sabato, agosto 07, 2021

Di ritorno da Champagne e Borgogna


Adesso che sono tornato dal mio tour tra Champagne e Borgogna, farò il punto sulla Francia e il suo vino. Rullo di tamburi.

No dai, scherzo: esiste mai un argomento vinoso più sconfinato? Quindi farò altro. Dal momento che questo blog parla di vino e dintorni, mi trovo nell'impasse: per chi scrivo? Per chi conosce già molto - o quasi tutto - sull'argomento? (Tra l'altro: ma che leggete a fare ormai). Oppure faccio una cosa basica, dal titolo molto search engine optimization "come si fa a visitare un produttore di vino in Francia"? Nel dubbio, farò una terza cosa, una summa delle due formule, vediamo cosa ne esce. Se vi interessano esclusivamente i vini e non le mie chiacchiere a margine saltate al punto 3 (tre).

1. In generale i francesi se la tirano e fanno bene
Fissare un appuntamento con un vigneron non è facile. Soprattutto se ci si ostina a voler incontrare solo cantine artigianali. Inoltre ho scelto un periodo non facilissimo per l'accoglienza, alla fine di luglio ci sono lavori in vigna da fare, che preparano la vendemmia: trovare un incastro nella fitta agenda del vigneron è stato difficile e a volte impossibile. Oppure ci sono quelli che sono in meritata vacanza. Pazienza, nel caso organizzatevi con largo anticipo (cosa che ho fatto) e preparatevi a qualche "no monsieur" (cosa che ho fatto). Il vigneron francese di ampio successo è difficile da avvicinare, e ha le sue buone ragioni: quando il tuo prodotto si vende, e il tuo mercato è il pianeta intero, puoi dedicare una porzione minima di tempo al povero pellegrino che bussa alla tua porta per una visita guidata e una serie di assaggi - tutte cose che impegnano per un'ora o due, che il nostro vigneron avrebbe potuto (e voluto) dedicare al potente buyer di [inserisci una nazione ricca a caso]. Quindi non ingrugnatevi se succede, e comunque pensate che le maison industriali invece sono aperte sempre, notte e giorno pranzo e cena, e vi aspettano a braccia aperte. Io manco a dirlo ho puntato solo a quelli della categoria uno, quelli che hanno di meglio da fare che accogliere me. Infine, un buon metodo per scegliere un vignaiolo da visitare è infilarsi in un bistrot che ispira fiducia, e farsi suggerire dall'esercente local. I commercianti sono la salvezza, sempre (a questo concetto dedicheremo un post a parte).

2. La regione della Champagne è bella ma quella di Borgogna è meglio
Se siete persone normali, cioè se non siete fissati col vino e in vacanza magari volete vedere anche qualcos'altro, ecco un paio di appunti. 

In Champagne da vedere c'è primaditutto Reims, con la peraltro meravigliosa cattedrale. Epernay invece mi lascia sempre un po' meh. I ristoranti quasi ovunque hanno orari assurdi, "aperto a mezzogiorno del martedì poi chiuso fino a giovedì con apertura solo serale" - io, per dire, una domenica a Epernay ho trovato aperto solo una specie di pub che serviva birra industriale, la quale era comunque meglio del loro vino a bicchiere. Fuori da Epernay merita una visita Hautvillers, paesino lindo e pinto dove nell'Abbazia riposa Dom Perignon. Andarci è una specie di rito obbligatorio, per recitare la preghiera: Dio fammi diventare non dico ricchissimo, ma abbiente quanto basta da bere Dom Perignon. Le trasferte in auto tra una maison e l'altra sono piacevoli, le vigne pettinate si alternano ai boschi fitti della montagna (in realtà un altipiano) di Reims. Le aree della Champagne sono articolate, tra le altre c'è la Cote des Blancs dove fanno essenzialmente bianco (chardonnay, avevate indovinato eh) e la Montagne de Reims più vocata al pinot nero. Questa è la regola. Però poi tra i primi c'è chi fa pinot nero e tra i secondi c'è chi pianta chardonnay, e a quel punto non ci capisci più molto e vorresti dirgli: mettetevi d'accordo.


La cattedrale di Reims


Interno della cattedrale di Reims


Un vigneto a caso, viaggiando, qui nei dintorni di Mesnil sur Oger


La tomba di Dom Perignon, l'abate che ha codificato la ricetta dello Champagne (quasi un santo)

La Borgogna, eh beh, dal punto di vista turistico vince a man bassa. La regione non è solo il paradiso del pinot noir, sommo rosso che mette assieme leggerezza stile e profondità facendo impazzire di gioia l'enofilo medioman e il guru che ormai ha bevuto il mondo. Tutto ciò avviene nella cornice (abbastanza splendida, sì) di paesaggi segnati dalla lunga linea verde di vigneti, che da nord a sud scende tra rive che nel nome hanno quasi tutto quel che serve a far sognare: Cote d'Or, Cote de Nuits, Clos Vougeot, Vosne Romanée, e infatti i prezzi sono stellari. All'improvviso Dom Perignon vi parrà a buon mercato. I clos, cioè i muretti che delimitano le vigne, formano una scacchiera irregolare e pittoresca, superata in bellezza solo dai vecchi borghi medioevali. Girando per borghi e stradine la bellezza è tale che per un attimo dimentichi il vino, ma dura solo un attimo. Fate (come me) base a Beaune, e da lì potrete girare agevolmente i vari climat, come si chiamano là i cru. Che a loro volta sarebbero le sottozone, vabbe'.


Il castello a Vougeot, meta di turisti


Vigneti attorno al castello di Clos Vougeot


Citofonare Vougeot

3. Ma parliamo di vino, insomma, che ho assaggiato?
In Champagne mi sono dedicato ai mei amati récoltant manipulant, ovvero quei produttori che vinificano unicamente con uve dai vigneti di proprietà. Visitare la cantina e passeggiare per le vigne, inoltre, è tutta un'altra cosa. A Cramant cioè zona da chardonnay (vedi punto 2) Voirin Jumel (piccolo e figo, circa 10 ettari) mi ha fatto sentire una bella selezione di cose deliziose, con qualche novità per me, per esempio il suo Grand Cru Blanc de Blancs dosaggio zero, che ha uno spirito più citrino del butirroso Grand Cru "normale". Poi hanno anche un interessante blanc de noirs (ecco, si diceva...) vispo ma senza l'opulenza dei pinot noir che ha invece un Roger Manceaux, altro recoltant visitato. Sotto la montagne Manceaux ha schierato una notevole produzione di bollicine dense di carattere, bevute vivide e di spessore. Insomma un po' per tutti i gusti, dovrei dire. Poi se mi chiedete chi preferisco, passate in enoteca che ne parliamo. Facendo un bel salto spaziotemporale, tra i borgognoni segnalo Chantal Lescure, che ci ha aperto (merci) le sue cantine per un'interessante degustazione direttamente-dalla-botte delle annate 2020 in affinamento. Lescure ha cantina nel centro di Nuits St. Georges, e vigneti sparsi un po' ovunque nella parcellizzatissima realtà produttiva borgognona. Tra i molti assaggi, avendo voglia di vincere facile, mi ricordo bene (molto, bene) il Vosne Romanée. I prezzi non chiedeteli, arriva settembre e ci sono le scadenze, non volete saperlo.


Vigneti sotto Vorin Jumel a Cramant


Vigneti di Voirin, una sola non bastava


Una parte della cantina di Vorin Jumel


E qualche assaggio


Bottiglie di Champagne in affinamento, da Roger Manceaux


Il magazzino di Manceaux, cose buone in affinamento


Alcune barrique nella cantina di Manceaux


Il signor Lescure (François Chaveriat) spiega con afflato


Una barrique di Pommard 


Non c'entra molto, ma una foto con dedica di Clint Eastwood a me pare rilevante


La cantina di Lescure

Come in ogni gita aziendale, anche questa volta ho scaricato un po' di assaggi direttamente dal bagagliaio dell'enotecaro-car al magazzino in bottega, un piccolo anticipo sui prossimi arrivi, quindi presto (buone notizie) riprendono gli assaggi a bottega. Preparate il green pass (si scherza, non serve da me) che io preparo i bicchieri.