giovedì, ottobre 25, 2007

Privacy, innanzitutto

E' un po' una questione personale, lo ammetto. Ho la scimmia del Chianti da due euri, quindi sbuffo ogni volta che lo incrocio. Cosi', leggendo che "un controllo fatto dai finanzieri in un'azienda operante nel nord della provincia [di Siena] ha permesso il rinvenimento oltre che del vino rosso e dell'uva anche di 170 chili di zucchero e 35 di acido tartarico per alimenti - il tutto avrebbe consentito di vendere il vino come Chianti", vado chiaramente in acido. Soprattutto perche', come d'uso in questi casi, i nomi non si fanno proprio mai; d'accordo, la privacy e' una roba sacerrima; d'accordo, qua non si fanno processi in piazza eccetera eccetera. Quindi, i nomi di costoro permangono ignoti.
Mettiamola cosi': la privacy di lorsignori e' tutelata, il diritto a consumare meno schifezze, essendo informati, viene dopo. Basta saperlo.

3 commenti:

  1. Se l'azienda opera nel "nord della provincia di Siena" direi che e'assai probabile che si tratti non solo di Chianti ma addirittura di Chianti Classico.

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  2. Caro Fiorenzo, non capisco dove sia il problema del fare nomi e cognomi. Quando mi occupo delle operazioni dei miei amici dell'ICQ (ex-Repressione Frodi, non il programmino di chat, eh!) io li faccio sempre, come avrai potuto vedere.
    Li copio-incollo dai comunicati ufficiali.
    Se nel tuo caso non li hanno (ancora) fatti, vuol dire che non possono, non che non vogliono. Almeno spero.

    Lizzy

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  3. Gia', prima la privacy, appunto, o qualcos'altro. Vedremo.

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