martedì, luglio 31, 2007

Ferie

Piccola comunicazione di servizio: la bottega chiude le serrande ad agosto, ci si rivede il primo settembre.
Questo vale per la real life, visto che il blog in ferie non ci va mai davvero; arcani ordigni come bluetooth, umts, ipaq, e vari altri, mi terranno in qualche modo pluggato al flusso della conoscenza.

giovedì, luglio 26, 2007

Quotes

Mai piu' senza: una breve collezione di citazione enoiche. La mia preferita: "se vinci, ti meriti di bere Champagne; se perdi, ne hai comunque bisogno". Lettura in inglese, ma siamo tutti skilled.

mercoledì, luglio 25, 2007

Possibile soluzione?


Se ne parla da tempo, ed ora qualcuno si sta attivando: si sperimenta la produzione di auto dotate di etilometro, che impedisce l'avvio del motore in caso di test positivo; dal sito di Nissan: "if the system detects the presence of alcohol above the specified level, the ignition will be disabled through an interlock mechanism".

[Via Punto Informatico]

martedì, luglio 24, 2007

Il prossimo vino dei blogger(z)


Il tema lanciato dal maiale ubriaco sul prossimo vino bloggarolo mi piace assai e quindi mi accodo: "parlateci di un vino che vi ha emozionato, entusiasmato, di un vino che è legato ad un ricordo particolare, ad una persona, ad una situazione, ad un luogo. Va bene qualsiasi tipologia: bianco, rosso, rosato, liquoroso, spumante, novello, biologico, sfuso, legno o acciaio, autoctono o meno, provato da botte o consumato al ristorante, mignon o magnum... l'importante è che abbia emozionato e lasciato qualcosa nella memoria, nel bene o nel male". Questo mi dà modo di ribadire un caro concetto, e cioè che la valutazione di un vino a volte è fatalmente condizionata dal contesto in cui si beve. Dìcesi bravo assaggiatore colui il quale riesce a valutare il vino ignorando questi aspetti, diciamo, di contorno; ma in questo blog coltiviamo l'imperfezione.

giovedì, luglio 19, 2007

Ma come fanno i contadini

Di ritorno dalle assolate campagne ilcinesi. Il lavoro dell'enotecaro e' essenzialmente questo: assaggi, valuti, se va bene compri, e rivendi. Come dico spesso e' tutto qui, tràttasi di mercante, il (secondo) lavoro piu' antico del mondo. Pero', adesso, tornato nel mio antro pluggato in banda larga, mi andrebbe di parlare d'altro, di qualcosa di assai piu' moderno: l'essere connessi (ad Internet, intendo).
Mi sono bastati tre giorni a Montalcino, connesso col mio portatile al mio ISP (Internet Service Provider) mobile, cioe' Vodafone, per ricordarmi cosa vuol dire essere disconnessi dalla rete; Montalcino (che, enologicamente parlando, non e' Borgo Tre Catapecchie, e' uno dei cuori pulsanti dell'italica produttivita') non ha una copertura UMTS decente; dove alloggiavo io, arrivava una banda striminzita in Gprs che consentiva di navigare a velocita' prossime allo zero; parlando in giro, ho appreso che l'Adsl in Montalcino ci sarebbe pure, ma solo in centro e non nei dintorni. Insomma, domanda: come fanno i contadini? Come fanno i produttori ad essere connessi in misura dignitosa? Risposta: non fanno; Internet e' quasi del tutto preclusa, per loro.
Se, come me, frequentate luoghi geek (o nerd, o fate voi) sul genere Punto Informatico saprete pure che il digital divide italiano e' una tragedia irrisolta; io pero' vorrei, qui, soffermarmi sull'ambito che conosco meglio.
Spesso nei dibattiti enoici in rete si lamenta la scarsa partecipazione di coloro i quali, meglio di molti, potrebbero apportare elementi importanti al dibattito stesso: latitano, cioe', coloro i quali il vino lo producono; il fatto e' che costoro vivono in un mondo a parte, un mondo nel quale, per aprire la pagina di un forum o di un blog, si aspetta tre, quattro, cinque minuti; per non dire del download della posta, ed eventuali feed dal client (si va sul difficile, lo so), che esaspererebbe il piu' zen tra di noi. E' un fatto, nell'anno di grazia 2007 la rete e' preclusa ai contadini; e sono tutte persone alle quali la rete servirebbe, eccome. Non e' il caso di spiegare quanto sia utile la comunicazione che passa per questo mezzo: se siete qui ora, e' perche' un'idea gia' ce l'avete; mi interessa semmai ribadire che oggi l'accesso alla rete e' un'esigenza primaria per chiunque, come l'acqua corrente o l'elettricita': deve (dovrebbe) essere disponibile illimitatamente e a prezzi simbolici; cio' che, verosimilmente, non vedremo per chissa' ancora quanto tempo. Sui motivi di questa grottesca arretratezza non serve soffermarsi, tanto gia' si sa: strapotere Telecom da una parte e totale incapacita' politica dall'altra. Il risultato e' una arretratezza generalizzata nel campo della comunicazione e della partecipazione al dibatitto in rete che, pure da noi, tra sovrumante difficolta' sta comunque attivandosi. Molti tra quelli che restano tragicamente fuori da questo mondo due-punto-zero finiscono per essere del tutto giustificati.

venerdì, luglio 13, 2007

Bocca dinamica

Pausa pranzo. Spiaggia, ombrellone, lettino, sciabordìo di onde; il riposo dell'enotecaro pigro. Poi e' pure venerdi', quindi lieta lettura de l'Espresso nuovo. Tutto induce al distacco, poi apri una pagina a caso e c'e' l'articoletto di Fabio Rizzari, a ricordarti che neppure qui sfuggi al tuo destino di letture enoiche e relative meditazioni. Copio fedelmente, e pure illegalmente, temo, ma chissene: "anche se chi scrive di vino passa per uno che si prende molto sul serio, e' il primo a considerare ridicoli molti dei termini della professione. Tra espressioni equivoche (naso chiuso e reticente, bocca carnosa), aggettivi (evoluto, primario, terroso) e stranezze (caratteriale, fine bocca), passare per esperti e non per comici e' difficile".
Un bell'incipit, penso, mette le mani avanti. Poi, infatti, attacca a descrivere il vino in oggetto, e si lascia andare: "naso nitido e floreale, bocca succosa e dinamica, dai tannini di buona grana e finale composto".
Giudizio finale (mio): bravo Fabio, ben detto; quando un vino ha la bocca dinamica e' inutile girarci intorno, va detto in questi precisi termini.

mercoledì, luglio 11, 2007

Programma di lavoro


I primi giorni della prossima settimana (lunedi', martedi' e forse mercoledi') sarei in Toscana, in giro per aziende. Questo post ha la molteplice funzione di allertare i miei clienti lettori (tre, probabilmente quattro) della mia latitanza a bottega; ma pure di consentire a qualche produttore di farsi avanti, mandandomi un mail per segnalarmi la sua disponibilita' e/o invito e/o profferte. Da ultimo, chiunque abbia suggerimenti, e' ben accetto: nel limite del possibile, volentieri li aggiungero' alla mia lista.

martedì, luglio 10, 2007

Chi beve birra (eccetera)

Ultimamente tratto le news a base di dati numerici con una certa cautela: purtroppo non sono come la mia autorita' di riferimento, quindi maneggio le cifre con qualche approssimazione; fatta la premessa (cioe', messe le mani avanti) annoto questa notiziola via Reuters: "gli italiani bevono 30 litri di birra a testa all'anno, e i consumatori della celebre bevanda al malto sono in continuo aumento, superando in alcune circostanze quelli di vino". M'e' sembrata una cosa di cui rallegrarsi; siccome considero la birra una bevanda alquanto industriale (una tantum nel senso buono del termine, cioe' riproducibile serialmente tranne rari casi di artigianato) trovo che, piuttosto che bere un vino industriale (brik, o simili nefandezze) sia assai meglio bere birra; una semplice birra, pure senza pretese, e' di gran lunga un miglior bere rispetto ad un vino mediocre; inoltre, se questo sorpasso della birra sul vino low-level significa che, mediamente, il consumatore prestera' maggiore attenzione al vino di qualita' significativa, tanto meglio. Da ultimo, la birra e' un prodotto che si presta abbastanza bene ad essere autoprodotta in casa, a differenza del vino; m'e' capitato di bere birre fatte-in-casa di assoluta dignita'; e m'e' capitato di bere vini fatti-in-casa, che hanno tragicamente rappresentato il punto piu' basso nella mia carriera di assaggiatore.
[Postilla: la mia birra del cuore, al momento, e' questa]

sabato, luglio 07, 2007

Fenomenologia di Pino Ratto (e di quelli come lui)

Spieghiamo innanzitutto chi e' costui.
Produttore di Dolcetto di Ovada, da due vigne singole della zona collinare di San Lorenzo; due cru storici, Gli Scarsi e Le Olive, amati da Veronelli e da larga parte dell'intellighenzia enoica legata al concetto di vini vecchio stile. I due dolcettoni ovadesi, difatti, si distinguono profondissimamente dalla restante produzione di quell'area, tragicamente vocata a creare vinelli di pronta beva, non svettanti, spesso raso terra, fatte poche eccezioni; i suoi vini sono, innanzitutto, pazzescamente longevi: si bevono a dieci-venti anni dalla vendemmia, che, per un Dolcetto d'Ovada, e' come dire Beaujolais Nouveau Riserva: una contraddizione in termini. I suoi vini sono, pure, orrendamente caratteriali: possono esprimere grandezza in annate fortunate, e nella maturita', ma sanno mostrare tragiche puzze in gioventu', o a seguito di vinificazioni nelle quali qualcosa e' andato storto. Sono vini a-tecnici, irrituali, certo rispettosi del territorio ma totalmente irrispettosi dell'enofilo desideroso (leggittimamente, sia chiaro) di trovare finezza, eleganza, modernita'.
Bisogna salire sulla collina di San Lorenzo, vedere la cascina e la cantina, per capire meglio. Mi càpita spesso di affermare che i vini assomiglino, quasi fisicamente, a chi li fa (un po' come i cani ai loro padroni, per intenderci). Bisogna conoscere Pino Ratto, un contadino che vive da solo e ha superato i settanta (e due compagne, e vari figli, ed infinite vicissitudini), e da solo manda avanti i pochi ettari e vinifica, per comprendere, forse, un po' meglio quei due vini strani, bizzarri, puntuti. Sarebbe d'aiuto, pure, aver letto La luna e i falo', e ricordare come Cesare Pavese descrive la cascina del Valino; oppure rievocare qualche spezzone di Novecento; perche' tutto questo si ritrova quasi intatto quassu', e con questo prego di non mancare di rispetto a nessuno e soprattutto a lui, dicendo che questa cascina cadente, questa cantina che certamente rappresenterebbe bene l'incubo di un enologo, sono un viaggio a ritroso nel tempo, in un tempo nel quale la modernita' attuale era solo un sogno impossibile. Gli Scarsi e Le Olive sono lo specchio di tutto questo.

E poi, sulla strada del ritorno, pensi e ripensi a quello che hai visto e sentito. Ritorni ad un mondo enoico fatto di altre storie. Come questa: "nel progetto della nuova sede dell'azienda vinicola Rocca di Frassinello (del giornalista editore e vignaiolo Paolo Panerai, in società con il finanziere francese Eric Rothschild, proprietario dello storico marchio Chateau Lafite) appena inaugurata, Renzo Piano ha coniugato vocazione industriale e rispetto per il territorio circostante. Con una grande piazza aperta sulle vigne e una suggestiva barriquerie da 2500 botti".
C'e' qualcosa di male nel farsi progettare la cantina da Renzo Piano? No. Ho troppa stima per l'architetto che, dove ha messo mano, ha migliorato infinitamente la mia citta'. E non ho neppure sentimenti pauperistici, non credo che "povero e' bello". Mi limito ad annotare che, pure nel mio enomondo, ci sono vette siderali e profondita' oceaniche; contraddizioni, si potrebbe dire; e la contemplazione di queste differenze e' davvero stupefacente.

Cascina Scarsi Olive
Loc. San Lorenzo 22
15078 Roccagrimalda - Ovada (AL)
Tel. 0143/831888

venerdì, luglio 06, 2007

Ricordare Claudio Rinaldi


Via Massimo Mantellini segnalo il blog di Claudio Rinaldi, da poco scomparso. Leggevo Rinaldi avidamente, quando era direttore dell'Espresso, e poi collaboratore. Sul blog, i suoi ultimi tre post sono semplicemente perfetti.

mercoledì, luglio 04, 2007

L'indignodromo e' aperto

Tra le molteplici utilita' dei blog, c'e' la possibilita' di potersi liberamente (e liberatoriamente) indignare. Di che ci vogliamo indignare oggi? Basta chiedere, ecco uno spunto facile: "che il vino californiano superi Champagne e Porto per quantità esportata è a dir poco allarmante. Nel 2007 sono quasi raddoppiate (+ 80%), infatti, le importazioni di vino proveniente dagli Stati Uniti che per la prima volta nella storia battono Francia e Spagna e diventano il primo esportatore in Italia. E' la Coldiretti a lanciare l'allarme per chiedere di fare chiarezza su un fenomeno che vede i vini americani superare in quantità sul mercato italiano Champagne e Porto provenienti dai paesi partner comunitari. Le importazioni dagli Usa hanno raggiunto livelli quantitativi che - sottolinea la Coldiretti - vanificano dal punto di vista quantitativo l'aumento delle esportazioni oltreoceano e rendono necessari controlli per fare chiarezza sull'utilizzazione finale di un prodotto importato quasi esclusivamente sfuso". Insomma, per farla breve: importiamo un sacco di sfuso statunitense; nemmeno si sa bene che fine faccia. Mi indigno: e che diamine, forse che ci manca lo sfuso tarocco, da queste parti? E dopo l'indignazione, pure l'autocitazione: consumare prodotto locale sarebbe pure meglio, in quanto piu' ecologico.