mercoledì, maggio 28, 2008

Un blog e' troppo poco

Un blog e' troppo poco, ma pure due, probabilmente, sono appena sufficienti; oggi, per dire, smanetto col mio account per pubblicare su KelaBlu.

Il declino dello chard (perlomeno in UK)


Pare che nel Regno Unito si stia bevendo sempre meno Chardonnay. Si potrebbe credere che il motivo consista nel fatto che il biancone barricone internazionalone sia appena un po' déjà vu e stia venendo a noia; errore. L'esperto dice che la colpa e' di Bridget Jones: "Mister Clarke [l'esperto di cui ante, ndr] punta il dito sul personaggio di Bridget Jones [...] che nei suoi diari si consola con grandi quantita' di Chardonnay. [...] Lo Chardonnay ha prodotto alcuni dei piu' grandi vini del mondo, piaceva a tutti; finche' e' arrivata Bridget Jones". Insomma, la tipa perdente che beve Chard trascina nel gorgo pure il vino. Del resto e' noto, noi consumatori siamo bestiacce acritiche sensibili unicamente ai role model, opinion leader, marketing, advertising.
Disgustorama.

lunedì, maggio 26, 2008

L'enigma del tappo che respira


Sul vino ho due o tre certezze, e svariati dubbi; tra questi il piu' impellente e' il tappo che "respira". In breve, si ritiene che il sughero sia una chiusura insostituibile, perche' consente una minimissima interazione con l'ambiente esterno, una "respirazione" in misura omeopatica, che di fatto e' parte dell'affinamento e dell'evoluzione nel tempo, tipico di ogni vino che voglia definirsi grande. I sistemi di chiusura moderni (tappo a vite, silicone) precludono del tutto questo fenomeno, quindi teoricamente sarebbero relegabili ai vini di pronta beva. Fin qui tutto bene, se non fosse che, come in ogni enoico evento che si rispetti, le fazioni sono divise in due; personalmente sono stato a lungo fautore del partito del tappo che respira, finche' parlando con importatori/distributori/enotecnici sono stato spesso e volentieri spernacchiato dai difensori della tesi contraria: la respirazione del tappo e', semplicemente, una leggenda metropolitana; non ha alcun fondamento, chi ci crede e' uno sprovveduito, e via spernacchiando. Non avendo elementi tecnici, ma affidandomi unicamente al sentimento (criterio assai poco scientifico, come si vede) persisto nel mio errore, ma volentieri mi confronterei con chiunque del miei venticinque milioni di lettori, i quali avessero la bonta' di dirmi la loro. Tutto questo, dopo aver letto dell'invenzione dell'ennesimo tappo (a vite, questa volta) che respira; chi si affanna a trovare chiusure non ermetiche, apparentemente, avvalora la mia tesi.

venerdì, maggio 23, 2008

Fine di un mito

Dunque vediamo, e' maggio, io in questo periodo dell'anno ho una scadenza, un appuntamento fisso, se ben ricordo... e non sono le tasse. Ah, si, ora rammento: la mia vetrinetta dei vini nella locale Coop, dove da un-bel-po' di anni io passo e ripasso a vedere che succede a quel certo Barbaresco di Pio Cesare del '98, imperterrito in piedi sotto ai faretti, in attesa che qualcuno lo salvi.
Colpo di scena: quest'anno non c'e' piu'.



Confesso che ci sono rimasto quasi male, a non ritrovare il mio vecchio amico; si vede che qualcuno ne ha avuto pieta'. Pero', al suo posto, un nuovo Barbaresco di Pio svetta, una vendemmia 2001; a guardare bene, la targhetta col prezzo... ecco, quella che esibiva fiera la dizione Pio Cesari, non c'e'. La bottiglia e' sottotitolata "Brunello Docg Campoqualchecosa", peraltro all'invitante prezzo di euri 19,40.
Un vecchio proverbio cinese dice "non si bastona il cane che affoga". Certo che ce ne vuole, di buonismo, per non maramaldeggiare sulla Coop-sei-tu. Uff.

giovedì, maggio 22, 2008

Fiurenzo shta mmale

Ormai mi basta leggere Eataly in un titolo (figurati nei post) per tracollare; circa gli effetti, ti tocca premere play.

mercoledì, maggio 21, 2008

Mamma li turchi


Dice Borghezio che, se i turchi entrano nell' Unione Europea, ci bannano gli alcolici. E' la volta buona che si cambia tutti mestiere; magari pure Borghezio.

[Postfazione 1: probabilmente uno dei cinque titoli di post piu' banali nella storia del bloggume mondiale]
[Postfazione 2: questo e' il genere di storie che ti fa controllare il calendario, per vedere se e' il primo d'aprile]

sabato, maggio 17, 2008

La conoscenza emersiva ed altre complicazioni

Postone lungone e verbosone; ma tanto arriva il fine settimana: cosi' non vi annoiate.

Da qualche tempo mi gira in testa un'affermazione di Gianluca Nicoletti: i libri, la letteratura per come la conosciamo, sono cose morte; la letteratura ormai e' emersiva. Ovvero emerge e si autoproduce nei molti luoghi della rete dove la narrazione sgorga dal basso. Questo e' il genere di affermazioni che, ovviamente, dilata a dismisura l'ego di qualsiasi bloggarolo; per quanto mi riguarda cerco di immergermi in lunghe apnee di bagni d'umilta', con scarsi risultati, quindi mi scuso in anticipo. Il fatto e' che, comunque, pure sospendendo il giudizio letterario su quanto "emerge" in rete, io trovo abbastanza sensato dire che perlomeno la conoscenza, quella si, e' emersiva.

Ieri ero alle prese col solito rappr(esentante) e si discuteva di brunellopoli e velenopoli; chiacchierando mi sono reso conto in fretta di come questo operatore professionale del settore avesse una conoscenza dei fatti mediata esclusivamente dalla lettura di giornali, settimanali, o TG; da questo derivava la sua obnubilata percezione delle vicende, e quindi il suo discorso era pieno di "boh, mah, non so, chissa' perche', non capisco". E' come se l'informazione che ha ricevuto si rivelasse inadeguata; il caro rappr del resto non utilizza alcun genere di risorsa in rete, ignora la frequentazione di community, liste, forum, e blog; mi sono cosi' infilato in uno dei miei potenti loop di evangelizzazione internettiana; non tanto per il piacere di fare il maestrino dalla penna rossa, ma proprio perche' ci credo.
Io credo che non possiamo piu' permetterci di prescindere dall'informazione in rete, se vogliamo coltivare qualche speranza di capirci qualcosa (circa qualsiasi cosa). E questa, vorrei precisare, non e' la solita pippa sulle qualita' scarse del mainstream e sulle virtu' dei crociati dei blog(z).

Qui vorrei introdurre un concetto differente: io trovo che la conoscenza sia estremamente difficoltosa e complicata; perche' il mondo nel quale ci rotoliamo e', specularmente, difficoltoso e complicato. Deve essere successo qualcosa, in qualche dato momento, che ha reso insufficiente la conoscenza attraverso i canali tradizionali; ad un certo punto e' diventato necessario, per un quieto viticoltore irpino, sapere cosa diamine sia un feed RSS; ed altri, piu' numerosi e caotici, canali di apprendimento, son divenuti quasi obbligatori. Prendiamo ad esempio la vicenda denominata, con la solita improvvida qualita' comunicativa, "brunellopoli". Questa puo' essere percepita in misura mainstream, oppure nelle modalita' due-punto-zero che tanto mi stanno a cuore.
Nel primo caso, si legge che ci sono alcuni produttori che hanno infilato del merlot nel sangiovese di Montalcino, ed hanno fatto qualche genere di vaccata; del resto tutto si tiene, e a Massafra vendevano vino taroccato, quindi ormai come ti giri ti fregano. Ecco riassunto in due righe velenitaly de L'espresso.
Nella seconda opzione bisogna, appunto, avventurarsi in un percorso difficoltoso; ci tocca scorrere fiumi digitali di informazioni nei vari forum e blog che hanno descritto, esecrato, approfondito, cazzeggiato. Tuttavia, perfino io che sono affetto da bradipica pigrizia mi sono fatto un'idea. In breve, la rete ha reso chiaro quanto segue (non infilo link, tanto per affaticarvi ulteriormente). Ziliani ha tuonato: ve l'avevo detto, adesso son razzi amari, ecco che succede a fare finta che tutto va bene, poi arriva il conto; Cernilli ha detto: ehi un momento, almeno aspettiamo che sia conclusa l'inchiesta, le cose in fondo non sono del tutto chiare; segue accapigliamento tra incendiari e pompieri; ad un certo punto si chiarisce che tutti sono d'accordo almeno su un dato, il Brunello deve essere fatto solo di sangiovese ilcinese, deve essere una roba identificata con il territorio, mica un prodotto appiattito sul gusto di mille altri vini global. C'e' pure tempo e spazio per una petition online. Ma ecco che arrivano gli americani a rompere le uova nel paniere; dicono: sentite, ragazzi, se il vostro Brunello non e' fatto di sangiovese, se non ce lo certificate, noi a giugno blocchiamo le importazioni. Bum! E a questo punto esce fuori che il problema e' il rispetto del disciplinare del Brunello, mica velenitaly; i lettori de L'espresso, disinformati, dicono: "eh? Ma che e' il sangiovese?". Tutti gli altri, che han chiaro il quadro, scuotono la testa e pensano "adesso si che arrivano i guai". Nel frattempo il neonato governo, tra una velina e l'altra, presumibilmente dovra' certificare qualcosa che, giurerei, gli sfugge quasi del tutto (auguri).

Eccovi servito il Bignami di brunellopoli. Se c'e' maggiore conoscenza dei fatti, credo si possa dire che questa emerge, tra notevoli difficolta' di cernita delle fonti, anche e soprattutto dalla rete.


[Comunque la petition online e' qui. Lo so che questo genere di accrocchi smuove poco o nulla, ma hai visto mai. Io ho firmato.]

venerdì, maggio 16, 2008

Sottosegretari si nasce



L'encomiabile attenzione ai fenomeni correlati al turismo e' assai risalente, nella nostra sotto-segretaria.

[Via Forum del GR]

giovedì, maggio 15, 2008

Cantine? Ah, per te


Avrei bisogno di lanciare un veloce appello a certi spammer; nello specifico, a tutti i produttori di vino che in questi giorni mi stanno invitando a Cantine Aperte. Scusate, vorrei farvi notare - pacatamente, sommessamente - che io sarei un dettagliante; cioe' un intermediario. Che mi invitate a fare? A vedere come siete bravi a disintermediare? Guardate che gia' lo so.

lunedì, maggio 12, 2008

Avanzi di post

E' normale che la connettivita' per un bottegaio che si ostina a qualificarsi "vinoteca online" sia down da martedi' scorso? Risposta: e' normale. Normalissimo, inevitabile, ineluttabile. Tutto e' arcano, inspiegabile e surreale, come una telefonata ad un call center di Wind-Infostrada. Restiamo tra coloro che son sospesi, e chissa', un giorno torneremo alla modernita'. Nel frattempo, vogliate gradire alcuni avanzi di comunicazione inespressa causa ISP.


1. Il duro mestiere.
Qui non si puo' mica fare solo prelievo di scaffale di vini fighetti: bisogna pure testare la produzione entry-level. Questa settimana ho riassaggiato il rosso base (sangiovese umbro) della Cantina dei Colli Amerini. Dimostra la possibilita' di bere un vino che costa, in enoteca, euri 3,90 (tre e novanta, in lettere) pure svettando ad un punteggio di 75/100. Incredibile ma vero.
Poi, l'altroieri, ho toccato il fondo portando a casa un formato da litro e mezzo di Bonarda Oltrepo' che e' in prova (per non dire in beta testing, come sempre). Dopo lo sconcerto della coniuge, normalmente nutrita a Champagne Grand Cru Rose', il grande formato (a bottega ad euri sei) ha superato la prova, attestandosi a 71/100.

2. Brunellopoli Cernilli's way.
E' passato qualche giorno dalla proposta di Daniele Cernilli al sindaco di Montalcino, attraverso il forum del Gambero Rosso: "sarebbe sufficiente vietare in tutto il territorio comunale il trasporto di vini sfusi provenienti da fuori, in contenitori superiori ai 5 litri, con deroga, a chi ne facesse espressa richiesta. E che dovrebbe comunicare preventivamente i dati del vettore utilizzato, almeno due o tre giorni prima del trasporto, al Comando dei Vigili Urbani di Montalcino. Targa del mezzo, nome del conducente, motivo del trasporto ed, ovviamente, il percorso da effettuarsi all’interno del comune con destinazione finale".
La proposta, utile a vanificare temuti fenomeni di violazione al disciplinare del Brunello (nel quale i simpatici lazzaroni de L'espresso hanno abbondantemente pucciato il biscotto - senza alcuna costruttivita') mi pare alquanto sensata, per questo la rilancio; sono sinceramente curioso di leggere se il primo cittadino ilcinese accogliera' la richiesta, che, ribadisco, trovo semplice e praticabile. Speriamo non si accampino carenze di personale o similia. In attesa, stay tuned.

3. Le dita a V (e non in segno di victory).
A quella certa mega convention del settore c'erano pure quelli della Coop a ricordarci/vi/gli che la Coop-sei-tu. Mandarli affa e' inelegante, ma ho esaurito gli argomenti. Sia chiaro, non perche' gli argomenti non siano in mio possesso. Semplicemente, gli argomenti sono gia' stati diffusi.

mercoledì, maggio 07, 2008

Capisci che stai invecchiando

Capisci che stai invecchiando, quando al corso di degustazione che prepari si iscrive il figlio di una tua compagna di liceo.
Ed ora vado a miscelare il curaro allo Scotch serale.

martedì, maggio 06, 2008

Comincia bene la giornata

Comincia bene la giornata con un bel down dell'adiesselle a bottega; il router non s'aggancia a Infostrada quindi non resta che aspettare, fiduciosi, l'intervento tecnico. Nel frattempo vogliate scusare ogni lentezza nel rispondere a mail o messaggi; non e' snobismo, e' solo che l'UMTS di Vodafone, col quale sto (lentamente) postando questo messaggio nella bottiglia, e' incomparabile con la mai troppo lodata banda larga (quando c'e').
Attendo che la civilta' faccia ritorno.

sabato, maggio 03, 2008

Screaming Alder

Dice: a parte il blog di Alder, ne leggi pure altri? Ma si - rispondo. Il fatto e' che storielle come questa sono davvero esemplari. Vi faccio un riassunto, o non-anglofoni.

Il blogger in questione viene invitato ad una mega degu (degustazione, banco d'assaggio, chiamala come vuoi) di supercaliforniani, molti dei quali costosissimi ed introvabili. Su tutti, il mitico Screaming Eagle, una bottiglia prezzata qualche migliaio di dollari (l'una) a seconda delle annate. Tuttavia, arrivati al luogo dell'evento, la postazione riservata a Screaming Eagle e' deserta, e nessun vino e' disponibile; come mai? Semplice: le pochissime bottiglie messe a disposizione si sono volatilizzate in mezz'ora dall'apertura della rassegna, con buona pace degli aficionados accorsi fiduciosi. Cose ampiamente deja-vu, potrebbero dire molti enofili.
E' interessante leggere quanto afferma Alder: lo so (dice lui) sembra che mi sto lagnando, ma piu' che altro sono sorpreso: ma che ci sono venuti a fare a questo expo, quelli di Screaming Eagle, se praticamente nessuno ha assaggiato il loro vino? Ed aggiunge: io un vino cosi' non posso certo permettermelo: l'unica occasione per poterne scrivere e' quella di assaggiarlo alle rassegne; quindi, ecco un'occasione persa per comunicare alcunche'.

Ovviamente ho riassunto e zippato alquanto i concetti. Tra i possibili commenti, terrei a segnalare un paio di aspetti. Primo: la figura del blogger (quando e' influente) e' organica alla comunicazione, ed in special modo in ambiti nei quali le aziende non sembrano possedere i mezzi per comunicare - mi riferisco ad Internet, of course. Quindi, sul piano finanziario, ha perfettamente senso che l'azienda affronti il costo (gravoso? Non so poi quanto) di una bottiglia importante, se serve a consentire un lavoro di buzz marketing, di chiacchiera, di passaparola - scegliete voi - che in definitiva va a favore dell'azienda stessa. Mi permetto di riaffermare con qualche forza il concetto, giacche' personalmente non ne ero del tutto convinto, finche' proprio leggendo Vinography mi sono persuaso del contrario; in un post gia' citato si dice infatti: "we are the main vehicle that all but the largest wineries have for marketing themselves to a broad audience. Most wineries have little or no marketing budget, so all their exposure is usually through the press and word of mouth. Which means they want to treat us really well". Nel corollario di commenti successivi al post di Alder c'e' pure chi ritiene che l'atteggiamento di Screaming Eagle sia volutamente elitario e snobistico, tipico di chi coltiva l'assenza per enfatizzare l'inarrivabilita'. E' un punto di vista interessante, ma non lo condivido; anzi, questo mi consente di introdurre il secondo aspetto conseguente all'intera vicenda: proprio il pensiero che tale comportamento sia dettato da irritante snobismo rende il marchio di Screaming Eagle ancora piu' detestabile; non capisco quale genere di masochismo ci possa rendere ulteriormente desiderabile cio' che si ostina a negarsi. Fatta eccezione per esemplari umani dell'altro sesso.

venerdì, maggio 02, 2008