L'immagine che vedete qui non e' una sacca di plasma sull'apposito ripiano della sala operatoria; ringraziando per il contributo il quotidiano spammer che me l'ha inviata, e che restera' anonimo, vi annuncio che quella che osservate e' una riempitrice per vino in bag-in-box. Ovviamente sorvolero' sul fatto che tale invio, nel mio caso, e' alquanto inutile, giacche' non tratto simili prodotti. E' assai probabile che il mittente abbia raccolto (o magari comprato) un bel pacchetto di destinatari email in qualche misura attinenti con l'enomondo. Tuttavia gli sono grato, perche' questa gelida visione mi consente di parlare di un aspetto legato alla comunicazione del vino che, all'utente finale, e' alquanto sconosciuto. Ma e' molto noto agli addetti ai lavori.
Normalmente il linguaggio brochuresco, o pubblicitario, vi racconta di vigne, zolle e filari, cantine piu' o meno antiche, oscure, poi ovviamente bottaie e barricaie, per non dire del solito cantiniere nella penombra a scrutare il bicchiere davanti alla candela accesa. Tutte cose molto belle.
Come spesso accade, pero', la realta' e' multiforme; pure io, la prima volta che ho visitato il laboratorio enologico annesso ad una (gigantesca) cantina sociale, ho avuto un brivido. Asettico, pieno di gente in camice bianco, ovunque ampolle ed ordigni arcani pieni di lucine e contatori; tra le piastrelle candide ero pronto a scoprirmi il braccio, per farmi prendere la pressione. Le aziende, quelle molto grandi, che danno molto lavoro ai laboratori, normalmente tendono a glissare su questi aspetti dell'enomondo. Se lo fanno per pudore, o per non impensierirvi, probabilmente e' sbagliato, siccome in definitiva li' non avviene nulla di orrendo; semmai vi stabilizzano o pastorizzano il vino, e amen: niente puzze, niente depositi, niente difettacci da vini-veri.
Peggio che omettere qualche aspetto legato alla produzione, pero', e' raccontare fandonie. Non e' casuale, io credo, che il potente veicolo della fandonia legalizzata (la pubblicita') utilizzi un immaginario improbabile. Mi riferisco, nella fattispecie, ad una pubblicita' che non ho visto, ma che mi hanno raccontato, nella quale un'azienda di vino in brik mantiene i suo tesori nella classica cantina oscura in posizione, sa va sans dire, orizzontale, come d'obbligo per un prezioso nettare; questa divertente esagerazione (chiamiamola cosi') va considerata per quello che e', cioe' con un termine giuridico che si chiama dolus bonus. Sfortunatamente, per quanto attiene al mondo dei brik e dei bag-in-box, la realta' e' quella che osservate nella foto: la sala operatoria. Brrr.
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