Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
giovedì, aprile 27, 2006
Scopri la differenza.
Circa un annetto fa transitavo per la locale Coop, brandendo il mio amato smartphone; l'occhio mi cadeva su cio' che ritrae la foto numero uno: una bottiglia di Barbaresco 1998, Pio Cesare, incautamente ribattezzato Cesari sul cartellino prezzi. La bottiglia troneggiava in piedi, in una illuminatissima teca di vetro e metallo; era circa un anno fa, cliccare per credere.
Oggi, stessa Coop, stessa teca: ecco a voi la foto numero due, che vedete quassu'; non abbiamo prove che si tratti della stessa bottiglia, d'accordo, ma atteniamoci agli indizi: stessa annata, stesso prezzo (macche' aumenti!) e stesso refuso; per loro sempre Pio Cesari e', ma leggere l'etichetta, no?
Vogliamo fare qualche considerazione accessoria? E' appena il caso di far notare che la conservazione ideale di un rosso importante (ma pure di uno plebeo, dai) non e' in verticale, alla luce, in una specie di teca sottovetro che, se possibile, aumenta pure l'effetto serra da faretti. La vendemmia 1998, riferita al Barbaresco, e' alquanto risalente (considerate che si commercializza il 2003, ormai). Quindi il rosso che abbiamo qui baldanzosamente esposto (brava la mia Coop-sei-tu, diffondi con orgoglio la qualita') si avvia presumibilmente alla maturita'; domanda: comemai la Coop non propone annate piu' recenti? Risposta: sempre presumibilmente lorsignori si sono procurati delle partite di invenduto chissaddove, e opla', pure Coop puo' dire di vendere vino di qualita', tra un tavernello e un altro.
La differenza maggiore tra la foto numero uno e quella numero due e' data dal fatto che, vicino alla bottiglia di vendemmia '98, appare una bottiglia di '99. Urra'.
Ci rivediamo tra un anno.
mercoledì, aprile 26, 2006
An intelligent slice of vice.
Wine X Magazine ha una nuova pagina web, migliorata e assai piu' navigabile. Se vi piace la terminologia descrittiva irrituale riferita al vino, dovrebbe essere la vostra cup of tea; a me piace assai.
Un aspetto a caso, scelto tra mille: il loro sistema valutativo non si misura in bicchieri, grappoli, stelle o pianeti; usano l'ics-rating: XXX, triple X, per il vino che assicura il massimo godimento. Non male, come sistema di riferimenti.
domenica, aprile 23, 2006
Il peggior (wine) blog esistente.
[Premessa: ci risiamo, ci ricasco, in questo post parlo di blog. Un blog che parla di blog, bleah, lo so che questo rappresenta il Male in se', ma si trattava di un'emergenza, leggete e vedrete che e' cosi']
C'e' un blog che ultimamente leggo con piacere ed interesse: e' il peggior (wine) blog esistente. E' scritto da un giornalista brillante, i contenuti sono originali, interessanti, spesso assai condivisibili.
Tuttavia, c'e' un problema.
Per qualche insondabile ed incomprensibile motivo, la piattaforma usata dal blogger non sembra essere una vera piattaforma blog; si legge solo l'ultimo post, la restante produzione va cercata in archivio; l'archivio non si chiama cosi', peraltro; i permalink non sono indicati; ovviamente non ci sono feed RSS. La consultazione e' macchinosa al limite del masochismo: tanta sofferenza non si giustificherebbe in nessun modo, qui nel comodo mondo della realta' digitale, se il blog non fosse quello di Paolo Massobrio.
Prendete per esempio l'ottimo post che fustiga le cattive abitudini di certi bar, quando riciclano come stuzzichini gli avanzi di mezzogiorno all'ora dell'happy hour: e' un post da standing ovation. Ora, perche' il suo permalink l'ho dovuto scovare con tecniche di reverse engineering? Perche' non si possono visualizzare gli altri post, ma solo l'ultimo? Perche' il webmaster non ha voluto uniformarsi agli usi comuni? Misteri insondabili; nel frattempo, ci tocca soffrire.
C'e' un blog che ultimamente leggo con piacere ed interesse: e' il peggior (wine) blog esistente. E' scritto da un giornalista brillante, i contenuti sono originali, interessanti, spesso assai condivisibili.
Tuttavia, c'e' un problema.
Per qualche insondabile ed incomprensibile motivo, la piattaforma usata dal blogger non sembra essere una vera piattaforma blog; si legge solo l'ultimo post, la restante produzione va cercata in archivio; l'archivio non si chiama cosi', peraltro; i permalink non sono indicati; ovviamente non ci sono feed RSS. La consultazione e' macchinosa al limite del masochismo: tanta sofferenza non si giustificherebbe in nessun modo, qui nel comodo mondo della realta' digitale, se il blog non fosse quello di Paolo Massobrio.
Prendete per esempio l'ottimo post che fustiga le cattive abitudini di certi bar, quando riciclano come stuzzichini gli avanzi di mezzogiorno all'ora dell'happy hour: e' un post da standing ovation. Ora, perche' il suo permalink l'ho dovuto scovare con tecniche di reverse engineering? Perche' non si possono visualizzare gli altri post, ma solo l'ultimo? Perche' il webmaster non ha voluto uniformarsi agli usi comuni? Misteri insondabili; nel frattempo, ci tocca soffrire.
venerdì, aprile 21, 2006
Vita da blogstar.
Moglie, al telefono: - che fai?
Io [finto modesto] - uh, stavo.. rispondendo ad un email, mi intervistano, eh, la pubblicano sul prossimo Bargiornale..
Moglie: - potresti fare la spesa stasera quando torni.
Io: - .. dice che intervista i blogger che scrivono di wine and food, sai, il mio blog..
Moglie: - segnati il latte, il caffe', poi serve la carta da cucina.
Io: - .. anche Antonio Tombolini ha letto un mio pezzo sul suo podcast, pensa..
Moglie: - manca pure la carta igienica. Ah, il pane!
Io: - .. si, be', d'accordo.. finisco l'intervista, eh..
Moglie: - che?
Io: - .. l'intervista sul blog, dicevo, la pubblicano su..
Moglie: - si, si, ciao. [clic]
Le famose masse.
Verrebbe da dire: ecco dove sono andati a finire tutti i miei clienti (data l'enoteca deserta). Secondo Adnkronos "saranno fra gli 8 ed i 10 milioni gli italiani che si muoveranno per il ponte del 25 aprile", che significa una cosa tipo un italiano su cinque, all'incirca.
La bella notizia viene subitamente controbilanciata da Coldiretti, che sul sito Agi ammonisce: "Sul mercato statunitense per la prima volta le esportazioni di vino australiano con una crescita record del 13,7 per cento sorpassano in valore quelle Made in Italy che pure aumentano a un tasso del 7,9 per cento". Uno non fa a tempo a rallegrarsi fischiettando "ma cos'e' questa crisi", che subito qualcuno arriva a rovinare la festa.
martedì, aprile 18, 2006
Del giornalismo, dei blog, dei commenti, e delle coincidenze.
Sulla contrapposizione giornalismo mainstream e blogsfera in molti si sono gia' intrattenuti, in modo a volte pure polemico, e quindi glisserei, per amore del buonismo; c'e' sempre questa interessante lettura di Massimo Mantellini per quanti desiderino approfondire.
Oggi leggo quanto scrive Filippo, che a sua volta commenta Radio Simplicissimus, che a sua volta rileva una certa non-copertura dell'evento Vinitaly da parte della eno-food-blogsfera (oddio, siamo gia' categoria, tra poco pure Association, portate pazienza). Dice Fil: "Vinitaly non è un'esperienza a misura di blogger e neppure a misura di uomo, che poi è lo stesso. Non la puoi assorbire totalmente, dominare, fare tua". E' un punto di vista abbastanza condivisibile; io aggiungerei: soprattutto se non ne hai voglia. E soprattutto se non rilevi abbastanza spunti da innescare il meccanismo della comunicazione-dal-basso che qualifica il blog. Tra i commenti Lizzy afferma, pero': "Di spunti per raccontare il Vinitaly anche quest'anno ce n'erano a bizzeffe. Il fatto che i vari blogger non siano stati capaci di parlarne mi rafforza nel sospetto che la maggior parte di loro non sono giornalisti...e che quindi in condizioni di lavoro più complicate o solo più impegnative facciano fatica a muoversi"
Che dire, pure questo e' vero. Conviene ribadire che chi fa bloggume e' molto lontano dai meccanismi dell'informazione tipici di certa stampa mainstream. Nessuno ci obbliga a dire alcunche', se non si trova uno spunto interessante; aggiungerei, poi: si sente il bisogno di ulteriori commenti su Vinitaly? E' l'eno-evento piu' coperto dalla stampa che ci sia; quasi quasi c'e' da sentirsi onorati, se si sente l'esigenza pure del nostro (passatemi il plurale) intervento.
E poi, ci sono le coincidenze. Proprio oggi leggo questo articolo su IlTempo.it, dove una giornalista scrive, con un certo sprezzo del pericolo: "Champagne al posto del vino. L’ultima sfida". Oh, caspita, ma e' una notizia? Pare di si, pare proprio che "le bollicine più attranenti (sic) rigorosamente francesi diventano bevanda raffinata e fresca da accompagnare tutto il pasto".
Non infierire e' un po' difficile: ma che notizia e' questa? Che lo Champagne sia vino da tutto pasto, e non da dessert, per dire, e' una cosa ripetuta ovunque tranne che allo Zecchino d'Oro. Proseguendo nell'articolo, tra un paio di refusi teribbili, come si dice a Roma, si legge pure "seduzione esercitata da una coppa o flut (sic) di Champagne". Coppa? L'ultima volta che ho visto versare lo Champagne nelle coppe era il '74. Quanto alle flute, pure quelle sono aborrite.
Ribadisco, che informazione e' mai questa? Se devo giudicare spannometricamente, considerando che si parla di una iniziativa Moet sugli abbinamenti, direi che e' un redazionale, uno di quegli articoli che certa stampa e' tenuta quasi obbligatoriamente a redigere.
E' un tipo di obbligo che chi scrive in rete non credo conosca; ma come dicevo, e' solo una coincidenza.
Oggi leggo quanto scrive Filippo, che a sua volta commenta Radio Simplicissimus, che a sua volta rileva una certa non-copertura dell'evento Vinitaly da parte della eno-food-blogsfera (oddio, siamo gia' categoria, tra poco pure Association, portate pazienza). Dice Fil: "Vinitaly non è un'esperienza a misura di blogger e neppure a misura di uomo, che poi è lo stesso. Non la puoi assorbire totalmente, dominare, fare tua". E' un punto di vista abbastanza condivisibile; io aggiungerei: soprattutto se non ne hai voglia. E soprattutto se non rilevi abbastanza spunti da innescare il meccanismo della comunicazione-dal-basso che qualifica il blog. Tra i commenti Lizzy afferma, pero': "Di spunti per raccontare il Vinitaly anche quest'anno ce n'erano a bizzeffe. Il fatto che i vari blogger non siano stati capaci di parlarne mi rafforza nel sospetto che la maggior parte di loro non sono giornalisti...e che quindi in condizioni di lavoro più complicate o solo più impegnative facciano fatica a muoversi"
Che dire, pure questo e' vero. Conviene ribadire che chi fa bloggume e' molto lontano dai meccanismi dell'informazione tipici di certa stampa mainstream. Nessuno ci obbliga a dire alcunche', se non si trova uno spunto interessante; aggiungerei, poi: si sente il bisogno di ulteriori commenti su Vinitaly? E' l'eno-evento piu' coperto dalla stampa che ci sia; quasi quasi c'e' da sentirsi onorati, se si sente l'esigenza pure del nostro (passatemi il plurale) intervento.
E poi, ci sono le coincidenze. Proprio oggi leggo questo articolo su IlTempo.it, dove una giornalista scrive, con un certo sprezzo del pericolo: "Champagne al posto del vino. L’ultima sfida". Oh, caspita, ma e' una notizia? Pare di si, pare proprio che "le bollicine più attranenti (sic) rigorosamente francesi diventano bevanda raffinata e fresca da accompagnare tutto il pasto".
Non infierire e' un po' difficile: ma che notizia e' questa? Che lo Champagne sia vino da tutto pasto, e non da dessert, per dire, e' una cosa ripetuta ovunque tranne che allo Zecchino d'Oro. Proseguendo nell'articolo, tra un paio di refusi teribbili, come si dice a Roma, si legge pure "seduzione esercitata da una coppa o flut (sic) di Champagne". Coppa? L'ultima volta che ho visto versare lo Champagne nelle coppe era il '74. Quanto alle flute, pure quelle sono aborrite.
Ribadisco, che informazione e' mai questa? Se devo giudicare spannometricamente, considerando che si parla di una iniziativa Moet sugli abbinamenti, direi che e' un redazionale, uno di quegli articoli che certa stampa e' tenuta quasi obbligatoriamente a redigere.
E' un tipo di obbligo che chi scrive in rete non credo conosca; ma come dicevo, e' solo una coincidenza.
domenica, aprile 16, 2006
Riassunto delle puntate precedenti.
L'amico dice: ma quando lo scrivi, il blog, e' una settimana che non scrivi niente.
Essenzialmente io scrivo quando sono ispirato, ho la tempra dell'artista, modestamente.
No, dai, seriamente: io scrivo in preda all'insonnia; mi capita d'esser sveglio nel cuore della notte, e creo. Come diceva mia nonna, le penso di notte e le dico di giorno. Questa settimana ho stranamente avuto sonni sereni, quindi la produzione creativa ne ha risentito. Nel frattempo ho incrociato svariate interessanti letture meritevoli di essere segnalate; faro' un riassunto delle puntate precedenti.
Delitto e castigo.
E cosi' Mr. Bonilli ha avuto la meglio su Mr. Levi; non sto a ricordarvi che e' successo, basta dire che Il boss del Gambero sul suo blog ha detto peste e corna della Grappa Levi (a mio modo di vedere, senza eccedere; ma son punti di vista) ed ha ottenuto una querela. Il giudice non ha accolto la richiesta. Che altro dire? Questa settimana, forse vi sara' sfuggito, noi comunistacci abbiamo vinto le elezioni; certa stampa straniera ha salutato la dipartita di Silvio dalle stanze del potere con un titolo cosi' formulato: "Fine della storia per il Padrino" per poi aggiungere nel catenaccio: "E il capo della mafia viene arrestato in Sicilia". Tutto chiaro? Hanno detto "Padrino", mica scherzi. Ora, mi pare evidente che esistono differenti livelli di liberta' di stampa, qui in giro: si puo' dare del capomafia ad un capo di stato, ma se dici che la Grappa Levi... no, vabbe', non lo ripeto. Insomma, per quello, si rischia.
Tanto rumore per nulla.
Franco Ziliani non ha bisogno di un esegeta, quando scrive, molto chiaramente: "fattori come la reperibilità dei vini e l’attenzione agli aspetti commerciali ... non vanno in alcun modo demonizzati e costituiscono un plus per il visitatore – appassionato". Eppure il suo post sulle rassegne di Villa Mattarana e Villa Favorita finisce per generare distinguo un po' verbosi (leggetevi tutto quando avete tempo) che ottengono di innescare il meccanismo perverso dell'excusatio non petita, accusatio manifesta. Mi spiace notare che l'accusa d'esser commerciali possa vagamente irritare; lo dico senza ironia, essendo io ben peggio di loro: io sono commerciale al cubo. E questo ci porta direttamente alla prossima puntata, che si intitola
La lettera scarlatta.
Quando discetto di vino con i locali amici di Arcigola Slow Food, c'e' sempre qualcuno che mi zittisce perche' io, alla fine, "sono un commerciale". Il concetto e' semplice: essendo io un ignobile individuo che col vino si arricchisce, il mio giudizio non puo' che essere, fatalmente, viziato. A questa osservazione non bisogna obiettare con dichiarazioni polemiche del tipo "e infatti voi di Arcigola siete tutti Francescani" -- questo e' gravemente scorretto, e' poco zen e non e' riequilibrante del kharma. Bisogna piuttosto accettare serenamente il fatto che noi commerciali abbiamo tatuata sulla pelle la lettera scarlatta simbolo dell'Infamia, a forma del logo dell'euro. In questo mondo di puri e di poeti del vino, noi laidamente passiamo all'incasso. Anzi, subdolamente frequentiamo luoghi come le rassegne di Vini Veri et similia col vile scopo di farne lucro: vi confesso che sto pure puntando quei komunistacci di Critical Wine; il problema e' che la mia Audi A8 si nota troppo nel loro parcheggio, in mezzo alle Trabant.
Essenzialmente io scrivo quando sono ispirato, ho la tempra dell'artista, modestamente.
No, dai, seriamente: io scrivo in preda all'insonnia; mi capita d'esser sveglio nel cuore della notte, e creo. Come diceva mia nonna, le penso di notte e le dico di giorno. Questa settimana ho stranamente avuto sonni sereni, quindi la produzione creativa ne ha risentito. Nel frattempo ho incrociato svariate interessanti letture meritevoli di essere segnalate; faro' un riassunto delle puntate precedenti.
Delitto e castigo.
E cosi' Mr. Bonilli ha avuto la meglio su Mr. Levi; non sto a ricordarvi che e' successo, basta dire che Il boss del Gambero sul suo blog ha detto peste e corna della Grappa Levi (a mio modo di vedere, senza eccedere; ma son punti di vista) ed ha ottenuto una querela. Il giudice non ha accolto la richiesta. Che altro dire? Questa settimana, forse vi sara' sfuggito, noi comunistacci abbiamo vinto le elezioni; certa stampa straniera ha salutato la dipartita di Silvio dalle stanze del potere con un titolo cosi' formulato: "Fine della storia per il Padrino" per poi aggiungere nel catenaccio: "E il capo della mafia viene arrestato in Sicilia". Tutto chiaro? Hanno detto "Padrino", mica scherzi. Ora, mi pare evidente che esistono differenti livelli di liberta' di stampa, qui in giro: si puo' dare del capomafia ad un capo di stato, ma se dici che la Grappa Levi... no, vabbe', non lo ripeto. Insomma, per quello, si rischia.
Tanto rumore per nulla.
Franco Ziliani non ha bisogno di un esegeta, quando scrive, molto chiaramente: "fattori come la reperibilità dei vini e l’attenzione agli aspetti commerciali ... non vanno in alcun modo demonizzati e costituiscono un plus per il visitatore – appassionato". Eppure il suo post sulle rassegne di Villa Mattarana e Villa Favorita finisce per generare distinguo un po' verbosi (leggetevi tutto quando avete tempo) che ottengono di innescare il meccanismo perverso dell'excusatio non petita, accusatio manifesta. Mi spiace notare che l'accusa d'esser commerciali possa vagamente irritare; lo dico senza ironia, essendo io ben peggio di loro: io sono commerciale al cubo. E questo ci porta direttamente alla prossima puntata, che si intitola
La lettera scarlatta.
Quando discetto di vino con i locali amici di Arcigola Slow Food, c'e' sempre qualcuno che mi zittisce perche' io, alla fine, "sono un commerciale". Il concetto e' semplice: essendo io un ignobile individuo che col vino si arricchisce, il mio giudizio non puo' che essere, fatalmente, viziato. A questa osservazione non bisogna obiettare con dichiarazioni polemiche del tipo "e infatti voi di Arcigola siete tutti Francescani" -- questo e' gravemente scorretto, e' poco zen e non e' riequilibrante del kharma. Bisogna piuttosto accettare serenamente il fatto che noi commerciali abbiamo tatuata sulla pelle la lettera scarlatta simbolo dell'Infamia, a forma del logo dell'euro. In questo mondo di puri e di poeti del vino, noi laidamente passiamo all'incasso. Anzi, subdolamente frequentiamo luoghi come le rassegne di Vini Veri et similia col vile scopo di farne lucro: vi confesso che sto pure puntando quei komunistacci di Critical Wine; il problema e' che la mia Audi A8 si nota troppo nel loro parcheggio, in mezzo alle Trabant.
domenica, aprile 09, 2006
Due o tre cose, buttate li'.
Ah, bello tornare a casa. Quattro giorni abbastanza intensi, piacevoli, e qualche bella scoperta. Essere sistematici non e' facilissimo, e' sera tardi, la stanchezza eccetera. Tantovale procedere per punti, due o tre cose, buttate li'.
1. Ma che gli piglia ai siciliani? Possibile mai che un buon rosso di Sicilia mi costi piu' di un Docg piemontese? E' il secondo anno di fila che vedo prezzi preoccupanti in Sicilia, ed in generale al sud, mentre a nord vedo Barbaresco (dico Barbaresco, mica pizza e fichi) che costano meno di un qualche sconosciuto Nero d'Avola; mah. Per non dire di Chianti notevolissimi che rispetto al citato siciliano costano la meta'. Ari-mah.
2. Definitivamente, se avessi un euro per ogni volta che ho sentito formulare il termine "minerale" durante questi quattro giorni, non avrei bisogno di lavorare, mai piu'.
3. Scene di incomunicabilita' a Villa Favorita. Stand di vini alsaziani, con giovane produttrice alsaziana; come e' noto ai piu', l'Alsazia e' una regione europea passata dalla Germania alla Francia, dopo la Prima guerra mondiale; i paesi hanno nomi tedeschi, gli abitanti (ergo pure i produttori di vino) hanno nomi tedeschi, vinificano riesling e gewurtztraminer, ma sono francesi: difatti l'avvenente produttrice che ho davanti parla francese, e capisce pure il mio inglese (cosa encomiabile in se'). Arriva un tizio ad assaggiare, tedesco, che in tedesco si rivolge alla produttrice alsaziana; io non parlo tedesco ma lo capisco, mentre per ironia della sorte e della storia geopolitica l'alsaziana non lo parla ne' lo capisce; il tedesco parla solo tedesco, essendo coerente, ed in tedesco chiede all'alsaziana notizie su una certa vendemmia; l'alsaziana guarda prima lui poi me, con occhio implorante, tipo: "ma che dice, questo?" cosi' io in inglese spiego all'alsaziana che vuole il tedesco. Lei mi risponde in francese ed io rispiego il tutto, rigorosamente in italiano, al tedesco; e concludo: "hai capito?" E lui: "nein". A quel punto sento il bisogno di un'aspirina.
4. In mezzo alle altre vicende, sono andato qui. Naturalmente c'era lui e pure lui, nonche' lei; ho conosciuto anche lei. Piu' tantissimi altri che non so dire. Come direbbe lui, son cose. A proposito, tu c'eri?
1. Ma che gli piglia ai siciliani? Possibile mai che un buon rosso di Sicilia mi costi piu' di un Docg piemontese? E' il secondo anno di fila che vedo prezzi preoccupanti in Sicilia, ed in generale al sud, mentre a nord vedo Barbaresco (dico Barbaresco, mica pizza e fichi) che costano meno di un qualche sconosciuto Nero d'Avola; mah. Per non dire di Chianti notevolissimi che rispetto al citato siciliano costano la meta'. Ari-mah.
2. Definitivamente, se avessi un euro per ogni volta che ho sentito formulare il termine "minerale" durante questi quattro giorni, non avrei bisogno di lavorare, mai piu'.
3. Scene di incomunicabilita' a Villa Favorita. Stand di vini alsaziani, con giovane produttrice alsaziana; come e' noto ai piu', l'Alsazia e' una regione europea passata dalla Germania alla Francia, dopo la Prima guerra mondiale; i paesi hanno nomi tedeschi, gli abitanti (ergo pure i produttori di vino) hanno nomi tedeschi, vinificano riesling e gewurtztraminer, ma sono francesi: difatti l'avvenente produttrice che ho davanti parla francese, e capisce pure il mio inglese (cosa encomiabile in se'). Arriva un tizio ad assaggiare, tedesco, che in tedesco si rivolge alla produttrice alsaziana; io non parlo tedesco ma lo capisco, mentre per ironia della sorte e della storia geopolitica l'alsaziana non lo parla ne' lo capisce; il tedesco parla solo tedesco, essendo coerente, ed in tedesco chiede all'alsaziana notizie su una certa vendemmia; l'alsaziana guarda prima lui poi me, con occhio implorante, tipo: "ma che dice, questo?" cosi' io in inglese spiego all'alsaziana che vuole il tedesco. Lei mi risponde in francese ed io rispiego il tutto, rigorosamente in italiano, al tedesco; e concludo: "hai capito?" E lui: "nein". A quel punto sento il bisogno di un'aspirina.
4. In mezzo alle altre vicende, sono andato qui. Naturalmente c'era lui e pure lui, nonche' lei; ho conosciuto anche lei. Piu' tantissimi altri che non so dire. Come direbbe lui, son cose. A proposito, tu c'eri?
venerdì, aprile 07, 2006
Flash da Verona.
La notizia peggiore, in assoluto, e' il taglio di bilancio che le aziende hanno apportato, tutte, alla voce standiste. Quasi parimerito in ordine di gravita', il Gprs di Vodafone ha latitato per quasi due giorni, sul mio albergo. Altrove, funzionava: una versione digital della nuvola di Fantozzi.
Per le cose serie (ce ne sono, pure, fortunatamente) prossimamente ci si aggiorna.
Per le cose serie (ce ne sono, pure, fortunatamente) prossimamente ci si aggiorna.
mercoledì, aprile 05, 2006
In viaggio con Flickr.
Da domani, Vinitaly.
Come al solito, peggio del solito mi divertiro' a caricare foto sul mio account di Flickr, che per l'occasione fungera' da photo-wine-blog in tempo reale: meraviglie degli smartphone e del gprs. Uno dei miei guru preferiti dice che Flickr sucks, e questo un po' mi spezza il cuore; in effetti, la lentezza e' il vero problema di questa applicazione che, tuttavia, mi ostino ad amare.
Come al solito, peggio del solito mi divertiro' a caricare foto sul mio account di Flickr, che per l'occasione fungera' da photo-wine-blog in tempo reale: meraviglie degli smartphone e del gprs. Uno dei miei guru preferiti dice che Flickr sucks, e questo un po' mi spezza il cuore; in effetti, la lentezza e' il vero problema di questa applicazione che, tuttavia, mi ostino ad amare.
domenica, aprile 02, 2006
Che succede alle griffe?
Nel giro di pochi giorni mi capita di bere un paio di griffe: Guado al Tasso '99 di Antinori e Cremes 2004 di Gaja. Non sono etichette che vendo, e infatti le ho testate in due diversi wine-bar della mia citta'. Succede infatti che quando l'enotecaro esce la sera in compagnia di un vecchio amico, si infili in un'enoteca-con-mescita ad assaggiare e ciarlare di vino (e successivamente del senso della vita) per deformazione professionale e curiosita' enoica, e pure perche' gli piace, via.
Comunque, di due assaggi diversi, resta una sola impressione, alquanto coincidente: che succede alle griffe? Perche' si bevono vini che non sono, a mio avviso, all'altezza della loro fama? Il Guado '99 esibisce un naso sottile, con piacevoli riconoscimenti di tostato, di polvere di caffe', e nuance di legno, ma tutto all'insegna di una esilita' che sconfina nell'inconsistenza; bocca coerente, certamente all'insegna della piacevolezza ma senza lunghezza, senza trama, senza possanza: il confine tra elegante e sfuggente e' labile, a volte. Sia chiaro, parlo di un rosso qualitativo, un vino che si situa su punteggi tipo 82-85/100; ma non all'altezza del suo blasone, non all'altezza delle aspettative (sull'etichetta la Doc Bolgheri Superiore mi farebbe sperare in altra performance) ed infine non all'altezza del prezzo (80 euri).
Con il Cremes di Gaja le aspettative erano, onestamente, inferiori. Vero e' che assaggiare con i preconcetti di una aspettativa e' la via piu' breve alla delusione, e del resto ricordavo il Cremes di Gaja come un vino cadetto rispetto alle produzioni aziendali. Il nome, (cremes, cremisi) si riferisce al colore tipico dei Dolcetto, e difatti Cremes e' un dolcetto senza recare alcun avviso in etichetta, se non l'immaginifico nome scelto dall'azienda, come ormai e' d'uso per molti vini di Gaja. Quando bevo Gaja, mi aspetto i fuochi artificiali; come detto, l'errore sta nelle troppe aspettative, visto che Cremes ha si, un bel naso floreale e fitto; ha si, una bocca piaciona ed equilibrata; tuttavia, e' molto lontano dall'essere un dolcetto indimenticabile; anzi, mentre lo bevevo, il pensiero correva a molti (troppi?) dolcetto assai piu' indimenticabili prodotti da illustri sconosciuti, assaggiati ultimamente. Data la griffe, dato il prezzo, la delusione e' spiazzante: per Gaja, come per Antinori.
sabato, aprile 01, 2006
Oggi, primo aprile.
Finalmente e' pienamente operativo il portale Italia.it.
[Aggiornamento delle 23.25]
Finalmente pure Google pensa ai cuori solitari, con Google Romance.
[Aggiornamento delle 23.25]
Finalmente pure Google pensa ai cuori solitari, con Google Romance.
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