martedì, maggio 12, 2009

Sommelier con problemi di diottrie


Qualche tempo fa Andrea ha segnalato un interessante articolo del Times Online, sull'uso del sommelier. Inteso proprio come "istruzioni per l'uso", rivolto a quanti si ritrovano davanti la ieratica figura del suggeritore di vini, magari al ristorante, e non vogliono sentirsi schiacciati dalla sua esorbitante conoscenza. Esistono problemi peggiori, potremmo dire, ma qua si parla di vino, appunto. La lunga lettura nella lingua di Albione viene opportunamente riassunta, nel blog di Burde, con i quattro punti finali: cose da fare, e da non fare; si deve:
  • informare immediatamente il sommelier del budget che avete deciso per il vino
  • Ricordare che non è solo il prezzo che fa la qualità di un vino ma spesso anche la reputazione e la relativa scarsità di una etichetta per cui spesso sono migliori affari vini che costano meno ma che offrono la stessa soddisfazione a tavola.
E poi, non si deve:
  • accettare un 2005 al posto di un 2006: controllate l’annata che vi viene effettivamente portata e insistete nell’avere esattamente quella che avete indicato perchè spesso una stessa etichetta ha grande variabilità in qualità di anno in anno e anche di prezzo, cosa che spesso non è riportata chiaramente in carta.
  • Rifiutare un vino solo perchè ha un tappo a vite, vi perdete un sacco di occasioni di assaggio di buonissimi vini.
Apparentemente, un insieme di consigli sottoscrivibili. Tanto più interessanti in quanto segnalati da un Sommelier professionista.

Tuttavia devo essermi sbagliato: tornando a rileggere il post, ho notato una serie di commenti assai seccati di altri sommelier, che, inviperiti, commentavano cose tipo: "quando un cliente si presenta e dice al sommelier qual’è il suo budget per il vino mi viene da pensare: o non ha guardato la carta oppure ritiene il sommelier un ladrone" e ancora "lo stesso vale anche per il punto due delle cose da non fare perchè significa che io potrei essere li pronto a rifilare al cliente una bufala, e anche questo lede profondamente il mio modo di pensare e di lavorare". Ma dai? Come se la carta dei vini fosse esibita sempre, ovunque. Come se polemiche di questo tipo non fossero sorte mai.

Insomma, classico esempio di comunicazione non pervenuta: eppure, tutto mi pareva assai chiaro: possibile che qualche sommelier abbia problemi di diottrie? Soprattutto: la lunga lettura del Times (cliccare i link aiuta molto a comprendere) avrebbe consentito di esprimere commenti un po' meno acidi, e, spiace dirlo, assai coda-di-paglia. Da addetto ai lavori, e da frequentatore di sommelier, so benissimo che le quattro, semplici regolette elencate da Andrea non sono, propriamente, legge incisa nella pietra: io ho trovato quel richiamo assolutamente opportuno. O forse la funzione del sommelier è talmente sacrale da non sopportare alcun genere di appunto? Tra l'altro, nessun commentatore del Times Online ha rilevato questa grave, lacerante offesa alla dignità del sommellier.

Propendo per qualche difetto di visualizzazione. Del resto, un commentatore chiosa: "non ho ben capito se tu andrea gori sei o no un sommelier". Ecco, appunto, capire meglio aiuterebbe (il commentatore).

[Piccola postfazione: ovviamente mi fa velo la mia amicizia con Andrea; anzi, colpevolmente, ho rimandato di segnalare che a Firenze da qualche tempo esiste un fighettodromo assolutamente imperdibile, l'Osteria Tornabuoni, in cui il prode Andrea è schierato, pensa un po', in quanto Sommelier. Qui una mirabolante galleria fotografica].

1 commento:

  1. 4 consigli più che condivisibili, anzi necessari per ridare al sommelier la funzione che gli spetta.
    Mi dispiace dirlo ma oltre ai meriti didattici dell'Ais c'è anche, purtroppo, il demerito di aver diffuso una figura di sommelier molto preoccupata dell'aspetto scenico-scnografico e, talvolta, troppo poco del reale servizio che dovrebbe compiere.

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