Succede questo: un'associazione di consumatori francesi se ne esce affermando che la denominazione d'origine dei vini, cosi' com'e' accrocchiata, non garantisce minimi standard qualitativi, ormai da tempo; qui c'e' il riferimento online, in francese (vi tocca). La stampa, quella inglese per ora, mi pare abbia accolto il fatto con un gusto perfino troppo zuzzurellone-sciovinista, del tipo "sacre bleu, il vino francese e' una truffa" (vedi Scotsman News, ma pure Telegraph, o Daily Mail). Il fatto e' che, tra l'altro, i test d'assaggio che stanno dietro al conferimento delle AOC (le DOC francesi) sono, a detta de l'Union fédérale des consommateurs, una roba totalmente inattendibile e raffazzonata, visto che "slack controls saw 99 per cent of all candidate wines awarded their AOC label in 2005".
Insomma: la DOC non e' garanzia di standard qualitativo nemmeno in Francia. E qui da noi? In Italia non avremmo gran che da sghignazzare sulle polemiche apparentemente autolesioniste dei cugini; le commissioni d'assaggio per le DOC sono da tempo fonti di barzellette, meglio che la Benemerita Arma; urge autocitazione.
Siamo tutti consumatori; non so se hai presente, "nasci, consuma, crepa". Nella fase intermedia, in attesa di quella finale, mi piacerebbe avere qualche punto fermo, che so, una minima garanzia di qualita'; per questo parlo di orgoglio bottegaio, perche' mi sto infilando in una dichiarazione biecamente autoreferenziale, anzi peggio, vado a lodarmi e sbrodolarmi.
Visto che ogni norma che attiene il vivere civile dipende da Lorsignori, c'e' poco da essere ottimisti; a volte e' meglio cercare una via autoprodotta alla certificazione (di qualsiasi tipo). Ecco, tanto per fare un esempio, parliamo di vino. Io, essendo bottegaio, assaggio e riassaggio tutto, sempre (e poi sputo, tranqui). Che ci sia la DOC oppure no, sinceramente, m'interessa poco: deve piacermi. Poi, lo rivendo. Nel farlo, ci metto la faccia, il nome, il cognome, l'indirizzo ed il numero di telefono; non ho la residenza a Londra, pago le tasse qui, e se ti vendo una roba deprecabile torni da me, mi prendi per la camicia e mi dici "Fiore, che razzo m'hai venduto?" (oddio, non m'e' ancora capitato, ma rende l'idea). Capisco che sarebbe meglio la sacerrima normazione omniregolante, ma almeno questo abbiamo, e non e' poca cosa. Alternativamente, esiste l'opportunita' (lo ricordo sempre) di comprare direttamente dal produttore, e pure qui si ripete il meccanismo: il piccolo produttore con nome e faccia e' garante di se' stesso, del suo lavoro, e del suo prodotto. Normalmente, se tradisce le aspettative, ci rimette in prima persona (a fronte di un consumatore critico; ma per questo sarebbe necessario un post a parte, siccome essere critici, in senso positivo, diviene necessario).
Bene, spero d'aver brillantemente dimostrato, partendo da una notizia di qualche interesse, che chi scrive indossa l'armatura luccicante del cavaliere senza macchia eccetera; tutto cio' fa molto entertaining.
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