L'amico dice: ma quando lo scrivi, il blog, e' una settimana che non scrivi niente.
Essenzialmente io scrivo quando sono ispirato, ho la tempra dell'artista, modestamente.
No, dai, seriamente: io scrivo in preda all'insonnia; mi capita d'esser sveglio nel cuore della notte, e creo. Come diceva mia nonna, le penso di notte e le dico di giorno. Questa settimana ho stranamente avuto sonni sereni, quindi la produzione creativa ne ha risentito. Nel frattempo ho incrociato svariate interessanti letture meritevoli di essere segnalate; faro' un riassunto delle puntate precedenti.
Delitto e castigo.
E cosi' Mr. Bonilli ha avuto la meglio su Mr. Levi; non sto a ricordarvi che e' successo, basta dire che Il boss del Gambero sul suo blog ha detto peste e corna della Grappa Levi (a mio modo di vedere, senza eccedere; ma son punti di vista) ed ha ottenuto una querela. Il giudice non ha accolto la richiesta. Che altro dire? Questa settimana, forse vi sara' sfuggito, noi comunistacci abbiamo vinto le elezioni; certa stampa straniera ha salutato la dipartita di Silvio dalle stanze del potere con un titolo cosi' formulato: "Fine della storia per il Padrino" per poi aggiungere nel catenaccio: "E il capo della mafia viene arrestato in Sicilia". Tutto chiaro? Hanno detto "Padrino", mica scherzi. Ora, mi pare evidente che esistono differenti livelli di liberta' di stampa, qui in giro: si puo' dare del capomafia ad un capo di stato, ma se dici che la Grappa Levi... no, vabbe', non lo ripeto. Insomma, per quello, si rischia.
Tanto rumore per nulla.
Franco Ziliani non ha bisogno di un esegeta, quando scrive, molto chiaramente: "fattori come la reperibilità dei vini e l’attenzione agli aspetti commerciali ... non vanno in alcun modo demonizzati e costituiscono un plus per il visitatore – appassionato". Eppure il suo post sulle rassegne di Villa Mattarana e Villa Favorita finisce per generare distinguo un po' verbosi (leggetevi tutto quando avete tempo) che ottengono di innescare il meccanismo perverso dell'excusatio non petita, accusatio manifesta. Mi spiace notare che l'accusa d'esser commerciali possa vagamente irritare; lo dico senza ironia, essendo io ben peggio di loro: io sono commerciale al cubo. E questo ci porta direttamente alla prossima puntata, che si intitola
La lettera scarlatta.
Quando discetto di vino con i locali amici di Arcigola Slow Food, c'e' sempre qualcuno che mi zittisce perche' io, alla fine, "sono un commerciale". Il concetto e' semplice: essendo io un ignobile individuo che col vino si arricchisce, il mio giudizio non puo' che essere, fatalmente, viziato. A questa osservazione non bisogna obiettare con dichiarazioni polemiche del tipo "e infatti voi di Arcigola siete tutti Francescani" -- questo e' gravemente scorretto, e' poco zen e non e' riequilibrante del kharma. Bisogna piuttosto accettare serenamente il fatto che noi commerciali abbiamo tatuata sulla pelle la lettera scarlatta simbolo dell'Infamia, a forma del logo dell'euro. In questo mondo di puri e di poeti del vino, noi laidamente passiamo all'incasso. Anzi, subdolamente frequentiamo luoghi come le rassegne di Vini Veri et similia col vile scopo di farne lucro: vi confesso che sto pure puntando quei komunistacci di Critical Wine; il problema e' che la mia Audi A8 si nota troppo nel loro parcheggio, in mezzo alle Trabant.
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