lunedì, dicembre 31, 2007

E diciamo ora addio a quest'anno di m.

[Il Papa, il Presidente della repubblica, e modestamente pure io; accomunati dal messaggio di fine anno]

1. Parliamo un po' di me.
Si avvia alla fine un anno di m. Non sono contento di come e' andata, sia per questioni personali esterne al bloggume, che per questioni di lavoro che invece sarebbero l'oggetto del mio blogghe; in estrema sintesi, pure quest'anno, pagate le tasse e (forse) i fornitori, si rimane con le tasche vuote; nella ridda di analisi che mi dovebbero servire a capire cosa esattamente non va (e che vi risparmio) l'unica cosa che vale veramente la pena di comunicare e' che la mia esperienza di enotecario si sta avviando alla fine. Senza troppi scossoni ne' tragedie, lentamente, questa creatura nata nel 1991 ha esaurito la sua spinta propulsiva, come si diceva un tempo, e il 2008 dovra' servire anche a riflettere sul da farsi. Quel che e' certo, fin da ora, e' che dovro' ripensare a cosa so fare, e verificare se ed in che misura le mie competenze possano essere un mestiere. Il mio amato blogghe servira' pure a questo, scrivero' un curriculum vitae, smanettero' con robe sociali tipo Linkedin, mi guardero' attorno. Verosimilmente da grande faro' il venditore, l'intermediario, insomma l'agente di commercio. Oppure non so che altro. Magari potrei fare il ghost writer di qualche blog danaroso, potrei diventare la faccia presentabile e simpa di qualche industrione vinicolo; proprio un bel contrappasso.

2. Parliamo un po' del mondo.
Ultimamente la mia paranoia deve essersi acuita: mi vedo in un futuro prossimo, rifugiato in una cascina nascosta nelle valli appennine a me note, a coltivare l'orto e aspettare la fine del mondo, con la famiglia, un M16 e molti caricatori; sfortunatamente da queste parti la libera vendita di armi da guerra e' inibita, altrimenti sarei perfetto per entrare in una qualche Michigan Militia, appunto afflitto da crisi pseudo millenaristiche. Poi pero' mi soccorre l'altra patologia, la doppia personalita', e mi sovviene d'essere un potenziale venditore (vedi sopra) lindo e pinto, inserito nella societa', con perenne auricolare direttamente pluggato in the Matrix eccetera. Insomma, tutto 'sto pistolotto per dire che viviamo tempi oscuri ed incomprensibili. A voler riassumere l'anno con una parola, userei "antipolitica", termine vago a descrivere ogni umanoide che ne ha le scatole piene di lorsignori e della loro fuffa (ergo: ogni essere dotato di cerebro). Tuttavia le invettive antipolitiche grillesche sono di gran lunga la meglio cosa successa quest'anno, e mi spiace per gli altri, spesso i migliori tra di noi, che fanno distinguo un po' difficoltosi sulle derive populiste e quant'altro; ovvio che il famoso vaffa ha poca speranza di cambiare il mondo; io resto in fiduciosa attesa di altre proposte maggiormente costruttive, ma come forse si notera' sono tragicamente pessimista; da qualche parte ho letto che in Italia ce ne siamo sempre fregati della cosa pubblica, e abbiamo lasciato la politica in mano a questi cialtroni; ora che ci sarebbe bisogno d'aiuto, che lorsignori dovrebbero guadagnarsi in qualche modo le loro grottesche prebende, ecco che si mostrano per quel che sono: inadeguati. Quindi, ancora, colpa nostra.

3. Parliamo un po' dei blog(z).
Non vorrei incorrere nell'esecrabile pratica delle classifiche, ma uno dei miei blog del cuore e' I numeri del vino, di Marco Baccaglio. Io non so bene perche', ma sono perversamente attratto da questa lettura; i numeri, le cifre, i grafici che raccontano un aspetto assai circoscritto dell'enomondo sono un paradosso blogghistico: non sono, difatti, opinioni; sono fatti, alquanto incontrovertibili. Il blog e' per definizione un cogitodromo, una palestra di opinioni piu' o meno interessanti e condivisibili; ma un bilancio aziendale, che opinione e'? E' un fatto; e' un dato indiscutibile; prendiamo ad esempio il notevole post sul bilancio di Giordano (si, quei bei tipi che vendono vino in tivvu' regalando biciclette e spaghetti). Puoi pensare quel che ti pare del loro vino, e' solo un'opinione; i fatti sono altra cosa, i fatti sono i numeri del bilancio in attivo, con valori che rendono risibile ogni spernacchio. Il che ci rimanda al punto uno di questo post, tra l'altro. Puoi fare un lavoro con impegno, amore e dedizione, ma queste cose non significano alcunche', in banca.
Quest'anno un blog e' stato colpito (e affondato) dalla solita minaccia di querela. Ho avuto il piacere di conoscere Michele Marziani, una persona assolutamente piacevole, pacifica e civile, mentre del querelante ho la conoscenza che deriva dalla visione televisiva (e altro non diro'). E' quasi del tutto vano ribadire il concetto che querelare un blog non e' solo una vera ingiustizia, ma e' proprio inutile: i blog sarebbero commentabili, al contrario dei tiggi' (per i quali, guardacaso, puo' essere coattivamente esatto un canone da signori con le stellette). Sono argomenti stranoti per noi quattro gatti, eppure sembrano arcani per il mondo esterno; per fortuna qualcuno si ostina a spiegare, validamente, a cosa serva e cosa sia questo misterico strumento comunicativo; come suo solito, qui Antonio e' definitivo.

4. Parliamo un po' di te.
Si, intendo proprio te, che stai leggendo; gia' il fatto che tu sia arrivato a leggere fin quaggiu' mi lascia alquanto allibito, francamente non ho parole per ringraziarti; non so, la prima cosa che mi viene in mente sarebbe regalarti un link ad un sito di password craccate per accedere a siti porno, assumendo con questo che tu, sia maschio che femmina, indulgi nelle mie stesse patologie voyeuristiche. Davvero non saprei come dirti grazie, per essere in qualche misura interessato a questo luogo virtuale. Come vedi, io credo profondamente nel mezzo di comunicazione che redigo, al punto che, quando qualcuno mi chiede "come va?" mi verrebbe da rispondere "leggiti il mio blog". Quindi, tu sei nell'invidiabile condizione di sapere come (mi) va. E allora grazie per l'interessamento, potrei dire. L'anno prossimo mi ritrovi qui, e io spero di ritrovarti.
Baci, abbracci, eccetera.

domenica, dicembre 23, 2007

Effetto Carla


La notizia non e' Sarko' assai filoitaliano, ultimamente, che sceglie un nostro Dolcetto a pranzo. In fondo era a pranzo in Italia, e il terroir va rispettato. La notizia non e' quanto riportato da Il Tempo, garrulo: "l'Italia, si sa, non ha niente da invidiare al vino francese" (segue scoramento; ma certo, parlando di Orvieto, poi). No, la notizia e' l'abbinamento irrituale: Dolcetto sul sorbetto di frutta.

domenica, dicembre 16, 2007

E dopo, etilometro per tutti


Apprendo sgomento l'esistenza del Vino del Carabiniere - dopo l'omonimo amaro, croce e delizia di ogni enotecaro a Natale; ma perche' continuate a chiederlo?
Comunque, consola leggere che tràttasi di "un vero nettare, realizzato con uve scelte e senza l’aggiunta di sostanze chimiche". E bravi i miei CC, pure loro nella cricca viniveri-noglobal.

giovedì, dicembre 13, 2007

Porthos blogga (ma probabilmente non lo sa)



Incredibile dictu, pure Porthos (che e' da sempre la meglio pubblicazione del mio settore, amen) accrocchia qualcosa di vagamente due-punto-zero, youtubizzando la presentazione che vedete; chissa' se lo sanno, che questo e' bloggare. Certo se si decidessero a far cose come abilitare i commenti a un articolo da standing ovation, uno potrebbe dirci quanto m'e' piaciuto il tutto; e invece mi tocca farci un post (appost).
A quest'ora di notte, poi. Uff.

martedì, dicembre 11, 2007

Viene via con poco


Per un po' ho provato ad ignorare le notiziole che mescolano luxury ed enomondo: il vino dello stilista, la cantina del cantante, quelle robe li'; poi inciampo in dagospia.com (inutile linkare, che tanto la pagina e' mutevole) e che ti trovo? La cassettina di sei Dom Perignon griffata Lagerfeld, per soli centomila euri. Quindi si potrebbe irresistibilmente maramaldeggiare sui cafonal, su Spike Lee attovagliato (tu quoque!). Ma poi basta la fotina con l'inevitabile errore, per il quale Dom diventa Don; un classico. Impareranno mai?

domenica, dicembre 09, 2007

Guibert & Rolland




A proposito di Guibert, questo piccolo estratto da Mondovino presenta un confronto a distanza tra il vigneron vecchio stile, e Michel Rolland, l'enologo moderno (modernista, pure) assai global. E' una visione istruttiva per conoscere meglio il dibattito, spesso acceso, tra modernisti e tradizionalisti che travaglia il nostro orticello enoico (come molti altri orticelli, del resto). Personalmente, essendo lib-lab, dico sempre che cerco di prendere il meglio dei due ambiti, pure se la simpatia che ho per personaggi come Guibert, ultimamente, mi fa schierare con questi.

[Disclaimer: probabilmente finiro' nelle patrie galere per l'illecito uso di materiale protetto; niente arance, nel caso; una bella lima nella focaccia genovese, semmai].

sabato, dicembre 08, 2007

Elogio del Grenache

Ma poteva pure intitolarsi: a spasso per il Mediterraneo. Chi vive dalle mie parti, in Liguria, sa che la produzione locale verte sui bianchi, ed i rossi costituiscono l'eccezione; pochi, rari, scarsamente significativi; uno su tutti, il Rossese a Dolceacqua. Comunque, ricordo che gia' prima degli anni '80 nell'area del savonese c'era il mito della Granaccia: la Granaccia di Quiliano (DOC assolutamente inesistente) era prodotta da due-tre matti, ed era un rossone underground che pochi potevano dire d'aver bevuto; in compenso, costava cifre spropositate; personalmente vendevo la Granaccia prodotta da Scarrone a circa ventimila lire, 1990 o giu' di li'. Comunque, qui leggete approfondite notizie su questo vino.

Insomma, da queste parti si viene su col mito della granaccia, e, va detto, negli ultimi anni c'e' stata la corsa al reimpianto; ho bevuto pure release dignitose di questo cépage. Al fascino della rarita' io trovo che si aggiunga un aspetto vagamente migrante, riferito a questo vitigno; con altri nomi, alicante, grenache, cannonau, lo ritrovi un po' dovunque, a spasso per quest'area del Mediterraneo. Ogni volta che ne ho occasione lo assagggio, e come d'uso se mi piace lo compro, e lo rivendo. Cosi', quando ho incrociato il listino di Mas de Dumas Gassac, ho avuto una ricaduta granacciofila nel ritrovare un Grenache tra i vini della serie cadetta, Moulin de Gassac; questi rappresenterebbero, di fatto, la linea economica della griffe di Languedoc; per inciso, se non sapete chi sia il produttore, un piccolo indizio: se avete visto Mondovino, ricordate il vigneron che ha piantato una grana a Mondavi? Ecco, quello e': Aime' Guibert.

Insomma, aspettative tante; e il risultato? Eccellente. Per la verita' gli assaggi sono stati due: Grenache 2005 e Syrah 2006; il secondo, aime', bocciato: puzze non gradite al mio nasino modernista. Il 2005 ed il 2006 del Grenache, invece, assai entusiasmanti: la vendemmia piu' risalente, soprattutto, che dimostra l'ottima attitudine all'affinamento di questo rosso; mentre il 2006 ha molto tempo dinanzi a se', ha un fruttato solenne, polpa e fragranza: da bere, ma pure da aspettare.
Cilieginia sulla torta: prezzi competitivi; questo rosso, a bottega, costa sui nove euri.

martedì, dicembre 04, 2007

Babbo Natale enotecaro


Pare che quest'anno si son mossi presto: la corsa ai regali e' in anticipo sui tempi, perlomeno da queste parti. I bilanci, come sempre, si fanno a gennaio; per ora si aumenta il PIL, e si blogga assai meno. Avete fatto i bravi? Attenti, senno' carbone.