venerdì, febbraio 25, 2011

Fidarsi


Nuovo ingresso in enoteca, Monte dall'Ora. Cercavo un amaronista che riuscisse a sorprendermi senza flettere i muscoli e l'ho trovato. Niente Internet, niusgruppi o feissbucc, c'è riuscito un old economist di rappresentante. Assaggiare il Valpolicella di Ripasso è stato sufficiente: ha carattere da vendere, e infatti, lo vendo. Appena arriva a bottega, credo finirà in degu gratuita, tanto mi piace, e semmai posterò qualche nota d'assaggio. Quel che mi interessa dire, adesso, è che (tanto per cambiare) è un produttore bio a smuovermi il cuore ed il libretto degli assegni.

Ora, sulla vitivinicoltura bio ne leggiamo di ogni [cit.] e francamente non saprei da che parte cominciare, per dire come mai questo tipo di produzione ha quasi sempre una marcia in più. Poi ovviamente c'è tutto il controcanto di quelli che dicono che è una montatura, che i bio sono i nuovi furbetti e pappapero. Come se ne esce? Ci sono due possibilità: o la produzione biologica è una bufala, o fondamentalmente è tutto vero. Sulla home di Monte dall'Ora si legge, tra l'altro:
Lavorare e salvaguardare il territorio cha abitiamo è per noi la naturale scelta di vita, come potremo inquinare la terra dove i nostri figli mangiano, giocano e crescono?
In sostanza è tutto qui. O ci fidiamo, oppure pensiamo che siano tutte fandonie, come quelli che ormai han perso perfino la speranza di trovare qualcosa di buono a 'sto mondo. Del resto la maggioranza che esprime un governo, qui, pensa che il più pulito cià la rogna e sguazza in questo guano. Fare il gesto di fidarsi di quel che mi dice una persona, e cercare di partire da lì, da quel piccolo presupposto, è un modo come un altro per andare in una direzione diversa, e (nemmeno dovrei dirlo) migliore.

[Pic courtesy of Monte dall'Ora. Qui il PDF del Valpolicella Ripasso "Saustò"]

giovedì, febbraio 17, 2011

L'emozione è altrove (cit.)

Di solito uno legge una recensione su internette però poi, quel vino, lo vuole provare ugualmente. Va bene l'informazione dal basso e tutto il resto, però usiamo anche la nostra testa eccetera. Poi invece ci sono recenze tipo quella di Enofaber sul Già che, ecco, io accetto a prescindere.
Dice uno: eh, ma questa è una visione ideologica e pregiudiziale. Dico io: sì.

mercoledì, febbraio 16, 2011

Tanto era acerba

Come quasi tutti sto seguendo anch'io i resoconti in rete sulla settimana delle anteprime toscane. Se siete enofili, e non siete appena tornati dal pianeta Zorg, saprete che questa settimana si presentano Vernaccia di San Gimignano, Chianti Classico, e poi Brunello e (credo) pure Nobile. Uno spettacolare tour de force della papilla gustativa, beato chi ce la fa. Siccome io sono fuori dal bel giro e nessuno mi si fila, vi dirò che in fondo non è poi quella gran cosa partecipare a feste, banchetti, degu e anteprime, sempre e comunque nella splendida cornice. No, in fondo non è possibile valutare i vini in quel caso, dài. Ci vuole tempo, relax, metodo, no-no, che brutto andare alle anteprime. Tanto era acerba, come dice la favola.

Poi vabbe', succede che ieri ho assaggiato il Rosso di Montalcino di Podere Brizio, ma era il 2004. Che è in commercio da un bel po', siccome ormai vanno in vendita i 2009. Un vino dalla sangiovesitudine commovente e compiuta, dato che si esalta della maturità (non raggiunta, ma ci siamo quasi) e insomma, menomale che non l'ho assaggiato, giovane e disarmonico qualche anno fa a qualche anteprima. Tanto era acerbo.
A bottega sui diciotto euri, e guadagna facile 87/100.

giovedì, febbraio 10, 2011

Gli italiani sono ricchi


Porca paletta: chiude il Burger King di Via Sestri, la via pedonale del mio quartiere. Ma è possibile? E prima di Burger King lì c'era McDonald's. O è la maledizione del faraone per i fastfood, oppure l'aria è pesante. E siccome propenderei per la seconda ipotesi, proprio quando la situazija si fa deprimente uno avrebbe bisogno di rifugiarsi in quelle piccole gioie peccaminose inconfessabili, tipo il cibo junk. E invece niente. Oh, ma tanto va tutto bene, giusto? Gli italiani sono ricchi.

[Le foto vengono dalla pagina Facebook del BK locale. Grazie ragazzi, e auguri per il futuro].

martedì, febbraio 08, 2011

Ovviamente

"È entrata in vigore la nuova regolamentazione per la sosta nelle zone limitrofe il quartiere fieristico. Nel perimetro [...] sarà consentita la sosta con disco orario per un'ora tra le 8.00 e le 19.00. Se la sosta oltrepasserà il termine di un'ora la polizia municipale provvederà alla rimozione forzata del veicolo.
Tale regolamentazione non include ovviamente i parcheggi a pagamento".
Gli avvisi pre-Vinitaly sono a metà tra il comico e l'inquietante.

giovedì, febbraio 03, 2011

Internet è un posticino ristretto. (Ma anche: invito alla degu)


Da un paio di giorni ho a bottega il Chianti Classico 2007 di Casina di Cornia: un fiero sangiovese bio di Castellina in Chianti. Cercando in rete qualche info che confermi il mio entusiasmo, pensa un po': trovo la videorecensione di un amico. Da un lato mi rallegro che l'internette come la conosco sia in definitiva un posticino ristretto. Però mi rattristo pure, ché non posso essere il primo a dire che è "ferroso, rugginoso, agrumato con una nota di liquirizia". Pure se le annate e i vini sono così diversi.
Comunque la bottiglia è in degustazione gratuita per una settimana, in enoteca, per quelli che vorranno verificare di persona (non crederete mica a tutto quel che si dice su Internet).


martedì, febbraio 01, 2011

Non odo parole che dici umane

Negli ultimi anni sono riuscito a pagare anticipatamente i miei fornitori, nel 90% dei casi. Il target è il 100%, e ormai ci sono. Nonostante questo circolo virtuoso, non accade nulla di esaltante. A parte gli sconti ridicoli per chi paga anticipato, sembra che questa formula interessi poco. Poi, al di là della sostanza, c'è pure un problema di forma, diciamo un problema di comunicazione.
Davanti a me ora ho questa lettera precotta, la tipica lettera di richiesta di pagamento di un fornitore: "da una verifica di controllo risulta inevasa la fattura numero...". Che uno direbbe: ah, ecco, vedi che qualcuno lo fai ancora soffrire?
Non è esattamente così. Sotto Natale ho richiesto una fornitura veloce all'agente (sì, c'è sempre qualche rappr combinaguai) precisando che, come negli ultimi due anni ormai, avrei pagato quel fornitore anticipatamente. Quindi, nel dettare l'ordine al telefono, chiedevo all'agente di passare in giornata per l'incasso. Son passati due mesi, il rappr non s'è visto, in compenso l'azienda, come tutte le aziende del settore, è dotata di un software automatizzato che a scadenza periodica sforna l'elenco degli insoluti, stampa la lettera (e infine qualcuno imbusta e lecca fisicamente, immagino) ed ecco qui l'inutile missiva. Eppure sarebbe bastata una piccola verifica, per vedere che io non sono inseribile tra le "sofferenze". E invece non succede (mai) niente di simile.
Intendiamoci: alcune aziende hanno centinaia di clienti. Migliaia. Non sono in grado di controllare se ed in quale misura alcuni clienti possano essere esentati da questo brutto, formale, freddo modo di comunicare. Coerentemente con l'automatizzazione necessaria, bisognerebbe quindi trovare una soluzione. Dopo qualche anno di rapporto commerciale, bisognerebbe inserire una riga di codice, una modifica al software, che con un flag identifichi il cliente: con questo, niente letteracce. Magari generando un mail automatico solo all'agente, e ottenendo, con questo, anche un piccolo risparmio.
Invece, come dicevo, questo non succede mai. Il rapporto che abbiamo con certi fornitori è inumano: nel senso che le aziende non sembrano composte da persone, ma da mainframe ostinati. Queste aziende non mi parlano con parole umane ma mi trattano sempre e soltanto per quello che sono, un numero. Sembra che la modernità consista essenzialmente in questo. Poi ovviamente hanno la brochure aziendale dove c'è il contadino con lo scarpone infangato nella vigna, la mano callosa che taglia il tralcio, i testi fuffosi pieni di "territorio", "tradizione". La mia colpa peggiore è essere sensibile a questi dettagli: perché riesco solo a pensare, come direbbe il poeta (un altro, diverso da quello del titolo): "Ma andate a cagare, voi e le vostre bugie".