Ma non è Tirolo; siamo lietamente fuggiti in Valtellina per il finesettimana allungatissimo; e per sentirci meno in colpa abbiamo caricato il bagagliaio di rossi valtellinesi.
Abbiamo visitato - anzi, ho visitato, ebbasta con 'sto plurale majestatis - ho visitato un paio di produttori interessanti, tra un ozio e un abbronzaggio. A parte il must Ar.pe.pe, presso il quale ho fatto solo assaggi di botte (rece prossimamente) ho aggiunto alla wish list Balgera, con tre nebbioloni ipertradizionalisti. Interessante il suo "Riserva del fondatore", un inedito mix delle 4 aree storiche valtellinesi, messo in vendita solo dopo lunga maturazione in legno, e in vetro. La maturità è la cifra stilistica da ricercare nei nebbioli di quest'area montagnosa: il tempo concede alle durezze di diventare carattere; quindi, onore al merito a Balgera, che affina i suoi rossi per periodi non piccoli, prima della commercializzazione. Nella borsa della spesa c'è il suo Sforzato "tradizionale" e quello appena più modernista (barrique quasi irrintracciabile) e sono vini del 1998, e 1999.
Un po' di immagini a corredo di tante fatiche; nella pic#1 le etichette di Balgera; la foto numero 2 ritrae la tipica vigna valtellinese, ripida, scoscesa e impercorribile (è vitivinicoltura eroica, non per niente). L'immagine nr.3 non ritrae la grotta di Alì Babà, ma la cantina di stagionatura degli iperbolici Bitto reperibili presso il mio ospite (quando si dice il caso), l'agriturismo Ribuntà. Infine, l'antro ritratto nella foto 4 è la cantina di Balgera, praticamente un'icona della cave vecchio stile.
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