domenica, dicembre 31, 2006

Polpettone di fine anno


No, non sta diventando un blog di ricette. Il polpettone che sporziono e' altra cosa, il solito riciclo degli avanzi, senza pretese d'essere esaustivo (e chi ci riesce mai). Si fa ordine in magazzino, diciamo.

Rete e blogghitudine.
Credo che questo luogo (la rete) sia il migliore dei mondi possibili, in termini di comunicazione. E paradossalmente non e' perche' gli internauti due-punto-zero siano piu' bravi, rispetto ai canali informativi ufficiali. Semmai perche' mi sembra tecnicamente impossibile fare peggio di loro; e' impossibile essere piu' improbabili dei signori mainstream. Da queste parti ci si autobilancia e ridiscute nemmeno quotidianamente; direi ogni secondo. Pure se non mancano gli scazzi: per restare nel nostro orticello enoico, da queste parti si puo' scrivere tutto e il contrario di tutto, ma attenti a non pestare i piedi a lorsignori. Se dici che una certa reclame di un certo vino in brik fa pena, rischi la querela.
Ecco, parliamone. Querelare il blogger e', semplicemente, senza senso. La formula del blog e' la seguente: io scrivo, esprimo un'opinione; tu leggi, non sei d'accordo, inserisci un commento (magari pure aspro, duro) e motivi la tua contrarieta'. Loro, tutti gli altri, leggono e si fanno un'idea. E' chiaro? Avviene tutto facilmente ed in tempo reale. Tuttavia, qualcuno ritiene meglio usare il vetusto sistema giudiziario; che prevede, se qualcuno non lo sa, che il blogger cancelli il post, oppure che la polizia postale apponga qualche genere di lucchetto al sito (ùrendo, nemmeno voglio pensarci). Effettivamente, e' molto meglio questo, che scendere da cavallo e confrontarsi con la plebe, no? Qua sotto, la plebe si sta facendo un'idea sempre piu' precisa di lorsignori.

Vino e dintorni.
Io non mi sorprendo mai abbastanza, riguardo alle infinite possibilita' di discussione che genera una bottiglia di vino. Dico discussione intendendo dibattito, dialettica, chiacchiera in liberta', e poi opinioni, punti di vista, quindi visioni del mondo, via via fino all'etica, alla politica e alla trascendenza dell'anima passando per l'esistenza della vita su altri pianeti. Insomma, da questa celebrata bottiglia di vino non sai mai che esce, quando la stappi, che se ti lasci prendere la mano esageri mica poco, e ottieni che chi ancora non fa parte del nostro mondo meraviglioso solleva tutte e due le sopracciglia e ti gira le spalle perplesso. Messaggio per costoro: non fatelo, restate con noi, siamo assai meno peggio di quel che sembriamo. Alcuni sono pure simpatici. Enofili, ci chiamano. Dai, restate.

Capodanno? Ah, gia', e' Capodanno.
Questo blog e' denatalizzato e decapodannizzato. Non ci sono babbi natale appesi, stelle filanti e presepi; questo per dire che se qui non si fanno auguri di buon anno e altre robe rituali del periodo, non e' dovuto al fatto che io sono inurbano. Appartengo alla schiera degli insensibili all'evento; come e' noto, nessuno e' perfetto. Cio' detto, scio', andate a festeggiare; ci si rivede, piu' belli e piu' superbi che pria.

sabato, dicembre 30, 2006

Happy new web 2.0

Se volete avere un'idea di cosa possa essere il web 2.0, eccovi il comandante Kirk in persona che vi augura buon anno. E se non avete mai sentito parlare di web 2.0, non e' grave, ce la farete benissimo.
Se siete iscritti all'ordine dei giornalisti, invece, eh...


venerdì, dicembre 29, 2006

Esibire il vino


Ci sono prodotti iperqualitativi che compriamo senza pensare tanto al prezzo, anche e soprattutto perche' si possono esibire. Telefono cellulare, auto, griffe di moda: qualsiasi esempio va bene. Il vino (ed il cibo) di qualita' si prestano assai meno all'esercizio dell'esibizione, quindi il consumo di questi beni soffre, almeno un po', di questo seccante gap.
Tuttavia, io ho un geniale cliente che ha risolto il problema. Quando compra in enoteca, normalmente si fa accompagnare da qualche amico; acquista cose di un certo rilievo, vini o distillati, e' curioso e competente, pure senza spendere follie; si limita ad acquistare, in presenza di sbaccaliti amici eno-neanderthaliani bottiglie da dieci-quindici euri; gli astanti, scossi dall'apprendere che esiste altro rispetto al tetra brik, lo guardano ammirati. Si, costui e' davvero geniale.

[Post trasversalmente ispirato da quest'altro post del Papero Giallo]

mercoledì, dicembre 27, 2006

Luoghi comuni, free download


In questa trita vicenda del vino siciliano "mafioso", il Don Patrone, irrita davvero ritrovare il solito luogo comune siciliani-mafiosi. Se i tedeschi si fossero spremuti solo un po' di piu' le meningi, ce ne sarebbero molti di piu', e piu' interessanti. Ho qui qualche suggerimento pronto, per i prossimi taroccatori di vino italiano.

Belìn della Valpolcevera. Inutile chiedersi il significato del delicato ètimo; si tratta di un bianco del genovesato leggero d'alcol (dieci gradi alcolici, grazie a robuste dosi di mosto concentrato) ideale accompagnamento della focaccia; essendo genovese, e' pensato espressamente per i tirchi, e difatti costa un euro la bottiglia.

Sole della Padania. Rosso prodotto nella regione omonima (che non si visualizza con Google Maps, in quanto Google e' giudo-masso-pluto-pippo-qualchecosa). Ottenuto esclusivamente da vigne di pianura che producono circa cinquecento quintali per ettaro, data la grande produttivita' e' smerciato solo in bag-in-box da venti litri. Un po' scomodo ma conveniente.

Gianduiotto Rose'. Pallido rosato dell'hinterland torinese, dove le brume e l'inquinamento non lasciano filtrare i raggi solari e l'uva, di conseguenza, non raggiunge mai la maturazione. Si ottiene cosi' un rosato emaciato ed inconsistente. Caratteristica la bottiglia, a forma di Fiat Punto.

Sghei Brut. Finalmente la risposta italiana allo champagne: tràttasi di banale prosecco trevigiano, ma in bottiglia di platino punteggiata di Swarowsky; l'etichetta e' una banconota da cento euro, a ribadire il concetto che i veneti navigano tutti nell'oro. Si compra solo da Christie's, sui duemila euri.

Ch'aggia fa' del Vesuvio. In etichetta e' ritratto un sonnolento Pulcinella con le dita di una mano a carciofo; rosso che richiede tempo per essere bevuto, molto tempo, va aspettato, e che e', mica avete fretta, aspettate ancora un po', ci vuole il suo tempo...

Sassu Spessu del Gennargentu. Vinone sardo, sassoso, duro come la pietra, pesante, roccioso; naturalmente sull'etichetta e' ritratto un bel nuraghe; per svecchiare un po' l'immagine, comunque, da una finestra del nuraghe fa capolino, sorridente, Briatore.

martedì, dicembre 26, 2006

Il mondo si divide in due categorie


Il mondo si divide in due categorie: gli enosnob e tutti gli altri. Quelli della seconda categoria, al pranzo di Natale, si rallegrano ad avere il parente enotecaro e si godono vinoni giuggiolosi come il Geremia di Rocca di Montegrossi; quelli della prima categoria bofonchiano di legno, colore troppo cupo (e il sangiovese che non deve essere colorato, e il territorio toscano che non si ritrova, bla bla bla).
Quelli della prima categoria si divertono pochissimo.

venerdì, dicembre 22, 2006

Le parole sono importanti


L'odierno angolo del buonumore e' gentilmente offerto, via fax, dal mio corriere. Le parole sono importanti, quindi prestate attenzione alle parole scelte per comunicarmi qualcosa.
Oggetto: spedizione numero blablabla. Anomalia riscontrata: MANCANZA TOTALE.
Con la presente siamo spiacenti di doverVi comunicare che la spedizione e' stata oggetto dell'anomalia di cui sopra.
Ora, non so voi, ma io ho riso per mezz'ora dopo questo fax. Capisco che i corrieri, in questo periodo, siano tutti in acido. Ma questa formulazione ampollosa del concetto altrimenti riassumibile in "caspita, ho perso il tuo pacco" e' da standing ovation. Invece che guardare serenamente in faccia alla realta' (siamo sottosopra e perdiamo le cose) hanno preferito evocare un'anomalia (come dire, e' un evento anomalo, un ufo, viene da un'altra dimensione, mica dipende da noi) e conseguentemente, puff, il pacco non c'e' piu'. Oibo'.
Quindi, ringraziamo il corriere umorista afflitto dai poltergeist, di cui come al solito non faremo il nome. Ma solo il cognome: Tnt.

giovedì, dicembre 21, 2006

Ed ora, qualcosa di veramente esplosivo


Scusate, siamo troppo indaffarati per partecipare al vino dei blogger #3. Siamo cosi' storditi dal daffare che usiamo il plurale majestatis.
Tuttavia, se dovessimo segnalare uno spumante per la simpatica kermesse, indicheremmo quello di Bin Laden: "authorities in northern Peru this week uncovered a case of sparkling wine labeled "Bin Laden Champagne" that illegal local brewers hoped to sell at Christmas fairs for $1 a bottle".
[Via Vinography]

mercoledì, dicembre 20, 2006

A che punto e' il Natale

La domanda da scoramento e': come sta andando questo Natale. Varianti: come credi che andra' il Natale; la gente, compra? E ancora: rispetto all'anno scorso? Due anni fa? Mi fai un grafico?
E via cosi'.

Si capisce bene il perche'. Per ogni bottega le vendite natalizie servono a rifinanziarti stabilmente, almeno fino a febbraio; dopodiche' per la tua banca torni ad essere il cialtrone che eri. Ma fino a febbraio ti fanno dei grandi sorrisi. Colleghi, venditori, fornitori, il postino e sconosciuti passanti, tutti si (mi) interrogano.
Per farla breve: va come sempre.
Dati Nielsen alla mano, il consumo di alimenti qualitativi e' appannaggio di, circa, un 20% di consumatori. Quindi, al momento, le masse si accalcano (solo) ai caselli autostradali prossimi ai centri commerciali; scendendo nello specifico della mia citta', ricordo all'universo mondo che da queste parti la popolazione e' diminuita di un quinto negli ultimi vent'anni (ma e' aumentato il traffico, e cio' francamente mi perplime). Infine, circa il 70% dei genovesi vive di pensione.
Quindi, a voler veicolare iperqualita', da queste parti, non e' propriamente una pacchia.
Come sempre, per salvarsi la vita e' necessario considerare il lato comico (o grottesco? Meglio grottesco) della cosa.
Gli aneddoti si sprecano. Io ne ho visto cose, come dice quel tale: manager del terziario avanzato, lussureggianti nell'Audi aziendale, annunciare solenni: "quest'anno regaliamo Champagne: Berlucchi".
Ora, lo so che non sta bene dileggiare il consumatore inesperto; vi giuro, non e' mia intenzione. E poi lo dico sempre, non vige l'obbligo legale della competenza enoica.
Pero'.
Sei un manager dallo stipendio di giada, giri il mondo, la tua cravatta costa quanto il mio salotto. E allora, perche' profferisci frasi come "Champagne Berlucchi"?

domenica, dicembre 17, 2006

Avanzi domenicali (ritagli e frattaglie di post inutilizzati) #4


1. Mappiamoci.
Il giochino di sbirciare vigne e cantine via Google Maps, avviato da Tom Wark, (qui, e qui, per esempio) mi sta contagiando. Nella foto, il castello di Serralunga.

2. Plastifichiamoci.
A proposito degli australiani e dei loro irrituali contenitori per vino: questa roba, che dovrebbe essere meglio del vetro, e' certamente deja-vu, ma ha un vantaggio innegabile: resiste a pressioni fino a 75 chili. Sia chiaro che se finiremo per scegliere simili soluzioni, sara' per colpa dei nostri scellerati corrieri.

3. Ricodifichiamoci.
Un po' sono contento. Se scribacchiare di DOCG inaffidabili e' servito a gettare un sasso (sassolino) nello stagno (pozzanghera), magari ha avuto qualche senso. Aristide dice quello che molti pensano, questo sistema di certificazioni andrebbe sovvertito. Naturalmente della cosa si parla tra noi quattro gatti (miao), naturalmente questo dibattito e' ignorato dai carrozzoni del tipo Supremo Consesso Di tutela Inviolabile Della Chiatigianitudine (hanno tutti nomi un po' cosi'). Capisco che i gatti che leggono questo blog sono due (ce li sogniamo, quattro) -- ma pure con tutti gli altri che ne hanno parlato, e che diamine, e nemmeno uno di lorsignori che si senta in dovere di intervenire? Va tutto bene cosi', allora? Avanti adagio Titanic, tranquilli, quello e' un cubetto di ghiaccio caduto da un secchiello.

4. Ricombiniamoci.
Un po' sono contento. Fa piacere leggere commenti cosi': "Internet, in un Paese libero a democrazia compiuta (ma lo è davvero ?) come l’Italia, ha davvero bisogno di regole, codici, limitazioni ? E questa legittima tutela delle persone e della correttezza dell’espressione non può portare, alla lunga, a forme di controllo che pregiudichino quella libertà di espressione, quel libero e democratico accesso all’espressione che Internet garantisce ?" -- fa piacere perche' Franco Ziliani non ha certo idee politiche sul genere del libertario anarco-insurrezionalista tipo chi scrive (e dubito che si risentira' se lo sottolineo). Questa trasversalita' di vedute coincidenti, con l'aria che tira (querele, censure, filtri ed altri obbrobri) mi pare una gran cosa.

sabato, dicembre 16, 2006

Drastico

Questa la dedico al comunale che passando per la mia via m'ha multato l'insegna, in quanto irregolare (be', effettivamente lo e', uff).
Ma come ha fatto a notarla? Se passi di qui devi stare attento all'asfalto tipo Beirut, mica alle insegne. Eh, ma quello che si occupa di asfalto e' un altro ufficio, immagino.
Si, questa e' per te.

venerdì, dicembre 15, 2006

Surprise


Nell'orgia dei corrieri clacsonanti, oggi e' arrivato un pacco per me.
Sorpresa piacevole: mi mandano un po' di vino. Saro' autoreferenziale (solo un po', eh), ma chi regala vino ha la mia simpatia!
Mille grazie, Susanna!

mercoledì, dicembre 13, 2006

Una risata ci salvera'


[Post della notte prima]
Siccome a quest'ora sono a bottega ad aumentare il Pil, mi son voluto prendere due minuti di relax per scorrere qualche notiziola. Nel rileggere per la (circa) milionesima volta che "poco vino e birra fa bene" sono stato colto da una potentissima crisi di sonno. Sarei crollato sulla tastiera, ma una frase m'ha salvato: "il vino [...] riduce il rischio di morte per qualunque causa". Oh, c'e' scritto proprio qualunque.
Ho riso per circa dieci minuti.

[Update del mattino dopo]
No, aspettate, ci abbiamo ripensato, il vino e' il killer silenzioso: "l’alcol provoca ogni anno in Italia la morte di oltre 20 mila persone". Oggi non l'ho ancora detto che l'informazione mainstream e' lievemente schizofrenica, no? Lo dico ora.

Il vino sulla tavola (di Mendeleev)


[Via A scuola di bugie]
"Dopo aver ripetuto circa 55 volte la differenza tra elementi e composti (gli elementi sono quelli della Tavola Periodica, non ci si può sbagliare), qualcuno è stato capace di scrivere nel compito in classe che il vino è un elemento. Con buona pace di Mendeleev, che in tanti anni di ricerche non si accorse che nella sua Tavola mancava il vino, simbolo atomico Vi. Io aggiungerei anche il tarallo, simbolo Ta. Perchè la scuola ormai è questo: qualcosa che finisce (e comincia) a tarallucci e vino".

lunedì, dicembre 11, 2006

Vino dei Blogger #2 - Ricapitolando

Va bene, ufficialmente, mi sento in colpa. Ho trascinato la community nel gorgo, son pentito; che pure dovevo aspettarmelo. Siccome la mission era a rischio date le premesse: trovare un Chianti da hard discount, al prezzo piu' basso possibile, sotto i due euri.

Al momento avremmo un vincitore: Marco che ha trovato un Chianti da € 1,79, e si guadagna con cio' il diritto alla scelta del prossimo topic. Nel suo Chianti rileva esserci "acqua oligominerale-style". Pero' non sembra distrutto dall'esperienza, menomale; addirittura 67/100, ammappala che generoso. Glissiamo sulla fantasiosita' del nome Corte alle Mura, sul quale gia' s'e' detto.
Max, alla pari di Aristide, merita la palma dell'esotico, riesce a trovare un Chianti (lo stesso identico!) imbottigliato ad Ora in Trentino. Quando si dice essere global. Comunque, tra tutti sembra il meno traumatizzato:"certo abbiamo assaggiato di peggio".
Aristide invece non si contenta di uno, ma ben due ne prova. Per pochi eurocent non soffia il primato a Marco (ma sopravvivera' all'onta, credo) e alla fine raddoppia l'insoddisfazione, visto che consiglia i lettori di rivolgersi ai Nas per approfondimenti. Conclude: "non credo che questi due vini, entrambi mediocri, abbiano alcunchè di tipico o che richiamino alla memoria un Chianti. Non credo che li userei nemmeno per impieghi gastronomici di base".
Roberto non va oltre i 62/100 per il suo Chianti, inevitabilmente Poggio qualchecosa, Felice, ma certo. Sottolinea un aspetto che, a mio modo di vedere, e' centrale nel nostro giochino (un po' Masoch, va be'). Dice: "da un vino proveniente da una delle più famose aree vinicole del mondo (a Docg) esigo ben altro".
Luca riesce a trovare un Chianti (Poggio Gherardo, ma dai, un altro Poggio Qualchecosa) dotato di una persistenza "pari a circa un millisecondo". Beh, e' un record pure questo, no?
Gia' scrissi del post di Francesco, del quale resta la tranciante valutazione finale "veramente imbevibile". Argh.

Bene, a parte le considerazioni gia' espresse, quel che resta del "gioco" e' la sensazione, netta, che una Docg prestigiosa puo' esprimere vini inqualificabili.

Quando usci' la Docg del Brachetto d'Acqui, ricordo, dissi che l'acronimo andava letto come Da Oggi Ci Guadagno, siccome i produttori ne approfittarono per aumentare i prezzi. Ma e' vero che pure la qualita' ebbe un incremento. In Chianti pare che le cose siano andate diversamente.

Downunder


C'e' qualcosa di encomiabile nel vedere cosa non s'inventano i winemaker del nuovo mondo, per sovvertire i rituali del vino. Dimenticatevi i cavatappi, dimenticatevi il silicone, il tappo a vite e le nostalgie da sughero. Dimenticatevi pure i calici Riedel. Hardy mette in vendita la bottiglia all-in-one, sviti il bicchiere che fa da tappo, e opla', servi il vino.
Ancor piu' encomiabile e' il fervore che ci mette la global marketing manager di Hardy nell'annunciare il prodigio: "crediamo che la nuova tecnologia abbia il potere di ridefinire il modo in cui nel mondo intero si berra' il vino". E basta.

domenica, dicembre 10, 2006

Avanzi domenicali (ritagli e frattaglie di post inutilizzati) #3


Piu' export per Totti.
Pare che ci sia il boom dell'export vinicolo negli USA. Perche' il nostro prodotto e' buono? No. Perche' siamo bravi a comunicarlo? Neppure. E' perche' abbiamo vinto i mondiali di calcio: "e' quanto stima la Coldiretti sulla base di un'analisi dei dati dell'Italian Food & Wine Institute nei primi nove mesi del 2006". Ah, bastava cosi' poco? Pero' poi aggiunge pure: "la produzione italiana garantita per l'assenza di trucioli ha saldamente conquistato la leadership nei confronti dei concorrenti australiani dove queste pratiche sono invece ammesse". Nooo! Vuoi vedere che quei rompitasche chipsfree avevano qualche mezza ragione? Qualcuno dia la ferale notizia ai benaltristi.

Dove voleva andare a parare.
Insomma, dove voleva andare a parare il bloggarolo con questa storia del Chianti a due euri? Alla fine conta sapere questo. Leggendo il commento di tale Livia al post di Roberto, mi sono avvicinato all'obbiettivo. Dice: "non ci passo neanche più nei reparti vini, rimango troppo male". Ecco, ci siamo; quando transito per gli scaffali adibiti ad enoteca del mio amato (cough, cough) supermercato, guardo le etichette presenti e penso: ma questi, scelgono ogni referenza con lo stesso gusto scellerato con cui scelgono il vino? Pure la carne, pure, che so, gli alimenti per l'infanzia? Ah, andiamo bene.

Potrei pure sbagliare, ma...
Il mondo vitivinicolo e' in subbuglio per colpa della bozza di riforma dell'Organizzazione comune di mercato (Ocm) del settore. Hanno le loro ottime ragioni. Il consigliere regionale piemontese di RC Dalmasso ha detto che la riforma "va nella direzione di rafforzare esclusivamente le grandi multinazionali". Humm, potrei pure sbagliare, ma secondo me ci ha preso. Tipo al 99,99 per cento.

sabato, dicembre 09, 2006

The Internet

Anno 1990: la Cbs annuncia un servizio su un curioso fenomeno in crescita, si chiama The Internet.
La visione e' commovente per diversi motivi; per esempio, per quanti possono oggi dire "io c'ero". Oppure per chi e' un fan di modernariato informatico. Per non dire di chi trovera' interessante che, tra le prime conoscenze condivise, ci fossero cooking tips.
A me la lacrimuccia e' sgorgata sentendo che "per circa duecento dollari l'anno, ci si connette ad una rete mondiale di computer". Si, io ricordo con commozione le bollette Sip a meta' degli anni novanta, oltre cinquecentomila lire a bimestre.

venerdì, dicembre 08, 2006

Tu chiamalo, se vuoi, Chianti

E fu vino dei blogger numero due. Si assaggia un Chianti hard (very hard) discount.
Chianti 2005 Ponte ai Massi, Euri 1,99. Imbottigliato da C.S.C. Soc. Coop. Agricola, a Madonnino in provincia di Grosseto. Prima annotazione: chi diamine sarebbe l'imbottigliatore? La scritta si trova in retroetichetta, a caratteri minuscoli, ed e' un fumosissimo acronimo dal quale si intuirebbe una cantina cooperativa (o sociale), che presumibilmente ha un nome ma che si guarda bene dal presentarsi; ti basti l'acronimo.

E' un po' come se io, declinando le mie generalita', mi presentassi come F.S. Enotcr. Ge.
Eh? Che ha detto?

In compenso il nome di fantasia, Ponte Ai Massi, e' sparato in etichetta bello grosso; ho una cattiva notizia, quasi certamente non esiste un ponte e nemmeno i massi, tràttasi di immaginifica panzana. Potevano scrivere pure, che so, Rocca Al Balzo, Torre al Giumbolo, Puffo al Prispolo, che tanto va tutto bene. Le panzane sono consentite, mentre la tracciabilita' e' una roba per pochi rompiscatole.
Sempre in retroetichetta, leggiamo: vitigni sangiovese e canaiolo - vino di corpo da non invecchiare (ma dai?) - vino indicato con arrosti e selvaggina. Nota: sul minuscolo tappo di sughero si legge: Vini di Qualita'. Ah, be', se lo dice il tappo...

Colore rosso rubino di buona intensita', tradisce una lievissima opalescenza all'unghia.
Naso che all'inizio apre con una irritante nota riduttiva, ma presto si autoelimina, per lasciare posto ad una fastidiosa nota di cantina sporca, un vinoso sgradevole che insiste senza nessun riconoscimento ne' fruttato, ne' floreale. E' paradossale la deprimente tenuita' del corredo aromatico, che si rivela un pregio, altrimenti veicolerebbe in maggior misura sensazioni sgradevoli.
In Bocca esibisce una mediocrita' francamente sconfortante, dominata com'e' dalla durezza acida amara, senza alcuna persistenza. E pure qui viene da pensare: menomale che non persiste.
Voto finale: 60/100

Considerazione accessorie (ma nemmeno poi troppo). Adesso vediamo se ci riesco io, a cacciarmi in un loop benaltrista.
Qui la questione, difatti, e' altra. Lo sappiamo gia': la denominazione di origine controllata serve solo a indicare l'origine del vino, non certo che il vino sia buono. Certo e' che il consumatore medio, a bottega, mi chiede un DOC pensando che sia meglio di un IGT ("che roba e' l'iggittì?") e comunque pensando che sia assai meglio di qualsiasi vino da tavola. E io, ogni volta, riattacco con la favola: "c'era una volta, tanto tempo fa, un vino che si chiamava Sassicaia...".
Poi ci sarebbe la nota incongruenza del DOCG: quella gi finale, che sta a dire "garantita", sembra messa lì apposta per risaltare il fatto che nella semplice DOC, ahem, manca la garanzia: "come, e questo, non me lo garantisce?". E via cosi'.
Ma appunto, tranquilli: dire DOCG non serve, neppure lui, a dire che e' buono. Come facciamo a qualificare in etichetta il livello di un vino? Il metodo ci sarebbe, i cugini francesi ce l'hanno spiegato da qualche secolo, basterebbe indicare il livello di cru (le parcelle dei vigneti migliori). Ma qui al massimo riusciamo a recepire la normativa che consente la rincorsa verso il basso (giuro che non evochero' l'innominabile) mentre ogni tentativo di qualificare il prodotto, pure in etichetta, e' semplicemente frustrato.
Correre a peggiorarci: si.
Cercare di qualificarci: hum, vediamo, il dottore e' fuori stanza, ripassi.
Eccolo qua il problema, alla fine. A che servono le commissioni di assaggio per concedere DOC e DOCG? Dal momento che queste sembrano puramente espressioni geografiche, tantovale lasciare l'incombenza delle attribuzioni al catasto.

Per tornare al vino in questione: che senso ha che una roba cosi' si chiami Chianti? A voler infierire, dal disciplinare del Chianti si legge: " I vini a denominazione di origine controllata e garantita “Chianti”, all’atto dell’immissione al consumo, devono rispondere alle seguenti caratteristiche: [...] odore: intensamente vinoso, talvolta con profumo di mammola e con più pronunziato carattere di finezza nella fase di invecchiamento..."
Chissa' dove l'hanno sentita, la finezza e la mammola, qui.

giovedì, dicembre 07, 2006

Tutti dentro


"Un “sommelier” per testare la droga. Arrestate venti persone nel barese". L'operazione della Dda e dell'Arma di Bari si chiamava proprio cosi', sommelier. Questo, siccome il prodotto andava testato, prima della messa in vendita; e ovviamente, da esperti. Si conferma che il fattore umano, nell'assaggio, e' insostituibile.
Pero', fossi un big boss dell'Ais, un po' mi adonterei. E che diamine.

mercoledì, dicembre 06, 2006

Meglio di Beautiful

Avevo appena detto che in questo periodo ho assai daffare per trovare il tempo per il mio amato bloggume, si? Infatti sono al terzo post, per quest'oggi. Meraviglie di un mondo denso di contraddizioni.
Solo per segnalare che, in qualche modo, si mette la parola fine alla vicenda Ais-Duemilavini-Bibenda, gia' largamente al di la' del commentabile. Citando Ricci: "ognuno poi è libero di fare ciò che vuole". Ma certo; pure io.

[Grazie Marco per la segnalazione]

Sotto col lavoro

Francesco (e Copertina75) hanno dato il via alle danze. Non sembrano felicissimi, pazienza. A breve la mia rece.

Contrappasso


[Ci risiamo, torna dicembre e l'enotecaro blogga pochissimo, costretto com'e' a fare l'enotecaro. Fosse per me, farei il bloggarolo a tempo pieno. Chissa' se pagano bene]

Il contrappasso della kermesse: ierisera, a Milano, albergo sciccoso foderato di vipz sciccosi alla presentazione dei nuovi Dom Ruinart, il blanc de blancs ed il rose'. Si passa dal centro sociale occupato al fighettodromo senza soluzione di continuita'; si dice che il mondo e' bello in quanto vario: da qui, direi che e' proprio bellissimo. Tutti e due i mondi comunicano il vino, parlano della stessa roba insomma. Usando lingue diverse. Ha un certo fascino, direi.

Poche note sui vini, se non per dire che il Dom Rose' 1990 rappresenta una specie di pietra miliare, un parametro di riferimento: frutta rossa a profusione e freschezza commovente. Prezzo? Inguardabile. Ma non e' destinato ai kompagni dei centri sociali, si sa. Il posizionamento e' altro.

domenica, dicembre 03, 2006

Avanzi domenicali (ritagli e frattaglie di post inutilizzati) #2


1. Casco obbligatorio.
I motociclisti un po' aged come me ricordano con mestizia i primi mesi del 1987: introduzione del casco obbligatorio. Non era solo il desiderio di preservare i motociclisti, era piu' che altro l'esigenza di contenere i costi sociali, e piu' precisamente i costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale; una contusione costa meno di una testa rotta, e fu casco obbligatorio. Da allora le cose vanno peggiorando, quindi coerentemente oggi si tassano gli stili di vita che hanno costi sociali maggiori, tipo essere sovrappeso, tipo consumare alcol. Quindi, tasse specifiche.
Ci sono altri stili di vita che creano problemi, o verosimilmente li creeranno. A voi indovinare i prossimi proibizionismi. Quanto a me, vorrei scappare sul pianeta Zorg.

2. Pero' fa bene, forse benissimo.
Sempre quei simpaticoni de Il Giornale, tra un polonio e l'altro, riprendono la notiziola dei procianidi. Speriamo ardentemente che abbiano ragione, si sa mai che ci detraggano una tassa.

3. Anzi no, fa malissimo.
Appassire le uve in celle termoregolate, anziche' all'aperto. A Pantelleria si sperimenta una roba che lascia perplesso il purista (che e', dopo i chips arrivano i forni?) -- ma siccome serve a evitare le terrificanti ocratossine, ci facciamo andare bene pure questa.

sabato, dicembre 02, 2006

Tutti a squola

"Le scuole, fin da quelle elementari, dovrebbero insegnare a conoscere e ad apprezzare il vino. Lo afferma un rapporto parlamentare pubblicato ieri, che chiede il lancio di una campagna nazionale di educazione, anche per aiutare il settore vitivinicolo in crisi".
Tranquilli, non si parla di parlamentari italiani, maddai. Sono i francesi, sa va sans dire. [Letto pure su BBC News].

Che poi, il nostro ministro della pubblica istruzione ha gia' il suo bel daffare.