Coltivare il dubbio non è esattamente l'ideale, per l'assaggiatore. Noi dovremmo dispensare qualche certezza. Ma per fortuna il mondo è pieno di assaggiatori. Quanto a me, penso che i dibattiti, le conversazioni, la conoscenza del diverso da sé siano l'unico modo per uscire dall'angolo (o scendere dal pero).
Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
martedì, aprile 12, 2011
Dalla logica del "non mi piace" a quella del "non lo capisco"
Bentornato a casa (grazie, prego). Esauriti i convenevoli da soli, nello spirito ombelicale eccetera, diciamo qualcosa di quattro giorni di assaggi seriali. Ho imparato a dire "non lo capisco" e ho smesso di dire "non mi piace". Purtroppo il mondo prosegue nella sua deriva di toni sfumati, sul grigio e sul beige, ed il bianco separato dal nero è sempre più raro. Così assaggiando un vino che un amico definirebbe "facile da sputare" rallento la cupio dissolvi dei descrittori insultanti e cerco di dire "non comprendo". Sia perché chi fa il vino è una persona, e come tale è degna di quel tipo di rispetto che è kharma, vibrazioni positive e tutto quell'armamentario new age (che poi andava benissimo pure il Vangelo, ma vabbe'). Sia perché a queste rassegne ho avuto la fortuna (direi il piacere) di trovare interlocutori coi quali dibattere sempre i miei giudizi trancianti, squadernando la mia visione su punti di vista differenti. Questo potrebbe significare che, a contrario, i vini che ho apprezzato li ho anche capiti benissimo? Sì, ci sta pure, ma sempre nella logica dello scaricabarile, potrei dire che (ad esempio) Dettori s'è fatto capire alla grande.
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E' da un po' che affermo che la percezione sensoriale è di tipo gestalt, ciò significa che l'interlocutore con il quale conversiamo, l'ambiente circostante, il nostro percorso conoscitivo, diventano parte integrante della degustazione. Per cui direi che siamo arrivati, almeno per quanto riguarda la rete, ad una massa critica nella quale, come dici giustamente tu, il mondo è pieno di degustatori. E allora che ognuno si scelga il suo preferito, no? ;-)
RispondiEliminaciao
Mirco
Infatti. Gli americani, guarda un po', ci sono già arrivati. Dopo il pairing wine& food, ora aspirano ad abbinare il wine lover con l'assaggiatore che fa per lui/lei. Un po' come quando io dicevo che la guida Slow Food era perfetta per me, perchè premiava esattamente i vini che a me (nel 90% dei casi) non piacevano: mi bastava trovare quelli che non premiavano, e potevo esser sicura che mi sarebbero piaciuti. Sia pure solo nel 90% dei casi.
RispondiEliminaQui il link: http://palatepress.com/2011/04/wine/palate-press-palate-press-make-me-a-match/