Quando spiego come si fa a valutare criticamente un vino, spesso ricordo che il tempo e' un ingrediente. Il tempo, cioe' il suo fluire, agisce sul nostro liquido modificandolo e caratterizzandolo; aggiunge elementi di complessita', per cui ne diviene ingrediente; ed il tempo e' misura di qualita', siccome la capacita' di reggere al passare del tempo e' spesso proporzionale alla caratura complessiva del vino. La maturita' del vino e' quella fase evolutiva nella quale si rivelano pienamente gli effetti del tempo; tuttavia càpita abbastanza raramente di cogliere un vino in questa fase, si ha piuttosto la tendenza ad aprire bottiglie giovani e fresche, per le quali il passare del tempo non ha ancora svolto la sua funzione di sedimentazione delle sensazioni. Quando accade di aprire una bottiglia nella piena maturita', puo' essere davvero emozionante; per questo, partecipando al vino dei blogger numero nove, narrero' di un simile assaggio.
Molti anni fa, oltre dieci, ero in visita pastorale, in compagnia di colleghi e venditori, alle cantine Bertani, produttori di mitici Amarone. Azienda non piccola, ma saldamente in mano alla famiglia, che meritava una visita solo per ammirare la villona simil-palladiana (credo che ogni villa veneta con qualche appeal si definisca "palladiana") e le cantine sotterranee, dove giacciono ormai inutilizzate, in quanto monumento, gigantesche botti in legno grandi come monolocali; di quella visita conservo pure il ricordo della graticciaia per la passitura delle uve, che com'e' noto e' pratica preliminare alla produzione dell'Amarone. Data la stagione i vasti solai ospitavano graticci vuoti, senza uve; eppure quei locali erano letteralmente impregnati del profumo dell'uva essiccata, cosi' che percorrendoli si veniva sopraffatti da quel sentore mieloso e penetrante, ed in un certo senso fantasmatico, visto che uva non ce n'era; ne restava solo un ricordo olfattivo, ma cosi' vivido da rendere irreale la visione di quelle stanze vuote.
Non mancavano, quindi, gli elementi di suggestione che normalmente concorrono a modificare i parametri di giudizio dell'assaggiatore. Arrivati agli assaggi di rito, i nostri ospiti ci consentirono un excursus di notevole interesse sulla loro vasta produzione; ma fu al momento di aprire le etichette piu' risalenti che l'assaggio si fece davvero memorabile. Aprendo un Amarone del '63 (l'azienda mantiene a listino molte vecchie annate) avemmo tutti modo di confrontarci con la maturita' del vino. Prima ancora che il colore reso tenue dagli anni, normalmente e' la terziariarizzazione del corredo aromatico a colpire di piu', in questi casi.
[Breve nota: dìcesi terziariarizzazione aromatica la fase di maturita' avanzata nella vita evolutiva del vino, e specificamente del suo corredo aromatico; si caratterizza per la presenza di profumi che vanno dalla polvere di cacao al caffe'; lo so, il Maiale Ubriaco s'era raccomandato: "niente eno-chic etno-trend dandy-snob freak-abbestia", ma che ci posso fa'].
Comunque, si diceva: stavamo assaggiando un vino che mostrava caratteristiche di notevole maturita', ma comunque vigore ed infinita personalita', tale da non potersi dire certo arrivato al capolinea del suo cammino evolutivo; mentre discutevamo tra noi degli infiniti spunti forniti dal bicchiere, tutti entusiasmanti, io mi fermai a considerare un fatto, apparentemente marginale. Pure se avevo qualche esperienza come assaggiatore (era la prima meta' degli anni novanta) mi accorsi che era la prima volta che assaggiavo un vino prodotto prima che io nascessi. Mai successo prima. Ora, quando questo accade, e prima o poi accade ad ogni assaggiatore, sperabilmente, questo e' un momento emozionante. Il giudizio del vino diviene purtroppo assai meno profèscional, sopraffatto com'e' di elementi emozionali che poco hanno a che fare coi tecnicismi dell'assaggiatore; cominci a pensare a questioni alquanto piu' trascendenti e metafisiche, che probabilmente hanno pure a che fare col vino in quanto espressione del susseguirsi delle stagioni e delle annate, ma attengono piu' che altro ad aspetti di natura, direi, filosofica, che non pensavi di trovare in un bicchiere di vino, almeno fino ad un minuto prima.
Quando si discute sul perche' il vino ha attorno a se' tanto hipe, tanta chiacchiera, io credo che si debba tenere presente la capacita' evocativa e a volte pure emotiva di certi assaggi; e' anche per questo che si versano fiumi d'inchiostro sul vino, e non sulla Cedrata Tassoni.
@Fiore, molto bello.... di un vino prodotto prima della tua nascita..
RispondiEliminaDi nascita parlo pure io....
E così ho l'oocasione di inserire il tuo diario tra le letture preferite!
Salutone,
M.Grazia
Conservalo caro, il ricordo di questo Amarone, caro Fiorenzo...perchè gli attuali Amarone della Valpolicella, per quanto ben fatti, dubito assai che saranno emozionanti tra 20, 30 e passa anni...
RispondiEliminafruibili adesso, domani chissà!
Lizzy
a me qualche emozione me le ha date anche la Tassoni! mi ricorda un sacco di pomeriggi under the tuscan sun da piccolo! e anche quella era nata prima di me! :-)
RispondiEliminascherzi a parte, ti invidio un sacco per il bertani del 63...
Fiorenzo, purtroppo non ho ancora avuto il piacere di provare vini dal 78 a scendere giù...
RispondiEliminaCome vedi si conferma quanto da me scritto nel post di questo VdB#9 il vino del Ricordo e dell'Emozione è scritto nel mio futuro.
Grazie per aver partecipato.
G.