mercoledì, marzo 31, 2010

Esagera, esagera


Serve dire che siamo in fase "comunicazione aziendale pre-Vinitaly"? No, non serve. Questi, per esempio: mi hanno mezzo convinto. No, davvero, quasiquasi io ci vado. "Fratello maggiore del Barolo". Esagera, esagera, qualcosa resterà.

martedì, marzo 23, 2010

Ma come fai?

Uno dei miei brunellisti di riferimento sugli scudi dopo l'ultimo Benvenuto Brunello: San Lorenzo. A bottega c'è ancora un po' di 2004, notevole.

martedì, marzo 02, 2010

Degli alcolici e dei minorenni


Questa è una storia vera, e mi è successa un bel po' di tempo fa. M'è tornata in mente a forza di leggere di esercenti che vendono alcolici ai minorenni. Per inciso, che bei pirloni.

Un giorno entra in bottega un ragazzino. Piccolo, magrolino, con il solito zaino scolastico sovradimensionato (ci mettono le provviste per sei mesi, parebbe). Avrà sette-otto anni. Apre la porta e mi chiede: lei vende le cassettine di legno? "Cassette di legno? Quali"- faccio io. "Sì, quelle cassettine dove dentro c'è una bottiglia di vino!"
"Sì, certo, le vendo..." non faccio a tempo a finire la frase che ha già chiuso la porta e schizza fuori.
Passa qualche ora. E rieccolo. Si affaccia alla porta e chiede: "lei vende anche le bottiglie di vino da metterci dentro, vero??"
"Be', certo..." - e ripete la scena: soddisfatto della verifica, chiude la porta e corre via.
Passa un giorno. Torna con lo zaino oversize e restando come al solito sulla porta socchiusa chiede: "quanto costa una cassettina vuota?"
"Dipende... cinque, sei euro..." rispondo.
"E una bottiglia di vino quanto costa?"
"Anche qui dipende... diciamo dai sei euro in su"
"Allora va bene! Vorrei comprare una cassetta con una bottiglia di vino, ho quindici euro!" dichiara trionfante. Così realizzo (con un discreto ritardo, devo ammetterlo) che questo soldino di cacio si è infilato nella mia enoteca per comprare del vino. Ovviamente gli spiego che non è possibile: "no, mi dispiace, tu non puoi comprare del vino. Sei troppo piccolo. Il tuo papà o la tua mamma possono, ma tu no, è la legge". A questo punto sul suo volto si dipingono una serie di espressioni indimenticabili: prima la sorpresa, poi il disappunto. Poi tristezza, orrore, angoscia, tragedia. Ho la netta impressione d'aver combinato qualcosa di grave, ma non so ancora cosa. Lui resta senza parole lì a guardarmi, in quel modo, per pochi secondi, poi sparisce in silenzio.

Pochi giorni dopo entra una signora. E' la mamma del bambino - mi spiega lei. E soprattutto mi spiega il mistero: suo figlio si era messo in testa di fare un regalo al suo papà. Così, per conto suo, senza che nessuno gli avesse suggerito cosa, s'era inventato questo regalo per suo padre: una bottiglia di vino in una bella scatola di legno. E quando il suo sogno s'era infranto miseramente sul mio diniego era corso in lacrime dalla mamma, disperato perché non poteva fare il regalo che aveva sognato.
Ecco, prima lo sospettavo, e a quel punto ne ero certo, mi ero giocato per sempre un (futuro) cliente. E, com'è giusto, non avevo scelta. Credo che quello sguardo non lo dimenticherò mai. Così come non dimenticherò quando è successo tutto questo: era il 19 marzo scorso, festa del papà.