Questo è il genere di post che non avrei mai voluto scrivere, né farvi leggere. Ho sempre pensato che eventi di simile portata, quando sono accaduti a me o alla mia famiglia, fossero troppo enormi per essere condivisi nelle reti digitali dove transita ormai gran parte della nostra vita. Però quando ieri mattina mi hanno comunicato la scomparsa improvvisa e totalmente inaspettata di Sergio Cibelli, agente di commercio nella mia città, e amico fraterno, il dolore è stato talmente intenso e violento, che sento comunque il dovere di parlare di una persona che apparteneva al nostro mondo - e certamente al mio.
Sergio era un venditore competente, un gourmet, un uomo del vino appassionato, ed era un addetto ai lavori amatissimo da tutti i colleghi, miei e suoi, per la sua disponibilità. Potrei narrare infiniti aneddoti sulla sua persona, come è normale per chi (come me) ha condiviso con lui non solo il lavoro ma un percorso esistenziale di almeno vent'anni. Vi basti sapere che per me Sergio era l'uomo, l'amico, a cui affidare il mio negozio in caso di necessità. Quando anni fa mi ritrovai impossibilitato a lavorare per un incidente gli consegnai le chiavi di bottega, come si farebbe con un fratello.
Per questo adesso sono in grado di dire che la sua mancanza è intollerabile, e il vuoto che lascia non si può colmare. Ripensando a cosa è stato per me Sergio, mi rendo conto ora che lui identificava l'agente di commercio nella sua essenza, un elemento di comunicazione sociale preesistente a qualunque rete sociale come la conosciamo, e non sostituibile, date le sue profondissime caratteristiche di umanità. Addio, amico mio amatissimo.
[Quanti volessero far pervenire comunicazioni alla famiglia, possono usare anche la mia casella di posta elettronica, provvederò a inoltrare il vostro messaggio].
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