martedì, gennaio 18, 2022

Si fa presto a dire nebbiolo


E' martedì, si torna dalla gita aziendale per vigneti del fine settimana. Domenica e lunedì sono trascorsi veloci, tra una cantina e l'altra, e questa volta la meta era la Langa dei Barolo e Barbaresco. E' stato un ripasso molto utile, anche, per ridefinire un concetto probabilmente mai abbastanza ripetuto: il terroir fa la differenza. E non mi riferisco tanto al generico concetto di territorio langhetto, quanto proprio alle microzone, quello che in termine tecnico si chiama Menzione Geografica Aggiuntiva e in Francia si chiama cru, cioè il nome della vigna, della micro particella che a parità di vitigno (si parla di nebbiolo) ogni volta è in grado di restituire un vino profondamente diverso a seconda della particella.

Gli assaggi con Francesco Principiano, in cantina

In effetti si fa presto a dire nebbiolo - come quando uno entra in enoteca e dice: dammi un nebbiolo. Certo, quale? Come lo preferisci? Fresco e giovanile, scattante e beverino, o magari complesso e austero? Perché basta poco, bastano poche centinaia di metri e un versante, una riva, con una diversa esposizione e suolo: tutti fattori che generano vini molto distanti tra loro, nella percezione e nell'assaggio. Poi certamente influisce lo stile del produttore, cioè il progetto di vino che il produttore ha in mente, e che assieme al terroir compone quel che versiamo nel bicchiere.

A questo proposito basta confrontare due vini con stessa denominazione e annata, da due vigne diverse, ed ecco fatto: due vini totalmente differenti, e comunque notevolissimi, in ragione dell'assaggio. Quindi cominciamo il tour.

Le due etichette di nebbiolo Principiano

Langhe Nebbiolo 2020, Giuseppe Principiano
Siamo nel comune di Monforte, area Barolo, e questo nebbiolo è in sostanza il vino cadetto dei poderosi Barolo aziendali. Ha esattamente la tensione e il vigore di quell'uva, di quel terroir, esibisce un bel tannino fiero e quella specie di immediata soddisfazione che ti fa dire: eccolo qui, il nebbiolo da Barolo. Solo affinamento in acciaio, ora al naso ha un floreale molto invitante e un'eleganza nobile, compassata. In enoteca costa 14 euro (ma è una specie di offerta momentanea, direi di accorrere, ecco).

Da Principiano assaggerò anche la versione affinata in legno dello stesso nebbiolo, vendemmia 2018 - qui la maturità ha aggiunto ulteriore complessità e finezza. Si tratta di una curiosa versione dedicata, precisa il produttore, quasi esclusivamente al mercato straniero. Manco a dirlo, ne ho voluto un po' per me, e in enoteca cosa sui venti euro. 

Il vigneto Montestefano, fuori dalla cantina di Teobaldo Rivella

Langhe Nebbiolo 2020, Serafino Rivella
Di Rivella scrissi annorum fa su Intravino. Qui ci troviamo nel comune di Barbaresco e soprattutto siamo in pieno cru Montestefano, uno dei vigneti storici dell'area, famoso per dare nebbioli possenti, profondi, dalla longevità pazzesca. Otto mesi di legno grande per un rosso quasi cupo nella sua austerità, forse è la suggestione dell'assaggio ma ci trovi la terra che sa di tartufo, i capperi, la menta, e la frutta nera arriva dopo un bel po' - e in bocca è solenne, maestoso, ha la grazia voluminosa dei grandi. Il prezzo in enoteca, 34 euro, riflette la microproduzione (due ettari in totale) e comunque lo stellare livello di artigianalità che è tipico di questo produttore cult.

Piccoli produttori, piccole cantine: quella di Rivella, per esempio

In conclusioni vini molto diversi, anche nei prezzi come si vede, ma tutti molto adatti a rappresentare le infinite sfumature di qualità che può raggiungere questo vitigno. Si torna a casa con la percezione precisa di aver solo sfiorato questa complessità, e col desiderio di tornare, per studiare ancora un po'.