Succede che uno pensi una cosa, la scriva, e la rilegga, poi decida di non postarla, perche' sembra vagamente polemica, e comunque troppo personale. Poi succede che anche altri ti ci facciano ripensare, e cosi' vai a ripigliarti l'appunto salvato e mai pubblicato, e finalmente lo pubblichi.
Ha ragione Aristide quando scrive che "la dis-intermediazione è il vero fenomeno, autentico, spietato, di questa era. L'abbattimento dei filtri tra produttore e consumatore è in atto in tutti i settori dell'economia. Stanno nascendo nuovi mercati grazie a questo fenomeno. Noi stessi blogger, siamo dei "prosumer" (producer-consumer) di informazione e ci poniamo come alternativa ai media tradizionali. Lo stesso vale per il mercato del vino: domanda e offerta non hanno più bisogno di intermediari antiquati, parassiti, distorsori della dinamica dei prezzi, fagocitatori di valore aggiunto anzichè crearne. Ci occorrono nuove realtà distributive per nuovi canali e nuove forme di vendita. I produttori devono imparare ad usare e creare i nuovi canali, i consumatori devono attrezzarsi per aggirare la piramide della qualità/prezzo impazzita."
Prendete l'enotecaro, per esempio: sta diventando inutile.
Sia chiaro subito questo: non sono polemico. Non e' possibile in nessun modo essere polemici con gli eventi incontrastabili, coi megatrends (perdonatemi l'orribile parola). Sarebbe come inveire contro le nubi durante la pioggia battente, e tu sei senza ombrello; che fai, protesti con gli elementi? Chiediti semmai perche' sei allo scoperto senza nemmeno un impermeabile.
Allo stato attuale dei fatti, la tendenza e' questa, ed abbastanza inarrestabile: il vino di qualita' si compra direttamente dal produttore. In seconda istanza, se si trova, si compra al supermercato. Incidentalmente, infine, presso l'intermediario (enoteca, o quel che e'). Noi (intermediari) piano piano spariremo, o diventeremo altro, saremo riconvertiti, saremo messi in qualche genere di mobilita' da noi stessi. Fino ad allora, sara' bello esserci; ma intanto, prepariamoci. Fino ad allora, dovremo fondare il nostro lavoro su una professionalita' esasperata, e sperare che basti.
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