giovedì, settembre 27, 2012

Brunello Riserva 2006 San Lorenzo. In degustazione. Gratuita. Poi uno dice i commercianti genovesi

















Con la vendemmia 2006 San Lorenzo diffonde nel mondo la sua prima release di Brunello Riserva. Arrivato a bottega, pareva brutto non aprirlo. Quindi segnatevi la data: questo sabato, 29 settembre, all-day-long in enoteca abbiamo (plurale maiestatis) la Riserva in assaggio. Degustazione gratuita riservata solo ai clienti simpatici, ditelo agli amici. Accorrete numerosi e comprate ancora più numerosi, bisogna finanziare il rifacimento del sito del mio brunellista del cuore, che non si può più sentire la musichina e vedere il filmatino.

venerdì, settembre 21, 2012

Lo standard dell'assaggio

E' un periodo divertente per chi si diverte a fare il mestiere dell'assaggiatore. A settembre le aziende spediscono in giro campionature per assaggi, dopo la pausa estiva si ricomincia a lavorare (o insomma, riparte quel che chiamiamo lavoro nonostante tutto) quindi c'è un gran da fare a valutare nuove proposte. Ci sono giorni nei quali apro due o tre bottiglie diverse. Almeno un fatto credo d'averlo (ormai) capito: tanto più un vino ha carattere, tanto meno si riesce a valutare nell'arco di un assaggio veloce. Lo standard ideale è l'assaggio nell'arco di almeno due giorni, per fornire un giudizio equilibrato. Vini che appena aperti sembrano quasi inespressivi, riassaggiati 24 ore dopo rivelano mille sfumature.

Se da un lato questo è un elemento quasi affascinante del cosiddetto liquido odoroso, è anche un limite formidabile per il famoso cliente finale che compra la bottiglia in enoteca (o la ordina al ristorante), la apre e vorrebbe berla subito. Che facciamo, gli diciamo "ripassi domani"? Chiaro che no. Il problema è praticamente senza soluzione, a meno che il cliente finale non sia enofilo quanto basta per capire che domani è un altro giorno, quindi la bottiglia lasciata smezzata per la prossima cena, idealmente, regalerà qualche emozione nuova e probabilmente migliore. A questo potremmo aggiungere la consueta lamentazione sui limiti da assaggio in fiera, ma quella ve la risparmio. Alle solite è un mondo complicato.

giovedì, settembre 13, 2012

Modestamente. Ma anche: molto charmant

Il ritaglio che vedete proviene da una delle molte riviste parecchio patinate che mi arrivano a bottega, aggratis (grazie, eh). La famosa supremazia del web sulla carta stampata passa per cose così: se tu scrivi una mezza vaccata, pure mezza sgrammaticata, in rete, stai sicuro che in dieci secondi arriva un commentatore a metterti in riga. "Azzo dici pirla, si scrive charmat". Oppure:  "Ma come azzo fai a dire che a differenza delle aziende del nord specializzate nella produzione di spumanti, noi col nostro prodotto abbiamo ottenuto successo per qualità gusto originalità, ma vatti a nascondere" e via così. Magari abbiamo fortuna e troviamo commentatori più urbani, ma non è mica detto.

Ora, se io potessi scegliere tra un'informazione bidirezionale, bilanciata e conversazionale come è quella in rete, e l'informazione ingessata, monodirezionale, indiscutibile e al riparo da voi trolloni, come quella della carta stampata, non avrei dubbi: carta stampata tutta la vita. Vuoi mettere? Nessuno che ti rompe le palle, e magari pure un po' di belle sovvenzioni statali per la stampa. Il fatto è che questa possibilità di scelta non c'è più, quasi per nessuno - anche se qualcuno, come si vede, si salva ancora. Finché dura, beati voi.

mercoledì, settembre 12, 2012

Vari tipi di bolle

In questi giorni ho riassaggiato il Trento metodo classico (Millesimato 2007, pure) di Revì, che è una new entry in enoteca. Gran bell'assaggio, molto suggestivo - d'altra parte se lo vendo che volete che vi dica, che non è buono? Ma la verità è che (lazzi a parte) ho amato questo genere di assaggio impegnativo, perché il vino in questione è un millesimato con quattro anni di lenta presa di spuma sur lie. Un metodo classico ottenuto in tempi lunghi fatalmente è più concettuoso, stratificato, in una parola opulento. E' un vino tanto, a partire dai profumi ampi, fitti, il classico bouquet che dopo un'ora nel bicchiere tira fuori riconoscimenti sempre nuovi. E come succede in questi casi, paradossalmente il suo pregio potrebbe essere il suo difetto. Quando la beva è appena un po' più seria diventa più complicato (io credo) trovare un abbinamento adeguato. Questo non è tanto (e non è solo) riferibile al cibo da associare al vino. Per me l'abbinamento è un fatto di contestualizzazione, cioè dipende anche dal mio umore, dalla mia voglia di impegnarmi in qualcosa che richieda attenzione. Prestare attenzione ad un vino non è questione di obblighi, è appunto una voglia, una predisposizione: lo fai quando senti che ti va. Quindi lo contestualizzo. E' per questo che mi appassiono nello stesso modo ai vini piccoli e meno impegnativi, perché anche loro si incastrano in modo contestualizzato nel mio mood del momento.

Certo bevendo un metodo classico di questo tipo è sempre più evidente come certe parole siano parecchio limitate a qualificarlo, anche solo parlando. Fai presto a dire "spumante". L'enofilo advanced ormai non usa più dire spumante (e se non lo sapevate, sapevàtelo) e fa bene, perché spumante dice poco e niente. Ma anche metodo classico finisce per essere vago - vuoi mettere questo Trento classico comparato con un qualsiasi altro vino fatto con lo stesso metodo, per esempio un Franciacorta più giovanile, quindi più nervoso e scattante? La verità è che per ogni etichetta andrebbe fatto un bello spiegone preliminare, e per quello ci stanno gli enotecari. Altrimenti si finisce come nello spot di Corrado Guzzanti per il vago inesistente ultimissimo modello di Fiat: "'na macchina". E che è?

  

domenica, settembre 09, 2012

Quote of the day

"Non c’è nessun criterio valutativo attendibile se non il mio bizzarro e discutibile gusto personale, assolutamente variabile a seconda dell’umore, della digestione, delle condizioni meteorologiche e della difficoltà riscontrata nell’ultimo parcheggio sotto casa".
La citazione che avete letto non appartiene ad un assaggiatore di vino (e questa è una buona notizia). E' noto che gli assaggiatori proféscional si abbarbicano ad una serie di parametri che sono più o meno oggettivi. Ma è sufficiente vedere come i parametri possano cambiare, a seconda della scuola di pensiero (vin-naturisti puzzoni contro turbomaroniani adoratori del dio vinofrutto) per relativizzare, assieme al giudizio sul vino, anche l'ottimismo sulle sorti magnifiche della critica eno.

Comunque l'autore del quote è il mio guru cinematografico di riferimento, Dziga Cacace. A proposito, la citazione finisce così: "E detto questo, non mi resta che lasciarvi alla lettura delle sciagurate pagine che seguono. Tanto, la verità non esiste".

sabato, settembre 01, 2012

L'enofilo tranchant













Oggi è apparso per l'ennesima volta l'enofilo tranchant. Non è la prima volta che ne vedo uno, e non sarà manco l'ultima, purtroppo. L'enofilo tranchant è quello che trancia giù giudizi a colpi di accetta: le cose stanno come dice lui, punto e basta. Io gli parlavo di una certa Doc che ho in vendita e quello, deciso: "Non esiste alcun [inserire una denominazione a piacere] che sia decente".

Bum. Manco li avessi assaggiati tutti, poi. Come ci si comporta con uno così? Gli parli, lo meni? Lo educhi, lo blandisci? Io l'ho blandito. Sapete come si dice, "il cliente ha sempre ragione", e poi "piemontesi falsi e cortesi" (io sono mezzo piemontese). Ci ho messo due ore ma alla fine siamo diventati quasi amici, anzi ha anche comprato qualcosa. D'altra parte con la crisi pure l'enofilo tranchant mi pare uno zuccherino.