venerdì, aprile 29, 2005

Omero era (tra l'altro) sommelier.

Dall'Odissea: "... Allora io mi feci avanti. Andai vicino al Ciclope, gli parlavo, tenendo fra le mani una ciotola colma di vino nero. Dicevo "Ciclope, to', bevi vino ora che hai mangiato carni d'uomo. Così saprai che sorta di bevanda è questa che la nave nostra teneva in serbo."
Questo attacco di cultura citazionista deriva da questa piacevole pagina dal sito del Teatro del Vino.

giovedì, aprile 28, 2005

Non si smette mai di imparare.


Ogni giorno una nuova; per esempio questa: l'indicazione geografica tipica (IGT) "Veneto" qualifica vini pregiati.

lunedì, aprile 25, 2005

Tutto scorre.

Alcuni professionisti del vino si danno un compito immane: compilare le guide.
I migliori tra noi (assaggiatori) si dannano l'anima nell'ingrato lavoro di cristallizzare nelle immutabili pagine di un libro qualcosa che diviene inarrestabile, come una bottiglia di vino. Non c'e' ironia in quel che dico, son serio: il tentativo di fissare la qualita' in un punteggio o in una scheda descrittiva, che dovrebbe permanere qualificante di un vino, mi e' sempre sembrato sovrumano; il motivo? Perche' il vino e' vivo, diviene, e muta in quella bottiglia.
Mi e' successo un'infinita' di volte, di aprire un certo vino a piu' riprese: appena arrivato in enoteca, dopo un anno, dopo due.. per lo piu' la valutazione permaneva abbastanza univoca, ma capitavano pure le sorprese, nel bene e nel male: quel certo barolo evolveva troppo in fretta, quel chianti durissimo da giovane trovava l'eleganza con la maturita', cose cosi'. Ogni volta il giudizio si assestava sulla situazione contingente, senza la pretesa (sovrumana, davvero) di fissarsi per l'eternita'.
Sia chiaro, questa cosa non e' gran che divertente: a me piacerebbe molto riuscire a fotografare l'attimo fuggente e potermelo rigirare tra le dita ogni volta che mi serve, e tenerlo catalogato in archivio. Se questo puo' funzionare, in una guida, per la maggioranza dei vini recensiti, sfortunatamente non vale per tutti, e ogni tanto capita che la nostra difficolta' di bloccare il tutto che scorre ci fa qualche brutto scherzo.
Prendiamo per esempio quel che racconta qui il Franco Tiratore: lo Sforzato di Negri che, da trebicchierato e vino dell'anno per quelli del Gambero e Slow Food, esce malconcio da un paio di comparate. Io temo che la verita' permane non del tutto conoscibile, o perlomeno catalogabile, in questo ambito e pure in molti altri (ma questo e' un discorso differente). L'alternativa sarebbe pensare che gli assaggiatori del Gambero siano incompetenti, o peggio, in mala fede.

venerdì, aprile 22, 2005

Sassicaia alle stelle.

Si sperimenta la crescita della vitis vinifera nello spazio, usando barbatelle di Sassicaia: sulle prossime colonie su Marte berremo supertuscans.

lunedì, aprile 18, 2005

Una cattiva notizia, ed una buona/2.

Visto che quelli di Globe And Mail richiedono la registrazione, incollo qui un passaggio particolarmante comico.
"When customers call the company, they are assured that the product is completely Canadian. Its managers boast that "two Canadian experts" are supervising the production process, although they acknowledge that "some Chinese water" is used in the process."
Traduzione: quando i clienti chiamano l'azienda (l'azienda cinese falsaria, ndr), quelli assicurano che il prodotto e' completamente canadese. I loro dirigenti si vantano del fatto che "due esperti canadesi" supervisionano il processo produttivo, e tuttavia riconoscono che nel processo si fa uso di "un po' di acqua cinese".

Una cattiva notizia, ed una buona.

La cattiva notizia: i cinesi, stanchi di piratare i prodotti Microsoft, si son messi a piratare il vino: cioe' a dire, stanno immettendo sul loro mercato etichette false autoprodotte.

La buona notizia: le etichette cinesi di vini fasulli son zeppe di errori geografici; e, buon peso, stanno concentrando i loro sforzi a falsificare gli ice wines canadesi (ha!).
Via Vinography, che cita questo.

lunedì, aprile 11, 2005

And the winner is...

Alla fine del Vinitaly, assegniamo il premio allo stand piu' antipatico? Massi'. Come sanno bene i detrattori della fiera, esistono alcuni espositori che fanno i preziosi. In sostanza, non ti danno accesso allo stand, ne' ti fanno assaggiare i vini che hanno in produzione. Chiaramente, il lettore non addentro alle sacre cose di questo mirabile mondo puo' lecitamente chiedersi: e che diamine ci vai a fare ad una fiera vinicola, se non per fare assaggiare i tuoi vini? Le cose, tuttavia, non son cosi' semplici.

Il fatto e' che alcuni di costoro, baciati da sacro successo, si danno una forma di classifica: i vini li assaggiano gli importatori, e/o i clienti piu' danarosi, quelli che ci hanno deliziato con i fatturati piu' voluminosi. Probabilmente avrete sentito dire che il denaro e' misura di tutto; questi fatterelli sono certamente ispiratori di affermazioni simili.

Comunque, ecco la motivazione della premiazione. Sabato mattina, allo stand del nostro produttore, campeggia il cartello: si riceve solo su appuntamento.
Io non sono da solo, ma in compagnia di una collega enotecara: ergo, due clienti al prezzo di uno, avrebbe potuto pensare l'addetto commerciale che ci riceve; e invece no, quello ci comunica che il patron avrebbe libero un appuntamento lunedi' pomeriggio. Facciamo notare che noidue, lunedi', saremmo di ritorno a casa; si prosegue con vari tentativi che culminano in un suo "quando passa in cantina ci venga a trovare, cosi' avremo tempo" (la cantina in questione sarebbe a Montalcino).
Vabbe'. Il tizio passa tre minuti buoni a dirci "levatevi dalle scatole" quando in meta' tempo ci poteva far avere un'idea di quel che produce.
E cosi', il premio allo Stand Antipatico 2005 va a (rullo di tamburi) Case Basse Soldera. Complimenti.

Veni Vidi Vini Veri.

La Domenica della trasferta veronese l'ho dedicata a Vini Veri, la controfiera dei vini naturali. Ed ecco a voi una scena, tratta dalla location.

Personaggi: l'Assaggiatore Anziano, Il Giovane Curioso, l'Addetto Commerciale ed io.
Dove: al tavolo di Paolo Bea, produttore di Sagrantino di Montefalco.
L'Assaggiatore Anziano: "...ecco, e' questo, cosi' e' il vero Sagrantino... nel rispetto del territorio..."
Il Giovane Curioso: (rivolgendosi all'Addetto Commerciale) "...odore strano... si sente come uno strano odore..."
l'Addetto Commerciale: "Strano? Che strano? Che intende per strano, che vuol dire strano?"
Il Giovane Curioso: (guardando me, quasi sottovoce) "...un problema alle botti forse... poco pulite."
L'Assaggiatore Anziano: (guardando me, quasi declamando ad alta voce) "...ecco, si, questo e' un grande vino, del territorio!"
Io: (rivolgendomi a tutti e tre) "Va bene, grazie, buona continuazione."

Certo, avrei potuto dirlo, al Giovane Curioso: hai ragione, queste sono puzze. Ma poi avrei dovuto affrontare l'Assaggiatore Anziano, e poche cose mi annoiano di piu' di questa guerra di religione che sta montando tra vini veri e vini non(?)veri.
Comunque: quel sagrantino era in fase riduttiva spietata, quindi pollice verso. E a Villa Favorita ho assaggiato due produttori italiani davvero notevoli. Due, su venti.

sabato, aprile 09, 2005

Depressioni da Vinitaly.

1) Il Merlot di Josetta Saffirio, buonissimo, è esaurito. 2) Ripiove. 3) Il gprs di Vodafone, qui, fa rimpiangere i modem a 14.4.

giovedì, aprile 07, 2005

Foglia di pomodoro?

Molti assaggi, ma uno su tutti: lo spettacolare Sauvignon di Ronco Delle Betulle, con un possente naso varietale, la tipica foglia di pomodoro - ma io preferisco dire pipi' di gatto.

martedì, aprile 05, 2005

Far danni a Vinitaly (con uno smartphone).


Pure quest'anno per Vinitaly chiudo i battenti, e per quattro giorni mi aggiro per la fiera veronese. Se leggete un po' in giro, su forum e blog vari, la fiera e' considerata, quasi dappertutto, un po' in ribasso, sicuramente caotica, sicuramente non completamente rappresentativa della variegata realta' etc etc, sicuramente era meglio ai miei tempi e via cosi'.
Il fatto e' che e' quasi tutto vero. Tuttavia, per me la fiera resta una specie di rito, un luogo dove trovo spesso qualcosa di interessante; tra assaggi, chiacchiere, dibattiti e presentazioni ho la piacevole possibilita' di guardare negli occhi chi produce, e la mia funzione di mercante ha un senso. E, confesso, e' pure una piccola vacanza.
E siccome la funzione del mercante si interseca con quella del cyberbottegaio, quest'anno mi divertiro' a caricar foto in tempo reale sulla mia amata galleria su Flickr; insomma, non cambiate canale, e arrivederci.

venerdì, aprile 01, 2005

La teoria dell'abbinamento sociale.

Ogni tanto capita. Ieri in enoteca un cliente si lagnava dell'infortunio che gli e' capitato: porta a casa di amici una bottiglia di un grande champagne, e quelli si ostinano ad aprirla col dessert (pasticceria). E' abbastanza seccante: sai bene che l'abbinamento e' alquanto sbagliato, ma, quel che e' peggio, gli amici in questione si dimostrano del tutto insensibili al livello dello champagne; insisti, dici che e' meglio berla in apertura, o magari a tutto pasto, ma quelli niente. Poi, una volta aperta, nessun commento favorevole, ed il livello stellare di quelle bollicine passa inosservato. Sconfortante, no?
Chi ha durato la fatica di frequentare i tre livelli AIS conosce, discretamente, la tecnica di abbinamento cibo/vino. Non conosce, tuttavia, la regola dell'abbinamento sociale: mai aprire bottiglie che sovrastano la competenza, intesa come capacita' critica, dei commensali.
In questi casi, come sempre, va precisato che non c'e' nulla di male ad essere enoicamente incompetenti; e la legge ancora non prevede l'obbligatorieta' della conoscenza approfondita dei vini in generale; quindi, per rispetto nei confronti di tutti (anche di chi conosce), io consiglio di abbinare socialmente i vini che si aprono, in ragione di variabili come, per esempio, la capacita' di apprezzare bottiglie grandi e/o grandissime da parte degli eventuali partecipanti alla libagione.
Nel caso citato nell'esempio, il nostro sconfortato amico poteva far meglio portando una bottiglia di prosecco; con notevole risparmio, e non e' poca cosa.
La bottiglia di champagne, semmai, poteva abbinarla (socialmente) ad un gruppo di amici piu' ricettivi.