Mentre rigiro nel bicchiere il Merlot 2003 di Scubla, pure io mi perplimo. Io sono certamente un tollerante modernista, i rossoni giuggioloni barriconi e molto global li bevo volentieri; citando Gianpaolo via Mondosapore, sottoscrivo: "it doesn't matter if you use native varieties or international ones. Is the wine any good? There's no need to split off into factions". Vangelo.
Ora, il merlottone di Scubla e' "any good", senz'altro; per dire, e' un 83/100 di punteggio, per me.
Pero', pero', piu' lo bevo e piu' il tarlo critico si insinua; insomma, il problema e' noto: ha senso bere un merlot che, date le sue connotazioni spiccatamente internazionali, e' potenzialmente indistinguibile da un merlot californiano, e/o cileno, e/o australiano, eccetera? Pensa e ripensa, mi viene in mente un unico, buon motivo. E siccome ora siete qui, ve lo infliggo.
Bere un vinone barricone internazionale italiano e' meglio che bere la stessa versione, che so, australiana, in quanto e' piu' ecologico.
E' piu' ecologico, e preserva dall'entropia consumare prodotti locali, piuttosto che prodotti che hanno bisogno di trasporti transoceanei per raggiungere i nostri scaffali; capisco che cio' suoni un po' beppegrillesco, ma e' proprio come dice lui: che senso ha comprare biscotti norvegesi, ed esportare in Norvegia i nostri biscotti? Tantovale scambiarsi le ricette. Cosi', se proprio vogliamo trovare qualcosa di buono nel bere un rossone global made in Italy (piaccia o no) perlomeno e' piu' ecologico.
Non so, Fiorenzo, l'argomento mi pare piuttosto autarkico, ie, "capisco che cio' suoni un po' beppegrillesco, ma e' proprio come dice lui: che senso ha comprare biscotti norvegesi, ed esportare in Norvegia i nostri biscotti? Tantovale scambiarsi le ricette."
RispondiEliminaFatto sta, quei biscotti norvegesi non saranno esattamente come quelli italiani. Neanche quel merlot australiano e la versione italiana, barricone che sia questa.
Come disse un grande capitalista, "che fioriscano mille fiori" ;)
Have a nice day!
Terry, NYC, mondosapore
Ciao Fio, bel post. Però, però..il vino è come lo speck ? Che quando lo mangi in baita a 2000 metri ha un sapore e quando ne porti un pezzo a casa, qui al mare, un altro ? Voglio dire, in quest'ottica il biscotto norvegese bisognerebbe mangiarlo in Norvegia e così via...
RispondiElimina@Terry: quindi, il famoso gusto global alla fine non e' poi cosi' global? Interessante topic. Sarei d'accordo ;-)
RispondiElimina@Fil: se ricordi i corsi di assaggio, si diceva che la percezione gustativa viene modificata dall'ambiente: assaggiare in alta montagna non e' come assaggiare in una citta'(magari di mare). Differente livello di inquinamento eccetera: quasi certamente, il sapore di quel biscotto norvegese, riassaggiato quaggiu', cambia.
Insomma, ognuno si beva il suo vino?
RispondiEliminaMi ricordo che ai suoi esordi, Donnafugata faceva un rosso buono da bere in Sicilia, ma se lo portavi a Milano, non so perché, diventava se non scadente, quasi.
Per fortuna devono aver cambiato qualcosa, perché almeno ora è uguale ovunque lo si beva (che poi piaccia o no, è un altro discorso).
Mah, al di là della componente tecnica, io mi riferivo in particolare alla componente emozionale. La "situazione" di degustazione. Che non è solo l'ambiente ma anche lo stato d'animo del momento, le persone con cui lo bevi, ecc.
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