venerdì, settembre 24, 2010

La campagna acquisti su Intravino


Comincia ad essere imbarazzante: leggo una roba su Intra e finisco per comprarla. Assaggiando il Syrah di Stefano Amerighi, e ricordando il post relativo, che potevo fare? Preso. Poi è arrivato Nino Barraco (a me sono piaciuti il Pignatello 2007 e il Grillo 2008). Casualmente, ecco dove l'ho conosciuto. Qualche giorno fa assaggio il Pignoletto frizzante 2009 di San Vito, e l'ho inserito a listino al volo. Ma aspetta, dove ho letto di questi? Manco a dirlo, qui.

[Il Pignoletto dei Colli Bolognesi frizzante, di Vigneto San Vito, lo vendo a euri sette e sessanta. Secondo me best buy. Io ve l'ho detto].

martedì, settembre 21, 2010

Se Barolo piange Cirò non ride


Un paio di aggiornamenti sulla vigna dei Cannubi che dovrebbe essere estesa, quindi dovrebbe consentire qualche bottiglia in più a chi-di-dovere. Alessandro Masnaghetti dice che non è del tutto vero: "la produzione di Barolo Cannubi non verrebbe raddoppiata ma sarebbe semplicemente uguale a quella attuale". La variante toponomastica la fanno per chiarezza, ci sono particelle col nome doppio (tipo Cannubi Muscatel) che verrebbero ricondotte ad un'unica denominazione (Cannubi e basta) - in poche parole lo fanno per noi, per amore dell'umanità, per non confonderci le idee. Eravamo quasi grati, quando abbiamo letto il commento di Marta Rinaldi: "indebitamente si assegna una delle più prestigiose menzioni geografiche del Barolo ad aree che un tempo non erano nemmeno indicate come “Cannubi”, o che ancor peggio sono state per certo periodo inserite nel piano edilizio comunale - è proprio il caso del Cannubi Muscatel". Ecco, mi pareva...

Tutto molto appassionante. Meanwhile, a Cirò, pensano davvero di inserire vitigni migliorativi nella denominazione locale. I soliti Cabernet e Merlot a dare man forte al Gaglioppo che proprio non ce la fa da solo (ma povero). Che sia vero o no (io penso di no, ma è solo un'opinione) l'argomento fulminante me lo fornisce Gian Luca Mazzella via Il Fatto Quotidiano: il presidente del locale consorzio "ha sostenuto la necessità di cambiare il disciplinare per legalizzare una situazione in corso da 40 anni". Ma dai! Allora è solo questo? Una sanatoria? Oh-so-déjà-vu.

venerdì, settembre 17, 2010

Guidismi: aridatece er puzzone

E così il Grande Vino è (sarebbe) il Tre Bicchieri per Slow Food. In attesa che escano le guide cartacee (che sono un po' come Silvio, sembra che tracolli ma non molla mai davvero) ci impegneremo nel giochino di società: che significa "grande vino"? Equivale a "tre bicchieri"? E' il "sole" di Veronelli? E' 95/100 di Parker? - No perché, se ancora non fosse chiaro, quassotto la suburra degli enonauti vuole il sangue. Vuole vedere la lotta dei gladiatori. Altro che buonismo da "non vogliamo fare classifiche". Seee, quandomai.

La verità è che si stava meglio quando si stava peggio. Io rivoglio indietro gli anni novanta. Rivoglio i tre bicchieri - quelli veri - che quando un produttore li esibiva, stai certo che era un vinone sul serio. Rivoglio i tre bicchieri dati alla Liguria col contagocce: uno ogni sei anni, se andava bene, altro che l'orgia ultima. (Aggiungerei: altro che tre bicchieri verdi, marroni o beige). Ridatemi indietro i Barolo Boys, lo stand "Langa In" di quei Vinitaly quando il turbomodernismo era una promessa di futuri radiosi. Ridatemi le analisi visive che se un vino era opalescente, era difettoso, che qui non ci si capisce più niente. Insomma, ridammi indietro la mia seicento, i miei vent'anni e una ragazza che tu sai.
[/barbogio mode off]

martedì, settembre 07, 2010

La moltiplicazione dei pani, dei pesci e dei Cannubi


Atlante delle grandi vigne di Langa, edizioni Slow Food, 1990: "La più antica bottiglia delle Langhe è conservata in Bra presso la famiglia Manzone e porta un'etichetta con la scritta CANNUBI 1752. Tale prezioso cimelio sta a dimostrare come il Vigneto Cannubio o Canubio o Cannubi fosse già famoso e valutato prima dell'avvento del vino Barolo".

Insomma, un cru, come direbbero i francesi. Una vigna singola che qualifica il vino prodotto lì. E' difficile invece qualificare (desiderando restare a piede libero) i geni del marketing che hanno chiesto ed ottenuto l'allargamento dell'area denominabile Cannubi. Proprio come una moltiplicazione miracolosa, l'area si estenderà, aumentando il numero di bottiglie che potranno esibire il cru Cannubi in etichetta. Che facciamo, ci indigniamo? Ci rattristiamo? Ridiamo? Sì, no, e tutte e tre le cose. Assistere al tentativo scomposto ma efficace di qualche produzione (tiro ad indovinare: un'industria?) per mettere le mani su una sottodenominazione che dovrebbe essere garanzia di qualità fa davvero cadere le braccia. Il solito autogol enoico all'italiana. Potendo salvaguardare e valorizzare le specialità, si va esattamente nella direzione opposta.

Nota comica finale. Uno dei miei barolisti del cuore, Bartolo Mascarello (l'azienda è diretta dalla figlia ora, Maria Teresa) ha vigne in Cannubi. Ma siccome ritiene ideale la produzione di un Barolo vecchio stile, ottenuto dal blend di vigne diverse, in etichetta dice: "Dai vigneti Canubbi - Rué - San Lorenzo - Rocche". Adesso aspettate quei due-trecento anni, e l'industria scoprirà che è meglio il mix di differenti particelle, rispetto al cru. Quel giorno il Comune di Barolo confinerà finalmente con La Spezia.

[Nell'immagine: l'attuale particella dei Cannubi, tratta dalla home di Pira. L'immagine a dimensioni originali è qui]

giovedì, settembre 02, 2010

Anche in questo blog parliamo di Eataly (oh, no!)

Il mio amato blogghe è così vetusto che può permettersi il lusso di autocitarsi, tipico di certi tromboni. Dev'essere conseguenza di quel repentino cambiamento di stato, "da giovane promessa a vecchio stro***". Avete presente.
Così, insomma, per illustrare la fenomenologia di Eataly (secondo me) basta qualche link: uno, e due.
Ammappala però quanto ero verboso, da giovane.