venerdì, luglio 10, 2009

Questo è il miglior post che io abbia mai scritto


Il miglior post che io abbia mai scritto, nella mia lunga carriera di bloggarolo, non sta qui su Diario enotecario, ma alloggia sui server di Intravino, ed è questo. Ora, io posso cercare molti modi per definire il senso di quanto sta scritto in quel post, ma gira e rigira non riesco a trovarne uno migliore: quel post è una gigantesca cazzata. E' una delle peggiori cazzate che si possano fare, cioè mettersi a correggere qualcun altro, e scoprire che il qualcun altro aveva ragione, e tu invece torto: come vedete, mueller thurgau è perfettamente corretto.

Quel post è la quintessenza, è il più puro, cristallino distillato delle dinamiche virtuose riferite alle conversazioni in rete. E' la prova provata che scrivere idiozie su internet non ti concede scampo, se chi commenta liberamente può intervenire a ristabilire la verità; perché, com'è ovvio, la parte seria del post, in questo caso, sta solo nei commenti. L'errore contenuto nel post ha avuto un correttore eccezionale, Fabio Rizzari de L'espresso (a proposito: grazie, Fabio) che ha precisato, tra l'altro: "l’uso dei digrammi ae, oe, ue in luogo di ä, ë, ü, è considerato da sempre accettabile". Anche Andrea, con le sue parentele tedesche, ha le sue buone ragioni: "la mia metà di famiglia germanica conferma che MUELLER è dizione corretta come sempre quando non è tipograficamente possibile mettere l’umlaut - ma fiorenzo non si consulta con i germanisti in redazione…"

Il commento di gran lunga più interessante però è quello di Vuggì, che (a parte qualche risentimento personale) focalizza il punto più importante: "quale sarebbe il proposito nel fare i maestrini dalla penna rossa? Trovare un giorno un lavoro vero e candidarsi per lavorare all’ANSA ? Torna a stupà i butiglun da quel bun. Và là".

Tutto vero. Questo commento serve a ricordare, a me e chiunque altro, che scrivere in rete non fornisce alcun privilegio, se non qualche minima credibilità smontabile in qualunque momento, non appena chi legge è in grado di dimostrare che sei in errore. Nello specifico, mi rammenta la mia essenza di bottegaio, cioè uno che nella sostanza compra e vende vino, con l'unico orgoglio che deriva dall'essere una delle tante rotelle di questo ingranaggio. E' il mio lavoro vero, e quel commento mi ricorda cosa sono. Considerando cosa ho scritto nel post precedente a questo che state leggendo, è un bel passo avanti.

Scrivere su un blog o da qualsiasi altra parte deve essere un costante esercizio di umiltà. Ogni volta che penso d'aver fatto chissacché, vado a prendere il mocio Vileda e lavo il pavimento, per tornare sulla terra. Pure ora, alla fine di questo post.

4 commenti:

  1. E' quel che dico sempre anch'io, citando a memoria qualcuno di ben più autorevole di me: "Sebbene i singoli blog non garantiscano l’accuratezza del contenuto, la blogosfera nel suo insieme ha un meccanismo di autocorrezione migliore di quello dei media convenzionali. La rapidità con cui enormi masse di informazioni vengono riunite e filtrate fa mangiare la polvere ai media convenzionali" (Chris Anderson, The Long Tail). I plotoni d'esecuzione in rete sono sempre in servizio e allineati, se sbagli trovi subito qualcuno che t'impallina- ops! corregge.
    ;-)

    Fantastico, no?

    L.

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  2. Questo post ti fa ovviamente onore, Fiorenzo. Ma io vorrei invitarti a fare un altro passettino, giusto per riflettere un po', chiedendoti: ma tu, quel post là, scritto così, con quello spirito e con quello stile, l'avresti mai scritto di qua? Azzardo un'ipotesi: no, perché quello non è il tuo stile e non è il tuo spirito. Sono invece lo spirito e lo stile "della redazione", cui gli autori rischiano tutti di piegarsi. Una cosa assai poco blog-ish, e assai "giornalistica". Ma magari mi sbaglio io... :)

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  3. caspita Antonio, che commentino pepato... Posso dire, sottovoce, che sono d'accordo anch'io con te, che Fiorenzo come solista e dieci volte meglio che come team manager...

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  4. Antonio, non credo che sia una questione "qua" o "là". Quello era un post a modo mio, e non teneva conto di alcun altro elemento - voglio dire, è il genere di errore che avrei potuto fare agevolmente pure qui.
    Vero è che le formule corali non sono blog individuali. Sono altro, probabilmente un superamento. Se e quanto siano meglio, lo dirà il tempo. :)

    Franco, grazie del complimento (era un complimento, sì?). Per amore della verità, tra gli appellativi che ho difficoltà ad associare al mio nome, adesso aggiungo team manager.

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