Domenica ero a Piacenza, come annunciato, a risentire i vini di vecchi amici e cercare cose nuove da proporre agli amati clientes. Chi pensa al lavoro dell'enotecario come ad una specie di Indiana Jones del vigneto, a caccia di inarrivabili tesori enoici in lande perigliose, per una volta potrà cambiare idea: mentre aggiornavo al cellulare il mio status Facebook un produttore che mi ha tra gli amici, vedendomi in fiera, mi ha mandato un messaggio del tipo "potresti venire ad assaggiare il mio vino". Siccome era circa ad una cinquantina di metri da me, è così che ho scoperto i vini del signor Cascina Boccaccio. Facile, no?
Dei vini presentati da Roberto, tutti interessanti, almeno due erano davvero notevoli: un rosato a base dolcetto, molto profumato e succoso, e Celso Zero, un Dolcetto di Ovada, appunto a zero solfiti aggiunti. Comprato al volo quest'ultimo, ora sta a bottega aperto per gli assaggi: bellissima frutta, intenso, gioioso. Insomma, se uno vuole sapere com'è un vino a zero solfiti, può togliersi lo sfizio. Secondo me, per dire, non è il fatto di essere zerosolfiti a renderlo buono. Credo c'entri, soprattutto, la mano di chi lo fa.
Quanto alla qualità legata allo zerosolfitismo, già ne scrissi qui.
Dei vini presentati da Roberto, tutti interessanti, almeno due erano davvero notevoli: un rosato a base dolcetto, molto profumato e succoso, e Celso Zero, un Dolcetto di Ovada, appunto a zero solfiti aggiunti. Comprato al volo quest'ultimo, ora sta a bottega aperto per gli assaggi: bellissima frutta, intenso, gioioso. Insomma, se uno vuole sapere com'è un vino a zero solfiti, può togliersi lo sfizio. Secondo me, per dire, non è il fatto di essere zerosolfiti a renderlo buono. Credo c'entri, soprattutto, la mano di chi lo fa.
Quanto alla qualità legata allo zerosolfitismo, già ne scrissi qui.
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