giovedì, luglio 21, 2005

Le parole sono importanti.

Il Mio Vino mi arriva gratis in enoteca. Quindi, in via di principio, devo essere grato a questi signori che mi regalano qualcosa che altri pagano. Tuttavia mi e' capitato, e mi capita, di parlarne molto male; ci starebbe pure che l'editore dicesse "ma senta, lei e il suo stupido blog, ci riprendiamo la rivista, e se la vuole rivedere se la compra in edicola come tutti gli altri". Ne avrebbe titolo, e non c'e' altro da aggiungere.
Fatta questa premessa riequilibratrice del karma, parliamo male de Il Mio Vino.

E' vero, noi assaggiatori abbiamo un linguaggio orribilmente colorito, e tendiamo ad esagerare nella prosa descrittiva. Il Mio vino spara sulla Croce Rossa e nella sua rubrica "Il piu' bel fior ne colse" non perde occasione di sghignazzare dell'oratoria enoica. Cosi' (per esempio) trova risibile il modo in cui Tigulliovino.it parla di un Lugana: "Il colore è un biondo brillante con sfumature verdine, e il profumo elegante e fresco di pesca, mandorla, fiori di campo, madresilva torna in bocca con accenti più fruttati e bella sapidità, che si accompagna ad una gradevolezza persistente grazie ad un corpo leggero ma non evanescente..."
Ecco, madresilva non me lo doveva dire. E che e' la madresilva? Magari, se uno usasse Google, troverebbe che l'etimo e' errato (errore di battitura?), e si parlava di madreselva; il Paravia rimanda a caprifoglio. Vabbe', capisco, tutta 'sta ricerca e' un lavoraccio.

Vediamo invece come Il Mio Vino intende la corretta descrizione.
Pagina a caso, 61: si parla del Sangiovese di Toscana di Cecchi (per inciso, in copertina Il Mio Vino si annuncia "alla scoperta di grandi vini sconosciuti"; Sangiovese Cecchi, vabbe') ed ecco come lo descrive: "colore intenso e sapore delicatamente fruttato". Fine.
Ora, scusatemi, ma "colore intenso e sapore delicatamente fruttato" descrive alternativamente la CocaCola, il Tavernello e circa il settanta per cento dei vini commercializzati sul pianeta.

Sarebbe meglio dare un buon esempio di scrittura enoica. Ecco la folgorante descrizione di Vinography a proposito del Nero d'Avola: "wines that are capable of calling one back to an earlier time and atmosphere, filtered with afternoon sunlight and redolent with the smells of fresh coffee, dirt from the fields, and someone's mother's cooking from down the cobblestone streets".
Traduco liberamente: "vini capaci di riportarti indietro ad atmosfere antiche, filtrate nella luce solare del pomeriggio, nei profumi di caffe' fresco e terra dei campi, con l'odore di cucina che sale da strade lastricate".
Bello, eh? Si, certo, si poteva comunque dire "colore intenso e sapore delicatamente fruttato".
Se ti accontenti.

3 commenti:

  1. E' che il linguaggio che descrive il vino è una convenzione, in quanto linguaggio e in quanto tecnico. Si parla sostanzialmente per metafore. Che senso avrebbe parlare di vino chiuso o vino aperto, profumi vegetali, minerali e animali? Lo sforzo dovrebbe essere - e l'esempio che riporti è illuminante - raccontare le emozioni che ci dà quel vino. Una descrizione accurata utilizzando il gergo specifico dell'enologia mi sembra comunque indispensabile.
    Saluti

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  2. Sono capitata qua per caso e leggere queste cose..scritte su Il Mio Vino ..mi pare quanto meno poco appropriato...
    Del resto...dire che SPARA SULLA CROCE ROSSA mi pare..sia...un pò ingiusto.
    Sono un enotecnico e ho preso un master in Analisi Sensoriale oltre che fatto numerosi corsi di degustazione..ma questo in ogni caso non mi da il diritto di definire un vino con dieci parole delle quali 6 poco appropriate.
    PEr quel che riguarda l'operato dei signori de Il Mio Vino posso dire solo che secondo me..fanno solo quello che altre riviste non fanno..avvicinano il consumatore al mondo del vino senza rendere tutto difficoltoso.
    Di questo dovremmo essere grati.

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  3. Su cosa sia Il Mio vino nell'opinione corrente degli addetti ai lavori, puoi farti un'idee leggendo in Rete (e dubito che ti piacera'). Essere entry level sara' pure un bene, e anch'io lo penso, ma spernacchiare quanti usano termini complessi e' semplicemente scomposto. Quanto a me, ogni volta che c'e' stato da parlar bene su Il Mio Vino (vedi la vicenda Ricci-Bibenda) non mi sono risparmiato, e' sufficente che fai una ricerca internamente al blog.
    Concludendo: sono certo che tu sia tutto quello che hai scritto di te: proprio per questo sarebbe carino ti firmassi, fare la conoscenza con un assaggiatore del tuo livello e' sempre un piacere. Da ultimo: come fai a sapere che quei termini erano poco appropriati?

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