domenica, marzo 18, 2007

Italia.it, prove generali di guerra civile immateriale

Credo di rientrare nel numero dei bloggaroli stigmatizzati da Carlini, siccome ho avuto parole dure per l'oscena vicenda del portale Italia.it. Non discutero' le affermazioni di Carlini, che gia' molti altri meglio di me commentano. Tra le molte letture sulla vicenda incollo, in parte, un interessante punto di vista. E' una visione assai politica, nel senso migliore del termine; e' una lettura in pieno stile Rekombinant, con una terminologia assai ideologica. E' la visione che a me piace, e quindi ve la propongo.

Che la terrificante nullità del sito, figlio dell'IBM, non della software house di Roccacannuccia (che l'avrebbe fatto meglio), sia la causa scatenante di tanta indignazione è fuori di dubbio. [...] La storia del sito offende l'intelligenza, anche quella dei più semplici, che fanno rete e gli fanno un culo così. L'Italia Corporate ne esce malissimo, ci sono alcuni che tagliano i curricula in rete per nascondere che affidano contratti alle aziende per le quali lavorano. Anche la dirigenza delle multinazionali straniere non sfugge ad un giudizio impietoso, cialtroni che si spartiscono cifre spaziali e alla fine non sono neanche capaci di fornire -almeno- un sitarello decente.
RItalia Camp non è altro che "Serpica Naro: la vendetta". Il meccanismo è lo stesso, i freelance precarissimi mischiano le loro intelligenze con gli insider del sistema (abbiamo visto anche le dimissioni di persone che hanno collaborato al sito e ora hanno "ufficialmente" raggiunto il fronte RItalia), si mettono in rete e dimostrano che sono loro a possedere le competenze per fare le "cose" che poi vengono tramutate in guadagni ingentissimi. La catena della creazione del plusvalore nel nostro paese è chiaramente nemica delle competenze e delle intelligenze, e altrettanto sicuramente è parassitata da personaggi e connivenze. Ormai la questione è talmente evidente da convogliare la reazione di sfida al sito perverso, sul piano della competizione fattiva. Fare un sito migliore di quello che c'è non è per niente difficile per moltissime persone nel nostro paese, con una pagina wiki coordinano il lavoro, faranno anche un ritrovo -fisico-. Rutelli, se la notizia fosse "coperta", non dovrebbe più uscire di casa per un po', ma dovrebbe anche mollare la sua poltroncina, vederlo promuovere il paese in inglese è un'esperienza mistica. Lo "schiaffo" morale al sistema non è male, il re ancora una volta è nudo. Direi che si tratti di una conferma della praticabilità della cospirazione precaria, uno strumento che sembra sempre di più uno dei più adatti ai tempi.

6 commenti:

  1. Ho dato un occhiata a rItalia. Già a prima vista si respira un area diversa, di gente che vive nel presente e che è giustamente frustrata, ma anche stimolata a dimostrare che si può fare facilmente meglio di quell'obbrobrio che ci hanno messo per rappresentare il paese.
    Sarebbe bello se, finalmente anche chi ci dovrebbe rappresentare e dovrebbe amministrare, riuscisse con un po di coraggio a fare delle cose al passo coi tempi.
    Mi si stringe il cuore nel vedere come questo paese sta sempre più rinunciando al mondo, ritirandosi dentro i suoi confini, ormai solo immaginari, pensando così di proteggersi dal mondo esterno che, evidente fa una paura fottuta al 90 % della nostra classe dirigente.
    quanto bello sarebbe stato se Rutelli avesse detto "toh, ecco lì un paio di milioni di euro, geeks italiani dateci sotto". Il risultato sarebbe stato infinitamente più interessante e la spesa molto minore.

    RispondiElimina
  2. Eppure, Fiorenzo, se si mettono per un momento da parte le osservazioni di Carlini che (ci scommetto) hanno maggiormente scaldato gli animi, cioe' gli apprezzamenti sulla blogosfera scritti in linguaggio "giornalistico" (cioe' volutamente icastico e provocatorio) che sostanzialmente sono affini alla tristemente nota parabola delle "sciampiste", se si mette tutto questo da parte e si segue il link che Luca Carlucci mette in poscritto alle parole che Carlini ha dedicato autonomamente alla questione italia.it, ci si imbatte in un giudizio a mio avviso estremamente lucido, e che ri-imo molto giustamente punta il dito contro il vero "scandalo" di questa cosa, come io stesso (si parva licet componere magnis) ebbi modo di osservare: e' l'idea stessa che un paese come l'Italia abbia bisogno di UN sito che lo rappresenti, sia pure soltanto per quel che riguarda l'"offerta turistica", che possa esserne valorizzato, e' questa idea che e' assolutamente aberrante e che denuncia una totale ignoranza della storia culturale italiana. Il che ri-ri-imo non e' certo poco, visto l'oggetto di discussione. Viste le premesse in-culturali di chi ha partorito tutta quanta l'iniziativa, c'e' poi da stupirsi del risultato?

    RispondiElimina
  3. Sono d'accordo che oggi, 2007, un sito istituzionale per il turismo sia una cosa superata, per come e' la rete oggi. Il progetto e' risalente, di qualche anno, e probabilmente partiva gia' vecchio, per arrivare ad essere quello che e' oggi. Su cosa dovrebbe essere Italia.it, ai punti in cui siamo, secondo me bene ha scritto Mantellini qui.

    RispondiElimina
  4. Letto. E condiviso. Ok, vediamo se riesco a spiegarmi senza dover usare un fiume di parole come al solito.
    Dal punto di vista del mezzo, condivido la critica di Mantellini e quindi il tuo timing ("oggi, 2007").
    Dal punto di vista della "cultura politica" ritengo che un simile progetto "centralistico" (cioe' "di Stato") sia stato sempre degno del vituperio delle genti (per lo meno di quelle libere), o per lo meno sempre tranne i momenti in cui la messa a mal partito dei cittadini, come quella conseguente a due macelli mondiali, poteva avere reso temporaneamente raccomandabile un approccio in senso molto molto lato definibile come keynesiano.
    Dal punto di vista della "politica della cultura", infine, ritengo che siano un progetto e una intenzione fallimentari e come dicevo (a questo terzo punto stavo appunto allundendo nel precedente commento) anche "ignoranti". Cioe' "ingenui" nell'accezione piu' negativa: perche' totalmente ignoranti della specificita' dell'oggetto di cui si dovrebbe trattare, l'"arcipelago (vivaddio!) Italia".
    Rileggersi il dibattito Machiavelli-Guicciardini, in particolare la risposta che il secondo dedica al primo dopo il "Discorso sulla prima decade di Tito Livio", farebbe molto bene.
    L'Italia "dei campanili" e' in realta' DA SEMPRE (da almeno tremila anni) una pluralita' di esperienze culturali assolutamente irriducibili le une alle altre. Oltre che dell'inutilita' di un "elenco abbonati telematici" dello spazio Italia (secondo i motivi detti dal buon Mantellini), occorrerebbe anche occuparsi della sciaguratezza del desiderio di far confluire la ricchezza culturale italica in un unico mostruoso pastiche in cui Gian d'la Duja, Arlecchino, Colombina, Stenterello, Pantalone, Pulcinella e i tanti altri si danno la mano e salutano con un inchino il pubblico.
    Ohibo'. Anatema su quest'italietta della quale il nostro paese non ha mai avuto bisogno.

    RispondiElimina
  5. "Catena del plusvalore"? Cos'è, il marxismo morto e sepolto che si rialza dalla formalina?

    RispondiElimina
  6. "Morto e sepolto" nell'immaginazione di qualcuno, eh? Il termine "catena di creazione del plusvalore" serve efficacemente a spiegare il meccanismo. Ed e' parassitata, eccetera eccetera eccetera.

    RispondiElimina