Una volta, nei blog, c'era il blogroll, cioè una lista di altri blog che l'autore leggeva, e consigliava. Questo blog che leggete adesso ne ha ancora uno, a riprova del fatto che è arcaico. Poi, una volta, ogni tanto, si parlava di un altro blog perché il blogroll da solo non bastava, e bisognava dire due parole in più.
In questo post che leggete adesso succede esattamente quello: Una Birra Al Giorno è da molto tempo una delle mie letture preferite. È un blog molto classico, è tenuto in modo encomiabile, con competenza profonda, attenzione, ed è una specie di miniera inesauribile di dati se uno vuole sapere qualcosa del birramondo, che è sterminato e profondissimo. Non so chi sia il gestore, non dice quasi niente di sé e pure questo è molto proto-bloggish, in fondo un tempo eravamo tutti un po' meno ombelicali. Ci andava solo di raccontare cose.
Avrei potuto segnalarlo molto tempo fa, ma oggi leggendo questo post, che forse è solo un po' più intimo di altri (mi pare, è una sensazione), è tornato in me quell'antico spirito di condivisione. Che è anche un modo di ribadire un concetto: un certo modo di essere blogger never dies.
Questo è un blog enoico. Il vino è un alimento totalmente diverso da qualsiasi altro: evolve, ha carattere ed è imprevedibile (come l'umanità, insomma). Per questo è interessante. E non è industriale.
venerdì, aprile 27, 2018
venerdì, aprile 20, 2018
Vinitaly 2018 in immagini e appunti sparsi
Cosa hai trovato alla Fiera? È la domanda normale, di ritorno da Verona, che i clienti fanno all'enotecaro. Va così, è sempre tutto molto antico e moderno assieme, si va al mercato e si ritorna con cose buone - più che altro, da subito, con appunti, foto, tutto mescolato, col bisogno di mettere in ordine. Quindi proviamoci.
Un altro Vinitaly utile, direi. Molti assaggi as usual, molte occasioni di incontro, studio, approfondimento, che quasi un po' mi manca, quella bolgia. No vabbè, diciamo folla, che pare meglio.
Un bel po' di tempo l'ho impiegato nei primi assaggi per la prossima Guida Essenziale, in Liguria. E anche stavolta belle sorprese, come per esempio questa doppia versione di Pigato di Biovio - la prima sul genere macerato, a contatto con le bucce, niente affatto male, ma così distante dal più preciso Bon in da Bon (stessa annata, 2017). Stesso produttore, stessa vigna, risultati opposti: non ci si annoia proprio mai.
Giovanna Maccario coi suoi Rossese di Dolceacqua non sbaglia mai, mai un colpo. La cosa di gran lunga più difficile è sceglierne uno, tra questi. Che in effetti uno si chiede: ma perché scegliere, li berrei tutti. Extra bonus, a Dolceacqua il Rossese Bricco Arcagna 2016 di Terre Bianche risulta, nei miei appunti, il punteggio più alto mai dato. Direi che non serve dire altro.
Girando tra i produttori della mia regione capita anche di trovare affiancati Lunae e Parma, due produttori che più distanti non potrebbero essere, dal punto di vista dello stile - eppure eccoli qua, vicini vicini. Forse una metafora della mia voglia di avere tutte e due i piaceri possibili, dipende da come ti va in quel momento, da cosa ti va di provare. Fiero e serissimo il bianco di Parma, morbidone e tropicaleggiante quello di Lunae. Appunto, è un mondo vario.
E infine un altro classico inossidabile, il Baccan di Bruna alla prova della vendemmia '16, un Pigato che ormai è un'istituzione (ma provatelo dopo qualche anno di vetro, e saranno altre meraviglie).
Saltando fuori dal guscio localista, in Puglia gli assaggi di Vinicola Savese sono un altro fatto rilevante, del genere da mettere in lista per i prossimi acquisti: possenti, fruttoni, muscolari (eh sì, a me piace il genere).
Una modalità tipica, inevitabile direi delle fiere veronesi, è saltare di palo in frasca. Per cui segnalo gli Champagne di 1492 Coloniale (distributore, gruppo Timossi). Ogni versione di Esterlin, dal Millesimato al Rosé, erano encomiabili. Bel lavoro, ragazzi.
E sempre a proposito di distribuzioni, il gruppo Area 6 tra le molte cose assai buone aveva PutzenHof, un altoatesino che finisce immediatamente nella lista di cui sopra, quella "vini da comprare" cioè. Delizie specifiche: sauvignon e pinot bianco. Fantastici, davvero.
Vinitaly significa anche seminari, assaggi guidati: come questo, curato da Monica Coluccia, sui bianchi irpini.
Ma la trasferta veronese significa anche fiere satelliti, cioè quelle fiere che prima del (e attorno al) Vinitaly sono un vero e proprio tour alternativo. Villa Favorita resta la mia preferita - dove per esempio ho trovato formidabili i vini di Nevio Scala (quello famoso, sì), primo tra tutti questa garganega.
Forse a Villa Favorita uno dei test più interessanti è stata questa degustazione tenuta da Gianpaolo Giacobbo, sui vini a zero solfiti alla prova del tempo, in media con dieci anni di affinamento. La sorpresa è che sì, reggono eccome. Per me l'assaggio memorabilissimo è stato il secondo vino, il Prosecco a rifermentazione naturale di Casa Belfi, semplicemente indimenticabile per il profilo complesso e sì, ora lo dico, minerale. Buono oltre ogni dire.
Ma tornando a Vinitaly, altro da segnalare è il Barricadiero 2015 di Aurora, assaggiato nell'enclave del Vivit (i naturali bioqualcosa), che per me è nella sua versione migliore da sempre. E siccome questi migliorano di anno in anno, ho già voglia di sentire il prossimo.
E insomma, potrei dire che è quasi tutto qui, ma ovviamente no. Ci sarebbe infinitamente di più da dire, ma appunto questo è un post di servizio, anzi di auto-servizio, ve l'avevo detto che devo fare ordine negli appunti. Gli assaggi e le occasioni di incontro a Verona sono innumerevoli, e anche off topic, come l'ultima foto che vedete qua sotto. Altro indimenticabile.
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