giovedì, marzo 29, 2007

Vinitaly, giorno 1 (praticamente una sveltina)


E allora diciamolo: siamo esausti. Ma soddisfatti; gia' dal primo giorno due o tre assaggi meritevoli, quindi, se puo' essere utile, eccovi qualche coordinata.

Un Lambrusco memorabile: il Monte delle Vigne 2006 (Pad. 1 - stand 3 - Produttori AreaParma). Grande frutta, grande spuma, grande tutto. 80/100.
Curioso e piacione il Fiammato di Miceli (Pad. 2 - stand 181/G-187/H), un rosso da nero d'Avola macerato, da abbinare al pesce e bere freddo. Ovviamente pure io quando l'ho sentito dire ho pensato "che vaccata". Erravo: un altro 80/100.
Da provare decisamente, il Prosecco S.Stefano di Ruggeri (Pad. 4 - stand D7); Valdobbiadene Dry, morbidissimo, e va bene, ma teso e serio, per niente caramelloso: 82/100. Ancora un paio di bianchi per finire: quelli (tutti) proposti da I Clivi (Pad. 6 - stand E7) giusto per assaggiare un friulano di dieci anni senza barrique e semplicemente sorprendente. Infine il delizioso Bianco di Grattamacco (Pad. 7 - stand B10) una cosa commovente a base vermentino, a Bolgheri: 83/100.
Ed ora relax per un'oretta. Poi, solita orgia serale. Stay tuned.

martedì, marzo 27, 2007

La buona, la buonissima, la cattiva

La buona notizia: sull'isola della Palmaria si fa vino. La buonissima notizia: sara' presentato a Vinitaly (quindi aggiorniamo l'agenda). La cattiva notizia: ne parla pure deluxeblog, il che significa "ci tocca fare un leasing".

lunedì, marzo 26, 2007

Servizio pubblico pure io


Hey, non c'e' mica solo Aristide, pure io offro (per una volta) un servizio pubblico. Siamo tutti al lavoro per programmare le varie peregrinazioni al prossimo Vinitaly, ma la domanda veramente attanagliante e': piovera' pure quest'anno? La risposta ve la fornisce il Meteo Ansa; pensa un po', pure questo Vinitaly, prevedono pioggia.

domenica, marzo 25, 2007

Tre bicchieri via Vinography

Per gli anglofoni, interessante report di Alder sulla presentazione dei trebicchierati 2007 a San Francisco; pare che i nostri si siano fatti valere: "the Italians kicked some serious ass".

giovedì, marzo 22, 2007

Il destino e' a forma di platano

Come ricorda Esalazioni Etiliche, Paris Hilton testimonial del Prosecco in lattina non sembra sia stata la scelta migliore. La tipa ha la tendenza ad alzare il gomito, fa una vita dissoluta; insomma, un disastro.
Che poi, ci sono testimonial piu' valide, in giro, e piu' intelligenti.

mercoledì, marzo 21, 2007

Spammer, e pure tirchio

Qualche tempo fa ho pensato bene di fornire due o tre idee su come gestire la comunicazione spammatoria. E' il caso di ammetterlo: non e' servito ad un benemerito alcunche'; la robaccia ricevuta in posta elettronica, nell'ultimo mese, avente per tema "vieni al mio stand, a Vinitaly" ha raggiunto toni caricaturali. Qualcuno s'e' pure superato: sto cominciando a ricevere inviti a vari eventi (vabbe', grazie comunque), sotto forma di pesantissimi file di immagine policromi, ma con l'ingiunzione di stamparli, al fine di partecipare; e se non mi stampo l'invito, ciccia, non partecipo. Insomma, invece di mandare via posta ordinaria l'invito canonico, qualcuno ha pensato, geniale, di piazzare nello scanner il cartoncino, e via. Scansionarne uno per invitarne cento, si potrebbe dire. E adesso pure a me sorge l'ideona: stampo non uno, ma dieci-venti, di questi inviti; poi li regalo agli amici.

domenica, marzo 18, 2007

Italia.it, prove generali di guerra civile immateriale

Credo di rientrare nel numero dei bloggaroli stigmatizzati da Carlini, siccome ho avuto parole dure per l'oscena vicenda del portale Italia.it. Non discutero' le affermazioni di Carlini, che gia' molti altri meglio di me commentano. Tra le molte letture sulla vicenda incollo, in parte, un interessante punto di vista. E' una visione assai politica, nel senso migliore del termine; e' una lettura in pieno stile Rekombinant, con una terminologia assai ideologica. E' la visione che a me piace, e quindi ve la propongo.

Che la terrificante nullità del sito, figlio dell'IBM, non della software house di Roccacannuccia (che l'avrebbe fatto meglio), sia la causa scatenante di tanta indignazione è fuori di dubbio. [...] La storia del sito offende l'intelligenza, anche quella dei più semplici, che fanno rete e gli fanno un culo così. L'Italia Corporate ne esce malissimo, ci sono alcuni che tagliano i curricula in rete per nascondere che affidano contratti alle aziende per le quali lavorano. Anche la dirigenza delle multinazionali straniere non sfugge ad un giudizio impietoso, cialtroni che si spartiscono cifre spaziali e alla fine non sono neanche capaci di fornire -almeno- un sitarello decente.
RItalia Camp non è altro che "Serpica Naro: la vendetta". Il meccanismo è lo stesso, i freelance precarissimi mischiano le loro intelligenze con gli insider del sistema (abbiamo visto anche le dimissioni di persone che hanno collaborato al sito e ora hanno "ufficialmente" raggiunto il fronte RItalia), si mettono in rete e dimostrano che sono loro a possedere le competenze per fare le "cose" che poi vengono tramutate in guadagni ingentissimi. La catena della creazione del plusvalore nel nostro paese è chiaramente nemica delle competenze e delle intelligenze, e altrettanto sicuramente è parassitata da personaggi e connivenze. Ormai la questione è talmente evidente da convogliare la reazione di sfida al sito perverso, sul piano della competizione fattiva. Fare un sito migliore di quello che c'è non è per niente difficile per moltissime persone nel nostro paese, con una pagina wiki coordinano il lavoro, faranno anche un ritrovo -fisico-. Rutelli, se la notizia fosse "coperta", non dovrebbe più uscire di casa per un po', ma dovrebbe anche mollare la sua poltroncina, vederlo promuovere il paese in inglese è un'esperienza mistica. Lo "schiaffo" morale al sistema non è male, il re ancora una volta è nudo. Direi che si tratti di una conferma della praticabilità della cospirazione precaria, uno strumento che sembra sempre di più uno dei più adatti ai tempi.

giovedì, marzo 15, 2007

Rosato, per una volta


Ogni winelover che si rispetti ha qualche idiosincrasia enologica; c'e' quello che non ama i bianchi in barrique, quell'altro che non sopporta le bollicine, ci sono quelli (quasi tutti, per la verita') che detestano i novelli e via cosi'. Pure io ho una lieve forma di, come definirlo? Blocco dell'assaggiatore. Accade con i rosati. Le vinificazioni in rosa non sono la mia passione, e nemmeno saprei dire perche'; si vede che sono enoicamente manicheo, o rosso o bianco, la via di mezzo non mi attrae; e pensare che da sempre si cerca di presentare il rosato come soave quadratura del cerchio, profumato come un rosso e fresco (acidulo) come un bianco. Macche', non mi riesce di amarlo. A meno che non siano bollicine rose', sa va sans dire.
E infatti a listino ne ho sempre pochissimo. Uno dei pochi amori e' il Rosato del Castello di Ama; appena arrivata la vendemmia 2006 a magazzino, ho riluttato un po' ad aprirla nonostante tutto. Male, perche' e' veramente un bere meritevole, pure se ancora molto giovane d'imbottigliamento; e' stato un assaggio piacevole, sia dal punto di vista dei profumi ampi, articolati e fini, sia in bocca, con quel vigore inaspettato, che mi verrebbe quasi da dire (perdonate la parolaccia) "territoriale". Nella scheda online si legge, tra l'altro, che "ha una fisionomia più prossima ad un vino rosso giovane che ad un vino bianco". Ecco, appunto.

martedì, marzo 13, 2007

Wine women want


Ogni tanto accade che qualcuno mi parli di vino da donne. Non ho mai bene chiaro cosa sia questa bevanda; se e' un rosso morbido, fruttato e magari vivace, ci deve essere qualcosa che non funziona nei miei ormoni, siccome amo la Bonarda; in realta' il vino da donne e' una roba sessista ed inesistente. Io faccio il possibile per demolire questa improbabile vox populi, ma e' una vitaccia. L'impresa e' disperata, se ci si mettono pure i concorsi tematici, come questo: "the event, judged entirely by women, boldly sports the slogan Wine Women Want".
In compenso, alle femmine incaricate dell'arduo compito di giudice, si ricorda che "it is extremely important to spit if you're doing any amount of wine tasting. [...] But for women, it's particularly important since they are more quickly affected by alcohol due to metabolic differences, as well as usually weighing less than male judges".
Si sa che uno dei piaceri della blogghitudine e' l'autocitazione; ecco, io integrerei la divagazione metabolica con questo contributo.

domenica, marzo 11, 2007

Il vino dei blogger #5 (my way)


Ebbene si, il mio vino dei blogger #5 e' un Pinot Nero. Ebbene si, e' il Sant'Urbano Villa Barthenau 2001 di Hofstatter. Ebbene si, e' lecito dire: "cosi' ero capace anch'io". Il fatto e' che avevo qualche annata risalente di questo mito enologico altoatesino, quindi urgeva la verifica dello stato evolutivo. Eppoi, ho sofferto troppo, con i passati vini dei bloggerz.
Un mio amico dice che i grandi rossi, nella maturita', tendono ad assomigliarsi. Probabilmente sara' il colore tipico da Pinot Noir (non il solito inchiostrone), sara' l'austerita' stratificata del suo corredo aromatico; il fatto e' che questo bel rossone, appena versato nel bicchiere, rievocava certe nobili espressioni dei nebbioli evoluti. La frutta ha lasciato il posto alle note terziarie, con un legno alquanto balsamico. Non ancora al pieno della sua maturita', certo, ma con una austera vena di aristocrazia, che lo inquadra senza dubbio tra i grandi. A voler cercare il pelo nell'uovo, il corpo alcolico (14°) sembra appena sovrabbondante. Ma l'alcolicita' accentua la morbidezza, che rende il finale di bocca aggraziato. Un vino che guadagna facile 88/100.
Si dice pure che non bisognerebbe mai assaggiare da soli. In effetti, avevo l'assistente.

giovedì, marzo 08, 2007

La verita' e' la fuori


Uno passa una vita a collezionare vini pazzeschi; compra di tutto, alle aste, pure da Christie's; e poi scopre che le bottiglie appartenute a Thomas Jefferson erano fasulle. E adesso, indaga l'Fbi.

mercoledì, marzo 07, 2007

Come parla



Ma si poteva intitolare pure: a volte ritornano.
Eppure bisogna aspettarselo, Vinitaly si appropinqua e allora si mobilita pure il fuffoso vippume che orbita attorno all'enomondo. Quelli di WineNews.it mica dormono, si buttano subito a pesce, e ci annunciano garruli: "...le passioni entrano sempre in gioco quando si sceglie un prodotto emozionale come il vino: per migliorare il look dei propri prodotti le aziende sono disposte a fare grossi investimenti, e l’attenzione per questo aspetto del marketing cresce di anno in anno; un packaging che cattura il pubblico può aumentare sensibilmente le vendite..."

Ma che dice? Che ha detto? Come parla?
Tutto questo per annunciare: "Il miglior packaging del vino? Lo stabilisce la regista Lina Wertmuller". Mai piu' senza.

martedì, marzo 06, 2007

Wine X addio

Wine X Magazine sta per chiudere i battenti. La rivista enologica hip , caciarona ed orientata al pubblico giovane (quello di MTv, insomma) non regge e va a fondo. Approfondimenti su questo post di Alder Yarrow, e su quest'altro di Tom Wark. La vicenda offre qualche interessante spunto di riflessione.
L'editore dice: la colpa e' delle aziende, degli inserzionisti pubblicitari, che ci hanno snobbato. Alder dice: la questione e' un po' diversa, Wine X era, semplicemente, malfatta: "the real reason the magazine failed was because it wasn't any good". E in questo si comprende, purtroppo, anche il tono assai irrituale con cui Wine X considerava il vino; in definitiva, l'enomondo e' e resta un ambiente assai serio, e quando scrivi di morbidezza, non puoi usare metafore tipo "soffice come la seta delle mutande di Tom Cruise". Questa cosa proprio non sembra andare giu' al lettore medio, pure in un vasto mercato come quello statunitense (immagino proprio che una simile avventura editoriale, qui da noi, non avrebbe speranza; ancora dobbiamo digerire il metodo maroniano). Insomma, come dice Antonio Albanese quando parla del suo sommelier ieratico, qualcuno confonde la serieta' con la tristezza. Pace.
Mi rallegra annotare che, come aggiunge Alder, questo tono comunicativo, che io qualificherei volentieri con il termine "cazzeggio", attiene ad altri media: in particolare Internet, ed i blog: "someone will eventually figure out how to write a good magazine for the youngest generation of wine consumers, or perhaps blogs will provide all that is needed by this perpetually online generation".

[Qui la notizia su Decanter.com, e relativi commenti]

venerdì, marzo 02, 2007

Spammer of the day

L'immagine che vedete qui non e' una sacca di plasma sull'apposito ripiano della sala operatoria; ringraziando per il contributo il quotidiano spammer che me l'ha inviata, e che restera' anonimo, vi annuncio che quella che osservate e' una riempitrice per vino in bag-in-box. Ovviamente sorvolero' sul fatto che tale invio, nel mio caso, e' alquanto inutile, giacche' non tratto simili prodotti. E' assai probabile che il mittente abbia raccolto (o magari comprato) un bel pacchetto di destinatari email in qualche misura attinenti con l'enomondo. Tuttavia gli sono grato, perche' questa gelida visione mi consente di parlare di un aspetto legato alla comunicazione del vino che, all'utente finale, e' alquanto sconosciuto. Ma e' molto noto agli addetti ai lavori.
Normalmente il linguaggio brochuresco, o pubblicitario, vi racconta di vigne, zolle e filari, cantine piu' o meno antiche, oscure, poi ovviamente bottaie e barricaie, per non dire del solito cantiniere nella penombra a scrutare il bicchiere davanti alla candela accesa. Tutte cose molto belle.
Come spesso accade, pero', la realta' e' multiforme; pure io, la prima volta che ho visitato il laboratorio enologico annesso ad una (gigantesca) cantina sociale, ho avuto un brivido. Asettico, pieno di gente in camice bianco, ovunque ampolle ed ordigni arcani pieni di lucine e contatori; tra le piastrelle candide ero pronto a scoprirmi il braccio, per farmi prendere la pressione. Le aziende, quelle molto grandi, che danno molto lavoro ai laboratori, normalmente tendono a glissare su questi aspetti dell'enomondo. Se lo fanno per pudore, o per non impensierirvi, probabilmente e' sbagliato, siccome in definitiva li' non avviene nulla di orrendo; semmai vi stabilizzano o pastorizzano il vino, e amen: niente puzze, niente depositi, niente difettacci da vini-veri.
Peggio che omettere qualche aspetto legato alla produzione, pero', e' raccontare fandonie. Non e' casuale, io credo, che il potente veicolo della fandonia legalizzata (la pubblicita') utilizzi un immaginario improbabile. Mi riferisco, nella fattispecie, ad una pubblicita' che non ho visto, ma che mi hanno raccontato, nella quale un'azienda di vino in brik mantiene i suo tesori nella classica cantina oscura in posizione, sa va sans dire, orizzontale, come d'obbligo per un prezioso nettare; questa divertente esagerazione (chiamiamola cosi') va considerata per quello che e', cioe' con un termine giuridico che si chiama dolus bonus. Sfortunatamente, per quanto attiene al mondo dei brik e dei bag-in-box, la realta' e' quella che osservate nella foto: la sala operatoria. Brrr.