Tra un off topic e l'altro, ci sta pure che si parli di grappa. Quella che vedete qui ritratta e', al momento, la mia grappa del cuore. La produce Aggazzotti, a Modena, e rispettosa com'e' delle sacre leggi del territorio e' una grappa di lambrusco. La prima volta che me l'hanno presentata ho, ovviamente, pontificato una roba tipo "uff, lambrusco, e che sara' mai la grappa di lambrusco, come se dal lambrusco potesse venire qualcosa di buono". Eppero' mi sbagliavo, m'e' bastata assaggiarla per innamorarmi. Poi a margine mi piace questa cosa di distillare una vinaccia sfigatissima, mica sciardone' o pino': lambrusco.
Come si sa, quanto piu' roboanti sono le dichiarazioni preliminari, tanto maggiore sara' la brutta figura che seguira' alle smentite; e' una lezione che un buon assaggiatore dovrebbe aver imparato. Dovrebbe.
Qualche giorno fa il signor Aggazzotti mi ha fatto visita, pure lui in giro per il mondo a comunicare il suo lavoro; tutta questa abbondanza di comunicazione [link & link] evoca i Sacramenti, comunica qua e comunica la, fa un effetto Prima Comunione. Piu' profano, il signor Aggazzotti mi comunica la nascita del suo nuovo distillato, di Uva Regina per la precisione. Con encomiabile coerenza minimalista, la distilleria non si accontentava del bistrattato lambrusco, ma decide di distillare l'uva da tavola, che (faccio la spiega tipo Piccola Cuoca) non e' neppure vitis vinifera, non e' ammessa a produrre vino, e quindi ai miei occhi doppiamente indegna. Ed ecco che ci ricasco: "uff, l'uva regina, e che sara' mai il distillato di uva regina..." -- appena il tempo di un'olfazione per mordermi la lingua: nel naso c'era questa potente marca primaria, diretta, riconoscibilissima, dell'uva da tavola; una cosa buona da matti, per usare un termine tecnico da alta scuola d'assaggio.
Maledetti pregiudizi.
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