martedì, settembre 21, 2010

Se Barolo piange Cirò non ride


Un paio di aggiornamenti sulla vigna dei Cannubi che dovrebbe essere estesa, quindi dovrebbe consentire qualche bottiglia in più a chi-di-dovere. Alessandro Masnaghetti dice che non è del tutto vero: "la produzione di Barolo Cannubi non verrebbe raddoppiata ma sarebbe semplicemente uguale a quella attuale". La variante toponomastica la fanno per chiarezza, ci sono particelle col nome doppio (tipo Cannubi Muscatel) che verrebbero ricondotte ad un'unica denominazione (Cannubi e basta) - in poche parole lo fanno per noi, per amore dell'umanità, per non confonderci le idee. Eravamo quasi grati, quando abbiamo letto il commento di Marta Rinaldi: "indebitamente si assegna una delle più prestigiose menzioni geografiche del Barolo ad aree che un tempo non erano nemmeno indicate come “Cannubi”, o che ancor peggio sono state per certo periodo inserite nel piano edilizio comunale - è proprio il caso del Cannubi Muscatel". Ecco, mi pareva...

Tutto molto appassionante. Meanwhile, a Cirò, pensano davvero di inserire vitigni migliorativi nella denominazione locale. I soliti Cabernet e Merlot a dare man forte al Gaglioppo che proprio non ce la fa da solo (ma povero). Che sia vero o no (io penso di no, ma è solo un'opinione) l'argomento fulminante me lo fornisce Gian Luca Mazzella via Il Fatto Quotidiano: il presidente del locale consorzio "ha sostenuto la necessità di cambiare il disciplinare per legalizzare una situazione in corso da 40 anni". Ma dai! Allora è solo questo? Una sanatoria? Oh-so-déjà-vu.

1 commento:

  1. Cavolo. Tutto questo - la storia del Cirò, intendo - mi ricorda tanto la Valpolicella degli anni '90. Quella stessa che oggi vade-retro-cab-mer.
    Così va l'enologia italica: avanti adagio, praticamente indietro.
    :-(

    L.

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