martedì, dicembre 18, 2012

Gli ultimi giorni di Pompei

C'è un fatto che tendo, ogni anno, a dimenticare: gli ultimi giorni prima di Natale si vedono i clienti più strani. Ogni volta ci ricasco, e ogni volta mi sorprendo un po', pensando "ma guarda questo". Voglio però precisare: il mio sentimento è, ormai, sempre benevolo. Trovo imbarazzante il commerciante che si lamenta dei suoi clienti, e io non sono certo quel genere.

Oggi un signore anziano, molto incerto e dubitoso, compra tre rossi toscani per un regalo. Vinta ogni diffidenza, mi chiede "una di quelle sue scatole" per confezionarli. Ma certo: è normale che gli omaggi si confezionino così. Poi ci pensa un po' su e mi chiede se posso donargli un'altra scatola, perché vuole regalare un certo prosecco che imbottiglia lui (testuale). "Ma certo" dico io sorridendo. Allora si prende coraggio, e me ne chiede una terza. Dico di sì, ormai mi sta simpatico: voglio vedere che s'inventa ancora. Alla fine esce contento. Passa un'ora e ritorna: mi chiede "uno di quei sacchetti di carta dorata" con i quali mi ha visto fasciare alcune scatole ad un altro cliente. Ovviamente lo assecondo, e gli chiedo: "lei ha tre scatole, è sicuro che non gli servono tre sacchetti"? e forse teme che io sia ironico, perché mi dice che ne basta uno. E invece io ero pronto a regalargli anche i fiocchi. Del resto venerdì finisce il mondo, che me ne faccio, ormai, di tutti quei nastri?

Sia come sia, sembrano gli ultimi giorni di Pompei. Ma io sono grato ai miei clienti, che mi hanno preferito. Appunto, grazie a voi, e Buon Natale.


sabato, dicembre 15, 2012

Che cos'è il Chianti oggi

Filippi Cintolesi spiega che cosa sia oggi il Chianti, come idea di vino prima ancora che come vino, in questo memorabile commento.

giovedì, dicembre 13, 2012

Ma parliamone: degustazione gratuita di Prosecco Ruggeri


















Nuovo Natale, nuovo Prosecco: quest'anno arriva il Prosecco Superiore di Valdobbiadene Extra Dry di Ruggeri - e se il nome vi pare lungo, sentite questo: c'è anche il Prosecco di Valdobbiadene Superiore di Cartizze Dry. Fortuna che lo abbreviamo in Cartizze, e basta. Insomma: la scusa è buona per assaggiarli tutti e due. Da venerdì 14 a domenica 16 dicembre, tre giorni di assaggi free per chi passa in enoteca, e vuole conoscere la bollicina veneta del momento (ma che dico, del millennio). Che poi vabbe', se passi oggi, si stappa lo stesso.

[Immagine: Ruggeri.it]

domenica, dicembre 09, 2012

E' un mondo imperfetto, e tu lo sapevi già

Una domenica mattina a bottega, una domenica natalizia quindi di lavoro, può essere pigra quanto basta per aggirarsi in letture, una tantum, fuori dall'enomondo. Per esempio questa, col titolo eloquente "Panettone e pandoro: stessi produttori per grandi firme e marche del supermercato. Cambiano i prezzi". Teoricamente si tratta di old news, più o meno tutti conosciamo il fenomeno descritto nel titolo. L'articolo va un po' più a fondo e, alla fine, mi ispira un paio di considerazioni.

1. I supermercati sono il male. Ovviamente il mio, di titolo, è un bel po' forte e non serve spiegare perché io sia in acido con qualunque roba sia connaturata come GDO. Il punto che mi sta a cuore, però, non è tanto esibire l'ennesima lagna del bottegaio che è ammazzato dai supermercati. Il fatto è più articolato, e sostanzialmente sta tutto qui: sembra proprio che la dinamica connessa alle concentrazioni nella distribuzione sia inevitabilmente fatta apposta per creare disastri. E dicendo questo tengo a precisare che io, in realtà, vorrei vivere in un mondo perfetto: vorrei cioè operare in un mondo nel quale la GDO sia (fosse) davvero quel sistema distributivo virtuoso e ideale - e invece, guarda un po'? Non è così. Vale per la GDO come per qualsiasi ambito nel quale mi capita di scazzare - tipicamente i giornalisti, la politica, la Grande Cospirazione Aliena, eccetera: non mi diverte sapere che là fuori le cose vanno per il verso storto anzi, credo che tutte quelle magagne potrebbero essere corrette virtuosamente, consentendo alla fine l'auspicata pratica del "c'è posto per tutti". Invece tocca leggere robe così: "Ma come è possibile pagare un dolce natalizio quanto due litri di latte fresco? Si tratta di un regalo che i supermercati fanno ai clienti, perché i dolci firmati dai grandi marchi sono venduti dai produttori a un prezzo variabile intorno ai 4 euro. Considerando le regole commerciali della filiera i panettoni dovrebbero essere venduti a circa 8,0 euro, come in effetti si legge sul prezzo riportato su alcune confezioni". Non sfugga a nessuno il passaggio "regalo che i supermercati fanno ai clienti". Capisco che si avvicina Natale, ma ormai ho qualche difficoltà a credere che esista Santa Klaus. La mia impressione, anche dopo la lettura dell'articolo, è che da qualche parte i clienti pagano lo stesso. E pagano i produttori, e pagano gli artigiani che subiscono concorrenza sleale - pagano tutti tranne indovina chi.

2. Il famoso prezzo sorgente è una cosa solo nostra. Sembra che le allegre menate che ci facciamo nell'enomondo per sviscerare cosa (e quanto) sia il prezzo sorgente non riguardano proprio il panettone-mondo (passatemi il neologismo), per dire. E nuovamente: questo non significa che nel settore vinicolo non si debba praticare la vendita a prezzo sorgente - il cielo sa quanto io sia favorevole al meccanismo e ai suoi collegati disposti. No, io invoco, semmai, che le jene affamate che affondano i loro denti nei polpacci dei venditori di vino contrari al prezzo sorgente (all'esibizione, o al semplice parlarne) si dedicassero con uguale ferocia anche al giro, chessò, dei panettoni. Davvero: andate a piantare una grana anche lì. O spero troppo?

giovedì, dicembre 06, 2012

Domande e risposte

La raggelante vicenda di Soldera (non serve spiegare) comincia ad avere qualche conseguenza di mercato - il mercato, questa meravigliosa entità che ci governa. Lo segnala Jacopo: "un mese fa una bottiglia di Brunello di Montalcino Riserva 2006 di Gianfranco Soldera veniva via a 159 euro. Oggi, appena due giorni dopo la drammatica vicenda di Case Basse, a 450". Tra tante considerazioni possibili, devo ammettere che mi sono chiesto, io, come mi sarei comportato nello stesso caso. Al momento non trovo ancora una risposta.

mercoledì, novembre 21, 2012

Non è il vino dell'enologo. Una recensione















Bella recensione al libro di Corrado Dottori, "Non è il vino dell'enologo", Su Carmilla. Recensione tanto più interessante perché fuori dal giro dei blog wine-addict, quindi scritta in modo da rendere comprensibile un argomento specialistico, evitando così l'effetto respingente che questo topic rischia, purtroppo spesso, di avere. Per esempio, questo passaggio:

"...è dalle imperfezioni di certi vini dei contadini e soprattutto dei piccoli vignaioli “dissidenti” dal produttivismo, di chi “restaura” vecchi vigneti abbandonati, da cui si ricava poca uva ma di splendida quantità, forte, resistente alla siccità degli ultimi anni per la profondità del radicamento, concimata dalla pratica secolare dell’inerbamento e del sovescio, che ci si deve aspettare grandi cose nel futuro del vino vero, naturale, genuino e non globalizzato nel gusto".

domenica, novembre 18, 2012

Elementi di conoscenza emersiva per scimmie urlatrici

In questo avvincente post Luciano Pignataro mescola un sacco di cose: essenzialmente i suoi profondi irrisolti con l'editore di Dissapore Network, e con qualche altro amico. Nella foga riesce ad infilare pure me, e per questo mi tocca puntualizzare la parte di borborigmi che mi riguardano. Per il resto, posso solo augurargli di trovare quella serenità che apparentemente gli manca.

Luciano dice una cosa giusta, e una sbagliata (una tra le tante, ma ho detto che qui parlo solo di quel che riguarda me). Affermando che io sia favorevole a "l’idea di un sapere che si forma attraverso la chiacchiera urlata, anonima, senza un filtro specialistico" si riferisce al concetto di conoscenza emersiva che deriva dalle conversazioni in rete - e sì, è vero che io sia acceso fautore di questa dinamica virtuosa. Non è ovviamente vero che mi interessi la chiacchiera urlata e anonima. Solo chi non mi conosce può pensare che io abbia una simile perversione. Solo chi non conosce le dinamiche delle conversazioni in rete - e dei suoi limiti oggettivi, che io non manco mai di indicare - può permettersi una simile sequela di inesattezze. Circa la parte relativa ai filtri specialistici, siamo tutti in ansiosa attesa di vederli esplicitati. Se passano per cose che cominciano con "ordine" e finiscono con "dei giornalisti", essendo ormai disposti allo sghignazzo, l'effetto comico sarà facile da raggiungere.

Nell'ecosistema della rete si aggirano svariate bestie - tra queste, certo, anche le scimmie urlatrici (e pure qualche dinosauro). La dinamica orizzontale della conoscenza, che qui si pratica, richiede un po' di lavoro di discernimento anche in chi legge. Per esempio eliminando urla di scimmie oppure altri rumori provenienti da sauropodi in via di estinzione. Quanto allo sproloquio finale che mi associa a Berlusconi, avendo esaurito le mie energie, lascio (appunto) al discernimento del lettore il gravoso lavoro.

E a proposito di estinzione, con l'occasione (come si dice) mi è gradito segnalarvi un estratto niente male relativo all'ultima conferenza di European Wine Blogger (grazie, Elisabetta):

"Il fatto che ci sia questa conferenza è la prova che il vecchio mondo del wine writing sta sparendo - ha detto Andrew Jefford - La creatura che eravamo abituati a chiamare wine writer sta morendo. Con questo, voglio dire che la confortevole vecchia vita fatta di viaggi stampa, degustazioni per giornalisti, affabili articoli di stampa ... è finita per sempre".

sabato, novembre 10, 2012

Piove governo etc










Allerta meteo, raffreddore dell'enotecaro, ce n'è abbastanza per restare a casa: quindi oggi (10 novembre) la vinoteca è chiusa. Buon vin brulè a tutti.

[Immagine: Secolo XIX]

martedì, ottobre 30, 2012

Agenda piena

Per i prossimi due fine settimana, gli eventi sono già schedulati. Il mio lettore, come d'uso, può accorrere numeroso.

mercoledì, ottobre 24, 2012

Troppo grigio
















Il rant(olo) odierno lo dedico ai miei amici enofili che ai banchi d'assaggio consigliano il produttore sullo stile produttivo. Anzi, più che consigliare, quelli intimano proprio: usa meno legno, cambia tipo di impianto (?!?), leva un po' di cabernet, allunga i tempi di macerazione. E via così, all'infinito.

Ora, io capisco tutto, capisco che siamo un popolo di sessanta milioni di allenatori. Capisco anche che io sono il genere del submissive quindi prendo un po' quello che viene, ma questo atteggiamento è difficile da comprendere. Io quando sono davanti a un bicchiere di vino mi limito a considerare cosa c'è dentro. In sostanza, c'è un'opera compiuta, che riflette l'idea di vino che ha il viticoltore. Mettersi a ridiscutere gli ingredienti di questo prodotto mi fa pensare a quel tizio che osserva Guernica per dieci minuti buoni poi se ne va dicendo "troppo grigio". Il vino come opera d'arte? Ma anche sì, guarda.

giovedì, ottobre 18, 2012

martedì, ottobre 16, 2012

Todo cambia

Questo post potrebbe essere tranquillamente archiviato tra le comunicazioni interne di scarso valore, ma siccome accade con qualche frequenza che l'argomento esca fuori in alcune mie conversazioni private, è il caso che comunichi ufficialmente: dallo scorso agosto non sono più un intravinico. Cioè non sono più parte del team di Intravino.com, il garrulo wine blog che ho co-fondato e co-smanettato. Come dico sempre nelle conversazioni private di cui sopra, non c'è un motivo specifico ma una serie di infiniti piccolissimi motivi che si riassumono nella sospirosa Todo cambia. (Il fatto è comunque assai meno sospiroso però la canzoncina mi piace, quindi eccola qua).

 

martedì, ottobre 09, 2012

Mainstream ma lolloso

L'Espresso sarà sicuramente mainstream, però il blogger è per natura lolloso, e alla fine l'effetto è questo qui. Lettura assai raccomandabile.

mercoledì, ottobre 03, 2012

Quand'è che "tardi" diventa "troppo tardi"

Tre giorni fa Doctor Wine, cioè Daniele Cernilli, scriveva questo post sull'inevitabile Farinetti e il suo Vino Libero. Tralasciando ogni commento sul topic, che per me esercita lo stesso fascino dell'esegesi biblica, nel post si trova un refuso: tra le aziende che Farinetti "controlla, per partecipazioni strategiche" Cernilli infila San Fereolo (l'azienda doglianese di Nicoletta Bocca) al posto di San Romano. Nulla di male, intendiamoci, i refusi e gli errori sono sempre in agguato, e il vostro quipresente dispone di una vasta bibliografia autoprodotta. Quello che sfugge alla comprensione è il fatto che a distanza di un bel po' di tempo, e dopo le segnalazioni nei commenti al post, l'errore non è stato corretto. Personalmente, avendo letto il link sulla pagina Facebook di Doctor Wine avevo subito chiesto lumi sul fatto: possibile che quella biovinoverista insurrezionalista di Nicoletta Bocca avesse ceduto quote a mr. Eataly?


La domanda non ha avuto alcuna risposta - per la verità, scorrendo la timeline di Doctor Wine su Facebook, non ho visto nessun tipo di interazione con gli aficionados (quorum ego) che hanno fatto "like". Insomma, urge un bravo addetto alle pierre digitali, da quelle parti.

Update: Stefania Vinciguerra "a nome di Daniele e della redazione" corregge. E siccome la stessa risposta adesso si legge nella pagina FB, hey - abbiamo lo scoop: sappiamo chi gestisce l'account. Sono cose. Certo, sono stati "impegnati tutti" e questo significa che quella "redazione" per tre giorni non legge i commenti. Ora attenti che arriva l'appendice saputella: io ho una certa esperienza di amministrazione di blogghe, ma una roba così mi lascia abbastanza sbaccalito.

giovedì, settembre 27, 2012

Brunello Riserva 2006 San Lorenzo. In degustazione. Gratuita. Poi uno dice i commercianti genovesi

















Con la vendemmia 2006 San Lorenzo diffonde nel mondo la sua prima release di Brunello Riserva. Arrivato a bottega, pareva brutto non aprirlo. Quindi segnatevi la data: questo sabato, 29 settembre, all-day-long in enoteca abbiamo (plurale maiestatis) la Riserva in assaggio. Degustazione gratuita riservata solo ai clienti simpatici, ditelo agli amici. Accorrete numerosi e comprate ancora più numerosi, bisogna finanziare il rifacimento del sito del mio brunellista del cuore, che non si può più sentire la musichina e vedere il filmatino.

venerdì, settembre 21, 2012

Lo standard dell'assaggio

E' un periodo divertente per chi si diverte a fare il mestiere dell'assaggiatore. A settembre le aziende spediscono in giro campionature per assaggi, dopo la pausa estiva si ricomincia a lavorare (o insomma, riparte quel che chiamiamo lavoro nonostante tutto) quindi c'è un gran da fare a valutare nuove proposte. Ci sono giorni nei quali apro due o tre bottiglie diverse. Almeno un fatto credo d'averlo (ormai) capito: tanto più un vino ha carattere, tanto meno si riesce a valutare nell'arco di un assaggio veloce. Lo standard ideale è l'assaggio nell'arco di almeno due giorni, per fornire un giudizio equilibrato. Vini che appena aperti sembrano quasi inespressivi, riassaggiati 24 ore dopo rivelano mille sfumature.

Se da un lato questo è un elemento quasi affascinante del cosiddetto liquido odoroso, è anche un limite formidabile per il famoso cliente finale che compra la bottiglia in enoteca (o la ordina al ristorante), la apre e vorrebbe berla subito. Che facciamo, gli diciamo "ripassi domani"? Chiaro che no. Il problema è praticamente senza soluzione, a meno che il cliente finale non sia enofilo quanto basta per capire che domani è un altro giorno, quindi la bottiglia lasciata smezzata per la prossima cena, idealmente, regalerà qualche emozione nuova e probabilmente migliore. A questo potremmo aggiungere la consueta lamentazione sui limiti da assaggio in fiera, ma quella ve la risparmio. Alle solite è un mondo complicato.

giovedì, settembre 13, 2012

Modestamente. Ma anche: molto charmant

Il ritaglio che vedete proviene da una delle molte riviste parecchio patinate che mi arrivano a bottega, aggratis (grazie, eh). La famosa supremazia del web sulla carta stampata passa per cose così: se tu scrivi una mezza vaccata, pure mezza sgrammaticata, in rete, stai sicuro che in dieci secondi arriva un commentatore a metterti in riga. "Azzo dici pirla, si scrive charmat". Oppure:  "Ma come azzo fai a dire che a differenza delle aziende del nord specializzate nella produzione di spumanti, noi col nostro prodotto abbiamo ottenuto successo per qualità gusto originalità, ma vatti a nascondere" e via così. Magari abbiamo fortuna e troviamo commentatori più urbani, ma non è mica detto.

Ora, se io potessi scegliere tra un'informazione bidirezionale, bilanciata e conversazionale come è quella in rete, e l'informazione ingessata, monodirezionale, indiscutibile e al riparo da voi trolloni, come quella della carta stampata, non avrei dubbi: carta stampata tutta la vita. Vuoi mettere? Nessuno che ti rompe le palle, e magari pure un po' di belle sovvenzioni statali per la stampa. Il fatto è che questa possibilità di scelta non c'è più, quasi per nessuno - anche se qualcuno, come si vede, si salva ancora. Finché dura, beati voi.

mercoledì, settembre 12, 2012

Vari tipi di bolle

In questi giorni ho riassaggiato il Trento metodo classico (Millesimato 2007, pure) di Revì, che è una new entry in enoteca. Gran bell'assaggio, molto suggestivo - d'altra parte se lo vendo che volete che vi dica, che non è buono? Ma la verità è che (lazzi a parte) ho amato questo genere di assaggio impegnativo, perché il vino in questione è un millesimato con quattro anni di lenta presa di spuma sur lie. Un metodo classico ottenuto in tempi lunghi fatalmente è più concettuoso, stratificato, in una parola opulento. E' un vino tanto, a partire dai profumi ampi, fitti, il classico bouquet che dopo un'ora nel bicchiere tira fuori riconoscimenti sempre nuovi. E come succede in questi casi, paradossalmente il suo pregio potrebbe essere il suo difetto. Quando la beva è appena un po' più seria diventa più complicato (io credo) trovare un abbinamento adeguato. Questo non è tanto (e non è solo) riferibile al cibo da associare al vino. Per me l'abbinamento è un fatto di contestualizzazione, cioè dipende anche dal mio umore, dalla mia voglia di impegnarmi in qualcosa che richieda attenzione. Prestare attenzione ad un vino non è questione di obblighi, è appunto una voglia, una predisposizione: lo fai quando senti che ti va. Quindi lo contestualizzo. E' per questo che mi appassiono nello stesso modo ai vini piccoli e meno impegnativi, perché anche loro si incastrano in modo contestualizzato nel mio mood del momento.

Certo bevendo un metodo classico di questo tipo è sempre più evidente come certe parole siano parecchio limitate a qualificarlo, anche solo parlando. Fai presto a dire "spumante". L'enofilo advanced ormai non usa più dire spumante (e se non lo sapevate, sapevàtelo) e fa bene, perché spumante dice poco e niente. Ma anche metodo classico finisce per essere vago - vuoi mettere questo Trento classico comparato con un qualsiasi altro vino fatto con lo stesso metodo, per esempio un Franciacorta più giovanile, quindi più nervoso e scattante? La verità è che per ogni etichetta andrebbe fatto un bello spiegone preliminare, e per quello ci stanno gli enotecari. Altrimenti si finisce come nello spot di Corrado Guzzanti per il vago inesistente ultimissimo modello di Fiat: "'na macchina". E che è?

  

domenica, settembre 09, 2012

Quote of the day

"Non c’è nessun criterio valutativo attendibile se non il mio bizzarro e discutibile gusto personale, assolutamente variabile a seconda dell’umore, della digestione, delle condizioni meteorologiche e della difficoltà riscontrata nell’ultimo parcheggio sotto casa".
La citazione che avete letto non appartiene ad un assaggiatore di vino (e questa è una buona notizia). E' noto che gli assaggiatori proféscional si abbarbicano ad una serie di parametri che sono più o meno oggettivi. Ma è sufficiente vedere come i parametri possano cambiare, a seconda della scuola di pensiero (vin-naturisti puzzoni contro turbomaroniani adoratori del dio vinofrutto) per relativizzare, assieme al giudizio sul vino, anche l'ottimismo sulle sorti magnifiche della critica eno.

Comunque l'autore del quote è il mio guru cinematografico di riferimento, Dziga Cacace. A proposito, la citazione finisce così: "E detto questo, non mi resta che lasciarvi alla lettura delle sciagurate pagine che seguono. Tanto, la verità non esiste".

sabato, settembre 01, 2012

L'enofilo tranchant













Oggi è apparso per l'ennesima volta l'enofilo tranchant. Non è la prima volta che ne vedo uno, e non sarà manco l'ultima, purtroppo. L'enofilo tranchant è quello che trancia giù giudizi a colpi di accetta: le cose stanno come dice lui, punto e basta. Io gli parlavo di una certa Doc che ho in vendita e quello, deciso: "Non esiste alcun [inserire una denominazione a piacere] che sia decente".

Bum. Manco li avessi assaggiati tutti, poi. Come ci si comporta con uno così? Gli parli, lo meni? Lo educhi, lo blandisci? Io l'ho blandito. Sapete come si dice, "il cliente ha sempre ragione", e poi "piemontesi falsi e cortesi" (io sono mezzo piemontese). Ci ho messo due ore ma alla fine siamo diventati quasi amici, anzi ha anche comprato qualcosa. D'altra parte con la crisi pure l'enofilo tranchant mi pare uno zuccherino.

mercoledì, agosto 29, 2012

Scusate se (sor)rido








Me lo dico da solo prima che lo facciate voi: no, non bisogna ridere dei comunicati stampa, è una brutta cosa, quella è gente che lavora e va un po' rispettata, ecco. E adesso che l'ho detto, scusate, ma questo comunicato stampa fa ridere. O sorridere. Non è colpa dell'abusato termine "evento" (nei CS accadono solo eventi), nemmeno della scioccante rivelazione che nel mondo connesso ci fossero "1500 Winelovers" a scrutare la vendemmia notturna. Il fatto è che, grazie al CS, ho ricordato come ho passato la notte del 10 agosto, invece di stare connesso al live streaming di una vendemmia notturna. E insomma, ho sorriso.

 [Dice: hai scordato di mettere i link all'evento. No, non me lo sono scordato].

giovedì, agosto 23, 2012

Grazie lo stesso, Vinitaly


I blogger sono un fenomeno naturale come qualsiasi altro, e come ogni fenomeno naturale hanno una vita fatta di parabola ascendente e di successiva discesa (che speriamo sempre lentissima e serena). Adesso che vi ho rallegrato con questa ineluttabile visione, vi dirò che io, in quanto blogger, sono in una fase di serena maturità. Si capisce dal fatto che, leggendo quasi qualsiasi cosa, riesco a trovare un qualche possibile commento rieditando cose che scrivevo, in proposito, anni fa.

Per esempio oggi leggo che Vinitaly si occupa di embeddare i blogger. Nell'augurare un buon risveglio agli assopiti funzionari dell'ente fiera (ma anche no) segnalo quel che scrivevo annorum fa.
E’ bene che questa categoria di enofili non sia (almeno tutta) embedded. E’ bene che sia invisibile – i blogger invisibili e un po’ underground coltivano il buzz libero e selvaggio, e pazienza se nessuno li foraggia o li blandisce. In fondo se siamo bloggaroli non ce l’ha ordinato il dottore. Se serve il biglietto omaggio per la fiera è sufficiente avere per amico qualche ristoratore, o enotecaro, o distributore: qualcosa si riesce sempre a racimolare – e prendetelo come l’how-to del giorno. Rapidi ed invisibili, tutti quelli che scrivono di vino in rete senza il timbro tondo dell’ordine possono generare quella famosa informazione dal basso che (pensa un po’) non deve dire grazie a nessuno e quasi sempre fornisce news fenomenali.
Quindi lasciamo i tetragoni burocrati veronesi ai loro form online e alle loro carte e timbri. Semmai, sarebbe il caso di sviluppare questo aspetto: visto che gli enotecari online cominciano ad essere una legione, io proporrei di regalare i biglietti omaggio che abbiamo, quasi sempre, in sovrappiù, a qualsiasi blogger che si presenti a bottega e che dichiari il suo status: "salve, sono un wine blogger e vorrei entrare aggratis alla Fiera di Verona". Ecco fatto l'accredito per i blogger. Ma di questo semmai ne riparliamo.

venerdì, aprile 20, 2012

Cose molto buone


La Celata è il nome di una linea aziendale che fa capo a Molinelli, produttore di Ziano Piacentino. Ultimamente ho sviluppato un'insana dipendenza da questa barbera, "Polveriera"; pur essendo in area piacentina, Molinelli ha vigneti anche oltre confine, cioè in provincia di Parma. Per questo si porta in etichetta la tragica denominazione "Barbera dell'Emilia", che rappresenta un ostacolo quasi insormontabile alla vendita. Ma la vendemmia 2010 ha un altro aspetto spiazzante: il tenore alcolico, quindici gradi. Non poco. Bisogna assaggiarlo per capire che si tratta di un vino spettacoloso, che dopo un po' di giri nel bicchiere squaderna un profondissimo bouquet di frutti rossi molto maturi, che in bocca si trasformano in succulenza e delizia totale. A bottega costa euri 8,80. A volte la felicità non costa cifre orrende.

lunedì, aprile 09, 2012

Intravino today

Oggi Intra pubblica un post a firma Federico Ferrero: è un bel post, lungo e articolato, quindi sotto questo aspetto è poco bloggish, però abbiamo scelto di pubblicarlo oggi, in un giorno di festa nel quale abbiamo immaginato che i lettori abbiano un po' più di tempo a disposizione, quindi si possano godere in santa pace la lettura.

Questo mi consente pure una riflessione su cosa sia Intravino oggi: la creatura alla cui nascita ho collaborato, e che col tempo ha iniziato a presentare contenuti che, a mio modo di vedere, sono di gran qualità. Ferrero, per dire, è l'autore dal quale discende Langhe Doc, il film. Sul piano strettamente personale, per me è un vero onore essermi ritrovato, tra le mani, lavori di questo livello. Al momento infatti mi capita di essere una specie di dirigente editoriale della creatura: assieme al team dei fondatori si decide cosa si pubblica, quando, e come. Riesco ad essere parte di un meccanismo complesso, che si è ritagliato un posto centrale nel discorso-vino in Italia, e che ci sta dando grandi soddisfazioni. Insomma, buona lettura.

sabato, marzo 24, 2012

Vinitaly 2012: siamo (sono) là

Piccola comunicazione di servizio, per dire che martedì e mercoledì l'enotecaro latita, quindi l'enoteca è chiusa, in quanto mi teletrasporto a Verona. E' di nuovo tempo di Vinitaly. Essere long-time blogger consente il lusso dell'autocitazione, quindi, ecco:
amo la Fiera, non solo perché nel mio ambito lavorativo mi consente di sviluppare infiniti contatti in pochi giorni, ma pure perché ritrovo aspetti probabilmente secondari, e probabilmente personali, che alla fine mi fanno dimenticare ogni scomodità e strazio organizzativo. Uno su tutti, mi piace l'aria da grande mercato di paese che si respira. Questo probabilmente perché molta parte di chi espone appartiene, comunque, ad un certo mondo contadino che si sta estinguendo (evolvendo, diciamo) e che mi ricorda l'infanzia; alla Fiera ritorno un po' alle radici, e le suggestioni dettate dai ricordi di mio padre che trattava con i contadini (fornitori, si deve dire oggi) hanno un peso non piccolo: stringere quelle mani e guardarsi negli occhi parlando di vendemmie e lavori in cantina fa scordare ogni ressa o coda

venerdì, febbraio 17, 2012

A Firenze ad assaggiare Chianti

Nota di servizio: il quipresente domani, sabato 18 febbraio, sarà a Firenze, per l'Anteprima Chianti. Semmai ci si vede là, e in ogni caso l'enoteca resta chiusa. Arrivederci a martedì.

Update. Che poi è andata così.

martedì, febbraio 14, 2012

A volerci trovare un difetto, Marco Doria è astemio


Insomma è proprio vero, nessuno è perfetto. Prendi Marco Doria: il vincitore delle primarie del PD a Genova ha almeno un difetto, e l'ho scoperto su l'Unità: è astemio. Lo invitano a brindare per la sua vittoria, e Marco rifiuta. Quella sera stessa, in un'intervista ad una TV locale, ha detto un'altra cosa alquanto sbalorditiva sui festeggiamenti che lo aspettavano: "Stasera non posso fare tardi, perché domattina devo andare al lavoro". Non vorrei rievocare il tormentone montiano, sobrietà, ma ecco, l'ho detto.

Quanto al fatto di essere astemio, vorrei tranquillizzare tutti. Conosco fior di enofili, assaggiatori esperti, produttori, che sono ex-astemi. Spesso chi ha un passato di totale estraneità nei confronti dell'enomondo, si ritrova nello status ideale per apprenderne le meraviglie e goderne di più, e meglio. Un po' come certi politici che non sono di lungo corso, e rappresentano il nuovo: alla fine vincono. Il prossimo sindaco di Genova è astemio? Può solo migliorare. E comunque se fosse perfetto sarebbe insopportabile.

[Immagine: Il Secolo XIX]

Questo post era pubblicato su l'Unità, ma siccome Romanelli ne ha fatto uno simile, e cheppalle, l'ho spostato diqquà. Facciamo che la prossima volta faccio io un post sulle chianine così siamo pari, eh? Eccheccavolo. La dura vita del bloggarolo.

mercoledì, febbraio 01, 2012

Un nuovo wine blog (si sentiva il bisogno di un nuovo etc etc)


Vino e storia è il wine blog di Pietro Stara. Che è un amico ma soprattutto un enofilo finissimo. Chi pensa che il wine blogging contemporaneo sia affetto da un livello di cazzeggio eccessivo qui troverà, finalmente, pace:
I discorsi (produttori, giornalisti, medici, economisti, distributori, sommelier…) sono qui intesi come pratiche e come pratiche discontinue che devono essere lette, secondo la raccomandazione di Foucault (L’ordine del discorso, 1971) nella logica che gli è propria così come avviene per le pratiche amministrative, mediche, giudiziarie, ecc. Per comprendere la formazione dei discorsi sul vino occorre quindi capire i luoghi e gli ambienti in cui accadono, le condizioni di possibilità degli enunciati, la loro rilevanza anche semantica e gli schemi organizzatori che li ordinano.
Aggiornate i vostri feed reader, o il bookmark (antichi).

martedì, gennaio 31, 2012

Nativi naturali. Deal with it

Succede che oggi Sara Porro pubblica un post su Intravino che per me è definitivo sotto molteplici aspetti. Dice Sara: «come coloro che hanno 10 anni meno di me sono definiti “nativi digitali”, io appartengo ai “nativi naturali”: il vino naturale, verso cui sono stata sempre spontaneamente attratta per via di valori in cui mi riconosco, è per me in genere semplicemente “il vino”». I nativi naturali sono un (piccolo?) punto di svolta nel dibattito sul vino naturale. E ci voleva una blogger di una generazione successiva alla mia per farmi capire, per dirne una, che io sono un nativo maroniano. Cioè che la mia disdicevole inclinazione alla frutta e alla morbidezza è un fatto anche generazionale, relativo alla mia educazione vinosa, che è situata, essenzialmente, nei primi anni novanta dello scorso millennio.

I collegati disposti di questo fatto sono numerosi. Per esempio: io credo, quasi ineluttabilmente, che Intravino sia diventato una sede fondamentale delle conversazioni in rete sul vino. Al netto delle connivenze e delle amicizie personali che ho con il team di editor, io devo riconoscere che la qualità del dibattito, lì, è incomparabile con qualsiasi altro blog. Lo so, è una dichiarazione un po' forte. Ma ditemi voi dove una giovane (28 anni!) appassionata di food-and-wine trovi il modo di esprimere concetti articolati, complessi e veri, senza essere figlia d'arte, amica degli amici, cooptata, iscritta ad un ordine.

E io, che con orgoglio sono stato un proto-intravinico, adesso leggo Intravino e capisco di più, e meglio, riguardo al mondo del vino e riguardo, in definitiva, a me stesso. Quanto è fantastico tutto questo? Niente guru, niente tromboni, i giovani hanno davvero un posto dove dire, spiegare, articolare, determinare l'essenza del dibattito. Quelli della mia generazione, che sono stati fino a ieri giovani commercianti, giovani blogger (ma io ormai ho 48 anni!) farebbero bene a meditare sul fatto che qui la gerontocrazia si polverizza con un post.

mercoledì, gennaio 25, 2012

Lambrusco MdV 2011, perché non mi schiodo dal vino frutto


E' già tempo di Lambrusco 2011. Quello di Monte delle Vigne. Mentre lo bevo (a larghi sorsi) realizzo che non smetterò mai del tutto di amare i vini-frutto, cioè quelle espressioni eno che enfatizzano la morbidezza rigogliosa. Qui, poi, c'è l'effetto gioventù, per cui la spuma è violacea ed il profumo è quasi sfacciato, lampone e petali di rosa. In bocca l'alcol contenuto (solo 12,5) chiude il quadro di un vino godurioso e ludico. Da bere e ribere. 84/100 per euri 9,80.

martedì, gennaio 17, 2012

Modalità "gne-gne-gne" on


Stamattina, un secondo prima di inforcare il cavallo d'acciaio e recarmi al lavoro, l'auricolare dell'aifono dei poveri mi trasmette la rubrica "rispondimi questo" dentro al programma radio che ausculto ogni dì, Lateral. La rassegna stampa stigmatizza (e biasima) l'abitudine di fare titoli che contengono una domanda. Dice "L'Unità: la benzina costa più del vino??" - e io penso: e chi è 'sto scemo che dice una cosa simile. Poi mi ricordo che lo scemo sono io. Però, che diamine, il titolo aveva anche la risposta. Gne, gne, gne. *Faccina*.

Inizio d'anno con how-to conversazionale (cool a partire dal titolo)

Non so bene da quanto tempo seguo quelle cose che si chiamano "conversazioni in rete". Per fare un esempio, questa roba che state leggendo è una conversazione in rete. I commenti ne fanno parte, come gli ipertesti (i link) e le altre forme di aggregazione e allacciamento. Questo ambiente ha le sue enormi e meravigliose potenzialità, e soprattutto le sue sorti progressive, ma ha pure i suoi buchi neri e i suoi guai, limiti, difficoltà, scazzi.

Tra i tanti, io sono sensibile ad un tipo di obiezione/scazzo che, appena fa la sua comparsa nel dibattito, ottiene un effetto perverso: è una specie di raggio della morte che uccide istantaneamente ogni possibile, successiva risposta. Mi riferisco al termine "invidia". Quando tra i commenti arriva qualcuno a dire "è tutta invidia", mi sale, normalmente, la carogna. Cosa obbietti a uno così? Elenchi quanti e quali motivi hai per non essere invidioso? Troppo patetico. Lo mandi a quel paese? Troppo flame. Lo ignori? Troppo dannoso per la digestione. Il fatto è che quello è il genere di commento che, rendendo impossibile la replica, ammazza per sempre ogni ipotesi di confronto costruttivo. Come sappiamo, non esiste una difesa efficace contro il raggio della morte: quello uccide e basta.

Ho provato e riprovato ad immaginare un tipo di risposta adeguata, una volta per tutte, a questo modo infantile di mandare in vacca qualsiasi conversazione. E non ci sono riuscito. Quindi ho deciso, in via autonoma e del tutto personale, di creare da zero una regola di condotta. Ed eccola: dato il valore efferato di questo tipo di intervento, ho deciso che chiunque ne faccia uso venga dichiarato in automatico perdente. Significa che il commentatore colto in flagranza di uso del raggio della morte diviene, all'istante, soccombente nel confronto: ha torto, ha perso. Esibirò questo post come fosse il cartellino rosso nel gioco del calcio: vai fuori e non giochi più, perché sei inutile alla discussione. Questo post, molto immodestamente, spera di avere un'ampia utilità sociale.