l'immagine. Che non traduco, il post e' in fascia protetta]

mercoledì, novembre 08, 2006

Tutto sommato i chips non sono mica 'sto gran problema

Perlomeno, secondo un commento di Massimo Mantellini, uno dei miei guru preferiti, a questo post.
Mi si spezza il cuore.

[E quindi, il vero problema, quale e'?]

Ecco una guida di cui faro' a meno


Se le cose stanno davvero cosi', posso decisamente fare a meno di considerare attendibili le recensioni di Duemilavini, la guida Ais.
Addio, gia' sento che mi manca.

[Nota a margine: non avrei mai pensato di vedere l'alba del giorno in cui avrei trovato simpatici quelli de Il Mio Vino. Mai dire mai.]

Quando si dice portarsi il lavoro a casa


In un post solo, riesco ad essere autoreferenziale per me, e per un altro blogger, un bel colpo.
Insomma, habemus il Morellino Bellamarsilia di Poggio Argentiera a bottega; appena arrivato non ho resistito e, pure se fresco di strapazzi da corriere, l'ho portato a casa per un test. Ottima prova; non il solito Morellino troppo piacione (e magari esile), ma un bel rosso con una vibrante sangiovesitudine; naso ancora molto giovanile, frutta rossa intensa, (2005) eppero' ampio; bocca goduriosa e personale, nervoso e convincente. Direi un 80/100 di punteggio. In attesa di aprire il Capatosta.

lunedì, novembre 06, 2006

Vino & gùgol ads


Mi stavo facendo un giro su questa notiziola (l'ennesima, inevitabile, sui novelli) quando l'occhio m'e' caduto sugli ads di Google, correlati. Le immagini, soprattutto, correlatissime.

giovedì, novembre 02, 2006

Trucioliii?


Il ministro ha detto no.
Per Doc e Docg, ma sempre meglio che niente.

I want you (assaggiatori cercasi)


Cari assaggiatori, enofili, wine lovers che transitate per questo blog: se siete genovesi, o in prossimita', questo avviso e' per voi.

In enoteca succede normalmente che si assaggino campionature in previsione di acquisti; oppure si aprano bottiglie per testare lo stato evolutivo, si facciano cioe' prelievi di scaffale. Ora, l'idea sarebbe essenzialmente la seguente: non amo fare tutto questo lavoraccio (assaggiare) da solo. Assaggiare da soli non e' solo poco affidabile, e' pure triste; cosi', ho pensato di coinvolgervi in qualche seduta serale di assaggi comparati. Se avete voglia di partecipare, non dovete far altro che indicarmi la vostra disponibilita' nei commenti o via email. Seguiranno poi dettagli per le date, compatibilmente con gli impegni di tutti.

Si tratta quindi di vedersi una sera da me a bottega, dopo cena, e assaggiare tecnicamente campioni in degustazione cieca; non si vince nulla e non si viene pagati, ma si ha l'occasione di stare assieme in lieta compagnia (troppa virtualita' ci consuma) e pure di cazzeggiare un po'. Onavisti, sommelier, qualunque conventicola e' ben accetta. Che siate bloggaroli, forumisti, usenettiani, qui non si fanno preferenze.
Vi anticipo che il primo argomento d'assaggio dovrebbe riguardare il Cinqueterre. A parte i campioni che ho io, naturalmente i volontari potranno affiancare pure campioni provenienti dalla loro cantina, per aumentare il panel, e confrontare e confrontarsi. Ci siete? Battete un colpo!

lunedì, ottobre 30, 2006

Asta tosta


Che invidia. Al massimo qui a bottega appare qualcuno che trova un dolcetto di Ovada del '57, a chiedermi quanto vale, manco fosse un raro incunabolo. Ma quanto vuoi che valga? Zero!
E invece, guarda che lista di reperti esibisce Quintomiglio. E siccome da quelle parti hanno il cuore d'oro, mettono tutto all'asta a scopo benefico. Tanto buonismo merita un premio, partecipate numerosi!

domenica, ottobre 29, 2006

Don't believe the hipe


Sono riuscito a perdermi pure questo Salone del Gusto. Stasera, appena tornato a casa, uno dei tiggi' di mammarai racconta che gran cosa e' stato questo salone; tutto bello e tutto perfetto, che quasiquasi mi convinco: che jella.
Puro caso, i primi due post del mio blogroll che leggo, uno e due, demoliscono il Salone. O perlomeno, riescono a raccontare tutte quelle cose accuratamente glissate dal tiggi'.
Ecco, il problema e' il seguente.
Io non riesco piu' a credere a lorsignori del cosiddetto giornalismo. Non sono piu' tollerabili. Perche' se voglio sapere qualcosa sul Salone del Gusto 2006 devo leggere i bloggaroli? A che servono 'sti giornalisti? Che poi, se devo decidere chi tra le due fonti e' affidabile, non ho mezzo dubbio.

sabato, ottobre 28, 2006

Copyright, copyleft, ed un corto.

E tornando bruscamente off topic (in fondo arriva il WE, la tentazione OT e' piu' forte) ecco a voi un simpatico corto (thanx i quindici) a favore del copyleft, cioe' a dire il contrario del copyright.

venerdì, ottobre 27, 2006

And now, grappa

Tra un off topic e l'altro, ci sta pure che si parli di grappa. Quella che vedete qui ritratta e', al momento, la mia grappa del cuore. La produce Aggazzotti, a Modena, e rispettosa com'e' delle sacre leggi del territorio e' una grappa di lambrusco. La prima volta che me l'hanno presentata ho, ovviamente, pontificato una roba tipo "uff, lambrusco, e che sara' mai la grappa di lambrusco, come se dal lambrusco potesse venire qualcosa di buono". Eppero' mi sbagliavo, m'e' bastata assaggiarla per innamorarmi. Poi a margine mi piace questa cosa di distillare una vinaccia sfigatissima, mica sciardone' o pino': lambrusco.
Come si sa, quanto piu' roboanti sono le dichiarazioni preliminari, tanto maggiore sara' la brutta figura che seguira' alle smentite; e' una lezione che un buon assaggiatore dovrebbe aver imparato. Dovrebbe.

Qualche giorno fa il signor Aggazzotti mi ha fatto visita, pure lui in giro per il mondo a comunicare il suo lavoro; tutta questa abbondanza di comunicazione [link & link] evoca i Sacramenti, comunica qua e comunica la, fa un effetto Prima Comunione. Piu' profano, il signor Aggazzotti mi comunica la nascita del suo nuovo distillato, di Uva Regina per la precisione. Con encomiabile coerenza minimalista, la distilleria non si accontentava del bistrattato lambrusco, ma decide di distillare l'uva da tavola, che (faccio la spiega tipo Piccola Cuoca) non e' neppure vitis vinifera, non e' ammessa a produrre vino, e quindi ai miei occhi doppiamente indegna. Ed ecco che ci ricasco: "uff, l'uva regina, e che sara' mai il distillato di uva regina..." -- appena il tempo di un'olfazione per mordermi la lingua: nel naso c'era questa potente marca primaria, diretta, riconoscibilissima, dell'uva da tavola; una cosa buona da matti, per usare un termine tecnico da alta scuola d'assaggio.
Maledetti pregiudizi.

mercoledì, ottobre 25, 2006

Come va?

Come va? Com'e' l'aria a bottega? Argomento classico di conversazione in enoteca, ultimamente. Difficile dare risposte numeriche, difficile fare bilanci economici e/o finanziari; non e' il mio mestiere, sono (almeno su questo) scarsamente autorevole. Allora aiuta, forse, leggere questo. Piu' che la notizia (stipendi magri) merita leggere la lunga, lunghissima sequela di commenti.
Qualche estratto?
Ho lavorato come dipendente per più di 10 anni, poi dopo il bummm della niueconomi tutto si è sgonfiato, non mi ha più assunto nessuno, ho fatto qualche anno il cococo, il cocopro e adesso dopo 15 epassa anni di lavoro sono diventato finalmente un nuovo povero con partita iva.

...impiegato universitario presso la biblioteca della Facoltà di Farmacia di Pisa con 18 anni di servizio. Volete sapere a quanto ammonta il mio stipendio? 1050 euro netti... Sono sposato da 4 anni e vorrei diventare padre. Dico vorrei perchè considerato che mia moglie lavora part-time presso una grossa distibuzione, con uno stipendio che si aggira intorno a 6oo euro, (quelli che servono per pagare l'affitto) non sono ancora sicuro se riuscirò a mantenere degnamente mio figlio...

Sto precipitando nel qualunquismo più beceroe nero. Sempre votato a sinistra (anche estrema a volte) ho nausea e repulsione per tutta TUTTA, nessuno escluso, questa gente cui ho dato il voto e la passione politica e civile. Si è vero! Sono tutti gli stessi, fanno tutti parte dello stesso giro, frequentano gli stessi posti, le stesse compagnie, le stesse loggie, tutti con parenti assunti alla RAI a Sviluppo Italia nelle municipalizzate, regionalizzate provincializzate etc...

..io guadagno 15.600 lordi l'anno, sono sposata, ma tra spese varie e cibo, rata macchina, riscladmento etc. (mi marito lavora ma prende al max 1.300 al mese finchè non gli scade uno dei soliti contratti a tempo) e certo non ci resta nulla. non siamo riusciti neanche a finire casa, ci sono ancora lampadine solitarie che pendono dai soffitti e scatole di cartone al posto di mobili), e poi qualcuno mi dice ma un figlio? io gli rispondo sempre: i figli sono un lusso che pochi si possono permettere...

Beati quegli sfigati di impiegati. Con il loro misero stipendio fisso, ferie retribuite, malattia coperta, contributi previdenziali veri, tfr (a proposito, se proprio vi crea problemi su cosa farne, datelo a me). Venite, venite a fare un giro nei "parasubordinati"...

Comunque, non e' cosi' per tutti. Nel caso vi siate persi l'ultimo Report...

lunedì, ottobre 23, 2006

Nimby, pero'...


Not in my backyard. Acronimo: nimby. Come a dire, mettetelo ovunque, ma non nel mio giardino. Quelli che insorgono ad ogni iniziativa di costruzione di inceneritori, carceri, viadotti e quant'altro disturbi il privato back yard vengono inevitabilmente definiti cosi'. Naturalmente senza vedere se ed in che misura le prese di posizione di questi malefici nimby siano fondate.

Ora, a costo di finirci pure io, mi chiedo perche', tra tanti backyard dove costruire un termovalorizzatore (eufemismo delizioso), qualcuno ha scelto proprio l'area del Chianti Rufina. Praticamente tra le vigne.

domenica, ottobre 22, 2006

Perche' un film di Selen e' comunque preferibile ad una bottiglia di vino

Scrive tale Samantha: "come mai nel tuo blog non fai le recensioni ai vini che bevi? Cioè non descrivi il colore, i profumi, eccetera?".

Be', e' una questione un po' complicata. Come mi e' capitato di scrivere qui, ma pure qui, non ho grande considerazione dell'analisi tecnica di un assaggio; nello specifico, non credo che abbia un valore assoluto, data la caratterialita' dell'elemento analizzato; sicuramente non ha quel gran valore tale da doverlo condividere, visto che attiene ad un prodotto destinato a divenire, a modificarsi. La descrizione dell'analisi sensoriale di un vino fatalmente e' destinata ad essere vera per me, e meno vera, quasi inutile, per chi lo riberra' a distanza di un tempo magari pure breve.

Insomma, non e' come (esempio balzanissimo) un film di Selen: se ne faccio una recensione, e ti racconto che quella certa scena mi e' piaciuta per quel dato motivo, posso stare certo che pure tu rivedendo quel film ti ritroverai a verificare le stesse identiche scene; gli input non si modificano. E restera' immutato nel tempo, compatibilmente con la tenuta del supporto digitale; se non consumi il DVD, la famosa scena sara' riverificabile perennemente, uguale a se stessa.
E invece le note descrittive di un vino valgono essenzialmente per il momento nel quale vengono rilevate; alla lunga, sono inutili. A meno che non sia interessante leggere di una certa esperienza sensoriale fatta da un certo assaggiatore per quella volta; e qui c'entra un aspetto personale: questo genere di letteratura tende ad annoiarmi. Tantovale recensire Selen.

venerdì, ottobre 20, 2006

Critical

I rappresentanti sono come i parenti: non te li puoi scegliere. I rappresentanti (cioe' i venditori) sono quanto di meglio ti passa il convento della comunicazione produttore-dettagliante, e quindi li prendi come sono. Questo che ho qui oggi, per esempio: e' la caricatura del forzaitaliota. Doppiopetto blu e barzellette a raffica, tipo Silvio, battute sui komunisti, robaccia sessista e via cosi', tra una presentazione e l'altra. In piccole dosi sarebbe pure passabile, ma dopo mezz'ora non lo sopporti piu'. "Sai qual'e' la differenza tra un comunista e una persona intelligente?" - "non lo so, ma sento che stai per dirmelo".

Con lui oggi c'e' pure un direttore commerciale, uno di quei super-rappresentanti che in cinque giorni si girano cinque citta' cercando di capire come caspita mai il fatturato ha una flessione del 5% nell'area Nielsen-1. Non li invidio. Oddio, ora che vede un suo venditore all'opera un'idea dei perche' potrebbe pure farsela. Questi si annunciano sempre con titoli polizieschi, Capo Area, Ispettore, Agente Generale; e cribbio, ma chiamiamoci venditori, no? Scippo a piene mani i concetti da questo post di Antonio Tombolini guadagnandomi rispetto e simpatia, e facendola perfettamente franca, tanto i blog non li legge proprio nessuno, pare.

Per la legge del "chi si somiglia si piglia" il venditore berlusconiano ha una selva di rappresentanze infarcite di principi, conti, marchesi e varia nobilta': "la Principessina Trullalla' ha rinnovato la barricaia, vedessi, se vieni ti ospitiamo nel castello, c'e' anche l'eliporto".
Ascolto e penso al mio scooter posteggiato al centro di un eliporto.
Alla fine, mi ricordo che sono perfido: "senti, ma la Principessa, partecipa a Critical Wine?, sai, c'e' Critical Wine a Genova, tra un po'".
Il bluvestito ha un sussulto: "che cos'e' Critical Wine.."
"Una fiera del settore, dai, Veronelli.. la fanno qui a Genova, dal 18 al 20 novembre".
"E dove.."
"Al centro sociale occupato Buridda, dai, ma come fai a non conoscerlo, e' in Via Bertani.."
Il dir. comm. sorride, il venditore scandisce: "centro.. sociale.. occupato?? Quello dei noglobal e dei punkabestiaaa?? Fanno una fiera lììì??"
"Si, si, quello. Nessuna tua azienda partecipa? Io ci vado di sicuro, sai, cosi' assaggerei qualcosa dei tuoi produttori".
Balbettìo finale: "eh.. vedo un po'.. mi informo.. ma.. non credo".
Alla fine un po' mi pento: "ma a Merano, almeno, ci sara' qualcuno.."
Sospiro di sollievo: "ah, sii.. a Merano si.."

martedì, ottobre 17, 2006

Il deposito di Zio Paperone


Ci sono cantine che sembrano il deposito di Zio Paperone; avete presente, quello con i cartelli piantati tutt'attorno: "sciò", "via di qui", "alla larga".

Tempo fa un cliente mi ha chiesto l'indirizzo di qualche cantina di Franciacorta da visitare: recandosi sul Lago d'Iseo per una vacanza, pianificava qualche tour enologico. A parte quella che gli ho fissato io, voleva comunque vedere una cantina famosa, di cui non faremo il nome ma solo il cognome (Bellavista - questo il link al sito, con inevitabile intro flash non skippabile) ed ha cosi' avviato la dolente pratica di prenotazione della visita.
La cosa mi e' stata riportata, per cui potrebbe contenere qualche esagerazione. Tuttavia stento a credere che sia fasulla.
Contattati per telefono, quelli di Bellavista hanno rimandato la cosa ad un altro orario ("la responsabile c'e' dalle ore tali alle ore tal'altre"). Trovata la personcina, questa ha cominciato a far difficolta': ci mandi un email; giusto per tagliare fuori quegli ultimi barboni che si ostinano a vivere senza posta elettronica. In generale, sembravano terribilmente seccati da 'sti postulanti che volevano fare un giro in cantina; comunque, dopo il mail, chiedono un fax (!) di conferma. Alla fine della fiera, l'amico s'e' risolto: al diavolo, vado a vedere qualche altra cantina.

Morale della favola. Esiste una schiera di produttori sazi, cioe' di successo; e questo successo non e' immeritato, perche' (sia chiaro) il prodotto di Bellavista e' stellarmente buono. Quello che gli manca, forse, e' un po' di customer care, ma chissene, visto che i customer (e i buyer, e gli importer) di Bellavista pullulano. Cosi' se devo consigliare una cantina da visitare ad amici e clienti, non consiglio mai i soliti griffoni deja-vu. C'e' pieno di piccoli, sconosciuti, e pure (pensa tu) simpatici.

lunedì, ottobre 16, 2006

Un (meta)link al giorno

Se siete tra coloro i quali si aggirano per questi luoghi digitali, cercando di capire cosa sia (e a che diamine serva) un blog, vi invito caldamente a cliccare questo linkino. E per invogliarvi, vi faccio assaggiare un estratto very tasty.
"Questo tipo di aggregazioni nasce anni fa con lo scopo che da sempre muove qualsiasi azione umana: la figa".
Ole' (ve l'avevo detto che era tasty).

sabato, ottobre 14, 2006

Ti prenderei a cannonau

Cliente (circospetto) - Quanto costa il Cannonau...?
Enotecaro - Dodici euro e quaranta, il duemilatre di Ch...
Cliente - Dodici euro, una bottiglia??
Enotecaro (con l'aria di chi puntualizza l'ovvio) - Si. I prezzi sono indicati a bottiglia singola, qui.
Cliente - Mii, per dodici euro ne compro molte...
Enotecaro - Certamente. 'Naseraa.

Per la cronaca, non era nemmeno un ricco borghese. Definitivamente, la strada e' ancora lunga.

giovedì, ottobre 12, 2006

Ah, French Champagne! (hic)

Sono in un momentaneo tunnel You-Tube, ma stavolta rientro nell'argomento enoico.
Il filmato che vedete e' l'esilarante tentativo di spot interpretato da Orson Welles, per un produttore di californian champagne (proprio californian, vabbe').
Il problema e' che il caro Orson deve averlo testato pure troppo.

mercoledì, ottobre 11, 2006

Just check this

Come saprete, YouTube e' passata di mano; questo non e' propriamente un argomento, diciamo, enoico. Ma ultimamente si e' parlato molto di community, di comunicazione, di cio' che e' nuovo e di cio' che e' vecchio.
Per avere un'idea di quello che e' community, la cosa migliore che mi riesce di fare ora e' invitarvi a vedere il video qua sotto. Qualcuno dira' che e' ombelicale, che e' uno sfogo adolescenziale; e qualcun altro, che vede un po' piu' lontano, capira'. Peccato per gli altri.
Enjoy (e due).

martedì, ottobre 10, 2006

Live and direct (quasi)

Per tutti quelli che non c'erano, ecco il dibattito del Blog Cafe, a San Patrignano. Enjoy.

Wine futures


Ci sono serie televisive che hanno in comune qualcosa col mondo del vino: il culto. E apprendo oggi che questi due mondi si sono toccati, siccome il comandante Jean-Luc Picard sarebbe pure, nella serie stra-cult che nemmeno sto a nominare, produttore di vino. L'azienda familiare, Chateau Picard, e' (manco a dirlo) Grand Cru, classificata nel 2267. Due di queste bottiglie sono state vendute all'inevitabile asta di Christie's, ultimamente, tra i memorabilia del serial televisivo; ed aggiudicate per 6.600 dollari.
Resta da capire quale fan sia l'acquirente, se un wine aficionado oppure uno Star Trek freak.
Nel post di Tom Wark, da cui traggo questa imperdibile notiziola, segnalo pure il fulminante commento di Jack: "solo due parole: wine futures".

lunedì, ottobre 09, 2006

Libero Prosecco in libero stato


Si riparla di Prosecco; e non sono notizie piacevoli. "Prosecco, governo tedesco liberalizza l'uso del nome". Che bello, liberalizzazioni; a chi non piacciono? Anche se, dettaglio, il Prosecco sarebbe solo italiano, come e' possibile mai che i tedeschi se ne possano appropriare?
Con tutto l'amore che ho per la liberta', questa non la capisco. Mi tocca confidare nel nostro governo, che di sicuro prendera' provvedimenti... giusto?
Anzi, cerchiamo di essere propositivi, avrei un consiglio. Il governo italiano liberalizzi l'uso del nome Bmw, Audi, Mercedes. Liberta'! Non e' necessario che la Fiat si metta davvero a produrre Bmw, bastera' che appiccichi il logo bianco e blu sulla Panda, e via, e' fatta.

[Qui si indigna pure, com'e' giusto, Teatro Naturale]

domenica, ottobre 08, 2006

Il vino della domenica (ed inevitabile elucubrazione)

Mentre rigiro nel bicchiere il Merlot 2003 di Scubla, pure io mi perplimo. Io sono certamente un tollerante modernista, i rossoni giuggioloni barriconi e molto global li bevo volentieri; citando Gianpaolo via Mondosapore, sottoscrivo: "it doesn't matter if you use native varieties or international ones. Is the wine any good? There's no need to split off into factions". Vangelo.
Ora, il merlottone di Scubla e' "any good", senz'altro; per dire, e' un 83/100 di punteggio, per me.
Pero', pero', piu' lo bevo e piu' il tarlo critico si insinua; insomma, il problema e' noto: ha senso bere un merlot che, date le sue connotazioni spiccatamente internazionali, e' potenzialmente indistinguibile da un merlot californiano, e/o cileno, e/o australiano, eccetera? Pensa e ripensa, mi viene in mente un unico, buon motivo. E siccome ora siete qui, ve lo infliggo.

Bere un vinone barricone internazionale italiano e' meglio che bere la stessa versione, che so, australiana, in quanto e' piu' ecologico.
E' piu' ecologico, e preserva dall'entropia consumare prodotti locali, piuttosto che prodotti che hanno bisogno di trasporti transoceanei per raggiungere i nostri scaffali; capisco che cio' suoni un po' beppegrillesco, ma e' proprio come dice lui: che senso ha comprare biscotti norvegesi, ed esportare in Norvegia i nostri biscotti? Tantovale scambiarsi le ricette. Cosi', se proprio vogliamo trovare qualcosa di buono nel bere un rossone global made in Italy (piaccia o no) perlomeno e' piu' ecologico.