lunedì, ottobre 31, 2005

Gùgol ads.


A proposito della congruita' degli ads [avvisi pobblicitari] di Google, questo era stamattina sul blog di TigullioVino.

sabato, ottobre 29, 2005

Il declino dell'impero americano (?)

Sul Japan Times interessante intervista a Nossiter, l'autore di Mondovino, segnalata da Fermentations. L'aspetto centrale e' l'originale visione di Nossiter sul declino dell'imperialismo culturale americano (globalizzazione) applicato al gusto del vino: "la globalizazione c'e' sempre stata: i vini francesi sono il diretto risultato della globalizzazione romana, ed il cosiddetto stile classico di Bordeaux fu creato per soddisfare il palato britannico, durante il 17° ed il 18° secolo. Con lo stesso spirito la fine dell'impero americano significhera' la fine del gusto corrente riguardo ai vini. La singolare natura della globalizzazione consiste nel fatto che la cultura dominante puo' allargarsi in modo piu' o meno permanente sul globo, e se l'America crolla i suoi effetti sull'industria del vino saranno smisurati". Sara' interessante vedere quale cultura dominante, enoicamente parlando, sostituira' quella americana.
Nossiter prosegue annotando, comunque, aspetti non negativi della globalizzazione, come io ritengo sia ragionevole: "In Giappone vedo gli effetti positivi della globalizzazione, in quanto il giapponese ha creato una nuova cultura enologica specifica della regione, nella quale si combinano differenti vini con la cucina giapponese, una delle piu' complesse e sofisticate del mondo. Direi che il matrimonio tra il vino e la cucina giapponese produce qualcosa di veramente meraviglioso".
Infine, segnalo l'aspetto (per me) piu' inedito dell'intervista, nella quale si dice che il movimento di opinione creato dal film di Nossiter abbia messo in crisi le vendite di un gigante dell'industria come Mondavi.

venerdì, ottobre 28, 2005

Che jella.

Appena scaricato il Fosarin 2004 di Ronco dei Tassi. Sfortunatamente, e' un trebicchierato del Gambero. A maggior sfortuna, e' il bianco dell'anno. Tripla sfortuna, Daniele Cernilli sul forum del Gambero si e' espresso nel seguente modo, a proposito del prezzo di uscita in enoteca: "Prezzo onesto Euro 11,60". A fattura, il Fosarin costa 6,9 euro; aggiungi l'Iva (20%) ed il ricarico del dettagliante, fissato nel 40%, ed ecco il prezzo finale calcolato da Cernilli.
Ora, non staro' a dire che il 40% mi pare poco, siccome e' un profilo di ricarico che non mi consente il lifestyle che sento di meritare: vacanze alle Maldive, Audi, cose normali per chi porta la croce di una partita Iva. Anche quest'anno si va al mare qui vicino, e Opel Astra. E zitto.

No, qui il problema e' altro. E' quella parolina, onesto, che non mi va giu'. Le parole vanno scelte con attenzione, e immagino che uno come Cernilli, che con le parole ci lavora, avra' avuto attenzione. Quindi, non usa il termine (chesso') corretto, adeguato, per definire il prezzo del Fosarin; no, usa il termine onesto. Questo implica, a contrario, che il commerciante che vendesse il Fosarin a (esempio) 12,80 euro e' disonesto. Capite bene che sentirsi definire disonesto (disonesto!) non e' tollerabile. Quindi mi allineo e prontamente mi adeguo, e il prezzo a listino del Fosarin 2004, in enoteca, e' di 11,60 euro. Va bene?

Certo che sarebbe bello poter fare cosi' sempre; esprimere un bel giudizio tranchant sul lavoro degli altri. Per esempio, prendi il mensile Gambero Rosso; o la Guida ai vini d'Italia. Prezzo onesto? Lo faccio io?

mercoledì, ottobre 26, 2005

Back button.



Stamattina entro nel sito di Foss Marai, in cerca di info. Per inciso, producono il mio Prosecco del cuore, quindi li amo alquanto. Comunque, selezionato il bizzarro menu' di geographic area, clicco enter site, e Mozilla mi stoppa, perche' vuole scaricare un misterico start.swf (la home page in animazione flash, insomma). Lascio perdere, e seleziono piu' sotto Se non visualizza il menu -GEOGRAPHIC AREA- clicca quì (qui con l'accento) immaginando che dal link si acceda alla sospirata homepage senza quella robaccia in flash. E invece cosa mi combina? Stessa pappa, vuole ri-scaricare il malefico file. Dieci secondi di permanenza sul sito, e clicco sul pulsante Indietro. Addio. Quasi un record, complimenti.

giovedì, ottobre 20, 2005

Ipse dixit.

Gaetano Manti scrive nell suo editoriale su Il Mio Vino di Novembre una, o due, cose condivisibili e svariate altre onestamente non comprensibili. Ovviamente sbaglio io, a non capire.
Tra l'altro cito: "Il vino del futuro e' il Castellino mentre vino del passato e' quello venduto negli infausti e anonimi boccioni".
Ora, precisando che non vedo grande differenza tra Castellino e infausti boccioni, prendo nota di quanto ci aspetta nel futuro. Stiamo a vedere, eh.
Per ora l'unica roba infausta che vedo e' la deriva editoriale de Il Mio Vino.
[Piccola annotazione. Il sito de Il Mio Vino continua a non rendere disponibili gli editoriali ne' articoli aggiornati. Forse sono ben nascosti e io non li trovo. O forse il futuro e' l'editoria cartacea, non certo Internet]

domenica, ottobre 16, 2005

Disinformatevi.

"Quando occasionalmente entro in un supermercato mi soffermo a guardare quelle che io definisco "facce da supermercato", facce di persone spesso altrettanto standardizzate come i cibi che mangiano. Presto vedremo tornare in circolo altre facce, quelle sicuramente più soddisfatte dei clienti di fattoria, facce da cibo locale e anche cibi con una faccia, quella dell'agricoltore che li ha prodotti e che li vende direttamente senza il diaframma della grande distribuzione organizzata".

Questo, ma soprattutto altro, si legge in questa interessante pagina a cura di Disinformazione.it.

giovedì, ottobre 13, 2005

Hard news.

Si puo' dare la notizia in almeno un paio di modi: si puo' fare come fa DocDocg, che annuncia l'arresto di un commerciante di Chianti (Conticelli, si chiama) cosi': "Secondo l'accusa Conticelli commercializzava come Chianti Classico vino sfuso prodotto senza rispettare il disciplinare. Ad acquistare il vino destinato all'imbottigliamento alcune ignare aziende, definite come "soggetti incolpevoli", a cui ora potrebbero estendersi controlli e sequestri come già avvenuto per uno degli acquirenti principali come la Ruffino Spa".

Soggetti incolpevoli, quindi.
Oppure si puo' commentare come fa Wine Offensive, nella mia assai libera traduzione: "E di chi e' la colpa? Non c'e' dubbio, sono le grandi cantine coi loro programmi di vendite. Voglio dire, non siamo cosi' fottutamente ingenui, tutto quel che c'e' da fare e' controllare quanti acri sono designati alla produzione di Chianti Classico, e' una cosa matematica. Ma dal momento che il capitalismo richiede ogni anno di aumentare..."

Altre news relative al fatto, qui. Sui giornali italiani pare che non vi sia traccia, al momento.

mercoledì, ottobre 12, 2005

Le parole sono importanti/2

"L'olfatto del vino e' l'intensita', l'aereo ed energico fulgore delle piu' floreali fruttuosita' in profumo donato da natura..."
"Il gusto del vino e' la potenza glicerinosa del suo umoroso sapore, il persistente effondersi del suo aroma sontuoso, balsamico, dall'eco or fragrante or suadente..."
"La vista di un bianco e' fluido, aereo splendore di sole, nei passiti, di tramontante bagliore, d'un rosato e' glicerinoso turgore d'incarnato tenue in rossore, d'un rosso il profondersi viola del suo bluaceo notturno stellato..."
"Il tatto del vino e' densa, morbida polposita': alchemica essenza, linfaceamente corposa..."
"L'udito del vino e' il frizzante gorgogliare del suo spumoso, brioso, perlante, ascendente pulsare..."

Tranquilli. Non sto abusando di sostanze psicotrope; non ho frequentazioni coi vertici Fiat (del resto la cocaina non posso permettermela). Ho solo riportato qualcosa da Sense of Wine, ultima fatica maroniana. Dedicata a quei raffazzonati de Il Mio Vino.

domenica, ottobre 09, 2005

Se credete che lo Champagne sia costoso.

Massimo Mantellini ieri riprendeva un interessante articolo del New York Times sull'assurdo prezzo dell'inchiostro per stampanti.
Questo costituisce il vero guadagno dei produttori di stampanti, visto che "the ink, ounce for ounce, is four times the cost of Krug Clos du Mesnil Champagne, which sells for around $425 a bottle". Traducendo: l'inchiostro, in proporzione, costa quattro volte il prezzo di Krug Clos du Mesnil, che si vende a circa 425 dollari la bottiglia.
Come rivalutare, all'istante, quel dispendiosissimo Krug.

sabato, ottobre 08, 2005

Ma cos'è questa crisi (paraparapappappà).



"Le Donne del Vino del Piemonte presenti sui campi da golf" e' il genere di notizia che ti fa pensare "ah, ma allora non va poi cosi' male". O forse sbaglio io ad associare il golf alla ricchezza. Nel dubbio, ecco le proposte immobiliari associate a Golfing.it
[foto: Golfing.it]

mercoledì, ottobre 05, 2005

Blame Canada.

Ho sempre considerato con curiosita' l'enologia canadese; produrre in situazioni climatiche estreme non sembra propriamente una passeggiata.
Leggo pero' oggi su Greenplanet che "in base alla nuova normativa di emergenza varata il 23 settembre scorso, i vini da tavola prodotti in Ontario potranno contenere fino al 99% di uve prodotte all' estero. Il cambiamento al disciplinare della più importante zona vinicola del Canada è stato reso necessario a causa della bassa resa di produzione di uve negli scorsi due anni". Leggendo con piu' attenzione, si comprende pero' che "la normativa per i vini di qualità, prodotti con il marchio VQA (Vintners Quality Alliance) - una sorta di normativa di denominazione controllata - non subirà invece alcuna modifica al disciplinare" -- quindi, solo i vini da tavola sono interessati a questa bizzarra cosa dell'uso di uve straniere (!) mentre la produzione qualitativa evitera' l'onta. Come dire che chi berra' un prodotto corrente, in Canada, avra' maggiori possibilita' di bere pure un prodotto scarsamente qualitativo, mentre chi resta fedele a VQA berra' meglio. Sembra un déjà-vu.

lunedì, ottobre 03, 2005

Esperienze.

Dunque, succede che ho fatto il cameriere, per un paio di sere. Un amico ristoratore aveva una di quelle serate Slowfood, durante le quali si servono quattro-cinque vini a testa, durante la cena, in abbinamento al menù; pienone per due sere, e carenza di personale: cosi', per il servizio dei vini, ho dato una mano io, e mi sono esibito nelle vesti di sommelier.

E' stata un'esperienza di notevole utilita'. Tralascio la questione vini, l'esperienza e' stata significativa sotto altri aspetti: soprattutto e' utile, ogni tanto, cambiare prospettiva.
Nei confronti dei ristoranti io mi pongo essenzialmente come utente; per la maggior parte dei gourmet, degli aficionados, e' cosi' e basta; per questo e' utile, una tantum, passare dall'altra parte della barricata e sperimentare la fatica di chi lavora: camerieri, cuochi, il personale, insomma.
La fatica, quella fisica intendo, e' l'aspetto che piu' mi ha colpito. Mi ha ricordato, curiosamente, un'altra fatica fisica gia' provata, quella della vendemmia. Questo lavoro richiede una discreta preparazione, quasi atletica direi. Stare in piedi per molte ore, correre spesso, apri, versa, girati, abbassati, solleva, posa: e' una prova di resistenza muscolare; credo mi abbia soccorso il mio passato di palestra e jogging, alla fine. E poi, alla fatica fisica, si aggiunge quella psicologica: il lavoro dell'ospitalita' consiste nel creare un'atmosfera quanto piu' possibile confortevole, per il cliente; quindi si da il massimo, si cerca di essere disponibili, sorridenti, professionali, sereni, e poi didattici, esplicativi, seri con chi e' formale e spiritosi con chi e' piu' rilassato (facendo attenzione a non invertire le modalita' per errore), e comunque sempre gentili: anche con i clienti poco gentili.
Ecco, questo e' un aspetto al quale ero poco preparato. In situazioni come queste, sorprendentemente, si trova pure il commensale che tratta il cameriere in modo sgarbato, poco elegante. A tale situazione ho reagito in automatico, una specie di default genetico fatto di generazioni di bottegai che mi hanno preceduto: "il cliente ha sempre ragione" e cosi' ho moltiplicato le gentilezze e le attenzioni per chi ha rudemente lamentato "troppe spine nel piatto" (effettivamente c'erano, quella preparazione di mare lo rendeva inevitabile) -- ho considerato che la lamentela, pure se formalmente poco gentile, era fondata dal punto di vista del cliente, e cosi' ho fatto fronte, come dicevo, mostrando infinita gentilezza, comprensione, "mi scusi, ha ragione, provvedo immediatamente", eccetera. Sinceramente, non so dove sia il confine tra l'essere troppo accondiscendenti o essere semplicemente professionali, altri piu' bravi di me potrebbero dirmelo, ma io ho fatto come mi andava di fare, e alla fine della serata chi mi ha corretto bruscamente perche' ho servito il vino alla sua sinistra (cribbio, aveva ragione! Ma come ho fatto a sbagliare?) si e' rivelato piu' amichevole di altri.
Insomma, morale della vicenda: e' utile infilarsi nei panni altrui, ogni tanto. Credo che sia la morale piu' banale mai scritta, e comunque ci sono dovuto passare dentro per verificare quanto fosse vera. Anzi, consiglio un'esperienza simile a chi ancora non l'avesse fatta.