sabato, dicembre 31, 2005

Ultimo post (per quest'anno).

Be'? Che ci fate qui, e' l'ultimo dell'anno, su, andate a festeggiare. Siete quasi peggio di me che a quest'ora medito nel mio ufficio solitario. Via, via, come dice qualcuno, aria aperta, basta blog. Ci si rivede, eh?

venerdì, dicembre 30, 2005

Stappami una killer app.


"La killer app: il vino col tuo nome". Ironizzare su articoli con titoli cosi' e' un gioco un po' troppo facile, ma che ci vuoi fare, puo' darsi che a Natale siano tutti piu' buoni, io sono piu' sarcastico. Per inciso, se siete tra i due o tre malcapitati che non sanno che diamine possa essere mai una killer app, vi faccio un esempio. Avete presente i lettori di MP3 portatili? Ecco, in quel settore la killer app (application, cioe') e' l'iPod, che ha eliminato (killer) la concorrenza, e si e' imposto come applicazione preferita dalle masse. Killer App. Se poi non sapete che sia un MP3, oh, non avete speranza.

Cio' detto, che fa una killer app enoica? Soprattutto, chi deve killare? Secondo gli estensori di questa articolessa di Businessonline.it pare che sia una roba che tutti aspettavano per raggiungere l'agognato successo commerciale: la personalizzazione dell'etichetta, dico. "Il vino personalizzato potrebbe essere un prodotto di grande successo". Poi tuttavia precisa: "Da capire però il ruolo dell'uva nel processo" -- si, vabbe', stai a guardare al pelo.

Adesso, se la smettiamo tutti di ridere, bisogna seriamente ricordare che questa cosa dell'etichetta personalizzata non e' proprio-proprio quella gran novita', eh. Da queste parti si chiamano contoterzisti; funziona anche cosi': tu (poniamo che ti chiami Tizio) sottoscrivi un affitto d'azienda con durata breve, pure brevissima, presso una azienda vinicola che e' pure imbottigliatrice; ecco realizzato il vino Chateau Tizio. Cosi', se hai la tendenza a vedere le cose ammantate da un lieve pessimismo, killer app lo traduci in gioco delle tre carte. Un po' liberamente.

[Noterella aggiuntiva: nell'articolo si legge tra l'altro "democratizzazione dell'esclusività" che mi pare il piu' colorito ossimoro mai letto da mesi]

giovedì, dicembre 29, 2005

Bollicine.

Ci sarebbe da affrontare l'annosa questione, se e' meglio lo Champagne o il metodo classico italiano. Giuro che volevo farlo, dato il Capodanno che s'avvicina, volevo metter giu' un post tecnico/serio. Poi, mi càpita di leggere questo succoso thread sul beneamato Forum del Gambero; cosi', coerente al principio secondo il quale nessuno dovrebbe mai risolvere lo stesso problema due volte, e trovandomi col problema bello che risolto, posso tuttalpiu' incollarvi qui qualche perla. Poi sono due volte grato ai ragazzi del Forum, siccome ho orrore per i flame e per l'uso di terminologia, diciamo, irrituale: il lavoro sporco l'han gia' fatto loro.

Pippuz dixit: "Meglio lo champagne, nonostante l'ennesima cazzata che ogni anno (anche un'ora fa) sento al telegiornale. Cioè che lo spumante è meglio e che gli italiani lo preferiscono. Forse che il 99% degli italiani di bollicine non capisce una mazza?"
E, poi, continua: "per l'ennesima volta mi hanno ragalato l'orrenda confezione arancione da due di veuve cliquot che mi fa pure cagare. L'unica utilità è avere un paio di bottiglie da portare alle prossime feste, con bella figura inclusa e l'immancabile commento: 'Eh, la vedova è sempre la vedova' e la mia risposta: 'si, è sempre la solita merda'"

Insomma, spero abbiate capito il concetto. Grazie di cuore a Pippuz.
Semmai, puo' costituire una valida integrazione un breve corso di enologia for dummies. Pigliate una cartina e date un'occhiata: dov'e' la regione della Champagne? Lassu', a nord. Quasi al limite estremo della coltivazione della vitis vinifera. E noi, dove stiamo? Qua sotto, area piu' temperata, meno estrema. Data questa radicale differenza di terroir (oddio, ho detto terroir), che speranza abbiamo di surclassare i francesi con le bollicine? Risposta: circa zero.

Chiaro ora? Buon Prosecco a tutti, comunque. E appena sentite il solito esegeta de Il Mio Vino che dice "eh, ma vuoi mettere i nostri sciampenuà??" alzate il sopracciglio, e, zot, inceneritelo.

domenica, dicembre 25, 2005

Overheard in enoteca.

Leggete pure voi Overheard in New York? E' un gustoso para-blog fatto dalle segnalazioni di vari utenti, sulle chiacchiere ascoltate per strada a New York. Spiegato cosi' puo' sembrare una cosa improbabile, tuttavia Overheard in New York e' uno dei siti piu' popolari del mondo, con annesse vendite pubblicitarie e successo commerciale; merita un'occhiata, e' buffissimo.

Fatte le debite proporzioni, pure io mi cimento nello spasso. E perche' no? Passato Natale mi restano un bel numero di frasi lapidare dei clienti, degne di un overheard in enoteca. E dato il clima molto contest che si respira in giro, magari potrei metterle giu' sotto forma di classifica. Ed ecco a voi.
[rullo di tamburi]

Terzo classificato: il distratto.
Si fa largo tra due tizi con la blusa TNT Traco, schiva una pila di confezioni imballate in fase spedizione e domanda: "potete spedire?"

Secondo classificato: l'incauto.
"Salve, il vino me lo produco da solo, ma non ho le confezioni regalo: me ne vendete un po' vuote?"

Secondo classificato ex-aequo: l'incauto tirchio.
"Salve, il vino me lo produco da solo, ma non ho le confezioni regalo: me ne regalate un po' vuote?"

Primo classificato: lo scettico.
Alla fine di ogni spiegone su quel che ho in vendita, chiede serio: "Ma, e' buono?" [ultimamente a questa domanda rispondo con "certo che no" cosi', per vedere l'espressione che fa il tizio].

Premio speciale: quello col cane.
"Scusi, ho visto che c'e' il cartello, che non si entra col cane, ma il mio e' bravissimo!" -- al che entra, ed il cane (un alano) prima fa la pipi', poi la pupu', poi travolto dal senso di colpa vomita. Di solito quello col cane non compra nulla.

Premio Gran Menzione per la richiesta piu' originale. Quest'anno va a:
"Ce l'avete l'Amaro del Carabiniere?"

Premio riferito alle tragedie personali dell'enotecaro in stampelle [sperabilmente conferito solo quest'anno].
"Hai scelto un bel periodo per cadere in moto" [vincitore assoluto]
"Se uno non e' capace ad andare in moto, che vada a piedi"
"Perche' non hai fatto la polizza che ti dicevo?"

Gran finale: "avevi bevuto??"

venerdì, dicembre 23, 2005

Niù Lùcc.

Gli ultimi eventi mi hanno stanzializzato abbastanza da rimettere mano al look del blog, quanto basta per uscire dal tunnel dei frame e renderlo degno di un food blog contest, per dirne una. Se non sto usando abbastanza termini stranieri avvisatemi, che so fare peggio.
Sfortunatamente cio' avviene dopo le nominescionz, siccome avrei agevolmente nominato me stesso e mi sarei votato il migliore, ari-siccome ce le suoniamo e ce le cantiamo. Per il balliamo devo aspettare qualche mese, pazienza.

[A prop, grazie per gli auguri]

mercoledì, dicembre 21, 2005

La vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti.

Succede che sono orizzontale sull'asfalto, col ginocchio dolorante e la moto sul ginocchio. E' notte, e osservo le gocce di pioggia che mi bagnano la faccia mentre cerco di scorgere il cielo. Un secondo prima era una persona, e ora sono un'altra, un ferito sulla strada con le macchine che ti passano vicino e le urla e la sirena che arriva, e intanto altri motociclisti si affannano a soccorrermi, parlarmi e ripararmi dall'acqua. Poi l'ambulanza, il pronto soccorso, infermieri e dottori.
La vita è quello che ti capita mentre stai facendo altri progetti.

martedì, dicembre 06, 2005

Reliquie.

Quello che si vede in questa immagine, e piu' dettagliatamente, cliccando qui, e' una reliquia di famiglia.

Erano i primi mesi del 1949, mio padre aveva appena aperto la sua osteria a Genova. Aveva 28 anni. Forse tardi per le medie del tempo, ma per lui la guerra era durata un po' piu' a lungo: prigioniero degli inglesi in nord Africa, aveva rifiutato di collaborare ed era stato trattenuto prigioniero fino al '46. Tornato a casa, aveva fatto a tempo a veder venduta la cascina di famiglia dal padrone sotto al quale era stato mezzadro; non riusci' a riscattarne la proprieta', e si porto' dietro tutta la vita questo rimpianto. Quasi giocoforza, "emigrò" a Genova a fare il mestiere di molti piemontesi come lui.
E come un ordinato contadino acquisto' un registro, e dal primo giorno si annoto' gli incassi. Il registro che conservo parte da febbraio 1949 e, nelle ultime pagine, segna il mese di ottobre, 1957. In mezzo ci sono mille appunti, cifre di dare, avere, i primi acquisti (la Vespa, l'Ape), nomi di fornitori che sono pure miei, annotazioni di servizio. E' tra le cose piu' risalenti che mi restano, fisicamente, di mio padre; e' stato uno strumento di lavoro, ma il tempo trascorso lo trasforma in una testimonianza esistenziale.

A questo punto ci si puo' chiedere che senso ha mostrarlo, qui, adesso. Il bello e' che non ho la risposta precisa a questa domanda; io non so perche' sto facendo questo. Non serve tanto a mostrare chissa' che quarti di nobilta', del resto. Potrei dire che mi va di farlo e basta, in nome della famosa autoreferenzialita' dei blog, ma non sarebbe del tutto sufficiente a spiegare perche' oggi ho infilato in uno scanner questo oggetto per me cosi' pieno di significato. Credo che sia l'atmosfera natalizia, anche, ed in parte; per il bottegaio natale e' una specie di vortice di numeri; qui con me ho sempre questa specie di lunga sequenza di numeri che e' questo vecchio registro; e, come e' evidente, non e' (non e' piu' solamente) una sequenza di numeri e basta, ma e' appunto una specie di testimonianza. Cosi' lo mostro a me stesso, una specie di monito personale; serve a ricordarmi svariate cose, ora che mio padre non c'e' piu', e son due anni ormai. E' un ricordo di lui, e nello stesso tempo per me, per ricordarmi che questa lunga serie di numeri compone un risultato difficilmente calcolabile, che non e' propriamente pari alla somma dei suoi addendi.
Questo e' anche un arrivederci, dubito che aggiornero' il blog a dicembre. Per cui, e' anche un piccolo regalo di Natale: auguri a tutti.

mercoledì, novembre 30, 2005

Mi stavo preoccupando.

Il vino non è tra i prodotti a rischio per quanto riguarda l'annoso Itx dei Tetra Pak. Il club del tavernello fa festa.

domenica, novembre 27, 2005

Nestle', latte, infanzia, e cospiracy.

Sono indubbiamente OT a parlare di latte, ma questa notiziola fornisce una spiegazione dei noti ultimi eventi in chiave molto cospiracy. Quindi, per me, perfettamente convincente.

venerdì, novembre 25, 2005

Contiene solfiti, what?

L'ufficio complicazioni affari semplici e' sempre attivo; da domani e' obbligatorio segnalare in etichetta la presenza di solfiti nel vino; tuttavia, sembra che la cosa da noi presenti qualche complicazione.
Innanzitutto, gioverebbe semmai sapere quanti solfiti ci sono: suggerisco la lettura di questo post di Tigulliovino.it per approfondire.

Nell'articolo tratto da Agenews.it si legge pure: "La norma che contribuisce certamente a migliorare l’informazione ai consumatori e a tutelarne la salute è fortemente criticabile dal punto di vista applicativo perché - sostiene la Coldiretti - ostacola la commercializzazione di vino in Europa. I singoli produttori che - continua la Coldiretti - intendono esportare il vino nei diversi Paesi europei dovranno farsi carico a priori, al momento dell’imbottigliamento, di indicare nelle etichette la presenza di solfiti nelle diverse lingue senza sapere se l’obiettivo commerciale sui nuovi mercati sarà o meno raggiunto". Beh, uno pensa, e allora? Scriviamola in inglese, pure, e che valga come lingua comunitaria. E invece no :"Solo la Francia - riferisce la Coldiretti - ha infatti indicato come lingue utilizzabili nel proprio Paese anche l’inglese, ma altri paesi sono arroccati sulla propria lingua, come l’Italia che, con il D.Lgs. del 6 settembre 2005, ha stabilito che per tutti i prodotti - compreso anche il vino - le informazioni destinate ai consumatori devono essere almeno in lingua italiana". Ah, ecco, si sentiva la mancanza di un D.Lgs che venisse ad allietarci la vita. Coldiretti ha pronta la soluzione: "quella di utilizzare un semplice “pittogramma”, un logo o un simbolo o la stessa formula chimica dell’anidride solforosa (SO2) in tutti i Paesi".

Tanto per esemplificare, un pittogramma e' una roba così:


Il mio augurio, a questi punti, e' che non si scelga un pittogramma del tipo:

giovedì, novembre 24, 2005

Report, che problema c'è?

La puntata di Report dello scorso 20 novembre ha innervosito un po' tutti.

Un aspetto abbastanza seccante della vicenda e' il tono complessivo del discorso, incapace di andare a fondo rispetto ai problemi evidenziati; io temo che il giornalismo generalista abbia qualche difficolta' a maneggiare argomenti che richiederebbero la presenza di giornalisti del settore, con una buona competenza specifica. Basterebbe seguire cosa dice il giornalista che, all'inizio, parla con Veronelli; pronuncia l'acronimo DOCG "docciggì", nemmeno "di-o-ci-gi" come qualsiasi addetto ai lavori. Se ne esce con frasi tipo "le grandi industrie... cioe', quelle che fanno il vino da tavola? Cos'e' vino da tavola?" -- notate che la trascrizione riportata qui e' imprecisa, provate a risentire la puntata, qui. Ho avuto la tragica impressione che il giornalista non sapesse bene di che parlava; e non lo dico certo per difendere le grandi industrie.

Probabilmente mi sto allenando al facile esercizio di chi vede il problema ma non conosce la soluzione; e' chiaro che non si puo' pretendere, da una redazione giornalistica, competenze degne di un nobel per ogni argomento affrontato; quindi, bisogna rassegnarsi a questo tono tra lo scandalistico ed il superficiale. Ho avuto quasi tenerezza per il giornalista, che sembrava il consumatore-tipo: tra frodi e mosto concentrato, boh, non ci capisco niente; il messaggio che trasmette e' tutto qui.
Ha ragione pure Aristide quando afferma che "esistono truffe e contraffazioni ancora in atto (per es. la vicenda delle DOC contraffatte in Toscana di solo qualche settimana fa) e la redazione di Report, un anno dopo la loro prima inchiesta, non ne parla assolutamente". E del resto, chi ne ha parlato diffusamente? Io ne sono venuto a conoscenza attraverso un blog straniero, mica dal sito di Repubblica.
E' mancato un lavoro di approfondimento delle notizie, con la conseguenza di trasmettere un messaggio relativo al consumo del vino alquanto magmatico ed informe. Frasi come "Quindi quando c’è scritto “imbottigliato da”, il vino è di imbottigliatori o commercianti. E questo ci porta diritti alle frodi" sono francamente deprimenti.

Questo e' un vero peccato, perche' Report, nell'ora precedente, ha raccontato vicende ben piu' gravi con un piglio notevole; e Milena Gabanelli, alla fine, si congeda cosi': "Premesso che nessuno di questa redazione è astemio e nessuno demonizza il bicchiere di vino, è bene ricordare i dati dell’organizzazione mondiale della sanità: l’alcol è il responsabile diretto del 10% di tutte le malattie. L’Istituto superiore di Sanità segnala che quasi un milioni di adolescenti sotto ai 16 anni beve abitualmente alcolici fra i quali il vino, e questo rappresenta, fra i giovani, il primo fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica. E’ bene saperlo e ricordarlo. E mi prendo la libertà di ricordare all’ On. Collavini, che è sicuramente una brava persona, di non considerare il mestiere di deputato un secondo lavoro e una perdita di tempo. Perché lo paghiamo noi".
Ecco, questa chiusura, almeno, e' condivisibile.

mercoledì, novembre 23, 2005

Momenti di benaltrismo.

Se avete frequentato ambienti dove si discute di politica, assemblee, dibattiti pubblici, forse vi sarete imbattuti nel benaltrista. Quando la discussione arriva ad individuare il problema, quando riesce a focalizzare il punctum dolens, normalmente salta su qualcuno che dice, eh no, cari compagni (o camerati, o amici, o fratelli muratori, non so che giri frequentiate) -- eh no, il problema e' ben altro. Dopodiche', il benaltrista devia del tutto dal discorso fin li' seguito, e vi squaderna altri orizzonti.

Ora, qualche giorno fa e' toccato a me, ho avuto momenti di benaltrismo.
Probabilmente sapete che il mondo degli enofili si divide in due grandi sette contrapposte, i modernisti ed i tradizionalisti. Io, se ancora fosse sfuggito, sono un modernista. I modernisti sono (normalmente) simpatici, tolleranti, aperti al dibattito, e bevono (per esempio) il Merlot di Firriato. I tradizionalisti sono (spesso) dei tromboni irascibili e tritazebedei, gente che, come dice Albanese, confonde la serieta' con la tristezza; se potessero, darebbero fuoco a tutte le barrique di Firriato.
Di solito nessun modernista spiega al tradizionalista cosa e' bene e cosa e' male bere; mentre e' pieno di tradizionalisti che, se ti pizzicano con un cabernet californiano nel bicchiere, ti cazziano a morte. Sfortunatamente per me, giorni fa ero di fronte ad un tradizionalista arrabbiato, ed avevo in mano un bicchiere di qualcosa assai simile ad un cab from Cali; e' stata un'esperienza dolorosa. Io ho provato, per quanto possibile, ad abbozzare, ad infarcire la mia loquela di "a mio modo di vedere", "secondo il mio punto di vista", "personalmente ritengo che" -- ma niente, ho dovuto incassare e sorbirmi la lezioncina. Finalmente, son riuscito a far cambiare discorso al maestro; cosi', con altrettanta acrimonia, questo mi racconta del suo socio del ristorante che lo ha buggerato, dei colleghi dell'AIS che non capiscono quanto e' bravo, fino ad arrivare alla moglie che lo ha mollato; insomma, un quadro melodrammatico.
Al che, ho avuto l'illuminazione. Il problema del tizio non deriva dal fatto che e' un tradizionalista, il suo problema e' ben altro: e' proprio insopportabile. Quasi un punto a favore dei tradizionalisti.

sabato, novembre 19, 2005

Letture rilassanti.

Prima lettura del mattino: "Ogni tanto vi intratteniamo con qualche “dritta” in termini di investimenti alternativi e ce n’è uno che sta ottenendo grandi risultati: l’abbinamento di obbligazioni con bottiglie di vino. Vi segnaliamo l’operazione curata da Unicredito per Rocca di Frassinello, azienda nata in Maremma". Oh, che bello, un po' di informazioni per far soldi col vino, vediamo come continua: "I sottoscrittori dell’emissione hanno potuto acquistare il primis di Frassinello a 15 €, un prezzo da grossisti. Pochi giorni fa, sei bottiglie di questo vino sono state battute all’asta di Pandolfini a Firenze a 116 € l’una. Circa otto volte il prezzo pagato".

Ecco, arrivati a questo punto, ho gia' voglia di lasciar perdere, sono arrivato troppo tardi, pare.
Comunque, resta un po' di irritazione; che diamine, il mio mestiere e' vendere vino e non ho mai sentito parlare di questa Rocca di Frassinello. Onestamente, un po' mi vergogno.

Rimediamo. Ah, interessante, l'azienda e' di Panerai (patron di Castellare, un mito dei super toscani) e dei Rothschild (quelli di Chateau Lafite). Pero', bel sodalizio di potenze economiche. Stranamente questi signori accedono, assieme ad altri bei nomi della produzione enologica nazionale (Zonin, Frescobaldi), ad un finanziamento di 12 milioni di euro, nel 2005; ma come, ti viene da pensare, ti chiami Rothschild e ti fai finanziare dalla Provincia di Grosseto? Mah.
D'altra parte, Rocca di Frassinello ha i suoi bei costi, come ogni azienda che si rispetti. Per dirne una, la costruzione della cantina: nel 2002 affidano la costruzione della loro cantina mica al Geometra De Ponteggis, chiamano solo che Renzo Piano. Eh, si, proprio il più grande architetto del mondo: "sono iniziati i lavori per realizzare le cantine disegnate da Renzo Piano. Un investimento di 20 milioni di euro (terreno, impianto delle vigne e costruzione) per Paolo Panerai, socio di riferimento di Rocca di Frassinello, oltre che amministratore delegato di Class Editori, insieme al noto produttore francese Chateau Lafite-Rotschild. Un edificio in gran parte sotterraneo che si sviluppa per circa 8 mila metri quadrati. Intorno, 500 ettari di cui 125 a vigna. La cantina è un cubo di 46 metri di lato occupato da 2.500 botti di rovere disposte a gradoni concentrici e discendenti come un´arena. All´esterno, un padiglione vetrato, attraversato al centro da due torri: «Un richiamo al modello del villaggio toscano» ha spiegato Renzo Piano, presente in video da Parigi alla presentazione del suo progetto, ad agosto, durante una seduta del consiglio comunale di Gavorrano, che nella stessa riunione ha approvato una variante per le due torri. Tutto l´intervento sarà ultimato nell´estate del 2004, per accogliere la vendemmia e i vini del Monteregio doc." Capite bene che Renzo Piano ha i suoi bei costi.

Alla fine, merita una citazione la chiosa di Tachis: "Benvenute le cattedrali del vino - dichiara infine l´enologo padre del Sassicaia Giacomo Tachis - purché in quelle cantine si ospitino grandi vini. Perché la grande architettura non sta nell´artificio delle cantine, ma nel vigneto. Il vino non dà spettacolo, nasce povero, dà emozioni di sapori, profumi e colori, se poi la cantina è firmata da un famoso progettista, va benissimo".

Il vino nasce povero, avete letto bene. Rothschild, Panerai, Class, Renzo Piano, finanziamenti 12 milioni di euro, poverta'. Tutto chiaro? Spero che il giro di giostra sia stato piacevole. Dedicato con simpatia a quelli che "c'e' la crisi, i prezzi sono esagerati, qui qualcuno si e' montato la testa".

venerdì, novembre 18, 2005

Fenomenologia del vino sfigato.

Se dovessi dare un consiglio al compratore indeciso, all'inesperto, a quello che si aggira per gli scaffali di un supermercato con lo sguardo di Cesare-perduto-nella-pioggia, io oggi gli direi di puntare sui vini sfigati.
C'e' un'intera categoria di vini definibili sfigati: sono quelli che nessuno vorrebbe comprare, mai. I motivi sono molteplici; sono passati di moda; sono deja-vu, nessuna novita', roba gia' vista, poco trendy. O sono storicamente mal fatti, sono storicamente robacce industriali prodotte in vigneti con rese di quattrocento quintali per ettaro.
Dice: ma come fa l'inesperto a sapere che e' mal fatto? Non sottovalutare il palato umano; non c'e' bisogno di essere master of wine per registrare una sensazione gustativa spiacevole: se assaggi una, due volte un Moscato d'Asti industriale ti basta e avanza, nessuno e' votato al masochismo, non ne vorrai piu' sapere.

Ecco, facciamo un po' di nomi, tanto per entrare nel dettaglio, vediamo un po' chi e' sfigato, e cosa comporta questo per il consumer. Dicevamo il Moscato d'Asti: questo non e' un vino sfigato, ma sta facendo di tutto per diventarlo; circola una quantita' notevole di robe inqualificabili che si vendono, per inciso, a cifre non comprensibili sotto Natale, due-tre euri; e sta quindi seminando, sta creando il sostrato storico, affinche' si possa dire, presto o tardi, che e' storicamente mal fatto; ancora pero' non e' sfigato.
Un esempio di vino sfigato e' il Gavi. Col Gavi abbiamo un esempio abbastanza calzante, e' stato un vino storicamente mal fatto (apparte quello che fu La Scolca, vabbe') durante gli anni ottanta, e comunque oggi e' irrimediabilmente fuorimoda. Durante gli anni novanta i produttori che si sono intestarditi a fare Gavi, dei sopravvissuti probabilmente votati al suicidio, hanno cominciato a lavorare come matti pur di mettere sul mercato dei Gavi decenti. Anzi, piu' che decenti: oggi capita di bere Gavi assai buoni, complessi e longevi, per giunta a prezzi commoventi; e nessuno, caspita, nessuno che mi chieda mai un Gavi: eccolo, e' lui, l'archetipico vino sfigato; e' uscito dal tunnel della mediocrita', ma ciccia, nessuno se lo fila.

Gli esempi potrebbero continuare, prendetelo come se fosse un gioco. Il Grignolino, to'. Vuoi essere fulminato da un'occhiata d'odio del cliente? Proponigli un Grignolino. Poco importa che ci siano delle cose ottime a base Grignolino, coerentemente col principio che e' girata troppa roba inqualificabile con questa denominazione, e quindi chi lo produce oggi ha solo una possibilita', se vuole sopravvivere, cioe' mettere in giro Grignolino decente. Niente, resta sfigato. Un altro Esempio? Soave. Ecco, prendi ad esempio il Monte Fiorentine 2004 di Ca' Rugate; e' un trebicchierato, giusto? E' il numero quattro nella classifica dei migliori bianchi d'Italia, giusto? "Eh, vabbe', ma e' un Soave". Che sfigato.

Insomma, spero di aver reso l'idea. Il nostro Cesare-perduto-nella-pioggia, che avevamo lasciato tra l'alluminio della GDO, faccia un gesto di coraggio. Se intravede un Soave, osi.
Che poi si sa, la bottiglia, quando e' chiusa, e' come la scatola di cioccolatini (e come la vita) in Forrest Gump, non sai mai cosa ti capita. Ma questo e' un altro discorso.

martedì, novembre 15, 2005

Tristezza (per favore vai via).

Ero un po' triste, per una congerie di sventure mi son perso il Wine Festival di Merano. Questa lettura del Franco Tiratore e' consolante, sembra che non mi sia perso gran che; ma dopo la lettura la tristezza resta. Per altri motivi.

[Aggiornamento serale: leggo ora che pure Aristide ci va giu' bello pesante]

sabato, novembre 12, 2005

Google, chi?

Lui e' un bel tipo; ha sui cinquantacinque anni, massimo sessanta, ed e' un manager.
Sia il look che il modo di fare evocano uffici moderni ai piani alti di palazzi di vetro e acciaio, arredi high tech, e segretarie e aerei da prendere e altre cose urgenti, tutte molto executive. Ha un modo di fare assertivo ed educato nello stesso tempo, si vede che e' abituato a comandare eppure riesce ad essere affabile, rilassato; con lui ci sono due tizi piu' giovani, sui trentacinque; sono un po' piu' casual nel vestire, ma si capisce che sono della stessa nobile stirpe, solo piu' giovani; e i due sono stranieri, americani dall'accento; si parla inglese, quindi. Il manager parla un ottimo inglese, del resto. Si chiacchiera a lungo di vino, e uno dei due giovani fa i suo acquisti, e pure il manager anziano. Come e' normale in un ambito come questo, si racconta di bottiglie assaggiate, di emozioni e di ricordi di etichette passate; anzi il manager mi racconta di quel rosso formidabile assaggiato mesi fa, il Vignataldeitali, e mi chiede se, per caso, lo avessi disponibile; no, purtroppo no, mai avuto; mi complimento con lui per le sue frequentazioni enoiche, pero', perche' mi piacerebbe venderlo, il Vignataldeitali.
Il manager mi racconta che, in effetti, quella bottiglia non riesce a trovarla da nessuna parte. Nemmeno attraverso Internet? Dico io. Nemmeno su Internet, dice lui: "ho inserito www.vignataldeitali.it e non c'era niente". In un attimo, realizzo che il manager non usa google per cercare, ma inserisce un nome di dominio plausibile nella barra dell'URL. E' solo un attimo, il tempo di vedere i due giovani che si scambiano, non visti, un'occhiata; il primo alza il sopracciglio, il secondo sorride appena.

mercoledì, novembre 09, 2005

Il vino? Va a ruba.

Altro che crisi, il vino va a ruba. "Oltre trentamila euro di vino pregiato, per i palati più fini, sono stati rubati, la scorsa settimana in due ‘‘colpi’’ messi a segno a Santa Marinella e Civitavecchia".
Non mancano particolari comici: "Anche mezza torta nuziale è risultata mancare all’appello nell’inventario del gestore del locale che la mattina successiva ha trovato l’amara sorpresa, anche se il dolce potrebbe essere stato rubato per sviare le indagini". Piu' che sommelier, in effetti, i ladri sembrano essere la Banda Bassotti.

lunedì, novembre 07, 2005

venerdì, novembre 04, 2005

E, a proposito di polli...


Grande Altan sull'ultimo Espresso.

Tango bonds, tango wine.

Avete preso l'imbarco, come si dice in termine tecnico, con i bond argentini? Allegri, ecco un rimedio inedito. Vinonovo, azienda vinicola del trevigiano, propone lo scambio con vini argentini, e cileni; in particolare, propone "di acquistare tali vini pagando in obbligazioni argentine convertite (le nuove, quindi) valutate fino al 75% del loro valore nominale. I vecchi bond non apportati all'offerta di scambio, invece, sono valutati tra il 50% e il 60%"

Dunque, vino argentino in cambio di deprecati titoli argentini. Dov'e' il pacco (altro termine tecnico finanziario)? L'Aduc ci illumina: "qualcosa non quadra: i vecchi bonds scambiano sul mercato a 30 o poco piu': se li valutano 60 vuol dire che la differenza e' implicita nel prezzo di vendita del vino, altrimenti non li pagherebbero il doppio del loro valore attuale".

Ciliegina sulla torta, sempre via Trend-online.com: "vari quotidiani, tra cui IlSole24Ore, conclude l'Aduc, hanno riferito dell'offerta ma nessuno ha sottolineato come si trattasse di una sollecitazione abusiva. Gli organi di informazione specializzati, quando si tratta di prevenzione, continuano a latitare".

giovedì, novembre 03, 2005

Venti milioni di bottiglie di ottima qualità.

Bel titolo, eh? Che uno lo legge e dice: "oh, ma che roba è?". Tranquilli, si parla di novello. Cosi' titola Sardegna Oggi, annunciando il novello (pure quello sardo) prossimamente disponibile. E' una bella fortuna, per me, che ne ho in arrivo un po'. Comunque, un breve estratto: "Quest’anno, per la prima volta, secondo la Cia, la Confederazione italiana agricoltori, si produrranno più di 20 milioni di bottiglie quando erano state meno di 5 milioni nell’87 e quasi 18 milioni lo scorso anno. I prezzi, da 2 a 6 euro la bottiglia sono stabili o in lieve calo e la qualità è ottima".
Spero che questo metta a tacere in anticipo ogni stucchevole polemica sui novelli. Sono venti milioni di bottiglie, e tutte di ottima qualita'.

lunedì, ottobre 31, 2005

Gùgol ads.


A proposito della congruita' degli ads [avvisi pobblicitari] di Google, questo era stamattina sul blog di TigullioVino.

sabato, ottobre 29, 2005

Il declino dell'impero americano (?)

Sul Japan Times interessante intervista a Nossiter, l'autore di Mondovino, segnalata da Fermentations. L'aspetto centrale e' l'originale visione di Nossiter sul declino dell'imperialismo culturale americano (globalizzazione) applicato al gusto del vino: "la globalizazione c'e' sempre stata: i vini francesi sono il diretto risultato della globalizzazione romana, ed il cosiddetto stile classico di Bordeaux fu creato per soddisfare il palato britannico, durante il 17° ed il 18° secolo. Con lo stesso spirito la fine dell'impero americano significhera' la fine del gusto corrente riguardo ai vini. La singolare natura della globalizzazione consiste nel fatto che la cultura dominante puo' allargarsi in modo piu' o meno permanente sul globo, e se l'America crolla i suoi effetti sull'industria del vino saranno smisurati". Sara' interessante vedere quale cultura dominante, enoicamente parlando, sostituira' quella americana.
Nossiter prosegue annotando, comunque, aspetti non negativi della globalizzazione, come io ritengo sia ragionevole: "In Giappone vedo gli effetti positivi della globalizzazione, in quanto il giapponese ha creato una nuova cultura enologica specifica della regione, nella quale si combinano differenti vini con la cucina giapponese, una delle piu' complesse e sofisticate del mondo. Direi che il matrimonio tra il vino e la cucina giapponese produce qualcosa di veramente meraviglioso".
Infine, segnalo l'aspetto (per me) piu' inedito dell'intervista, nella quale si dice che il movimento di opinione creato dal film di Nossiter abbia messo in crisi le vendite di un gigante dell'industria come Mondavi.

venerdì, ottobre 28, 2005

Che jella.

Appena scaricato il Fosarin 2004 di Ronco dei Tassi. Sfortunatamente, e' un trebicchierato del Gambero. A maggior sfortuna, e' il bianco dell'anno. Tripla sfortuna, Daniele Cernilli sul forum del Gambero si e' espresso nel seguente modo, a proposito del prezzo di uscita in enoteca: "Prezzo onesto Euro 11,60". A fattura, il Fosarin costa 6,9 euro; aggiungi l'Iva (20%) ed il ricarico del dettagliante, fissato nel 40%, ed ecco il prezzo finale calcolato da Cernilli.
Ora, non staro' a dire che il 40% mi pare poco, siccome e' un profilo di ricarico che non mi consente il lifestyle che sento di meritare: vacanze alle Maldive, Audi, cose normali per chi porta la croce di una partita Iva. Anche quest'anno si va al mare qui vicino, e Opel Astra. E zitto.

No, qui il problema e' altro. E' quella parolina, onesto, che non mi va giu'. Le parole vanno scelte con attenzione, e immagino che uno come Cernilli, che con le parole ci lavora, avra' avuto attenzione. Quindi, non usa il termine (chesso') corretto, adeguato, per definire il prezzo del Fosarin; no, usa il termine onesto. Questo implica, a contrario, che il commerciante che vendesse il Fosarin a (esempio) 12,80 euro e' disonesto. Capite bene che sentirsi definire disonesto (disonesto!) non e' tollerabile. Quindi mi allineo e prontamente mi adeguo, e il prezzo a listino del Fosarin 2004, in enoteca, e' di 11,60 euro. Va bene?

Certo che sarebbe bello poter fare cosi' sempre; esprimere un bel giudizio tranchant sul lavoro degli altri. Per esempio, prendi il mensile Gambero Rosso; o la Guida ai vini d'Italia. Prezzo onesto? Lo faccio io?

mercoledì, ottobre 26, 2005

Back button.



Stamattina entro nel sito di Foss Marai, in cerca di info. Per inciso, producono il mio Prosecco del cuore, quindi li amo alquanto. Comunque, selezionato il bizzarro menu' di geographic area, clicco enter site, e Mozilla mi stoppa, perche' vuole scaricare un misterico start.swf (la home page in animazione flash, insomma). Lascio perdere, e seleziono piu' sotto Se non visualizza il menu -GEOGRAPHIC AREA- clicca quì (qui con l'accento) immaginando che dal link si acceda alla sospirata homepage senza quella robaccia in flash. E invece cosa mi combina? Stessa pappa, vuole ri-scaricare il malefico file. Dieci secondi di permanenza sul sito, e clicco sul pulsante Indietro. Addio. Quasi un record, complimenti.

giovedì, ottobre 20, 2005

Ipse dixit.

Gaetano Manti scrive nell suo editoriale su Il Mio Vino di Novembre una, o due, cose condivisibili e svariate altre onestamente non comprensibili. Ovviamente sbaglio io, a non capire.
Tra l'altro cito: "Il vino del futuro e' il Castellino mentre vino del passato e' quello venduto negli infausti e anonimi boccioni".
Ora, precisando che non vedo grande differenza tra Castellino e infausti boccioni, prendo nota di quanto ci aspetta nel futuro. Stiamo a vedere, eh.
Per ora l'unica roba infausta che vedo e' la deriva editoriale de Il Mio Vino.
[Piccola annotazione. Il sito de Il Mio Vino continua a non rendere disponibili gli editoriali ne' articoli aggiornati. Forse sono ben nascosti e io non li trovo. O forse il futuro e' l'editoria cartacea, non certo Internet]

domenica, ottobre 16, 2005

Disinformatevi.

"Quando occasionalmente entro in un supermercato mi soffermo a guardare quelle che io definisco "facce da supermercato", facce di persone spesso altrettanto standardizzate come i cibi che mangiano. Presto vedremo tornare in circolo altre facce, quelle sicuramente più soddisfatte dei clienti di fattoria, facce da cibo locale e anche cibi con una faccia, quella dell'agricoltore che li ha prodotti e che li vende direttamente senza il diaframma della grande distribuzione organizzata".

Questo, ma soprattutto altro, si legge in questa interessante pagina a cura di Disinformazione.it.

giovedì, ottobre 13, 2005

Hard news.

Si puo' dare la notizia in almeno un paio di modi: si puo' fare come fa DocDocg, che annuncia l'arresto di un commerciante di Chianti (Conticelli, si chiama) cosi': "Secondo l'accusa Conticelli commercializzava come Chianti Classico vino sfuso prodotto senza rispettare il disciplinare. Ad acquistare il vino destinato all'imbottigliamento alcune ignare aziende, definite come "soggetti incolpevoli", a cui ora potrebbero estendersi controlli e sequestri come già avvenuto per uno degli acquirenti principali come la Ruffino Spa".

Soggetti incolpevoli, quindi.
Oppure si puo' commentare come fa Wine Offensive, nella mia assai libera traduzione: "E di chi e' la colpa? Non c'e' dubbio, sono le grandi cantine coi loro programmi di vendite. Voglio dire, non siamo cosi' fottutamente ingenui, tutto quel che c'e' da fare e' controllare quanti acri sono designati alla produzione di Chianti Classico, e' una cosa matematica. Ma dal momento che il capitalismo richiede ogni anno di aumentare..."

Altre news relative al fatto, qui. Sui giornali italiani pare che non vi sia traccia, al momento.

mercoledì, ottobre 12, 2005

Le parole sono importanti/2

"L'olfatto del vino e' l'intensita', l'aereo ed energico fulgore delle piu' floreali fruttuosita' in profumo donato da natura..."
"Il gusto del vino e' la potenza glicerinosa del suo umoroso sapore, il persistente effondersi del suo aroma sontuoso, balsamico, dall'eco or fragrante or suadente..."
"La vista di un bianco e' fluido, aereo splendore di sole, nei passiti, di tramontante bagliore, d'un rosato e' glicerinoso turgore d'incarnato tenue in rossore, d'un rosso il profondersi viola del suo bluaceo notturno stellato..."
"Il tatto del vino e' densa, morbida polposita': alchemica essenza, linfaceamente corposa..."
"L'udito del vino e' il frizzante gorgogliare del suo spumoso, brioso, perlante, ascendente pulsare..."

Tranquilli. Non sto abusando di sostanze psicotrope; non ho frequentazioni coi vertici Fiat (del resto la cocaina non posso permettermela). Ho solo riportato qualcosa da Sense of Wine, ultima fatica maroniana. Dedicata a quei raffazzonati de Il Mio Vino.

domenica, ottobre 09, 2005

Se credete che lo Champagne sia costoso.

Massimo Mantellini ieri riprendeva un interessante articolo del New York Times sull'assurdo prezzo dell'inchiostro per stampanti.
Questo costituisce il vero guadagno dei produttori di stampanti, visto che "the ink, ounce for ounce, is four times the cost of Krug Clos du Mesnil Champagne, which sells for around $425 a bottle". Traducendo: l'inchiostro, in proporzione, costa quattro volte il prezzo di Krug Clos du Mesnil, che si vende a circa 425 dollari la bottiglia.
Come rivalutare, all'istante, quel dispendiosissimo Krug.

sabato, ottobre 08, 2005

Ma cos'è questa crisi (paraparapappappà).



"Le Donne del Vino del Piemonte presenti sui campi da golf" e' il genere di notizia che ti fa pensare "ah, ma allora non va poi cosi' male". O forse sbaglio io ad associare il golf alla ricchezza. Nel dubbio, ecco le proposte immobiliari associate a Golfing.it
[foto: Golfing.it]

mercoledì, ottobre 05, 2005

Blame Canada.

Ho sempre considerato con curiosita' l'enologia canadese; produrre in situazioni climatiche estreme non sembra propriamente una passeggiata.
Leggo pero' oggi su Greenplanet che "in base alla nuova normativa di emergenza varata il 23 settembre scorso, i vini da tavola prodotti in Ontario potranno contenere fino al 99% di uve prodotte all' estero. Il cambiamento al disciplinare della più importante zona vinicola del Canada è stato reso necessario a causa della bassa resa di produzione di uve negli scorsi due anni". Leggendo con piu' attenzione, si comprende pero' che "la normativa per i vini di qualità, prodotti con il marchio VQA (Vintners Quality Alliance) - una sorta di normativa di denominazione controllata - non subirà invece alcuna modifica al disciplinare" -- quindi, solo i vini da tavola sono interessati a questa bizzarra cosa dell'uso di uve straniere (!) mentre la produzione qualitativa evitera' l'onta. Come dire che chi berra' un prodotto corrente, in Canada, avra' maggiori possibilita' di bere pure un prodotto scarsamente qualitativo, mentre chi resta fedele a VQA berra' meglio. Sembra un déjà-vu.

lunedì, ottobre 03, 2005

Esperienze.

Dunque, succede che ho fatto il cameriere, per un paio di sere. Un amico ristoratore aveva una di quelle serate Slowfood, durante le quali si servono quattro-cinque vini a testa, durante la cena, in abbinamento al menù; pienone per due sere, e carenza di personale: cosi', per il servizio dei vini, ho dato una mano io, e mi sono esibito nelle vesti di sommelier.

E' stata un'esperienza di notevole utilita'. Tralascio la questione vini, l'esperienza e' stata significativa sotto altri aspetti: soprattutto e' utile, ogni tanto, cambiare prospettiva.
Nei confronti dei ristoranti io mi pongo essenzialmente come utente; per la maggior parte dei gourmet, degli aficionados, e' cosi' e basta; per questo e' utile, una tantum, passare dall'altra parte della barricata e sperimentare la fatica di chi lavora: camerieri, cuochi, il personale, insomma.
La fatica, quella fisica intendo, e' l'aspetto che piu' mi ha colpito. Mi ha ricordato, curiosamente, un'altra fatica fisica gia' provata, quella della vendemmia. Questo lavoro richiede una discreta preparazione, quasi atletica direi. Stare in piedi per molte ore, correre spesso, apri, versa, girati, abbassati, solleva, posa: e' una prova di resistenza muscolare; credo mi abbia soccorso il mio passato di palestra e jogging, alla fine. E poi, alla fatica fisica, si aggiunge quella psicologica: il lavoro dell'ospitalita' consiste nel creare un'atmosfera quanto piu' possibile confortevole, per il cliente; quindi si da il massimo, si cerca di essere disponibili, sorridenti, professionali, sereni, e poi didattici, esplicativi, seri con chi e' formale e spiritosi con chi e' piu' rilassato (facendo attenzione a non invertire le modalita' per errore), e comunque sempre gentili: anche con i clienti poco gentili.
Ecco, questo e' un aspetto al quale ero poco preparato. In situazioni come queste, sorprendentemente, si trova pure il commensale che tratta il cameriere in modo sgarbato, poco elegante. A tale situazione ho reagito in automatico, una specie di default genetico fatto di generazioni di bottegai che mi hanno preceduto: "il cliente ha sempre ragione" e cosi' ho moltiplicato le gentilezze e le attenzioni per chi ha rudemente lamentato "troppe spine nel piatto" (effettivamente c'erano, quella preparazione di mare lo rendeva inevitabile) -- ho considerato che la lamentela, pure se formalmente poco gentile, era fondata dal punto di vista del cliente, e cosi' ho fatto fronte, come dicevo, mostrando infinita gentilezza, comprensione, "mi scusi, ha ragione, provvedo immediatamente", eccetera. Sinceramente, non so dove sia il confine tra l'essere troppo accondiscendenti o essere semplicemente professionali, altri piu' bravi di me potrebbero dirmelo, ma io ho fatto come mi andava di fare, e alla fine della serata chi mi ha corretto bruscamente perche' ho servito il vino alla sua sinistra (cribbio, aveva ragione! Ma come ho fatto a sbagliare?) si e' rivelato piu' amichevole di altri.
Insomma, morale della vicenda: e' utile infilarsi nei panni altrui, ogni tanto. Credo che sia la morale piu' banale mai scritta, e comunque ci sono dovuto passare dentro per verificare quanto fosse vera. Anzi, consiglio un'esperienza simile a chi ancora non l'avesse fatta.

venerdì, settembre 30, 2005

Tre Bicchieri 2006.

Di seguito, la trepidantemente attesa lista dei trebicchierati del Gambero. Non ho nessun merito, avendo biecamente copia-incollato il post di alis sul forum.
Pare, dico pare, che sia affidabile.


Valle d'Aosta
Anselmet Valle d'Aosta Chardonnay Élevé en Fût de Chêne ‘04
Les Crêtes Valle d'Aosta Chardonnay Cuvée Frissonnière Les Crêtes Cuvée Bois ‘03

Piemonte
Marziano ed Enrico Abbona Dolcetto di Dogliani Papà Celso ‘04
Gianfranco Alessandria Barolo S. Giovanni ‘01
Giovanni Almondo Roero Bric Valdiana ‘03
Elio Altare - Cascina Nuova Barolo Vigneto Arborina ‘01
Antoniolo Gattinara Vigneto S. Francesco ‘01
Azelia Barolo Bricco Fiasco ‘01
Produttori del Barbaresco Barbaresco Vigneti in Montefico Ris. ‘00
Enzo Boglietti Barolo Brunate ‘01
Boroli Barolo Villero ‘01
Braida Barbera d'Asti Bricco dell'Uccellone ‘03
Ca' Viola Langhe Rosso Bric du Luv ‘03
F.lli Cavallotto Barolo Bricco Boschis Vigna S. Giuseppe Ris. ‘99
Quinto Chionetti & Figlio Dolcetto di Dogliani Briccolero ‘04
Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy Barbaresco Camp Gros ‘01
Domenico Clerico Barolo Ciabot Mentin Ginestra ‘01
Elvio Cogno Barolo Ravera ‘01
Giacomo Conterno Barolo Cascina Francia ‘01
Conterno Fantino Barolo Vigna del Gris ‘01
Coppo Barbera d'Asti Pomorosso ‘03
Giovanni Corino Barolo Rocche ‘01
Damilano Barolo Cannubi ‘01
Einaudi Barolo Costa Grimaldi ‘01
Gaja Langhe Nebbiolo Conteisa ‘01
Langhe Nebbiolo Sorì S. Lorenzo ‘01
Filippo Gallino Roero Sup. ‘03
Attilio Ghisolfi Barolo Bricco Visette ‘01
Bruno Giacosa Barbaresco Santo Stefano ‘01
Barolo Falletto ‘01
Silvio Grasso Barolo Bricco Luciani ‘01
Elio Grasso Barolo Gavarini Vigna Chiniera ‘01
Hilberg – Pasquero Nebbiolo d'Alba ‘03
Giovanni Manzone Barolo Le Gramolere Ris. ‘99
Poderi Marcarini Barolo Brunate ‘01
Marchesi di Barolo Barolo Riserva Grande Annata ‘99
Franco M. Martinetti Barolo Marasco ‘01
Bartolo Mascarello Barolo ‘01
Mauro Molino Barolo Vigna Gallinotto ‘01
Fiorenzo Nada Langhe Rosso Seifile ‘01
Andrea Oberto Barolo Vigna Albarella ‘01
F.lli Oddero Barolo Vigna Rionda ‘00
Paitin Barbaresco Sorì Paitin Vecchie Vigne ‘01
Luigi Pira Barolo Vigneto Marenca ‘01
Prunotto Barolo Bussia ‘01
F.lli Revello Barolo Rocche dell'Annunziata ‘01
Giuseppe Rinaldi Barolo Brunate-Le Coste ‘01
Bruno Rocca Barbaresco Maria Adelaide ‘01
Podere Rocche dei Manzoni Barolo Vigna Cappella di S. Stefano ‘01
Flavio Roddolo Barolo Ravera ‘01
San Fereolo Langhe Rosso Austri ‘03
Luciano Sandrone Barolo Cannubi Boschis ‘01
La Spinetta Barbera d'Asti Sup. Bionzo ‘03
Barolo Campè della Spinetta ‘01
G. D. Vajra Barolo Bricco delle Viole ‘00
Mauro Veglio Barolo Vigneto Arborina ‘01
Vietti Barolo Rocche ‘01
Vigna Rionda – Massolino Barolo Vigna Rionda Ris. ‘99

Liguria
Bruna Riviera Ligure di Ponente Pigato U Baccan ‘03

Lombardia
Bellavista Franciacorta Gran Cuvée Pas Operé ‘00
Ca' del Bosco Franciacorta Cuvée Annamaria Clementi ‘98
Ferghettina Franciacorta Extra Brut ‘98
Enrico Gatti Franciacorta Satèn ‘01
Majolini Franciacorta Electo Brut ‘00
Monsupello OP Brut Cl. Cuvée Ca' del Tava
Monte Rossa Franciacorta Brut Cabochon ‘01
Nino Negri Valtellina Sfursat ‘02
Cascina La Pertica Garda Cabernet Le Zalte ‘03
Mamete Prevostini Valtellina Sforzato Albareda ‘03
Conti Sertoli Salis Valtellina Sforzato Canua ‘02
Uberti Franciacorta Brut Comarì del Salem ‘00

Trentino
Cavit Trento Altemasi Graal Brut Ris. ‘96
Ferrari Trento Giulio Ferrari ‘96
Foradori Granato ‘03
La Vis/Valle di Cembra Ritratto Rosso ‘03

Alto Adige
Abbazia di Novacella A. A. Valle Isarco Kerner Praepositus ‘04
Cantina Gries/Cantina di Bolzano A. A. Moscato Giallo Vinalia ‘03
Elena Walch A. A. Gewürztraminer Kastelaz ‘04
Gumphof - Markus Prackwieser A. A. Sauvignon Praesulis ‘04
Franz Haas A. A. Pinot Nero Schweizer ‘02
Tenuta J. Hofstätter A. A. Gewürztraminer Kolbenhof ‘04
Kuenhof - Peter Pliger A. A. Valle Isarco Sylvaner V.T. ‘04
Manfred Nössing – Hoandlhof A. A. Valle Isarco Sylvaner ‘04
K. Martini & Sohn A. A. Sauvignon Palladium ‘04
Cantina Convento Muri-Gries A. A. Lagrein Abtei Ris. ‘02
Pacherhof A. A. Riesling ‘04
Hans Rottensteiner A. A. Lagrein Ris. ‘02
Cantina Produttori San Michele Appiano A. A. Sauvignon St. Valentin ‘04
Cantina Produttori Santa Maddalena/Cantina di Bolzano A. A. Lagrein Scuro Taber Ris. ‘03
Cantina Terlano A. A. Lagrein Porphyr ‘02
A. A. Terlano Pinot Bianco Vorberg Ris. ‘02
Cantina Produttori Termeno A. A. Gewürztraminer Nussbaumer ‘04
A. A. Stoan ‘04
Tenuta Unterortl - Castel Juval A. A. Valle Venosta Riesling ‘04

Veneto
Allegrini La Poja ‘01
Roberto Anselmi Capitel Croce ‘03
Cav. G.B. Bertani Amarone della Valpolicella Cl. ‘98
Brigaldara Amarone della Valpolicella Case Vecie ‘00
Tommaso Bussola Recioto della Valpolicella Cl. BG ‘03
Ca' Rugate Soave Cl. Monte Fiorentine ‘04
Giuseppe Campagnola Amarone della Valpolicella Cl. Caterina Zardini ‘01
Coffele Soave Cl. Ca' Visco ‘04
Corte Sant'Alda Amarone della Valpolicella ‘00
Romano Dal Forno Amarone della Valpolicella Vigneto di Monte Lodoletta ‘00
Masi Amarone della Valpolicella Cl. Campolongo di Torbe ‘00
Leonildo Pieropan Soave Cl. Calvarino ‘03
Prà Soave Cl. Monte Grande ‘04
Giuseppe Quintarelli Amarone della Valpolicella Cl. ‘97
Tenuta Sant'Antonio Valpolicella Sup. La Bandina ‘01
Serafini & Vidotto Il Rosso dell'Abazia ‘02
F.lli Speri Amarone della Valpolicella Cl. Vigneto Monte Sant'Urbano ‘01
Suavia Soave Cl. Monte Carbonare ‘04
F.lli Tedeschi Amarone della Valpolicella Cl. Capitel Monte Olmi ‘01
Vigneto Due Santi Breganze Cabernet Vigneto Due Santi ‘03
Viviani Amarone della Valpolicella Cl. Casa dei Bepi ‘00

Friuli Venezia Giulia
Bastianich Vespa Bianco ‘03
Borgo San Daniele Friuli Isonzo Pinot Grigio ‘04
Eugenio Collavini Collio Bianco Broy ‘04
Girolamo Dorigo COF Pignolo di Buttrio ‘02
Le Due Terre COF Merlot ‘03
Livio Felluga COF Rosazzo Sossò Ris. ‘01
Fiegl Collio Pinot Grigio ‘04
Gravner Ribolla Anfora ‘01
Edi Keber Collio Bianco ‘04
Lis Neris Lis ‘03
Masut da Rive Friuli Isonzo Tocai Friulano ‘04
Miani COF Merlot ‘02
Isidoro Polencic Collio Tocai Friulano ‘04
Doro Princic Collio Pinot Bianco ‘04
Dario Raccaro Collio Tocai Friulano ‘04
Rocca Bernarda COF Picolit ‘03
Ronco dei Tassi Collio Bianco Fosarin ‘04
Ronco del Gelso Friuli Isonzo Rive Alte Tocai Friulano ‘04
Russiz Superiore Collio Sauvignon ‘04
Franco Toros Collio Tocai Friulano ‘04
Vie di Romans Dut'Un ‘02
Le Vigne di Zamò COF Rosazzo Pignolo ‘01
Villa Russiz Collio Merlot Graf de La Tour ‘02
Collio Tocai Friulano ‘04
Vistorta - Brandino Brandolini d'Adda Friuli Grave Merlot Vistorta ‘03
Volpe Pasini COF Sauvignon Zuc di Volpe ‘04

Emilia Romagna
Castelluccio Ronco dei Ciliegi ‘02
Drei Donà Tenuta La Palazza Sangiovese di Romagna Sup. Pruno Ris. ‘01
San Valentino Sangiovese di Romagna Sup. Terra di Covignano Ris. ‘03
La Stoppa C. P. Malvasia Passito Vigna del Volta ‘03
Fattoria Zerbina Sangiovese di Romagna Sup. Pietramora Ris. ‘03

Toscana
Castello d' Albola Acciaiolo ‘01
Castello di Ama Chianti Cl. La Casuccia ‘01
Vigna l'Apparita Merlot ‘01
Avignonesi Vin Santo Occhio di Pernice ‘93
Castello Banfi Brunello di Montalcino Poggio all'Oro Ris. ‘99
Biondi Santi - Tenuta Il Greppo Brunello di Montalcino Ris. ‘99
Boscarelli Nobile di Montepulciano Nocio dei Boscarelli ‘01
Brancaia Brancaia Il Blu ‘03
Ca' Marcanda Magari ‘03
Fattoria Casaloste Chianti Cl. Don Vincenzo Ris. ‘01
Casanova di Neri Brunello di Montalcino ‘00
Brunello di Montalcino Cerretalto ‘99
Casanuova delle Cerbaie Brunello di Montalcino Ris. ‘99
Castelgiocondo Brunello di Montalcino ‘00
Castellare di Castellina I Sodi di San Niccolò ‘01
Centolani Brunello di Montalcino Tenuta Friggiali Ris. ‘99
La Cerbaiola Brunello di Montalcino ‘00
Ciacci Piccolomini D'Aragona Brunello di Montalcino Vigna di Pianrosso Ris. ‘99
Le Cinciole Chianti Cl. Petresco Ris. ‘01
Tenuta Col d'Orcia Olmaia ‘01
Tenimenti Luigi D'Alessandro Cortona Il Bosco ‘03
Fanti - San Filippo Brunello di Montalcino ‘00
Fattoria di Felsina Maestro Raro ‘01
Castello di Fonterutoli Siepi ‘03
Tenuta Fontodi Chianti Cl. Vigna del Sorbo Ris. ‘01
Tenuta di Ghizzano Nambrot ‘03
Greppone Mazzi – Tenimenti Ruffino Brunello di Montalcino Ris. ‘99
Isole e Olena Cepparello ‘01
Melini Chianti Cl. La Selvanella Ris. ‘01
Il Molino di Grace Chianti Cl. Ris. ‘01
Tenuta dell'Ornellaia Bolgheri Sup. Ornellaia ‘02
Il Palazzone Brunello di Montalcino Ris. ‘99
Fattoria Poggiopiano Rosso di Sera ‘03
Poliziano Le Stanze ‘03
Fattoria Le Pupille Saffredi ‘03
Castello dei Rampolla D'Alceo ‘03
La Rasina Brunello di Montalcino ‘00
Tenuta San Guido Bolgheri Sassicaia ‘02
Talenti Brunello di Montalcino Ris. ‘99
Tenuta di Trinoro Tenuta di Trinoro ‘03
Tua Rita Redigaffi ‘03
Vitanza Brunello di Montalcino ‘00

Marche
Aurora Barricadiero ‘03
Belisario Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. ‘02
Bucci Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Villa Bucci Ris. ‘03
Coroncino Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Gaiospino ‘03
Fausti Vespro ‘03
Fazi Battaglia Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Massaccio ‘03
Oasi degli Angeli Kurni ‘03
Poderi Capecci - San Savino Quinta Regio ‘01
Fattoria Le Terrazze Rosso Conero Sassi Neri ‘02
Umani Ronchi Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Plenio Ris. ‘02
Velenosi Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare ‘02
Villa Pigna Rozzano ‘03

Umbria
Arnaldo Caprai - Val di Maggio Montefalco Sagrantino Collepiano ‘02
Rosso Outsider ‘03
La Carraia Fobiano ‘03
Còlpetrone Montefalco Sagrantino ‘02
Lungarotti Torgiano Rosso Vigna Monticchio Ris. ‘01
Castello delle Regine Merlot ‘03
Castello della Sala Cervaro della Sala ‘03

Lazio
Falesco Montiano ‘03

Abruzzo
Agriverde Montepulciano d'Abruzzo Plateo ‘01
Luigi Cataldi Madonna Montepulciano d'Abruzzo Malandrino ‘03
Dino Illuminati Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane Pieluni Ris. ‘01
Masciarelli Montepulciano d'Abruzzo Villa Gemma ‘01
Valentini Montepulciano d'Abruzzo ‘00
Valori Montepulciano d'Abruzzo Vigna S. Angelo ‘03
Villa Medoro Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane Adrano ‘03

Campania
Colli di Lapio Fiano di Avellino ‘04
Feudi di San Gregorio Fiano di Avellino Pietracalda ‘04
Serpico ‘03
Galardi Terra di Lavoro ‘03
Cantine Gran Furor Divina Costiera Costa d'Amalfi Furore Bianco Fiorduva ‘04
Luigi Maffini Cilento Aglianico Cenito ‘03
Mastroberardino Greco di Tufo Novaserra ‘04
Taurasi Radici ‘01
Salvatore Molettieri Taurasi Vigna Cinque Querce ‘01
Montevetrano Montevetrano ‘03

Puglia
Cantele Amativo ‘03
Tenuta Coppadoro Radicosa ‘03
Leone de Castris Salice Salentino Rosso Donna Lisa Ris. ‘01
Rivera Castel del Monte Nero di Troia Puer Apuliae ‘03
Conti Zecca Nero ‘03

Sicilia
Benanti Etna Bianco Sup. Pietramarina ‘01
Cusumano Noà ‘04
Sàgana ‘04
Donnafugata Contessa Entellina Milleunanotte ‘02
Firriato Harmonium ‘03
Morgante Don Antonio ‘03
Salvatore Murana Moscato Passito di Pantelleria Creato '76
Palari Faro Palari ‘03
Planeta Burdese ‘03
Cometa ‘04
Tenute Rapitalà Solinero ‘03
Tasca d'Almerita Contea di Sclafani Cabernet Sauvignon ‘03

Sardegna
Antonio Argiolas Turriga ‘01
Attilio Contini Pontis ‘00
Ferruccio Deiana Ajana ‘02
Cantina Sociale di Santadi Carignano del Sulcis Sup. Terre Brune ‘01

giovedì, settembre 29, 2005

Buone notizie/2

Ogni tanto mi capita di vedere, sulle porte di vecchie enoteche e vinerie, appesi stralci di giornale con le solite buone notizie del tipo "il vino fa bene" (avete presente, il resveratrolo). Erano (sono) tentativi di blogging ante litteram, in fondo.
Ecco, probabilmente questa notizia farebbe bella figura appesa sulla porta: "Il vino taglia l’effetto serra - Uno studio del Cnr di Bologna dimostra che ogni ettaro di vigneto è capace di assorbire tre tonnellate di carbonio ogni anno. I possibili cambiamenti nelle politiche salva-clima".

mercoledì, settembre 28, 2005

Signori, mi sono innamorato.

Allora, succede che mi sto lentamente innamorando di una blogger -- spero che sia carina.
Maggie, si chiama. Ovviamente non potevo scegliermela italiana, e' americana: The Wine Offesive. E' grandiosa.
Ecco un piccolo estratto pedestremente tradotto: "Questo blog e' dedicato alla gente che serve in tavola, prepara i cocktail e gira le bistecche: siamo noi i veri gourmet, siamo appresso al cibo tutto il giorno ed e' la nostra vita. [...] Il vino e' un mutevole, limitato prodotto agricolo: e' caos controllato, come il formaggio, e percio' cambia continuamente. Non e' un marchio in cui riconoscersi. Se voglio una bevanda industriale, bevo birra".
Thats' ammore.

Destra, sinistra.

Basta con queste discettazioni su destra e sinistra, il vino e' trans-partitico: "quelli considerati più bipartisan, che mettono tutti d'accordo, sono i Supertuscan, generalmente apprezzati a destra e a sinistra, da uomini e donne, intenditori o meno" -- parola di VipLine.it. Fate attenzione al Pinot Nero, pero', che e' cervellotico.
Tutti d'accordo, eh?

lunedì, settembre 26, 2005

So sue me.

Il forum di Porthos sarebbe anche interessante, se non avesse quel seccante formato windowed, cioe' in una piccola finestrella, soprattutto per chi tira la risoluzione dei monitor a 2500 per 3400. Pero', smanettando con gli URL, si riesce a visualizzarlo cosi'. Son soddisfazioni.

venerdì, settembre 23, 2005

Buone notizie.

Finalmente Caviro trova un modo migliore di impiegare le eccedenze: basta Tavernello, si produce combustibile. "Bietole e vino per l'energia pulita. Cosi' nasce Alcoplus, joint venture fra due colossi del settore vitivinicolo e bieticolo, Caviro e Alc.Este"
Quindi, e' pure meno inquinante del Tavernello.

giovedì, settembre 22, 2005

Ma che blogghi a fare.

Interno sera, ristorante. Personaggi: Fiorenzo (cioè io), amici e colleghi, salesmen, e Mr. Ics, un commerciale delle Tenute XYZ.

Fiorenzo (tono di chi si da un sacco di arie): "...del resto l'ho pure scritto, due settimane fa, su Peperosso..."
Mr. Ics: "Eh?"
Fiorenzo: "...ehm, Peperosso, sai, il blog di..."
Mr. Ics: "Cosa?"
Fiorenzo: "Un blog, hai presente cos'e', su Internet, dai, non leggi mai blog, forum, siti tematici sul vino?"
Mr. Ics: "Ah, si, si, certo..."
Fiorenzo: "Ecco, appunto, ti capita mai di leggere il Blog di Bonilli, per esempio, Papero giallo..."
Mr. Ics: "Eh?"
Fiorenzo (scoraggiato): "Bonilli! Il direttore del Gambero Rosso!"
Mr. Ics: "Ah, si, il Gambero! Hai visto che abbiamo i tre bicchieri con XXX -- abbiamo anche i due bicchieri rossi con YYY!"
Fiorenzo: "Si, si, quella e' la Guida ai vini d'Italia, io dico il mensile... hanno un forum online molto interessante, e il direttore gestisce il suo blog..."
Mr. Ics: "Eh?"
Fiorenzo (definitivamente scoraggiato): "Si, vabbe'. Oh, hai visto che ci hanno messo il Preziosi ai domiciliari..."
Mr.Ics (rianimato): "Ha! Altro che serie C, tra un po' finite in Promozione."

martedì, settembre 20, 2005

Ma di che sta parlando?

"E in questo appassionante viaggio sarebbe imperdonabile non ricordare, nel curioso gioco della degustazione, le insospettabili acrobazie della lingua che si anima d’amore, più carezzevole della mano, più espressiva degli occhi".

Questo, ed altro, si legge nella presentazione di Eros & Vino, di Jan-Luc Hennig (Sonzogno) "un connubio di voluttà che dagli albori della storia seduce gli uomini di ogni luogo ed epoca, stuzzicandone la mente ed elevando il corpo ai piaceri divini". Quando si dice le contaminazioni.

venerdì, settembre 16, 2005

A me non piace scrivere di vino.

A me non piace scrivere di vino. Voglio dire, non mi piace gran che elencare descrittivamente colore, aromi e sapore di un assaggio. Motivi? citarsi non è bene, ma qua non ci vede nessuno e lo faccio lo stesso; a parte quel che ho gia' detto sulla caducità degli appunti di degustazione, che sono contingenti vista la condizione del prodotto vino, che diviene quindi è mutevole, a parte quindi il fatto che scrivere appunti di degustazione significa cristallizzare un'entità perennemente in evoluzione (e, alla fine, in devoluzione), a parte tutte queste belle cosine insomma, scrivere e leggere appunti di degustazione mi annoia un po'.

Per esempio. Lunedì scorso ero in giro per la zona dei Barolo; ero da solo, ma siccome mi voglio bene a pranzo mi sono fermato in un posticino consigliabile benché noto al colto e all'inclita, la Trattoria della Posta a Monforte; solo com'ero (devo trovarmi una ragazza-immagine per le mie peregrinazioni: volontarie?) non avrei bevuto una bottiglia intera, e così ho accettato il consiglio del personale di sala: vini a bicchiere. Inizio con l'Arneis 2004 di Bruno Giacosa, e continuo con il Nebbiolo Gavarini (2002, se ricordo bene) di Elio Grasso. Due assaggi notevolissimi; il primo all'inizio sottile, chiuso, poi si apre con sentori agrumati e una bocca salda, è delicato e nello stesso tempo autorevole, croccante, per usare un termine che faccia venire un coccolone a quelli de Il Mio Vino. Il Gavarini poi è una vera delizia; ha un naso di terra bagnata, una cosa tipo humus, avete presente la terra dissodata dei campi: è quasi tutto quello che mi piace, cioè ha personalità, non è anonimo, esce dal bicchiere e dice "salve, ecco il terroir". Poi in bocca prosegue, allagando il palato senza eccedere, usando solo gli argomenti che ha, che non son pochi (a questo punto quelli de Il Mio Vino staranno sbuffando).
Dice: si, vabbe', ma allora che cos'è questo, il solito post descrittivo degli assaggi, no? E' vero, confesso, lo è; l'ho fatto apposta, per ricordare a me e pure a tutti che, la prossima volta che apriro' quei due vini, saranno diversi; non sarò alla Posta in un giorno di sole settembrino, da solo, a pensare a me e mangiando quella bagna cauda, e non saranno gli stessi vini. Panta rei, tutto scorre, e a me non piace scrivere di vino.

giovedì, settembre 15, 2005

Wagenschenke colpisce ancora.

Se vi era piaciuto il primo giochino, il seguito (Hang Over, doposbornia) e' pure meglio (o peggio, dipende dai punti di vista).

mercoledì, settembre 14, 2005

Indovina l'abbinamento?

"E ora la Cina aggiunge il vino di pesce. Sun Keman, un imprenditore di Dalian, ha creato la Dalian Fisherman’s Song Maritime Biological Brewery (fabbrica di birra), che si propone di usare la sua esperienza di migliaia di anni di fermentazione, nell’industria ittica per produrre il vino con il pesce. La fabbrica di birra, infatti, pulirà, bollirà e fermenterà i pesci per creare questo insolito vino".

Molti anni fa, ricordo, si diceva che le agenzie di stampa dei paesi del socialismo reale si inventavano, letteralmente, storie mirabolanti per venderle agli organi di stampa occidentali e sbarcare il lunario. I tempi sono cambiati, in meglio, e questa notizia, purtroppo, sembra vera. "Gli esperti dicono che questo vino è nutriente e a basso tasso alcolico".
Non vedo l'ora di assaggiarlo; di certo, l'abbinamento sara' facile.

martedì, settembre 13, 2005

Quasi quasi apro un'enoteca.

"Non è facile svolgere attività d'impresa in Italia. Anzi, è più difficile che in tutti gli altri Paesi industrializzati, con l'esclusione della Grecia, e sta diventando più difficile anche nel confronto con molti Paesi in via di sviluppo". [Fonte: Il Sole 24 Ore]

"Secondo la classifica stilata dalla Banca Mondiale è più facile avviare un'attività in paesi come il Nicaragua, la Tunisia, il Botswana, il Kenia, gli Emirati Arabi Uniti o lo Zambia". [Fonte: Centomovimenti]

sabato, settembre 10, 2005

Accessibilita'.

Vinography segnala che le deprecate etichette parlanti sono state sorpassate a destra dalle etichette in Braille di alcuni produttori sudafricani. I suoi commentatori ricordano opportunamente che Chapoutier aveva gia' avuto questa idea: non si riesce mai del tutto ad essere originali.
Divertente il commento di Vinography sull'utilita' delle etichette parlanti, che "di sicuro moriranno della lenta e dolorosa morte riservata solo alle piu' ridicole tecnologie".

martedì, settembre 06, 2005

Vignaioli virtuali, da questa parte prego.

A volte mi capita di pensare "io li adoro, questi americani"; non smettono mai di inventare robe spiazzanti.
Prendi per esempio Crushpad Wine: hanno nientemeno che messo su una complessa macchina virtuale che consente a chiunque di produrre vino da casa, una specie di tamagochi dove pero' e' tutto vero. Scrive Repubblica: "con la sua iniziativa online, www.mycrushpad.com, si propone di eliminare le barriere fisiche e di permettere a tutti gli appassionati, esperti e non, di produrre vino da qualunque parte del mondo. Grazie al Web, infatti, i clienti di Crushpad possono prendere parte attivamente a tutte le decisioni sottostanti al processo di produzione del vino, quelle riguardanti i vitigni, lo schiacciamento degli acini, la fermentazione, l’imbottigliamento e l’invecchiamento".
Insomma, questo rende possibile il sogno di molti, diventare produttori di vino; d'altra parte "La passione per il vino è ai massimi storici" dicono gli ideatori del portale. "Un recente sondaggio di Business Week ha scoperto che il mestiere del produttore di vino è al secondo posto tra i sogni dei dirigenti americani". Chissa' che c'e' al primo posto, probabilmente essere Bill Gates.
E' tutto vero, quindi. E siccome produrre vino non e' privo di costi, queste bottiglie hanno un costo di partenza. Quanto? "I costi, che dipendono dal tipo di vigna scelta e dalla quantità prodotta, variano tra i 13 e i 20 dollari a bottiglia".
Opsss.

sabato, settembre 03, 2005

Crisi, crisi, crisi (crisi, insomma).

Allora, c'e' la crisi.
Non e' quindi il momento per fare gli spiritosi (e chi ne ha voglia?), poi basta la lettura dei quotidiani per rabbuiarti. Zonin, per dire, uno che sembra l'identificazione stessa del vino in Italia, dice tra l'altro che "Il mondo del vino italiano è in pericolo. Se non usciamo in fretta da questa crisi vedo a rischio migliaia di posti di lavoro: in campagna, nelle cantine, nella distribuzione e anche nell'indotto, compreso quello mediatico. Serve un patto sociale tra produttori, distributori, Governo e consumatori per rilanciare il mercato interno e evitare l'aggressione da parte dei competitors".
Ora, io capisco la cosa del patto sociale tra le diverse parti (ricorda qualcosa?); capisco meno la presenza dei consumatori all'interno di questo patto: che significa? Significa "scusate, cari consumatori, decidetevi a comprare"? In questo caso, m'associo pure io.

venerdì, settembre 02, 2005

Decadenza.

Ci sono giorni in cui navighi online su pagine apparentemente distanti, per poi trovare connessioni inaspettate. Per esempio, oggi sul blog del Papero giallo leggo questo breve post e i lunghi, interessanti commenti. Il direttore del Gambero tra l'altro dice "va male non solo a causa della crisi ma perchè siamo un paese dove tutto costa molto (troppo) per il servizio che se ne ha in cambio".

Poi altrove leggo questi dati sugli stipendi dei parlamentari italiani.


Cosi', a distanza, mi chiedo se e in che misura queste due cose siano in qualche modo in relazione.

giovedì, settembre 01, 2005

Ah, i ricordi.

Va bene, allacciamoci alla catena dei ricordi gastronomici come da post di Arma.
La mia infanzia culinaria e' in gran parte legata ai nonni materni, che nella sperduta campagna tra San Pietro Vara e Varese Ligure, Appennino al confine tra le province di Parma e La Spezia, avevano questo mulino ad acqua. Il mulino funziona ancora, ne parlo quasi riluttante, siccome il luogo ignora ogni regola HACCP.
Comunque, ecco la lista dei cinque cibi dell'infanzia che ricordo con nostalgia. Non necessariamente in ordine di importanza.

1) Al mulino si macinava, tra l'altro, la farina di castagne; con questa la nonna preparava quello che localmente si chiama panella e altrove e' noto come castagnaccio. Si cuoceva nei testi, cioe' in formelle di terracotta del diametro di un palmo; queste venivano impilate una sull'altra, poi messe a contatto col fuoco del camino. Le focaccette ottenute erano ottime con la ricotta appena fatta (avevano pure mucca, maiali, conigli, eccetera).

2) Il sapore del latte appena munto. Per i bimbi naturalmente veniva fatto bollire a lungo. Lo so che quel che sto per dire suona da trombone passatista, ma ho l'impressione che certi gusti siano persi (forse) per sempre.

3) Il pane. La nonna preparava il pane con la farina poco setacciata del mulino, quindi piena di quella crusca che, anni dopo, scoprii con sconcerto che si vendeva nelle erboristerie a caro prezzo mentre la' al mulino era considerata scarto; prima della preparazione il nonno andava nei boschi a raccogliere foglie di castagno, con le quali la nonna fasciava la grande forma di pane, circa un metro di diametro, alta quasi un palmo nella parte centrale. La forma cosi' fasciata stava sotto un enorme testo metallico (ghisa, forse, era nerissimo) e posto letteralmente dentro il caminetto; oggi, credo di capire che le foglie servivano affinche' la crosta non bruciasse in cottura. Il pane cosi' ottenuto durava almeno una settimana, dieci giorni, sempre buono fino all'ultima fetta. Aveva un sapore che ricorda vagamente il pane di segale che si trova oggi.

4. Le braciole cotte sul fuoco, del maiale appena macellato. Questo non piacera' ai vegetariani, ma ho assistito a piu' di un macello del maiale. Curiosamente, mai a quello degli agnelli; ricordo una volta che, al macello di alcuni agnelli, noi bimbi venimmo affidati ad una contadina e portati lontano, affinche' non sentissimo. Questo non mi ha impedito di crescere carnivoro, ed infatti il sapore della carne cotta appena macellata lo ricordo in modo speciale. E che buoni, durante l'anno, i salami che faceva il nonno.

5. Buon ultimo, e maggior motivo per cui sono grato ad Arma per questo tuffo nei ricordi, il vino bianco che produceva, dalle poche vigne, il nonno. Un vino che aveva un colore terribile, tipo tè, insomma una cosa che non passerebbe la fase visiva dell'esame Onav; in piu' asprigno, con una acidita' alquanto sgraziata. Ma avevo si e no dieci anni, era il primo vino che assaggiavo, e su quell'assaggio ora si innestano troppi ricordi, cosi' che la valutazione non puo' essere obiettiva: oggi, ripensandoci, quel vino era fenomenale.

mercoledì, agosto 31, 2005

Vorrei averlo scritto io (acc).

Commento di Antonio Tombolini a queste notizie:

"Il caso dell'uva e dei pomodori pugliesi: i locali agricoltori non sanno a chi venderli. E che ti fanno? Si chiedono come mai? Macché. Facciamo così: blocchiamo le strade, facciamo un po' di casino, e chiediamo che lo Stato ci dia un risarcimento. Se no? Se no facciamo casino.

Com'è andata a finire? Ovviamente lo Stato (coi miei soldi) darà un risarcimento (de che?) a costoro, premiando la loro insipienza e la loro violenza. E tutti a battere le mani, alla destra e alla sinistra unite, con le facce di bronzo di Alemanno e Vendola a simboleggiare questa italietta che continua a ballare sul Titanic."


Davvero sottoscrivibile. Segue, in lontano ordine di sgradevolezza, la seccatura derivante dal fatto che volevo dirlo pur'io, acci.

Son cose.

Il mio contributo al Hot or Not di Peperosso.

venerdì, agosto 26, 2005

Oppss.

Come e' noto, pigiare l'uva con i piedi rappresenta un must.
Tuttavia, il rischio di qualche incidente e' sempre in agguato.

domenica, agosto 14, 2005

Per la serie...

Per la serie "qui si spara sulla Croce Rossa", oggi tocca al Tavernello.
Certo, aver appena visto la pubblicita' in TV con Fazzuoli e lo spot finto-dibattito non ci catalizza il buonismo. Comunque, mi faccio un giro sul loro sito e gioco con la tracciabilita', parolina magica che serve a chissa' cosa, visto che si parla di Tavernello: e' come dire "mi hanno tamponato, ma so che era una Volvo: era tracciabile". Ecco, il Tavernello bianco e' tracciabile, quello rosso no, non si sa perche', comunque non c'e' da recriminare, per i miracoli ci stiamo attrezzando, eccetera. Provo ad inserire dati casuali nel macchinoso form della tracciabilita', e mi aspetto che esca fuori un responso tipo "ehi, ma che scrivi, non ha senso!" -- e invece, ecco cosa ottengo: "Spiacente, il sistema è in aggiornamento e non può fornire il dato richiesto."
Oh, che peccato, non mi si traccia.

venerdì, agosto 12, 2005

Mare, mare, mare, voglio annegare.

Lo dice anche il boss del Gambero, prima di lui Peperosso: gira male, insomma c'e' crisi, c'e' meno gente in giro, eccetera eccetera. Il prodotto-Italia, turisticamente parlando, e' fuori prezzo.
Stamattina sotto l'ombrellone leggo Vizzari su L'espresso che magnifica un ristorante spagnolo: "Eccezionale, non ho altri aggettivi per definire la mia ultima esperienza al Celler de Can Roca". Sono termini insolitamente entusiastici per un critico normalmente sobrio, se non severo.
Insomma, bisogna andar fuori dall'Italia per essere felici? Possibile che un settimanale italiano a ferragosto mi debba parlar bene di un ristorante spagnolo? E' seccante ammetterlo, ma pare di si.
E soprattutto, che ci faccio ancora in Italia?

Postato col sottofondo di Battiato ad accrescere lo spleen.

lunedì, agosto 08, 2005

Chissa' perche'.

Chissa' perche' se vuoi leggere notizie che non sembrino veline ti tocca andare su certi blog. Col GPRS, in vacanza, uno dovrebbe evitare di caricare le pagine della Repubblica, del Corriere, eccetera. E andare dritto dritto qui.

Cronache elbane.

L'Isola d'Elba assomiglia alla Liguria, perlomeno dal punto di vista enoico. La quantita' di produzione locale e' quella che e', non sterminata; la richiesta pero' e' alta, visto l'afflusso dei turisti. E noi simpatici turisti, qui all'Elba, educati al divino insegnamento, che chiediamo? Vini del territorio, naturalmente. Il territorio pero' produce quantita' limitate; otteniamo cosi' di bere vini che, se locali, sono se va bene passabili ("passabile" non e' un complimento); esistono, curiosamente, "vini veri" nel senso di veramente locali, che costano guardacaso quasi il doppio di quelli indirizzati alle masse. Probabilmente si tratta di coincidenze, ma a pensar male a volte si indovina, come avrete sentito dire.

venerdì, agosto 05, 2005

Pubblicita'? Regresso.

Quasi in contemporanea, oggi, Mantellini e Tombolini parlano di pubblicita' (male, come e' sacrosanto) e della crisi della pubblicita'. Consiglio la lettura; curiosamente, ho appena finito di lottare con una videocassetta di Walt Disney che impone dieci minuti di pubblicita' prima del film. D'accordo, c'e' il fast forward, ma provate a premere FFW col figlio treenne che vuole vedere ogni singolo fotogramma pubblicitario. Poi uno dice che si scaricano i Divx, eh?
Vabbe'. Ti soccorre il pensiero che nel nostro orticello enoico la pubblicita' non e' quella roba demenziale che siamo costretti a subire altrove; nessun produttore si sognerebbe di dire che il suo vino e' "ciucio inciorno a tei". Certo, ogni tanto capita di sentire discorsi sul fatto che il vino non e' adeguatamente "targettizzato" (bleah), ma il linguaggio odioso della pubblicita' non serve a questo ambito; semplicemente, qui, chi produce roba seria viene premiato dal mercato e a fine anno ha esaurito le scorte; a meno che non sia un industriale (ho usato volutamente un termine generico, non volevo citare per nome il solito Zonin).

mercoledì, luglio 27, 2005

giovedì, luglio 21, 2005

Le parole sono importanti.

Il Mio Vino mi arriva gratis in enoteca. Quindi, in via di principio, devo essere grato a questi signori che mi regalano qualcosa che altri pagano. Tuttavia mi e' capitato, e mi capita, di parlarne molto male; ci starebbe pure che l'editore dicesse "ma senta, lei e il suo stupido blog, ci riprendiamo la rivista, e se la vuole rivedere se la compra in edicola come tutti gli altri". Ne avrebbe titolo, e non c'e' altro da aggiungere.
Fatta questa premessa riequilibratrice del karma, parliamo male de Il Mio Vino.

E' vero, noi assaggiatori abbiamo un linguaggio orribilmente colorito, e tendiamo ad esagerare nella prosa descrittiva. Il Mio vino spara sulla Croce Rossa e nella sua rubrica "Il piu' bel fior ne colse" non perde occasione di sghignazzare dell'oratoria enoica. Cosi' (per esempio) trova risibile il modo in cui Tigulliovino.it parla di un Lugana: "Il colore è un biondo brillante con sfumature verdine, e il profumo elegante e fresco di pesca, mandorla, fiori di campo, madresilva torna in bocca con accenti più fruttati e bella sapidità, che si accompagna ad una gradevolezza persistente grazie ad un corpo leggero ma non evanescente..."
Ecco, madresilva non me lo doveva dire. E che e' la madresilva? Magari, se uno usasse Google, troverebbe che l'etimo e' errato (errore di battitura?), e si parlava di madreselva; il Paravia rimanda a caprifoglio. Vabbe', capisco, tutta 'sta ricerca e' un lavoraccio.

Vediamo invece come Il Mio Vino intende la corretta descrizione.
Pagina a caso, 61: si parla del Sangiovese di Toscana di Cecchi (per inciso, in copertina Il Mio Vino si annuncia "alla scoperta di grandi vini sconosciuti"; Sangiovese Cecchi, vabbe') ed ecco come lo descrive: "colore intenso e sapore delicatamente fruttato". Fine.
Ora, scusatemi, ma "colore intenso e sapore delicatamente fruttato" descrive alternativamente la CocaCola, il Tavernello e circa il settanta per cento dei vini commercializzati sul pianeta.

Sarebbe meglio dare un buon esempio di scrittura enoica. Ecco la folgorante descrizione di Vinography a proposito del Nero d'Avola: "wines that are capable of calling one back to an earlier time and atmosphere, filtered with afternoon sunlight and redolent with the smells of fresh coffee, dirt from the fields, and someone's mother's cooking from down the cobblestone streets".
Traduco liberamente: "vini capaci di riportarti indietro ad atmosfere antiche, filtrate nella luce solare del pomeriggio, nei profumi di caffe' fresco e terra dei campi, con l'odore di cucina che sale da strade lastricate".
Bello, eh? Si, certo, si poteva comunque dire "colore intenso e sapore delicatamente fruttato".
Se ti accontenti.

sabato, luglio 16, 2005

What is your favorite wine?

Justcurio.us e' il mio passatempo del giorno.
Volevo inserire la domanda "quale e' il vostro vino preferito", ma qualcun altro ha gia' avuto l'idea. Indovinate chi ha risposto "Barolo from Josetta Saffirio", pero'.

giovedì, luglio 14, 2005

Digital divide.

Il termine digital divide (si pronuncia divàid) indica la differente penetrazione sociale della cultura digitale, a seconda delle aree geografiche. E' quella cosa per la quale, facendo un esempio che circolava un po' di tempo fa, nell'isola di Manhattan ci sono piu' connessioni ad Internet che nell'intera Africa.
Se vogliamo divertirci ad allargare il concetto al campo enoico, tra noi (Italia) e loro (Stati Uniti d'America) le differenze passano pure attraverso cose come le copertine di WineX. Date un'occhiata all'immagine qua a fianco: non sono copertine di Rolling Stone, e' una rivista che parla di vino.
Piccolo inciso, non sono il primo a rilevare la forza comunicativa alquanto innovativa (trasgressiva?) di WineX. Per esempio, meglio di me Fermentations in questo post.
In Italia, a mio avviso, esiste solo una rivista che comunica bene alle masse, ed e' il Gambero Rosso. Dietro al Gambero, poche cose. Porthos e' l'unica che leggo avidamente, pure se e' fatalmente indirizzata ad un pubblico gia' competente di suo; non e' entry level e non lo vuole essere, direi. Poi, notti e nebbie: cose come Civilta' del Bere, e poi giu' giu' a Il Mio Vino, sono quasi imbarazzanti.
Sicuramente dimentico qualcuno, Slow e pochi altri, pero'.
In America pare non sia cosi', se dietro ai giganti tipo Wine Spectator (evito di citarli tutti) stanno cose che riescono a parlare di vino in termini meno paludati, rivolgendosi a consumatori giovani, eccetera.
Ora, sto parlando di sensazioni, ma dal panorama che si vede mi pare che anche qui esistano delle forme di divisione, non digitale stavolta, ma enoica, difficilmente colmabili. Probabilmente gioca a nostro sfavore la differente massa di utenti potenziali, pochi da noi e sterminati da loro; certo e' che pubblicazioni come WineX da noi sono di la' da venire.

lunedì, luglio 11, 2005

Devianze.

Ci sono sei canali televisivi inguardabili, i tre Rai, e i tre Mediaset. Poi ci sono canali, o parti di questi (cioe', trasmissioni) miracolosamente ben fatti, siccome presumibilmente minoritari o invisibili. Tra questi, io stasera mi sono goduto Absolutely 90's su Mtv. Andy, ex Bluevertigo, e' un deejay perfetto, in dieci secondi mixa "My name is" (Eminem) con "Would you go to bed with me?" e infine con "Hey boy hey girl" (Chemical Brothers); tutto in un mix brevissimo, non piu' di quindici secondi.
Consideraziono devianti: l'arte e' cosi': come uno chef, che mescola pochi ingredienti perfetti, in una preparazione leggera in un piatto poco abbondante, giusto un assaggio, affinche' appena finito ti resti quel po' di voglia residua che fa risaltare la classe dell'esecutore. Poco e' buono e pure bene.