Succede che oggi Sara Porro pubblica un post su Intravino che per me è definitivo sotto molteplici aspetti. Dice Sara: «come coloro che hanno 10 anni meno di me sono definiti “nativi digitali”, io appartengo ai “nativi naturali”: il vino naturale, verso cui sono stata sempre spontaneamente attratta per via di valori in cui mi riconosco, è per me in genere semplicemente “il vino”». I nativi naturali sono un (piccolo?) punto di svolta nel dibattito sul vino naturale. E ci voleva una blogger di una generazione successiva alla mia per farmi capire, per dirne una, che io sono un nativo maroniano. Cioè che la mia disdicevole inclinazione alla frutta e alla morbidezza è un fatto anche generazionale, relativo alla mia educazione vinosa, che è situata, essenzialmente, nei primi anni novanta dello scorso millennio.
I collegati disposti di questo fatto sono numerosi. Per esempio: io credo, quasi ineluttabilmente, che Intravino sia diventato una sede fondamentale delle conversazioni in rete sul vino. Al netto delle connivenze e delle amicizie personali che ho con il team di editor, io devo riconoscere che la qualità del dibattito, lì, è incomparabile con qualsiasi altro blog. Lo so, è una dichiarazione un po' forte. Ma ditemi voi dove una giovane (28 anni!) appassionata di food-and-wine trovi il modo di esprimere concetti articolati, complessi e veri, senza essere figlia d'arte, amica degli amici, cooptata, iscritta ad un ordine.
E io, che con orgoglio sono stato un proto-intravinico, adesso leggo Intravino e capisco di più, e meglio, riguardo al mondo del vino e riguardo, in definitiva, a me stesso. Quanto è fantastico tutto questo? Niente guru, niente tromboni, i giovani hanno davvero un posto dove dire, spiegare, articolare, determinare l'essenza del dibattito. Quelli della mia generazione, che sono stati fino a ieri giovani commercianti, giovani blogger (ma io ormai ho 48 anni!) farebbero bene a meditare sul fatto che qui la gerontocrazia si polverizza con un post.