giovedì, novembre 30, 2006

Procyanidins (what?)


Leggete il China Daily? No? Male. Vi perdete notizie come questa: "Ricercatori del Queen Mary's School of Medicine and Dentistry di Londra hanno identificato un ingrediente chiave, nei vini rossi, che protegge contro i disturbi cardiaci". Dimentichiamoci il resveratrolo, qui si parla di "oligomeric procyanidins". Faccio una rapida ricerca, e vedo che ne parla Bbc News, Washington Post, insomma, una roba seria. I ricercatori avrebbero ristretto l'area di maggiore "produttività" della (a me) ignota sostanza nel sud della Francia, ed in Sardegna.

E, udite udite: "The researchers believe the way that wines are made is the key. In traditional wine making, said Professor Corder, grapes have a three to four week fermentation period, allowing for full extraction of the chemical from the skin and the seed".
I tradizionalisti vivono piu' a lungo. Argh.

martedì, novembre 28, 2006

Assaggiatori cercasi #1

[Il manifesto di assaggiatori cercasi e' affisso qui ]

Segnarsi la data: il prossimo 7 dicembre, giovedì, ore 21, qui a bottega si aprono un po' di Champagne del mio attuale vigneron del cuore, freschi di import. Ma pure altre cosine. Quelli tra voi, assaggiatori o sedicenti tali, desiderosi di partecipare all'assaggio (rigorosamente gratuito) possono battere un colpo via email, telefono o piccione viaggiatore. I posti sono pochini, una decina al massimo, chi presto arriva eccetera eccetera.
Accorri numeroso (e se dotato di bicchieri per assaggio, avrai la mia sempiterna gratitudine).

domenica, novembre 26, 2006

Avanzi domenicali (ritagli e frattaglie di post inutilizzati)


1. Marketing involontario
Puoi spendere cifroni in investimenti pubblicitari, tipo l'Asti. Oppure affidarti alla fortuna; magari contando sul fatto che il prodotto non e' niente male: "con nuovo film Bond vendite vermut secco alle stelle - La catena di supermercati Tesco ha registrato un aumento record del 65% nelle vendite". [link]

2. Fuori il titolista
In questo articolo e' contenuta, in versione zippata, la summa numerica del globo enoico, una roba che piacerebbe pure a Bacca. Citazione:
Il mercato del vino italiano è molto polverizzato (810.000 le aziende produttrici italiane, di cui 110.000 produttrici di vini Doc, 35 i vini Docg, 343 i Doc, 117 Igt); la produzione italiana di vino è di 53,6 milioni di ettolitri pari al 33% di quella europea e al 21% di quella mondiale; la superficie vitata mondiale è di 7,9 milioni di ettari di cui: 59% Europa (10% Italia), 22% Asia, 12% America, 5% Africa, 2% Oceania; la superficie di territorio italiano destinato ad uva da vino, nel 2006 è stata di 700.000 ettari contro i 970.000 ettari del 1990 e i 1.200 ettari del 1980; le vigne, per il 72%, sono di proprietari con 2 ettari di vigneto, il 18% ha tra i 2 e i 5 ettari, solo l'8% ha più di 5 ettari; il 67% del terreno vitato produce uve per vini da tavola, il 17% uve per vini Doc, il 16% uve per vini Doc e da tavola; i consumatori italiani stabili di vino sono 24 milioni; negli ultimi 5 anni sono state lanciate 1300 nuovi prodotti per un totale di 4.550 etichette con predisposizione a produrre vini di maggiore qualità e pregio; il canale Gdo rappresenta il 65% del mercato di acquisto del vino; l'Italia ha una grossa opportunità per i vigneti autoctoni che sono oltre 350 per più di 450 vini.
Se siete arrivati fino a questo punto senza crollare addormentati, complimentatevi col relatore: Lamberto Gancia, la cui relazione e' definita, ovviamente, vivace.

3. Il vino delle donne
Qualunque cosa sia, se ne parla; qui, per esempio. Mai che si facciano convegni sul vino degli uomini, e che diamine, questo e' sessismo. Ari-citazione:
Donne produttrici, enotecarie ed enologhe, che hanno portato una ventata di grazia e creatività in un ambiente fino a ieri unicamente maschile. E' previsto un lunch con degustazione, con la partecipazione di enologhe che racconteranno per l'appunto i vini delle donne, rappresentati da ben 200 etichette.
Devo ricordarmi di indagare su queste ben 200 etichette.

giovedì, novembre 23, 2006

Dum Romae consulitur


[Scusate il latinismo, e' piu' forte di me. Comunque c'e' sempre Wikipedia a salvarci]

Forse vi sara' sfuggito che, secondo Wine Spectator, il miglior vino italiano nella lista dei Top 100 e' italiano: il Brunello 2001 di Casanova di Neri.
La falange dei tradizionalisti, qui da noi, non s'e' fatta aspettare e ha sbertucciato la scelta di WS: quel Brunello, difatti, e' profondamente a-territoriale, e' stipicizzato, e' un pacioso barricone, denso cupo e fruttato; non c'entra quasi nulla, di fatto, col sangiovese di Montalcino. Il mio tradizionalista di riferimento e' Franco Ziliani, e questo e' il suo salace commento.

Ci sarebbe materia per un dibattitone degno della defunta rubrica peperossiana de Il Rosso e il Nero. Oggi transitavo per l'amato blog di Tom Wark, e leggevo questo post a commento della stessa vicenda: letto e riletto, letti pure i siti linkati, ma da nessuna parte ho trovato la parolina magica: territorio. Oibo', non sara' mica che la cosa del territorio, per questi rozzi americani, non significa quasi nulla? Vuoi vedere che questi privilegiano indiscriminatamente la piacevolezza sulla tipicita' territoriale?

Per la verita', tra gli aspetti della vicenda meritevoli di attenzione c'e', secondo Tom, la reperibilita' del prodotto: dato il piazzamento in classifica, il Brunello di Casanova di Neri pare gia' una chimera introvabile.
Cita a questo proposito le disavventure di un enotecaro di sua conoscenza, che ora e' sommerso dalle richieste di quel Brunello: "the messages on his answering machine offered just about everything short of sexual favors in exchange for the #1 wine".
Mentre a Roma si discute, a Sagunto son disposti a (quasi) qualsiasi cosa, per quel Brunello.

martedì, novembre 21, 2006

Scusate se mi scappa

Scusate se mi scappa di citarmi addosso.
Leggendo Sandro Sangiorgi, nelle sue ultime miniature, dice: "oggi lo sport preferito dei critici, degli osservatori e dei consumatori improvvisati redattori di schede è cercare la mineralità". Immodestamente, s'e' accesa la lampadina; ue', cosa mi ricorda? Ah, si, questo: "se avessi un euro per ogni volta che ho sentito formulare il termine minerale durante questi quattro giorni, non avrei bisogno di lavorare, mai più".

[Cio' detto, leggetevi tutta la miniatura, che e' una roba assai seria ed interessante. In piu', non perdetevi l'editoriale]

lunedì, novembre 20, 2006

Critical wine: appunti sparsi [seconda parte]

Il dibattito
Stamattina [foto] dibattito sul tema: "OCM vino, l’Europa del truciolo di legno". Sottotitolo: il mercato globale che “uccide” il Particolare, come opporsi alla direttiva Cee.
A riprova che i benaltristi hanno ragione, i chips sembrano poca cosa a confronto con certa legislazione comunitaria che vorrebbe (esempio) prepensionare i produttori, pur di consentire reimpianti che vanno, giocoforza, a favore della produzione industriale. Anche qui, oggi, tira un'aria da "siamo piccoli, stiamo sparendo". Presa la parola, illustro le iniziative della blogpalla enoica italiana, da ChipsFree.it in giu', senza scordare la Wine Blog Association. Qualche approvazione, qualche mugugno, qualche benaltrismo. Alla fine credo di aver fatto passare il concetto che la comunicazione dal basso e' possibile, non difficile, poco costosa e comunque una delle poche vie d'uscita in un mondo che legifera a favore della grossa produzione, ignorando le dinamiche dei piccoli vigneron.

Assaggi
Come promesso, ecco qualche assaggio meritevole.
Su tutti, il ricordo del Dogliani Docg di Eraldo Revelli; come forse si sa, questa neonata Docg identifica la versione superiore di questo dolcetto, la cui Doc permane per la gioia di chi tra doc e docg non si raccapezza piu'. Amen. Il Dogliani e' bello ruvido, tannico e possente; longevo, da aspettare.
[Azienda Agricola Eraldo Revelli - Loc. Pianbosco 29 a Belvedere Langhe - Farigliano (CN) - Tel. 0173797154]

Inedito l'Aleatico secco proposto dall'Azienda Agricola Daglio, nei colli tortonesi; e' un rosso aromatico, floreale (rosa), con tannini saldi ed un colore delicato, quasi lieve. Bene pure il loro barbera.
[Azienda Agricola Daglio - Via Montale Celli 10 - 1050 Costa Vescovato (AL) Tel. 0131 838262]

Cascina Sant'Ubaldo propone un bel Dolcetto d'Acqui affinato in legno piccolo e messo in vendita dopo tre anni, adesso si beve il 2003. Rossone di gran struttura e naso complesso, maturo. Da provare pure il loro Brachetto secco.
[Cascina Sant'Ubaldo - regione Batti, 26 - 15011 Acqui Terme Fraz. Moirano (AL) - Tel. 0144 311546]

Molto bene il Dolcetto d'Alba "cru" di Raine': concentrato, succulento, possente, da riprovare.
[Azienda Agricola Raine' - Via Brantegna, 7 - 12050 Montelupo Albese (CN) - Tel. 0173 617227]


Aldrighetti in Valpolicella ha presentato un piacevole Recioto rosso dolce; meno convincente il suo Amarone.
[Aldrighetti azienda Agricola - Via del Muratore, 3 - Valgatara, Marano Valpolicella (VR) - Tel. 045 7701199]

Infine, una curiosa e assai piacevole Barbera passita dall'Azienda Agricola Maria Bortolotti, sui colli bolognesi.
[Az. Agr. Maria Bortolotti - Via S. Martino, 1 - 40069 Zola Predosa (BO) - Tel. 051 756763]

domenica, novembre 19, 2006

Critical wine: appunti sparsi [prima parte]


La location
Bisogna spiegare cos'e' un Centro Sociale Occupato. Buridda e' la vecchia sede della facolta' di Economia e Commercio di Genova, ed in effetti l'ultima volta che sono entrato qui e' stato per la laurea di mio fratello. Lo stabile e' rimasto cadente come allora, come una vera sede universitaria e' a pezzi, con i tubi innocenti a reggere le scale e l'unica novita' e' data dai disegni con gli spray, e locandine militanti ovunque. Sembra la location per film sul genere Paz, o Lavorare con lentezza. E' appena il caso di far notare che questo non e' il solito villone frequentato dal fighettodromo enoico di successo (tipo Merano, per dire). Qui ci stanno i proletari della vigna, un po' di sfigati e, essenzialmente, i contadini. In mezzo agli sfigati mi sento benone, entro.

L'organizzazione
Arrivando presto, dieci di mattina, non c'e' nessuno. Pagato il modesto fee d'ingresso (sei euro) ottengo un bicchiere ed un timbro su una mano, che consentira' di uscire e rientrare nel corso della giornata. Ai tavoli appena approntati non c'e ressa, e dire che i tavoli sono spartani e' un eufemismo. Tra le aule del secondo piano si dipana una specie di camminamento tra gli espositori, in un ambiente che, come descritto, e' tra il cadente e l'improvvisato; tutto comunica frugalita', piu' che understatement. Trovo che mi piace, ma ammetto con me stesso che quel che mi piace di piu' e' questo stacco formale rispetto a qualunque altra rassegna io abbia mai visto. Certo, sorrido ripensando a questa kermesse formato socialismo reale; qui il massimo del vippume concesso e' stato incrociare i genitori di Carlo Giuliani. Alla fine si tratta di forma; la sostanza e' che gli spazi sono ampi e c'e' una notevole facilita' ad affrontare tutto il lavoro d'assaggio senza stress; tra l'altro, nemmeno uno degli espositori che se la tiri e dica "il prodotto e' esaurito". Al contrario, tutti molto gentili, qualcuno timido e quasi impacciato: zero pierre, cento per cento contadini. Piu' giro piu' mi convinco di avere a che fare con una specie di proletariato enoico, che non conosce architetti per la ristrutturazione della cantina, ne' esperti di marketing. Per qualcuno di loro siamo nel 1950. Negli stanzoni fa freddo, non c'e' riscaldamento, ed i vini si assaggiano tutti a temperatura di cantina. Ripenso agli amici che lamentavano il caldo di Merano (settanta euro di biglietto; ma dentro c'era la creme, mica pizza e fichi).

I vini
Tempo di mettere a posto qualche appunto, prossimamente diro' cosa ho trovato valido. Bisogna, qui, ripetere una cosa un po' déjà vu circa questo genere di produzioni. Benche' i bio fossero pochi, la folla di artigiani presenti ha fornito, per una notevole maggioranza, una prova non eccelsa. Troppe le puzze, troppi i colori improbabili, troppe disarmonie. I vini, come gli altri prodotti della terra presenti, erano messi in vendita a prezzi non propriamente bassissimi. Un vermentino ligure interessante costava comunque sopra i sette euro, a riprova del fatto che i miracoli riescono solo alla Lidl. Oppure i kompagni produttori sono dei furbacchioni, ma mi sentirei di escluderlo.

[Fine della prima puntata]

sabato, novembre 18, 2006

Memento


Oggi, domani e dopodomani a Genova c'e' Critical Wine. Al centro sociale Buridda; io ci transito domani e, sperabilmente, pure lunedi'. Tra l'altro, e' pure possibile acquistare direttamente dai produttori ai banchetti d'assaggio, sia vino sia altri prodotti degli espositori: salumi, formaggi, verdure.

Ieri al telefono narravo la cosa ad un amico: vado a comprare la verdura al centro sociale.
Ripensandoci, spero di non avere i telefoni sotto controllo.

venerdì, novembre 17, 2006

Vino dei Blogger #2

Ci risiamo: e' di nuovo tempo di Vino dei Blogger. Questa volta tocca a me scegliere il topic e, come anticipato, faccio tesoro delle mie ultime peregrinazioni tra gli scaffali della GDO. Nei supermercati, soprattutto nei canali hard discount, càpita di vedere prezzi incredibilmente bassi. Càpita di vedere, pure, prezzi incredibilmente bassi riferiti a certe DOCG tradizionalmente identificate con il meglio della produzione enoica nazionale: Barolo, Barbaresco, Chianti. Ora, vedere il mio amato Chianti a cifre sui due euro la bottiglia, diciamolo, innesca una certa curiosita'. Che si assaggi, quindi, e non in solitudine; i coscritti della precedente edizione sono stati: Imbottigliato all'origine, Marketing del Vino, Wino-QuintoMiglio, Aristide, Esalazioni Etiliche (sia Rob che Alessandro), The Wine Blog, Alice e il Vino, TigullioVino, Maisazi. L'invito e' rivolto a loro, ma pure a chiunque voglia aiutarci nell'oneroso incarico.

La mission per il vino dei blogger #2 e' quindi: Chianti da hard discount. E metto pure in palio un premio, vince la possibilita' di scegliere il prossimo topic chi trova il prezzo piu' basso. Via con gli acquisti, e pronti a redigere le vostre rece per il prossimo 10 dicembre. Il mio acquisto lo vedete quassu', e' costato 1,99 euro, e ancora non l'ho assaggiato. Come si dice, quando succedera' voi sarete i primi a saperlo.

In realta', lo ammetto, qui coltiviamo qualche piccola ambizione: innescare un dibattito, ebbene si. Mi chiedo, e chiedo a lorsignori, comemai si trovino, oggi, cosi' tante Docg a prezzi, francamente, non comprensibili. Costo del vetro, imballo, trasporto, ricarichi: qualcosa non quadra. Se ne riparla.

martedì, novembre 14, 2006

Momenti strutturali

Ci sono parole che mi piacciono e di cui abuso. Ultimamente mi piace usare il verbo comunicare. Poi mi piace il termine strutturale. Crisi strutturale, problema strutturale, difetti strutturali, e via strutturalizzando.

Telefonata vera.
Impiegata - salve, qui e' il Corriere Pinco, domani dobbiamo consegnare un bancale della Ditta Pallino all'enoteca...
Enotecaro - ok, no problem, a che ora venite?
Impiegata - tarda mattinata, verso le undici.
Enotecaro - se volete, possiamo fare pure piu' tardi. Intorno all'una qui non c'e' traffico e si fa tutto con calma. Se poi volete fare per le due non c'e' problema, vi aspetto, dica pure che...
Impiegata - io sono un'impiegata, non la faccio mica io la consegna.
Enotecaro - [sfoderando il tono allegro da venditore piacione] ma ceeerto, se gentilmente lascia un appunto al corriere, cosi' io...
Impiegata - guardi che qui abbiamo piu' di trecento corrieri.
Enotecaro - [proseguendo nel tono allegro] ma no, certamente, ma tra di voi comunicate, vi parlate, si? Veda se puo'...
Impiegata - e c'e' il contrassegno, che fa, accetta?
Enotecaro - ma certo, naturalmente. Buongiorno.
Impiegata - [clic].

Ma certo che accetto, accetto qualsiasi cosa, che altro dovrei fare se non accettare questi corrieri strutturalmente incapaci di fare i corrieri? O tempora, o mores.

domenica, novembre 12, 2006

Chips Free vive (e lotta con noi)


Ma perche' diamine mi ostino a parlarte di questi chips? Ormai e' chiaro che il problema e' ben altro. I benaltristi hanno preso il sopravvento nel dibattito, per spiazzare noi rompiscatole che non ci rassegniamo a questo trucchetto da tre palle e un soldo. Lo hanno fatto senza indicare con chiarezza cosa sia questo ben altro, a meno che non si prenda per buono un tipico elenco benaltrista sul genere indicato nel neonato blog di Stefano Berti: "i consorzi di controllo sulle DOC, la burocrazia sempre più pesante, i balzelli che paghiamo per controlli inutili, un difficile accesso al credito per gli investimenti, la lentezza nei pagamenti da parte di ristoratori ed enotecari, i rapporti con gli agenti, gli strani indirizzi dei piani di sviluppo regionali, etc". Questi sono tutti problemi impellenti e condivisibili. Meno condivisibile e' il conseguente "finiamola di perder tempo con 'sti chips".

Eppure.
Fermo restando (mi ripeto) che e' vero, uno dei problemi centrali del mondo enoico sono questi cialtroni di enotecari che non pagano le fatture, continuo a pensare che il progetto aristidiano di Chips Free sia una roba encomiabile. Sara' che e' visionario, sara' che e' molto web 2.0, ma io non mi stanco di sponsorizzarlo. I punti della questione sono gia' stati validamente elencati sul blog di Aristide, quindi vi rimando a quelle letture per un approfondimento.

Da parte mia, semplicemente, cerco di favorire la causa. Avendo a che fare spesso con produttori, indico loro la retta via (cioe' l'autocertificazione via ChipsFree.it) anche se, ogni tanto, si incontra qualche ostacolo.
Le aziende che mi dicono "ehm veramente, io, i chips li uso da tempo" cominciano a spuntare come funghi. Si prospetta una curiosa situazione, del genere "tutti lo fanno, nessuno lo dice" che in definitiva significa una sola cosa: lasciateci lavorare, al consumatore va bene cosi', ma comunque non deve saperlo.
Fornire comunicazione, possibilita' di scelta, conoscenza, tutto questo sembra precluso. Sotto questo aspetto, e' vero, il problema e' ben altro.

sabato, novembre 11, 2006

C'e' del buono in Danimarca

[Arriva il WE, l'OT incombe]

Da noi si ingegnano col telelaser, col controllo della velocita' media nei tratti in galleria, tutto pur di spillare quattrini agli automobilisti. Altrove ottengono il risultato con mezzi diversi, migliori. Ah, perche' non sono nato altrove?

[Update. YouTube sux. Il video sta qui, e in circa mille altri siti. Bravi YouTube, bravi]

venerdì, novembre 10, 2006

Vino dei Blogger #1


Dunque, l'ho fatto, ho eseguito il lavoretto.
Il vino dei blogger numero uno doveva essere un autoctono, sotto i cinque euri. Aime', ho sbudgettato di cinquanta centesimi, come da scontrino; spero mi perdonerete. Il fatto e' che volevo una (un?) lumassina, autoctono bianco locale, e girando per supermercati ho faticato un po'; vero e' che non sono passato alla Coop-sei-tu, siccome la locale Coop ha sempre code paurose, con una sola cassa aperta su trecento e la cassiera che discute ad alta voce con le colleghe sfaccendate di scazzi sindacali. Tutto questo mentre l'altoparlante ti urla addosso, per mezz'ora di coda, che fighi che sono quelli della Coop. Insomma, comprato altrove.

Lumassina Colline Savonesi IGT, imbottigliato da Aziende Agricole (al plurale, sono una moltitudine) Vigna le Gagge, di Alinovi, nelle proprie cantine di Finale Ligure. Niente annata, ahinoi, si tratta di un Igt quindi l'annata ve la immaginate. Per il resto, se cerchi su Google Alinovi e Lumassina, ottieni zero risultati; invidiabile posizionamento.
Tappo siliconico ma color sughero, genere "tento disperatamente di sembrare sughero". Nel bicchiere ha un colore giallo paglierino carico, non brillantissimo. Vendemmia risalente? Appena aperto ha un naso caratteristicamente siliconico: sprigiona tutti quegli aromi che non e' riuscito a darti negli ultimi anni, come dicesse: oh, finalmente, si esce da 'sta bottiglia! Sciupùn olfattivo di mele e banane, poi dopo due minuti, shhh, silenzio, non esce piu' (quasi) niente. Eccetto un bel sentore di erba tagliata, il caro vecchio fieno.

E' a questo punto del test che pensi: ma chi me l'ha fatto fa'. Ma orsu', procediamo. Beviamo l'amaro calice, e mai frase fatta fu piu' profetica.

In bocca potrebbe essere pure piacevole, se non fosse per questo amarore finale, questa nota amara insistente e soverchiante. Cribbio, ma quanto dura? Qui P.A.I. sta per Persistenza Amara Intensa. L'acidita' latita, e menomale, che la durezza e' gia' notevole. Ma non essendoci corpo (11 gradi) ne' morbidezza, addio armonia. Punteggio finale, 65/100 (manica larga).

Considerazioni finali. Probabilmente la colpa e' mia, che mi son voluto incaponire a cercare un autoctono ligure. Sui cinque euri qui notoriamente circolano schifezze; probabilmente vitigni d'altre regioni, sulla stessa cifra, danno maggiori soddisfazioni (immagino, che so, un Soave).

Arrivati a questo punto, intendo perversamente vendicarmi.
Siccome tocca a me indicare a lorsignori il prossimo Vino dei Blogger, avrei un'idea.
Nei giorni scorsi la locale GDO hard (molto hard) pubblicizzava un rosso da tavola a 50 (dìcesi cinquanta) centesimi la bottiglia; l'ho cercato senza successo, per le varie Lidl et similia; nella ricerca ho pero' avuto modo di scorgere, su questi scaffali, tra le molte nefandezze svariati Chianti Docg a due-tre euri. Da qui parte la prossima sfida.
Si tratta di trovare il Chianti Docg (bottiglia 0,75, of course) che costi meno. Vince chi trova il prezzo piu' hard. Bello eh? La cosa e' densa di significati. Se ne riparla a meta' dicembre, per ora sotto col lavoro!

Abbinamenti (diciamo)


Transito su due-post-due che decidono di abbinare alla sconfitta di Bush un vino. E' condivisibile: un evento lieto richiede il nostro amato nettare. Terry preferisce un cab Napa (e' territoriale). Maggie opta per le bollicine, pure quelle Usa: un rose', per giunta, brava ragazza. Pure io andrei per le bubbles.

[Thanx Beppe Grillo per l'immagine. Che non traduco, il post e' in fascia protetta]

mercoledì, novembre 08, 2006

Tutto sommato i chips non sono mica 'sto gran problema

Perlomeno, secondo un commento di Massimo Mantellini, uno dei miei guru preferiti, a questo post.
Mi si spezza il cuore.

[E quindi, il vero problema, quale e'?]

Ecco una guida di cui faro' a meno


Se le cose stanno davvero cosi', posso decisamente fare a meno di considerare attendibili le recensioni di Duemilavini, la guida Ais.
Addio, gia' sento che mi manca.

[Nota a margine: non avrei mai pensato di vedere l'alba del giorno in cui avrei trovato simpatici quelli de Il Mio Vino. Mai dire mai.]

Quando si dice portarsi il lavoro a casa


In un post solo, riesco ad essere autoreferenziale per me, e per un altro blogger, un bel colpo.
Insomma, habemus il Morellino Bellamarsilia di Poggio Argentiera a bottega; appena arrivato non ho resistito e, pure se fresco di strapazzi da corriere, l'ho portato a casa per un test. Ottima prova; non il solito Morellino troppo piacione (e magari esile), ma un bel rosso con una vibrante sangiovesitudine; naso ancora molto giovanile, frutta rossa intensa, (2005) eppero' ampio; bocca goduriosa e personale, nervoso e convincente. Direi un 80/100 di punteggio. In attesa di aprire il Capatosta.

lunedì, novembre 06, 2006

Vino & gùgol ads


Mi stavo facendo un giro su questa notiziola (l'ennesima, inevitabile, sui novelli) quando l'occhio m'e' caduto sugli ads di Google, correlati. Le immagini, soprattutto, correlatissime.

giovedì, novembre 02, 2006

Trucioliii?


Il ministro ha detto no.
Per Doc e Docg, ma sempre meglio che niente.

I want you (assaggiatori cercasi)


Cari assaggiatori, enofili, wine lovers che transitate per questo blog: se siete genovesi, o in prossimita', questo avviso e' per voi.

In enoteca succede normalmente che si assaggino campionature in previsione di acquisti; oppure si aprano bottiglie per testare lo stato evolutivo, si facciano cioe' prelievi di scaffale. Ora, l'idea sarebbe essenzialmente la seguente: non amo fare tutto questo lavoraccio (assaggiare) da solo. Assaggiare da soli non e' solo poco affidabile, e' pure triste; cosi', ho pensato di coinvolgervi in qualche seduta serale di assaggi comparati. Se avete voglia di partecipare, non dovete far altro che indicarmi la vostra disponibilita' nei commenti o via email. Seguiranno poi dettagli per le date, compatibilmente con gli impegni di tutti.

Si tratta quindi di vedersi una sera da me a bottega, dopo cena, e assaggiare tecnicamente campioni in degustazione cieca; non si vince nulla e non si viene pagati, ma si ha l'occasione di stare assieme in lieta compagnia (troppa virtualita' ci consuma) e pure di cazzeggiare un po'. Onavisti, sommelier, qualunque conventicola e' ben accetta. Che siate bloggaroli, forumisti, usenettiani, qui non si fanno preferenze.
Vi anticipo che il primo argomento d'assaggio dovrebbe riguardare il Cinqueterre. A parte i campioni che ho io, naturalmente i volontari potranno affiancare pure campioni provenienti dalla loro cantina, per aumentare il panel, e confrontare e confrontarsi. Ci siete? Battete un colpo!