Quasi in contemporanea, oggi, Mantellini e Tombolini parlano di pubblicita' (male, come e' sacrosanto) e della crisi della pubblicita'. Consiglio la lettura; curiosamente, ho appena finito di lottare con una videocassetta di Walt Disney che impone dieci minuti di pubblicita' prima del film. D'accordo, c'e' il fast forward, ma provate a premere FFW col figlio treenne che vuole vedere ogni singolo fotogramma pubblicitario. Poi uno dice che si scaricano i Divx, eh?
Vabbe'. Ti soccorre il pensiero che nel nostro orticello enoico la pubblicita' non e' quella roba demenziale che siamo costretti a subire altrove; nessun produttore si sognerebbe di dire che il suo vino e' "ciucio inciorno a tei". Certo, ogni tanto capita di sentire discorsi sul fatto che il vino non e' adeguatamente "targettizzato" (bleah), ma il linguaggio odioso della pubblicita' non serve a questo ambito; semplicemente, qui, chi produce roba seria viene premiato dal mercato e a fine anno ha esaurito le scorte; a meno che non sia un industriale (ho usato volutamente un termine generico, non volevo citare per nome il solito Zonin).
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