Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
lunedì, ottobre 23, 2006
Nimby, pero'...
Not in my backyard. Acronimo: nimby. Come a dire, mettetelo ovunque, ma non nel mio giardino. Quelli che insorgono ad ogni iniziativa di costruzione di inceneritori, carceri, viadotti e quant'altro disturbi il privato back yard vengono inevitabilmente definiti cosi'. Naturalmente senza vedere se ed in che misura le prese di posizione di questi malefici nimby siano fondate.
Ora, a costo di finirci pure io, mi chiedo perche', tra tanti backyard dove costruire un termovalorizzatore (eufemismo delizioso), qualcuno ha scelto proprio l'area del Chianti Rufina. Praticamente tra le vigne.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Perche'? Azzardo una possibile spiegazione, sicuramente espressione di un punto di vista molto parziale.
RispondiEliminaForse per lo stesso motivo per cui la TIM ha piazzato un ripetitore (di quelli con le strisce bianche e rosse, mica una trappoletta) proprio di fronte a casa mia (cinquanta metri dai radiatori, non di piu') con tutto lo spazio disponibile in una zona rurale e non densamente popolata, e chissa' quanti potrebbero fare questa lamentela. Per lo "sviluppo". E di fronte a questo, o si ha una fisionomia nettissima e caratterizzata da difendere (come virtualmente ogni territorio avrebbe), oppure si paga questa mancanza di chiara vocazione nella scelta fra "distretto rurale" e "distretto industriale". Che c'entra? C'entra: si vada, per esempio, a Montalcino, nel territorio del Brunello, e si dia un occhio non tanto a quanto poco sia stato compromesso, bensi' a quanto poco sia _possibile_ comprometterlo (facciamo uno sforzo di immaginazione). Ora invece si faccia mente locale alla macedonia di paesaggi e vocazioni economiche che viene fatta corrispondere a quel mega-contenitore di territori che e' l'etichetta "Chianti", si osservi la compresenza di distretti chiaramente industriali accanto a quelli puramente agricoli e paesaggistici nell'andare da una "sottozona" all'altra (c'e' praticamente in mezzo la zona metropolitana fiorentina, con tanto di autosole e linea direttissima Firenze-Roma). Fatto questo, si provi a quantificare le chances di riuscire identificare un paesaggio omogeneo da tutelare, in tale melange.
Bottom line: territori come la Rufina si tutelano e si "coltivano" meglio se "alleggeriti" di connotazioni che non gli appartengono, e lasciati volare con le loro stesse ali, ottime. Parlare di ChiantiWhatever, anziche' di Chianti E parlare di Whatever, non aiuta ne' il Chianti ne' il Whatever.
Ma come e' finita? L'hanno fatta?
RispondiEliminaCredo di aver capito di chi parli quando parli dei produttori. Veramente non firmo'? Tieni conto che alla fine degli Ottanta erano gia' piu' di dieci anni che aveva riveduto la militanza.
Ma che vogliamo fare?;-) Scoperchiare gli avelli della politica toscana? Mi puo' star bene, ma siamo pronti? Non e' facile non farsi strumentalizzare da _nessuno_. Il territorio presenta delle "peculiarita'" per cui gli spot si accendono immediatamente. E la materia e' potenzialmente da far impallidire gli scontri fra guelfi e ghibellini;-)
Teniamo conto che era la fine degli Ottanta. Non solo oggi, ma gia' dieci anni fa, credo sarebbe stato un tentativo impensabile quello di fare una discarica a Montalcino.
RispondiElimina