lunedì, ottobre 30, 2006

Asta tosta


Che invidia. Al massimo qui a bottega appare qualcuno che trova un dolcetto di Ovada del '57, a chiedermi quanto vale, manco fosse un raro incunabolo. Ma quanto vuoi che valga? Zero!
E invece, guarda che lista di reperti esibisce Quintomiglio. E siccome da quelle parti hanno il cuore d'oro, mettono tutto all'asta a scopo benefico. Tanto buonismo merita un premio, partecipate numerosi!

domenica, ottobre 29, 2006

Don't believe the hipe


Sono riuscito a perdermi pure questo Salone del Gusto. Stasera, appena tornato a casa, uno dei tiggi' di mammarai racconta che gran cosa e' stato questo salone; tutto bello e tutto perfetto, che quasiquasi mi convinco: che jella.
Puro caso, i primi due post del mio blogroll che leggo, uno e due, demoliscono il Salone. O perlomeno, riescono a raccontare tutte quelle cose accuratamente glissate dal tiggi'.
Ecco, il problema e' il seguente.
Io non riesco piu' a credere a lorsignori del cosiddetto giornalismo. Non sono piu' tollerabili. Perche' se voglio sapere qualcosa sul Salone del Gusto 2006 devo leggere i bloggaroli? A che servono 'sti giornalisti? Che poi, se devo decidere chi tra le due fonti e' affidabile, non ho mezzo dubbio.

sabato, ottobre 28, 2006

Copyright, copyleft, ed un corto.

E tornando bruscamente off topic (in fondo arriva il WE, la tentazione OT e' piu' forte) ecco a voi un simpatico corto (thanx i quindici) a favore del copyleft, cioe' a dire il contrario del copyright.

venerdì, ottobre 27, 2006

And now, grappa

Tra un off topic e l'altro, ci sta pure che si parli di grappa. Quella che vedete qui ritratta e', al momento, la mia grappa del cuore. La produce Aggazzotti, a Modena, e rispettosa com'e' delle sacre leggi del territorio e' una grappa di lambrusco. La prima volta che me l'hanno presentata ho, ovviamente, pontificato una roba tipo "uff, lambrusco, e che sara' mai la grappa di lambrusco, come se dal lambrusco potesse venire qualcosa di buono". Eppero' mi sbagliavo, m'e' bastata assaggiarla per innamorarmi. Poi a margine mi piace questa cosa di distillare una vinaccia sfigatissima, mica sciardone' o pino': lambrusco.
Come si sa, quanto piu' roboanti sono le dichiarazioni preliminari, tanto maggiore sara' la brutta figura che seguira' alle smentite; e' una lezione che un buon assaggiatore dovrebbe aver imparato. Dovrebbe.

Qualche giorno fa il signor Aggazzotti mi ha fatto visita, pure lui in giro per il mondo a comunicare il suo lavoro; tutta questa abbondanza di comunicazione [link & link] evoca i Sacramenti, comunica qua e comunica la, fa un effetto Prima Comunione. Piu' profano, il signor Aggazzotti mi comunica la nascita del suo nuovo distillato, di Uva Regina per la precisione. Con encomiabile coerenza minimalista, la distilleria non si accontentava del bistrattato lambrusco, ma decide di distillare l'uva da tavola, che (faccio la spiega tipo Piccola Cuoca) non e' neppure vitis vinifera, non e' ammessa a produrre vino, e quindi ai miei occhi doppiamente indegna. Ed ecco che ci ricasco: "uff, l'uva regina, e che sara' mai il distillato di uva regina..." -- appena il tempo di un'olfazione per mordermi la lingua: nel naso c'era questa potente marca primaria, diretta, riconoscibilissima, dell'uva da tavola; una cosa buona da matti, per usare un termine tecnico da alta scuola d'assaggio.
Maledetti pregiudizi.

mercoledì, ottobre 25, 2006

Come va?

Come va? Com'e' l'aria a bottega? Argomento classico di conversazione in enoteca, ultimamente. Difficile dare risposte numeriche, difficile fare bilanci economici e/o finanziari; non e' il mio mestiere, sono (almeno su questo) scarsamente autorevole. Allora aiuta, forse, leggere questo. Piu' che la notizia (stipendi magri) merita leggere la lunga, lunghissima sequela di commenti.
Qualche estratto?
Ho lavorato come dipendente per più di 10 anni, poi dopo il bummm della niueconomi tutto si è sgonfiato, non mi ha più assunto nessuno, ho fatto qualche anno il cococo, il cocopro e adesso dopo 15 epassa anni di lavoro sono diventato finalmente un nuovo povero con partita iva.

...impiegato universitario presso la biblioteca della Facoltà di Farmacia di Pisa con 18 anni di servizio. Volete sapere a quanto ammonta il mio stipendio? 1050 euro netti... Sono sposato da 4 anni e vorrei diventare padre. Dico vorrei perchè considerato che mia moglie lavora part-time presso una grossa distibuzione, con uno stipendio che si aggira intorno a 6oo euro, (quelli che servono per pagare l'affitto) non sono ancora sicuro se riuscirò a mantenere degnamente mio figlio...

Sto precipitando nel qualunquismo più beceroe nero. Sempre votato a sinistra (anche estrema a volte) ho nausea e repulsione per tutta TUTTA, nessuno escluso, questa gente cui ho dato il voto e la passione politica e civile. Si è vero! Sono tutti gli stessi, fanno tutti parte dello stesso giro, frequentano gli stessi posti, le stesse compagnie, le stesse loggie, tutti con parenti assunti alla RAI a Sviluppo Italia nelle municipalizzate, regionalizzate provincializzate etc...

..io guadagno 15.600 lordi l'anno, sono sposata, ma tra spese varie e cibo, rata macchina, riscladmento etc. (mi marito lavora ma prende al max 1.300 al mese finchè non gli scade uno dei soliti contratti a tempo) e certo non ci resta nulla. non siamo riusciti neanche a finire casa, ci sono ancora lampadine solitarie che pendono dai soffitti e scatole di cartone al posto di mobili), e poi qualcuno mi dice ma un figlio? io gli rispondo sempre: i figli sono un lusso che pochi si possono permettere...

Beati quegli sfigati di impiegati. Con il loro misero stipendio fisso, ferie retribuite, malattia coperta, contributi previdenziali veri, tfr (a proposito, se proprio vi crea problemi su cosa farne, datelo a me). Venite, venite a fare un giro nei "parasubordinati"...

Comunque, non e' cosi' per tutti. Nel caso vi siate persi l'ultimo Report...

lunedì, ottobre 23, 2006

Nimby, pero'...


Not in my backyard. Acronimo: nimby. Come a dire, mettetelo ovunque, ma non nel mio giardino. Quelli che insorgono ad ogni iniziativa di costruzione di inceneritori, carceri, viadotti e quant'altro disturbi il privato back yard vengono inevitabilmente definiti cosi'. Naturalmente senza vedere se ed in che misura le prese di posizione di questi malefici nimby siano fondate.

Ora, a costo di finirci pure io, mi chiedo perche', tra tanti backyard dove costruire un termovalorizzatore (eufemismo delizioso), qualcuno ha scelto proprio l'area del Chianti Rufina. Praticamente tra le vigne.

domenica, ottobre 22, 2006

Perche' un film di Selen e' comunque preferibile ad una bottiglia di vino

Scrive tale Samantha: "come mai nel tuo blog non fai le recensioni ai vini che bevi? Cioè non descrivi il colore, i profumi, eccetera?".

Be', e' una questione un po' complicata. Come mi e' capitato di scrivere qui, ma pure qui, non ho grande considerazione dell'analisi tecnica di un assaggio; nello specifico, non credo che abbia un valore assoluto, data la caratterialita' dell'elemento analizzato; sicuramente non ha quel gran valore tale da doverlo condividere, visto che attiene ad un prodotto destinato a divenire, a modificarsi. La descrizione dell'analisi sensoriale di un vino fatalmente e' destinata ad essere vera per me, e meno vera, quasi inutile, per chi lo riberra' a distanza di un tempo magari pure breve.

Insomma, non e' come (esempio balzanissimo) un film di Selen: se ne faccio una recensione, e ti racconto che quella certa scena mi e' piaciuta per quel dato motivo, posso stare certo che pure tu rivedendo quel film ti ritroverai a verificare le stesse identiche scene; gli input non si modificano. E restera' immutato nel tempo, compatibilmente con la tenuta del supporto digitale; se non consumi il DVD, la famosa scena sara' riverificabile perennemente, uguale a se stessa.
E invece le note descrittive di un vino valgono essenzialmente per il momento nel quale vengono rilevate; alla lunga, sono inutili. A meno che non sia interessante leggere di una certa esperienza sensoriale fatta da un certo assaggiatore per quella volta; e qui c'entra un aspetto personale: questo genere di letteratura tende ad annoiarmi. Tantovale recensire Selen.

venerdì, ottobre 20, 2006

Critical

I rappresentanti sono come i parenti: non te li puoi scegliere. I rappresentanti (cioe' i venditori) sono quanto di meglio ti passa il convento della comunicazione produttore-dettagliante, e quindi li prendi come sono. Questo che ho qui oggi, per esempio: e' la caricatura del forzaitaliota. Doppiopetto blu e barzellette a raffica, tipo Silvio, battute sui komunisti, robaccia sessista e via cosi', tra una presentazione e l'altra. In piccole dosi sarebbe pure passabile, ma dopo mezz'ora non lo sopporti piu'. "Sai qual'e' la differenza tra un comunista e una persona intelligente?" - "non lo so, ma sento che stai per dirmelo".

Con lui oggi c'e' pure un direttore commerciale, uno di quei super-rappresentanti che in cinque giorni si girano cinque citta' cercando di capire come caspita mai il fatturato ha una flessione del 5% nell'area Nielsen-1. Non li invidio. Oddio, ora che vede un suo venditore all'opera un'idea dei perche' potrebbe pure farsela. Questi si annunciano sempre con titoli polizieschi, Capo Area, Ispettore, Agente Generale; e cribbio, ma chiamiamoci venditori, no? Scippo a piene mani i concetti da questo post di Antonio Tombolini guadagnandomi rispetto e simpatia, e facendola perfettamente franca, tanto i blog non li legge proprio nessuno, pare.

Per la legge del "chi si somiglia si piglia" il venditore berlusconiano ha una selva di rappresentanze infarcite di principi, conti, marchesi e varia nobilta': "la Principessina Trullalla' ha rinnovato la barricaia, vedessi, se vieni ti ospitiamo nel castello, c'e' anche l'eliporto".
Ascolto e penso al mio scooter posteggiato al centro di un eliporto.
Alla fine, mi ricordo che sono perfido: "senti, ma la Principessa, partecipa a Critical Wine?, sai, c'e' Critical Wine a Genova, tra un po'".
Il bluvestito ha un sussulto: "che cos'e' Critical Wine.."
"Una fiera del settore, dai, Veronelli.. la fanno qui a Genova, dal 18 al 20 novembre".
"E dove.."
"Al centro sociale occupato Buridda, dai, ma come fai a non conoscerlo, e' in Via Bertani.."
Il dir. comm. sorride, il venditore scandisce: "centro.. sociale.. occupato?? Quello dei noglobal e dei punkabestiaaa?? Fanno una fiera lììì??"
"Si, si, quello. Nessuna tua azienda partecipa? Io ci vado di sicuro, sai, cosi' assaggerei qualcosa dei tuoi produttori".
Balbettìo finale: "eh.. vedo un po'.. mi informo.. ma.. non credo".
Alla fine un po' mi pento: "ma a Merano, almeno, ci sara' qualcuno.."
Sospiro di sollievo: "ah, sii.. a Merano si.."

martedì, ottobre 17, 2006

Il deposito di Zio Paperone


Ci sono cantine che sembrano il deposito di Zio Paperone; avete presente, quello con i cartelli piantati tutt'attorno: "sciò", "via di qui", "alla larga".

Tempo fa un cliente mi ha chiesto l'indirizzo di qualche cantina di Franciacorta da visitare: recandosi sul Lago d'Iseo per una vacanza, pianificava qualche tour enologico. A parte quella che gli ho fissato io, voleva comunque vedere una cantina famosa, di cui non faremo il nome ma solo il cognome (Bellavista - questo il link al sito, con inevitabile intro flash non skippabile) ed ha cosi' avviato la dolente pratica di prenotazione della visita.
La cosa mi e' stata riportata, per cui potrebbe contenere qualche esagerazione. Tuttavia stento a credere che sia fasulla.
Contattati per telefono, quelli di Bellavista hanno rimandato la cosa ad un altro orario ("la responsabile c'e' dalle ore tali alle ore tal'altre"). Trovata la personcina, questa ha cominciato a far difficolta': ci mandi un email; giusto per tagliare fuori quegli ultimi barboni che si ostinano a vivere senza posta elettronica. In generale, sembravano terribilmente seccati da 'sti postulanti che volevano fare un giro in cantina; comunque, dopo il mail, chiedono un fax (!) di conferma. Alla fine della fiera, l'amico s'e' risolto: al diavolo, vado a vedere qualche altra cantina.

Morale della favola. Esiste una schiera di produttori sazi, cioe' di successo; e questo successo non e' immeritato, perche' (sia chiaro) il prodotto di Bellavista e' stellarmente buono. Quello che gli manca, forse, e' un po' di customer care, ma chissene, visto che i customer (e i buyer, e gli importer) di Bellavista pullulano. Cosi' se devo consigliare una cantina da visitare ad amici e clienti, non consiglio mai i soliti griffoni deja-vu. C'e' pieno di piccoli, sconosciuti, e pure (pensa tu) simpatici.

lunedì, ottobre 16, 2006

Un (meta)link al giorno

Se siete tra coloro i quali si aggirano per questi luoghi digitali, cercando di capire cosa sia (e a che diamine serva) un blog, vi invito caldamente a cliccare questo linkino. E per invogliarvi, vi faccio assaggiare un estratto very tasty.
"Questo tipo di aggregazioni nasce anni fa con lo scopo che da sempre muove qualsiasi azione umana: la figa".
Ole' (ve l'avevo detto che era tasty).

sabato, ottobre 14, 2006

Ti prenderei a cannonau

Cliente (circospetto) - Quanto costa il Cannonau...?
Enotecaro - Dodici euro e quaranta, il duemilatre di Ch...
Cliente - Dodici euro, una bottiglia??
Enotecaro (con l'aria di chi puntualizza l'ovvio) - Si. I prezzi sono indicati a bottiglia singola, qui.
Cliente - Mii, per dodici euro ne compro molte...
Enotecaro - Certamente. 'Naseraa.

Per la cronaca, non era nemmeno un ricco borghese. Definitivamente, la strada e' ancora lunga.

giovedì, ottobre 12, 2006

Ah, French Champagne! (hic)

Sono in un momentaneo tunnel You-Tube, ma stavolta rientro nell'argomento enoico.
Il filmato che vedete e' l'esilarante tentativo di spot interpretato da Orson Welles, per un produttore di californian champagne (proprio californian, vabbe').
Il problema e' che il caro Orson deve averlo testato pure troppo.

mercoledì, ottobre 11, 2006

Just check this

Come saprete, YouTube e' passata di mano; questo non e' propriamente un argomento, diciamo, enoico. Ma ultimamente si e' parlato molto di community, di comunicazione, di cio' che e' nuovo e di cio' che e' vecchio.
Per avere un'idea di quello che e' community, la cosa migliore che mi riesce di fare ora e' invitarvi a vedere il video qua sotto. Qualcuno dira' che e' ombelicale, che e' uno sfogo adolescenziale; e qualcun altro, che vede un po' piu' lontano, capira'. Peccato per gli altri.
Enjoy (e due).

martedì, ottobre 10, 2006

Live and direct (quasi)

Per tutti quelli che non c'erano, ecco il dibattito del Blog Cafe, a San Patrignano. Enjoy.

Wine futures


Ci sono serie televisive che hanno in comune qualcosa col mondo del vino: il culto. E apprendo oggi che questi due mondi si sono toccati, siccome il comandante Jean-Luc Picard sarebbe pure, nella serie stra-cult che nemmeno sto a nominare, produttore di vino. L'azienda familiare, Chateau Picard, e' (manco a dirlo) Grand Cru, classificata nel 2267. Due di queste bottiglie sono state vendute all'inevitabile asta di Christie's, ultimamente, tra i memorabilia del serial televisivo; ed aggiudicate per 6.600 dollari.
Resta da capire quale fan sia l'acquirente, se un wine aficionado oppure uno Star Trek freak.
Nel post di Tom Wark, da cui traggo questa imperdibile notiziola, segnalo pure il fulminante commento di Jack: "solo due parole: wine futures".

lunedì, ottobre 09, 2006

Libero Prosecco in libero stato


Si riparla di Prosecco; e non sono notizie piacevoli. "Prosecco, governo tedesco liberalizza l'uso del nome". Che bello, liberalizzazioni; a chi non piacciono? Anche se, dettaglio, il Prosecco sarebbe solo italiano, come e' possibile mai che i tedeschi se ne possano appropriare?
Con tutto l'amore che ho per la liberta', questa non la capisco. Mi tocca confidare nel nostro governo, che di sicuro prendera' provvedimenti... giusto?
Anzi, cerchiamo di essere propositivi, avrei un consiglio. Il governo italiano liberalizzi l'uso del nome Bmw, Audi, Mercedes. Liberta'! Non e' necessario che la Fiat si metta davvero a produrre Bmw, bastera' che appiccichi il logo bianco e blu sulla Panda, e via, e' fatta.

[Qui si indigna pure, com'e' giusto, Teatro Naturale]

domenica, ottobre 08, 2006

Il vino della domenica (ed inevitabile elucubrazione)

Mentre rigiro nel bicchiere il Merlot 2003 di Scubla, pure io mi perplimo. Io sono certamente un tollerante modernista, i rossoni giuggioloni barriconi e molto global li bevo volentieri; citando Gianpaolo via Mondosapore, sottoscrivo: "it doesn't matter if you use native varieties or international ones. Is the wine any good? There's no need to split off into factions". Vangelo.
Ora, il merlottone di Scubla e' "any good", senz'altro; per dire, e' un 83/100 di punteggio, per me.
Pero', pero', piu' lo bevo e piu' il tarlo critico si insinua; insomma, il problema e' noto: ha senso bere un merlot che, date le sue connotazioni spiccatamente internazionali, e' potenzialmente indistinguibile da un merlot californiano, e/o cileno, e/o australiano, eccetera? Pensa e ripensa, mi viene in mente un unico, buon motivo. E siccome ora siete qui, ve lo infliggo.

Bere un vinone barricone internazionale italiano e' meglio che bere la stessa versione, che so, australiana, in quanto e' piu' ecologico.
E' piu' ecologico, e preserva dall'entropia consumare prodotti locali, piuttosto che prodotti che hanno bisogno di trasporti transoceanei per raggiungere i nostri scaffali; capisco che cio' suoni un po' beppegrillesco, ma e' proprio come dice lui: che senso ha comprare biscotti norvegesi, ed esportare in Norvegia i nostri biscotti? Tantovale scambiarsi le ricette. Cosi', se proprio vogliamo trovare qualcosa di buono nel bere un rossone global made in Italy (piaccia o no) perlomeno e' piu' ecologico.

sabato, ottobre 07, 2006

Questo taxi e' de-alcolizzato

Il blog di Alder e' una miniera; non l'ho letto per pochi giorni e rischiavo di perdermi questa.
A Minneapolis i tassisti originari della Somalia, di religione mussulmana, rifiutano di caricare clienti che portano vino o alcolici: "trasportare alcol e' proibito", dicono. Problema: a Minneapolis, pare, il 75% dei tassisti e' somalo.
Meglio della notizia, i commenti; uno dice che e' come per i medici che si rifiutano di passarti la pillola del giorno dopo, siccome e' contrario alla loro morale; un altro dice: be', allora un Battista del sud che fa, rifiuta il cliente con le riviste porno in valigia? Il dibattito e' aperto. Dal mio punto di vista, risolverei con le fandonie: che hai nella valigia, del vino? Io, no, e quandomai.

mercoledì, ottobre 04, 2006

Esagera, esagera

Notizia Ansa: "Coldiretti (...) teme che il prosecco in lattina danneggi l'immagine del prestigioso vino Made in Italy costruita nel tempo con una crescente attenzione alla qualità che ha permesso di conquistare nuovi consumatori e di competere sul piano della qualità ad armi pari con lo champagne francese".

Ora, io sono un consumatore compulsivo di Prosecco, ne berrei ettolitri. Ma dire che compete con lo champagne (perche' poi francese, ce n'e' pure un altro?) sul piano della qualita'... mah.

lunedì, ottobre 02, 2006

Fenomenologia del divenire

Non male, come titolo di post; le mie recenti letture di Bifo Berardi mi condizionano un po' il vocabolario.

Prosaicamente, mi riferisco al vino, parlando di divenire (quindi di cambiamenti connessi). Se mai vi fosse sfuggito, se siete appena tornati dal pianeta Zorg, e' momento di classifiche e tre bicchieri. Ho sempre sentimenti contrapposti sull'argomento, vista la natura del prodotto; chi si affanna a dargli un punteggio si sforza di cristallizzare qualcosa che diviene (cose gia' dette, qui, scusate).
Ieri ho riaperto la bottiglia che vedete qui ritratta, vendemmia 2005; il suo ultimo assaggio risaliva a circa quattro mesi fa, quando la stessa mi era sembrata terribilmente verde, cioe' non pronta, acerba, con tannini ancora troppo aggressivi e parte acida molto viva; un vino tipicamente squilibrato sulla durezza, che aveva bisogno di tempo; e fino a l'altroieri, l'ho presentato cosi' a bottega, ai clienti dicevo: aspettalo ancora un po'.
Ebbene, riaperto ieri, dicevo, la crisalide s'e' trasformata in farfalla: la frutta, succulenta, ora esce intensa e sovrabbonda, sovrasta la durezza, e finalmente la armonizza; ora e' un bel giuggiolone modernista, ludico, quasi maroniano (evabbe', pazientate voi tradizionalisti) che conquista immediatamente.
Io uso dare punteggi centesimali, per mia comodita' e per brevita' descrittiva; nei miei personali appunti lo stesso vino nell'arco di pochi mesi e' passato da 77/100 a (direi) un bel 85/100.
Questo per dire che lavoraccio deve essere stilare classifiche. Non siate troppo severi, lettori.

[Sulla home del produttore, la scheda del vino e' ferma alla vendemmia 2004]