martedì, giugno 03, 2008

Attivismo mediatico

Prègasi firmare (ci stiamo affezionando agli appelli).







5 commenti:

  1. Bah, mi pare un manifesto di retroguardia, a essere sincero.
    AUGH! ;)

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  2. Eh, sulla vicenda del Brunello ho tralignamenti tradizionalisti. Sto invecchiando.
    Oppure: non tutta la retroguardia e' male. Si, meglio la seconda..

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  3. In effetti Antonio non ha tutti i torti, mi sembra un appello "facile". Metti la firmetta e ti sei messo la coscienza in pace, e se sei un produttore ci fai pure bella figura.
    Io la penso in modo un po' diverso, il discorso sarebbe lungo e anche poco interessante ai più, però mi sembra che ci sia un richiamo alle regole ferme e ferree, e va bene, ma anche ad un mantenimento dello status quo, e questo non va bene.
    Il motivo per cui si specula su vini come il Brunello è perché il Brunello è limitato nella produzione. Ma non perché manchino terreni adatti o aziende disposte a farli, semplicemente perché come in tutte le denominazioni di successo, l'albo della DOCG è chiuso.
    Questo cosa vuol dire? Che i produttori hanno deciso di non fare piantare più vigneti per fare tenere alti i prezzi (sia dei vigneti che dei vini). Naturalmente, visto che in questo modo si crea una nicchia iper-protetta molto lucrativa, c'e' spazio per chi cerca di sfruttarla.
    Se a valere fosse la qualità del vino e basta, allora basterebbe fare i giusti investimenti, lavorare bene e ottenere i vini che spuntino quei prezzi. Ma siccome qualcuno è disposto a pagare un forte differenziale di prezzo solo perché in quella bottiglia c'e' scritto Brunello, ecco lo spazio per la frode.
    Sono pazzo? Forse si, perché cosi' la penso solo io. L'agricoltura non ha bisogno del libero mercato e della concorrenza, ed è uno dei pochi settori dove a pensarla così sono persino i consumatori. Vattelapesca perché.

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  4. Caro Gianp, dev'essere la cosa per cui si puo' essere liberisti pur ammettendo alcune regole; l'appello inoltre sottolinea un aspetto che io ho gia' ribadito, ed altri prima di me: non si capisce perche' si debba modificare la norma omologando con questo il comportamento che pure tu chiami frode; quanto alla chiusura dell'albo DOCG, ti dico onestamente che non so entrare nel merito: posso solo, spannometricamente, immaginare che comunque questo albo non sia stiracchiabile a dismisura, ci vogliono alcuni limiti (e confini). E fuori questi confini, si impianti pure taglio bordolese (che io compro, e vendo, con piacere) - ma la denominazione "brunello" fa bene, appunto, a mantenere la sua identita'. Per non dire poi degli aspetti "naturali" legati alla produzione, discorso assai porthosiano nei toni, che in me ha notevole presa.

    Con questo non salviamo il mondo, gia' lo temo; del resto l'industria, che volentieri vorrebbe appiccicare la parolina "brunello" ad un sacco di roba, non si ferma con gli appelli. Ma almeno serva da (piccolo) ammonimento.

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  5. due precisazioni:
    -Io credo che il Brunello debba rimanere com'e' ora in termini di disciplinare di produzione. Il disciplinare, che e' una espressione dei produttori, deve essere rispettato dagli stessi.
    -I limiti e i confini, per ogni denominazione e non solo per il Brunello, ovviamente esistono e sono contemplati nei disciplinari nei minimi dettagli. La chiusura degli albi e' una "deroga" al disciplinare, nel senso che pur rispettandolo tu oggi non potresti piantare un nuovo vigneto perche' l'albo e' chiuso (e questo vale anche per il Morellino e altre denominazioni che hanno un mercato valido).
    Sarebbe l'ora che l'agricoltura tutta affrontasse le sue contraddizioni, che sono enormi e che sono causa di distorsioni che sono sotto gli occhi di tutti.
    Sentivo stasera in TV: le sovvenzioni e i dazi agricoli nel mondo hanno un valore di 350 miliardi di dollari. Il bilancio della FAO e' di 800 milioni.
    L'agricoltura deve essere libera se vuole sopravvivere e confrontarsi con la realta' del mondo, il che' per nulla significa che sono ammesse le frodi, ma anzi ne vengono spesso meno i presupposti.

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