domenica, dicembre 10, 2006

Avanzi domenicali (ritagli e frattaglie di post inutilizzati) #3


Piu' export per Totti.
Pare che ci sia il boom dell'export vinicolo negli USA. Perche' il nostro prodotto e' buono? No. Perche' siamo bravi a comunicarlo? Neppure. E' perche' abbiamo vinto i mondiali di calcio: "e' quanto stima la Coldiretti sulla base di un'analisi dei dati dell'Italian Food & Wine Institute nei primi nove mesi del 2006". Ah, bastava cosi' poco? Pero' poi aggiunge pure: "la produzione italiana garantita per l'assenza di trucioli ha saldamente conquistato la leadership nei confronti dei concorrenti australiani dove queste pratiche sono invece ammesse". Nooo! Vuoi vedere che quei rompitasche chipsfree avevano qualche mezza ragione? Qualcuno dia la ferale notizia ai benaltristi.

Dove voleva andare a parare.
Insomma, dove voleva andare a parare il bloggarolo con questa storia del Chianti a due euri? Alla fine conta sapere questo. Leggendo il commento di tale Livia al post di Roberto, mi sono avvicinato all'obbiettivo. Dice: "non ci passo neanche più nei reparti vini, rimango troppo male". Ecco, ci siamo; quando transito per gli scaffali adibiti ad enoteca del mio amato (cough, cough) supermercato, guardo le etichette presenti e penso: ma questi, scelgono ogni referenza con lo stesso gusto scellerato con cui scelgono il vino? Pure la carne, pure, che so, gli alimenti per l'infanzia? Ah, andiamo bene.

Potrei pure sbagliare, ma...
Il mondo vitivinicolo e' in subbuglio per colpa della bozza di riforma dell'Organizzazione comune di mercato (Ocm) del settore. Hanno le loro ottime ragioni. Il consigliere regionale piemontese di RC Dalmasso ha detto che la riforma "va nella direzione di rafforzare esclusivamente le grandi multinazionali". Humm, potrei pure sbagliare, ma secondo me ci ha preso. Tipo al 99,99 per cento.

4 commenti:

  1. Sull'OCM, ho letto quello che dice il consigliere Dalmasso in quell'articolo che citi, però...vi sono due critiche principali alla bozza di OCM (che però mi pare molto più articolata). La seconda è sui trucioli, che francamente dopo tutto mi sembra il problema più marginale (anche se non si direbbe dal punto di vista mediatico almeno). La prima invece critica l'incentivazione all'estirpazione di 400.000 Ha a livello europeo, perché secondo lui non bisogna lasciare il campo libero ai concorrenti esteri. Ma allora, visto che dal 1978 non vige il libero accrescimento, ma si devono avere i diritti di reimpianto per piantare nuovi vigneti (per questa voce, fatta di pezzettini di carta, il sottoscritto ha speso non meno di 150.000 euro negli ultimi 5-6 anni), e che tutte le OCM hanno avuto come scopo la limitazione della produzione (non riuscendoci, pur avendo speso oltre 400 milioni di euro l'anno dei contribuenti per le varie distillazioni dei vini), allora dicevo, perché non liberalizzare completamente il mercato del vino? Delle due, l'una: o si cerca di intervenire sulle produzioni per limitarle, ed allora non vedo perché non debba avere diritto di cittadinanza l'aiuto all'estirpazione di quei vigneti che ora producono uva solo destinata alla distillazione, con costi astronomici per la comunità; oppure si lascia il mercato alla mercé degli "spiriti selvaggi", senza contributi né per togliere, né per mettere vigneti, né per proteggere i prezzi, e si usano un parte del MILIARDO di euro che ogni anno viene destinato all'OCM vino per fare controlli serrati ed efficaci sulla qualità e sulla veridicità delle denominazioni.
    Io sarei senza pensarci un secondo, per la seconda. Ma in ogni caso una scelta va fatta, senno qui si corre il rischio di avere degli iperprotezionisti, favorevoli agli aiuti di stato, che si lamentano perché non c'e' abbastanza mercato. Un pò strano. Molto italiano, ma strano.

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  2. Sulla questione Ocm ed espianti, ho presente piu' che altro il punto di vista dei produttori recentemente ascoltati a Critical Wine, tutti piccolissimi (meno di 5 ettari) e tutti abbastanza convinti del fatto che, data la situazione, potrebbero approfittare del "prepensionamento", come viene vista la questione espianti in cambio di rimborsi, soprattutto i piccoli in difficolta', viticolture collinari, gia' in sofferenza finanziaria , a favore appunto di certa viticoltura di pianura, non qualitativa ed industriale.

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  3. Che la produzione italiana negli stati uniti abbia superato quella australiana perchè senza trucioli è una spiegazione veramente ridicola degna solo delle menti fantasiose della coldiretti e di quelli che ci vogliono credere.
    Poi per la bozza di riforma dell'ocm potrebbe anche essere che fra gli eroici produttori che vanno al critical wine e le malefiche industrie del vino ci sia qualcuno in mezzo, questa divisione mi sembra un po' manichea.

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  4. Assolutissimamente d'accordo con Gianpaolo. Sia perche' giustamente imposta la questione negli unici due termini coerenti possibili, sia perche' sceglie, e d'impeto, lo scenario piu' libertario e piu' maturo di un'industria
    (anche il settore primario e' un' industria in senso lato) che si regge da sola, senza trasfusioni di denaro pubblico, il quale e' appunto meglio speso in cio' per cui il pubblico ha ragione d'essere: amministrare la giustizia, difenderci dai cattivi, regolare il traffico.

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