Nuovo ingresso in enoteca, Monte dall'Ora. Cercavo un amaronista che riuscisse a sorprendermi senza flettere i muscoli e l'ho trovato. Niente Internet, niusgruppi o feissbucc, c'è riuscito un old economist di rappresentante. Assaggiare il Valpolicella di Ripasso è stato sufficiente: ha carattere da vendere, e infatti, lo vendo. Appena arriva a bottega, credo finirà in degu gratuita, tanto mi piace, e semmai posterò qualche nota d'assaggio. Quel che mi interessa dire, adesso, è che (tanto per cambiare) è un produttore bio a smuovermi il cuore ed il libretto degli assegni.
Ora, sulla vitivinicoltura bio ne leggiamo di ogni [cit.] e francamente non saprei da che parte cominciare, per dire come mai questo tipo di produzione ha quasi sempre una marcia in più. Poi ovviamente c'è tutto il controcanto di quelli che dicono che è una montatura, che i bio sono i nuovi furbetti e pappapero. Come se ne esce? Ci sono due possibilità: o la produzione biologica è una bufala, o fondamentalmente è tutto vero. Sulla home di Monte dall'Ora si legge, tra l'altro:
Lavorare e salvaguardare il territorio cha abitiamo è per noi la naturale scelta di vita, come potremo inquinare la terra dove i nostri figli mangiano, giocano e crescono?
In sostanza è tutto qui. O ci fidiamo, oppure pensiamo che siano tutte fandonie, come quelli che ormai han perso perfino la speranza di trovare qualcosa di buono a 'sto mondo. Del resto la maggioranza che esprime un governo, qui, pensa che il più pulito cià la rogna e sguazza in questo guano. Fare il gesto di fidarsi di quel che mi dice una persona, e cercare di partire da lì, da quel piccolo presupposto, è un modo come un altro per andare in una direzione diversa, e (nemmeno dovrei dirlo) migliore.
[Pic courtesy of Monte dall'Ora. Qui il PDF del Valpolicella Ripasso "Saustò"]
[Pic courtesy of Monte dall'Ora. Qui il PDF del Valpolicella Ripasso "Saustò"]