domenica, dicembre 13, 2015

Segnali natalizi

Nel corso del tempo ho sviluppato una specie di culto per un film di M. Night Shyamalan, Signs. Un elemento fondante della storia, da cui deriva anche il titolo, è che il mondo attorno a noi ci fornisce dei segnali per interpretare il presente o prepararsi al futuro. Capisco che sia bizzarro, ci sono molti culti più fondamentali e articolati, ma io ho quello per Signs.

Così questa mattina aprivo l'enoteca ben presto, è domenica e si lavora tutti i giorni sotto Natale. Lavorare continuativamente anche nei giorni di festa a volte non predispone al buonumore, e difatti stamattina tiravo su la serranda un po' grumpy, cioè ammusonito.

Mentre spazzavo la strada davanti alla porta passa un nugolo di bambini coi genitori, diretti alla macchina, forse a fare acquisti o chissà dove. Hanno cinque-sei anni e parlano fittamente tra loro ad alta voce di Babbo Natale. Perché insomma, almeno a sei anni ci puoi anche credere, a Babbo Natale.

Adesso è chiaro il motivo per cui credo a Signs? Il mondo ti manda segnali, a volte esattamente quando servono. Basta saperli interpretare. E comunque adesso sono di buonumore: buon Natale.

sabato, dicembre 12, 2015

Appunti molto sparsi di ecologia digitale

Credo che prima o poi dovremo, tutti quanti, mettere giù una lista di precisazioni necessarie ogni volta che scriviamo qualcosa. Ho appena finito di leggere un post nel quale un redattore di pubblicazioni di settore parlava (in modo circostanziato e preciso, mi pareva) di una pubblicazione concorrente. Tutto benissimo, tranne il fatto che a quel post mancava un disclaimer: "guardate miei cari, io scrivo di tizio, ma tenete presente che lavoro per caio". Io lo so, lo scrivente dava per scontato che io sapessi, tuttavia all'ecologia della narrazione mancava quel dettaglio.

Perché, se questo è un dettaglio, comunque ne sentiamo la mancanza? Perché non siamo tutti imparati. Perché il mare dei lettori può essere (sperabilmente) magnum, cioè vasto e fatto di persone che ignorano il dettaglio. Quella conoscenza è necessaria. È anche un fatto di rispetto del lettore, chiarezza, e in ultima analisi anche un fatto di libertà: io, che mi sento libero, ti spiego pure quali possono essere i miei conflitti. Alla fine, valuta tu, o lettore.

L'elemento appena descritto è solo uno tra i tanti necessari, nei disclaimer. Il primo tra tutti ovviamente è "sono stato pagato per scrivere questo post, quindi questa è pubblicità". Spiace vederlo scritto quasi mai. Al punto che, mi pare, solo Intravino fa sponsor post in giro per la rete enogastro, si direbbe.

Per restare nei disclaimer necessari, potrei fare un po' di esempi riferiti alla mia persona, così sarà doppiamente utile. Per dire: quando io scrivo di Intravino non sono indipendente, visto che ho collaborato a fondarlo e ne faccio parte. La stessa cosa potrei dire della Guida Essenziale ai Vini d'Italia, visto che collaboro pure a quella: ogni volta che ne scrivo deve essere chiaro che ne sono parte. Infine io faccio il commerciante, cioè vendo vino: quando parlo di un vino che vendo, normalmente ne elenco le virtù - ma appunto quello è un prodotto che vendo. Va detto: ragazzi, io vendo vino, e quello in particolare ce l'ho in vendita.

Fatte le premesse, saranno le cose che affermo a qualificare il mio messaggio.

Legato a quest'ultimo aspetto c'è il fatto che la narrazione dovrebbe essere vera. Tecnicamente non ha senso che io racconti fandonie legate alla qualità del vino che vendo. Un collegato disposto dello svelamento di ogni interesse dovrebbe portare (anche) alla narrazione di pareri forzatamente veritieri. Pensiamo un attimo, per amore del paradosso, al fatto che io descriva come delizioso un vino che ho in vendita, che in realtà si riveli essere ignobile. Non sarebbe solo un boomerang, sarebbe una demenziale perdita di tempo, spazio ed energia. Un fatto privo di senso.

Ma questo, per la verità, è parte di un altro discorso probabilmente più lungo, che merita altri approfondimenti. Resta importante, prima o poi, mettere giù una lista di disclaimer necessari.

[Immagine: link]

venerdì, novembre 27, 2015

Questa enoteca sta per compiere 25 anni. Manca poco, cioè


Il 17 gennaio 1991 cominciava la prima guerra del Golfo. Quel mattino mentre entravo in Camera di Commercio, a Genova, a dare il mio esame per l'iscrizione al registro esercenti il commercio, in fondo a Via Garibaldi si radunava la folla dei primi manifestanti (il consolato degli Stati Uniti è lì vicino). Qualche tempo prima mi sarei aggiunto a quelli, e invece entravo nell'Istituzione. Pure quel contesto di cronaca (o storia) pareva mi dicesse: ecco, qualcosa è appena cambiato, nella tua vita.

Ho recuperato il pezzo di carta nell'immagine che vedete qua sopra dopo aver seguito un dibattito, tra il serio e il faceto (più faceto, direi) riguardo alla risalenza della nostra passione/lavoro nell'enomondo: da quanto tempo ormai faccio sul serio? È così che mi sono accorto, in modo laterale, che la mia enoteca si avvia a compiere 25 anni. Il prossimo 17 gennaio, sono 25 anni di attività. Per la verità nel giro c'ero da prima, ma il dominus era mio padre, quindi esattamente non saprei dire davvero da quanto faccio il mestiere del vinaio. Ma nell'incertezza il riferimento migliore resta il documento burocratico.

lunedì, ottobre 05, 2015

Parlando di vini naturali in un universo parallelo

Nel frattempo, in un universo parallelo, la discussione sui vini naturali procede così.


[Nato leggendo simili diatribe a proposito di videogiochi. Ma poteva essere qualsiasi altro tema]

mercoledì, agosto 12, 2015

Enotecaro in vacanza ma non troppo

Tra un tuffo ferragostano e l'altro, in questa annata che procede torrida, quindi perlomeno per ora pare non avremo le vendemmie sfortunelle dell'anno scorso, il quipresente enotecaro ha selezionato un notevole passito elbano. Ne scrivo qui, su Intravino. Prodotto in quantità omeopatiche, ma ormai a me piace così, coltiviamo l'assenza (appunto).

sabato, maggio 09, 2015

In Italia se dici “internet” ti guardano come se avessi pisciato in un angolo della stanza

Qualche giorno fa ero ad un evento. Il termine evento col suo suono grandioso serve ad identificare, nel giro, qualsiasi fiera vinosa, quindi lo uso anch'io con una certa sicumera. L'evento prevedeva svariati dibattiti e ad un certo punto ha preso la parola una persona, presentata in quanto wine blogger. Questo ha detto cose interessanti, peraltro note e condivisibili, circa la (ancora) scarsa confidenza col mezzo digitale di alcune aziende vinicole, eccetera eccetera. Quello che però per me è stato interessante era la reazione del pubblico, quando chi moderava ha annunciato la parola "wine blogger". Tra l'uditorio c'era un mormorio sorpreso, l'oggetto dell'ostensione di fatto pareva una strana bestia rara, e solo evocare in mezzo a quelli la dimensione internettiana delle conversazioni sul tema ha generato qualche tipo di brivido.

Oggi, leggendo questo post dal quale peraltro ho ricavato il titolo, ottengo per la millesima volta la prova provata che siamo bestie strane. Io ho da sempre una specie di pudore a qualificarmi wine blogger, ma commetto un errore. Anche perché:

"Può essere vero per l’Italia che è probabilmente il Paese più tradizionalista del mondo dopo la Persia di Serse, e dove “blogger” si traduce con figlio di un dio minore. Poco importa che il penultimo Pulitzer lo abbia vinto un blogger [...]. Siamo veramente fuori dal tempo riguardo queste cose, perché siamo sempre stati un Paese che predilige la forma alla sostanza: puoi avere le pezze al culo e lavorare per trenta euro per articoli orribili che fra cinque anni probabilmente scriverà un algoritmo (meglio, forse) ed essere un giornalista".

venerdì, aprile 10, 2015

Il sorpasso a destra del Secondo di Solicchiata ovvero certi numeri contano

Passato il periodo delle fiere, Vinitaly e vari satelliti, si torna a casa con una montagna di appunti relativi agli assaggi. Non ho mai contato quanti vini in un giorno, ma sono moltissimi, e gli appunti servono ogni volta per preparare anche la scaletta dei possibili acquisti. Al di là di ogni classifica, alla fine di questa sarabanda resta una specie di hit parade sentimentale, e nella posizione di testa normalmente ci sta un vino solo: non è quindi una classifica tecnica, ma appunto sentimentale, istintiva, che ogni volta mi fa dire: di tutti questi ne ricordo soprattutto uno. Il vino in questione questa volta per me è il Secondo 2009 del Castello di Solicchiata. Si tratta di un taglio bordolese (cabernet sauvignon, franc e merlot, cioè) di provenienza etnea.

E' impossibile parlare di questo vino senza scomodare un po' di storia, quella con la esse maiuscola. Prendendo una parte del racconto direttamente dalla home del produttore, ecco cosa intendo: "Il castello Solicchiata è da ricordare come il primo taglio bordolese d’Italia vinificato col metodo francese. Nel 1855 il Barone Felice Spitaleri di Muglia mise a dimora sull’Etna tra gli 800 e i 1.000 metri d’altezza, nel feudo Solicchiata, in ampie terrazze vulcaniche, i vitigni bordolesi Cabernet franc Merlot e Cabernet sauvignon gli stessi che ancora oggi producono questo importante vino. Il Castello Solicchiata ricevette il primo premio all’Esposizione di Londra nel 1888, il Grande Diploma d’Onore e Medaglia d’Oro a Palermo nel 1889, Vienna 1890, Berlino 1892, Bruxelles 1893, Milano 1894 e fu la prima fornitura ufficiale della Real Casa d’Italia. Il Barone Spitaleri ebbe il privilegio di potere innalzare lo stemma reale sul detto castello per il progresso enologico del Regno d’Italia".

Come si vede, si parte da molto lontano, e la narrazione è un bel po' fascinosa. Dei vini che ho assaggiato ho voluto acquistare immediatamente il Secondo, che deve il suo nome alla tradizione bordolese del secondo vino aziendale, quello insomma cadetto e con minori pretese. Tuttavia è quello che ho trovato irresistibile. Fedele alla sua missione rievoca Bordeaux anche dalla bottiglia e dall'etichetta (e io non sono normalmente sensibilissimo a questi aspetti formali, ma qui faccio un'eccezione). Il vino in sé al naso annuncia l'attraente ventaglio gommoso (nel senso del pneumatico, ma non spaventatevi, è una roba buona), tra la liquirizia e il frutto denso. In bocca si stende elegante, manco a dirlo verrebbe da evocare un tratto di nobiltà nemmeno decadente (possibile che le suggestioni storiche prendano il sopravvento, ma tant'è). Una bevuta di grande godimento, e infine un altro aspetto che per me determina la valutazione: il famoso rapporto prezzo qualità.

Su questo punto è possibile un altro dibattito: molti assaggiatori che conosco non valutano il vino tenendo conto del prezzo. Questo è un modo direi puro di giudicare il vino, e probabilmente anche più corretto, tuttavia a me non riesce quasi mai. Per questo, se consideriamo che il Secondo di Solicchiata costa in enoteca sui dodici euro, finisco per dare a vini così il mio primato sentimentale. In termini di punteggi gli assaggi delle ultime fiere mi hanno ovviamente fatto conoscere cose superiori, ma alla fine io ho in mente questo, quale mio vino del cuore. Anche a causa di quello che ora tutti chiamano, a ragione, rapporto prezzo/felicità.

mercoledì, aprile 08, 2015

Appuntamenti vinosi in Liguria tra maggio e giugno 2015 (superlavoro)

Post di servizio e di auto-servizio, visto che non ho voglia di aggiungere memotak alla mia scrivania. Nei prossimi mesi da queste parti ci sono almeno cinque appuntamenti abbastanza imperdibili quindi me li segno (e ve li segno). Io ci sarò, ergo ci si vede là as usual.

Domenica 3 maggio, e lunedì 4 maggio: Vinidamare a Camogli. Non ho trovato un sito di riferimento ma se ne parla qui.

Domenica 10 maggio: Vino naturalmente vino a Chiavari, micro rassegna ma sappiamo tutti che piccolo è bello. Peraltro ha pure il sito.

Domenica 17 maggio e lunedì 18 maggio: Mare&Mosto a Sestri Levante. Non ha una home ufficiale ma lo annuncia l'Associazione Italiana Sommelier Liguria quindi mi fido. Qui un altro link utile.

Domenica 17 maggio: Slow Fish a Genova (che per la verità comincia il 14 maggio). Il conflitto non è solo di date ma riguarda anche la mia presenza a questo laboratorio: "Sigaro Toscano tra vini biodinamici e farinata", alle ore 16 di domenica appunto. Bacco e tabacco, la battuta la evito, ma voi venite eh? La contaminazione di piaceri differenti si prospetta interessante, ci divertiremo.

Lunedì 15 giugno [update]: Un mare di Champagne, ad Alassio, Grand Hotel. Dalle 14 alle 20 "100 etichette circa di Champagne alla presenza di 52 maison".

Domenica 21 giugno e lunedì 22 giugno: Terroirvino a Genova. Essendo "l'incontro tra vino, persone e web" il sito ce l'ha e pure col turbo (magari gli altri prendessero esempio).

martedì, marzo 17, 2015

Primi assaggi di 2014. Belle sorprese a mia insaputa

Un aspetto divertente di questo lavoro è la memoria delle stagioni. Dato il mestiere che faccio, è inevitabile che uno si ricordi se una certa estate è stata calda o no: in definitiva condiziona la vendemmia. Poi ci si mettono anche altri fattori. Io per esempio negli ultimi anni ho sempre avuto scooter col parabrezza alto: tanto che ad ogni estate (soffrendo il caldo) mi dicevo "adesso lo smonto, almeno per qualche mese". Poi la pigrizia aveva sempre il sopravvento e mi buscavo la calura. Così a giugno del 2014, cambiando scooter, ho scelto uno senza parabrezza, ché tanto arrivava l'estate e volevo nuovamente sentire il vento tra i capelli (licenza poetica).

E invece, l'estate del 2014 l'ho passata a bagnarmi, indossando cerate o felpe perché il caldo non s'è visto. Quindi per un po' mi ricorderò di questa estate sfortunata, perlomeno ogni volta che inforcherò il cavallo d'acciaio. La vendemmia 2014 di conseguenza è stata memorabile per il maltempo, ed è passata alla storia come annata non buona - anzi, m'è toccato leggere pure che nel 2014 non bisognava produrre vino. Fortuna che le cose, alle solite, sono sempre un po' più complesse di così.

Sarà anche che un modo per avere sorprese piacevoli ad un assaggio è coltivare aspettative bassissime. Apri un 2014 come il Vermentino di Turco e pensi "evabbè, sacrifichiamoci". E invece ti accorgi di trovarlo buonissimo, equilibrato, delicato, profumato. Insomma, assaggiato e comprato al volo (in enoteca sta sui 12 euro). Lo stesso giorno assaggio anche un campione di botte di cortese 2014, ed è pure meglio. Quindi, abbandonando qualsiasi aspettativa, è semmai il caso di raccomandare una cosa già nota: niente pregiudizi.

sabato, febbraio 21, 2015

Il Rosso di Montalcino Tiezzi 2013 vince il premio "vino esemplare del nuovo millennio" (a casa mia)

Dato che il millennio è cominciato da una quindicina d'anni potremmo pure provare a definire cosa sono i vini di successo d'ora in poi. In attesa che cambino nuovamente gli standard, visto che sono già cambiati diverse volte ed è quindi possibile che succeda di nuovo in futuro.

Dunque questo vino, dicevo: è esemplare dello stile contemporaneo. Siccome i vini muscolosi e roboanti sono il passato, il Poggio Cerrino di Tiezzi è perfetto per dire cosa sia lo stile: parte piano, al naso, non spara i fuochi artificiali, ma ben presto nel bicchiere si comincia a distinguere qualcosa di irresistibile: una vena di cioccolato nobile, sublime ed elegante, quasi un richiamo di liquore al cioccolato.

Questo termine però è scivoloso: le note cioccolato/caffè in realtà sarebbero patrimonio di millemila altri rossi più o meno esagitati, già visti e quindi probabilmente meno significativi. Bisogna appunto vedere come è stato declinato (interpretato?) il descrittore, in modo unico ed elegantissimo, per affermare con qualche certezza che il Rosso di Montalcino 2013 di Tiezzi ha fatto centro: piacevolezza molto vivida senza urlare, corpo snello non scarnificato, insomma un vino elettrico, scattante, forse non il genere del vino masticabile ma appunto quello era il passato, ed il presente sembra nettamente meglio.

Un assaggio esemplare, e con qualche orgoglio lo allineo sui miei scaffali. Considerando che in giro sta intorno ai 13 euro, notevole prezzo prestazioni.

domenica, gennaio 25, 2015

Soprattutto mancherebbe quell'altra cosa

Due tweet a caso. Il Foglio ha notoriamente un coraggio da leoni. Oltre a quello, piacerebbe molto avere tutto il resto.

lunedì, gennaio 19, 2015

A Genova non ci si annoia. A Febbraio due rassegne nel giro di una settimana

Se avete voglia di farvi un giro nel meraviglioso mondo delle fiere vinose, a Genova nei primi giorni di febbraio si susseguono due iniziative meritevoli.

La prima (Domenica 1 e Lunedì 2 Febbraio) è VinNatur Genova 2015: una specie di anticipazione/sconfinamento della famosa kermesse vin-naturista che si tiene ogni anno a Villa Favorita nel periodo del Vinitaly. Qui trovate info, dettagli logistici, e aziende partecipanti.

La seconda (Lunedì 9 Febbraio) è il banco d'assaggio di un distributore locale, Storie di Vite, che presenta la sua selezione di "vini di territorio", come da claim. Presso il Salone delle Feste, Piazza Campetto 8/a (secondo piano) con orario 14,30 – 17,30 (per operatori professionali, giornalisti, enoteche, ristoranti, wine bar) e dalle 17,30 alle 21,30 aperto al pubblico (ingresso 5 euro). Molti dei produttori selezionati e presenti in assaggio sono tra quelli che vendo, per cui non serve dirvi che si tratta di robe meravigliose. Comunque, l'elenco dei 24 produttori presenti è questo:

LIGURIA: Roberto Rondelli; PIEMONTE: Ugo Lequio, Barbaglia; VENETO: Az. Agr. Walter Miotto, Davide Vignato; FRIULI: Marco Sara; EMILIA ROMAGNA: Podere Cipolla, Costa Archi; TOSCANA: Val delle Corti, Istine; LAZIO: Andrea Occhipinti; CAMPANIA: I Favati, Contrada Salandra; PUGLIA: Podere 29; CALABRIA: Cataldo Calabretta; SICILIA: Nino Barraco; GERMANIA: Furst Lowenstein; FRANCIA: Laherte Frères (Champagne); Roger Belland, Chantal Lescure (Borgogna); Pierre Martin, Mathieu Cosme, Philippe Tessier, Domaine FL (Loira).

 Io sarò presente alla prima e alla seconda, quindi come d'uso ci si vede lì.

venerdì, gennaio 16, 2015

Questo Cirò è salato

Questo Cirò è salato ma non per il prezzo, visto che costa sugli undici euro. Però appena aperto aveva una vena quasi salmastra, assieme ad una frutta dolce e intensa (amarena, direi). Dopo un po' nel bicchiere esce fuori una meravigliosa speziatura (pepe), che assieme ai tannini molto energici lo rendono una bevuta irresistibile.

Assaggiato la prima volta un po' di tempo fa, e ora felicemente allocato sui miei scaffali. La felicità maggiore però era averlo ierisera nel bicchiere: Cirò Rosso Classico Superiore 2013, Cataldo Calabretta.