martedì, maggio 21, 2019

Mare&Mosto, ma anche diavolo&acqua santa

Si va a Sestri Levante, a girare per i tavoli di Mare&Mosto, per quella cosa che chiamiamo location, che pure in due giornate grigie e di pioggia merita abbondantemente il viaggetto. La Baia del Silenzio, la spiaggia, le barche a riva, con l'effetto mare d'inverno di questo memorabile (in quanto invernale) maggio 2019 sono tutti elementi di grande bellezza che hey, quasi ti potrebbero distrarre dagli assaggi. Fortuna che piove quindi si sta dentro al Convento dell'Annunziata, belli concentrati.

Siccome serve sempre un filo rosso che connetta la rassegna e le dia un'identità, qui si assaggia solo Liguria. E accade un fatto insolito, vista lo schieramento tra filosofie produttive che ormai s'è determinato: da una parte le fiere di vini naturali, dall'altra tutto quanto il resto - qualunque cosa sia, e pure la prima categoria non è facilissima da definire. Qui invece li troviamo tutti e due, i produttori: i naturali un po' radical e i convenzionali che boh, ti dicono: eh, sì, ci sono anche io.

Il diavolo e l'acqua santa assieme. E siccome a me le categorie, soprattutto quando sono schieramenti, finiscono per sembrare respingenti, mi piace saltare, qui a Mare&Mosto, di palo in frasca. Quindi assaggio serenamente Possa e Bosoni, che, vi assicuro, sono un po' come il giorno e la notte. Quale ti piace? Quale ti dispiace? Per me funziona (alle solite) nello stesso modo: dipende da che c'è nel bicchiere. Per esempio: Possa ha schierato, di nuovo, uno Sciacchetrà encomiabile. Bosoni aveva il Vermentino Etichetta Nera che (giuro) profumava di pesto. Ma mica solo basilico, eh. C'era tutta la ricetta, i pinoli il pecorino l'olio di oliva. Insomma una cosa mai vista e un bel po' spiazzante. Mi è piaciuto? Beh, sì.

In generale di questa rassegna potrei segnalare le produzioni che vendo, come fossi un auto-influencer. Quindi meraviglioso il Cinqueterre 2018 Perciò di Cheo. Altrettando il Rossese 2018 di Terre Bianche. Ma siccome non ce la faccio, devo dire strabene di quelli che non vendo e che berrei e riberrei un giorno sì e uno no. I Rossese (tutti) di Giovanna Maccario. Quello di Ka' Manciné. Tra l'altro è stata una rassegna interessante per i rossi, che insomma identifichiamo un po' meno con la liguritudine, e invece sui miei appunti ci sono punteggi altissimi per Pulin 17 di Bruna (granaccia e un po' di syrah e barbera), Shalok 16 di Poggio Gorleri (granaccia). Sui bianchi per me trionfano sempre, alle solite, Maria Donata Bianchi (vermentino) e Laura Aschero (pigato). Sul fronte che definiamo naturale, ma sappiamo che la definizione sfugge tra le dita come la sabbia fine della Baia del Silenzio, per me c'e' Daniele Parma e Casa del Diavolo - con tutta la produzione.

Il fatto è che non so risolvermi nella scelta tra i due stili. Non ne ho proprio alcuna voglia.

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