Quando mi chiedono "tu che mestiere fai", se sono nel mood zuzzurellone rispondo "l'assaggiatore di vino". Che è uno dei lavori che faccio, ma hey, suona sempre così bene. Sulla carta d'identità c'è scritto "commerciante" e in effetti quello sono, ed essere assaggiatore di vino è collegato alla mia funzione di venditore di vino. S'era capito, va be'. Comunque avrei potuto rispondere anche in modo più cazzaro, se ero dell'umore (e lo sono spesso) tipo "content manager per intravino dot com", che è vero pure quello. Potevo pure fare peggio, dire "autore", "critico enologico", "blogger" (oggesù) ma per la verità resto un commerciante. Ultimamente mi piaceva dire bottegaio ma anche questa parola se la sono presa quelli più cazzari di me, i canali della grande distribuzione o altri luoghi alienanti di cui non farei il nome (Eataly), quindi adesso ritorna in voga commerciante. Io sono tutte quelle altre robe là, ma da vero commerciante ho appena finito di spazzare la strada qua fuori l'enoteca (a proposito, signora del piano di sopra: la finisce di buttare pane ai piccioni?) e adesso metto i panni del social media manager di me stesso. Confusi? Sapeste io.
E a proposito di lavori, questo periodo è denso di impegni. Sto ultimando le schede per la Guida Essenziale, (io curo la Liguria), e intanto ci sono numerose fiere di settore data la stagione favorevole. Passo gran parte del tempo a scrivere cose come "giallo paglierino brillante, naso ampio e fragrante tra i fiori di campo, agrumi e salvia, in bocca ha tensione e morbidezza, lungo sulla viva traccia salina a dare equilibrio" (e indovina la denominazione).
Agli assaggi per la guida fanno da contraltare, in alcune fiere, gli assaggi di vini molto caratteriali, e variamente declinati sull'imperscrutabile protocollo del vino naturale - che nessuno sa cos'è, tant'è che molti produttori di vino naturale negano di produrre vino naturale. Confusi? Sapeste io. Sia come sia, da assaggiatore quale sono, allineato e pettinato, tutto precisino sui descrittori canonici dell'accademia dell'assaggio, ormai sono scisso. Ieri avevo nel bicchiere un bianco che adoro, ma purtroppo (o per fortuna) totalmente estraneo ai descrittori dell'accademia. Si ripete, per l'ennesima volta, il fatto a lungo descritto anche nell'ultimo corso tenuto qua a Genova: il vino naturale non è irregimentato nei canoni. Tutto è anarchico, tutto quanto sapevamo è inadeguato a contenerlo, siamo in terra incognita, mare aperto, siamo allo sbando, insomma arrangiatevi. Confusi? Eccetera.
La confusione, il sentirsi sperduti, è attenuato solo raramente da qualche tipo di luce in fondo al tunnel, quando per esempio assaggio un vino da guida perfetto (e infatti è nella guida), che peraltro ritrovo in rassegne sui vini naturali. Come a dire che una composizione, un equilibrio forse è possibile, forse ce la faccio a farcela. Resto confuso ma con una speranza.
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